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L'esperienza di un viaggio e i bagagli culturali

L'esperienza di un viaggio varia da persona a persona perché vari sono i bagagli culturali esistenti. Viaggiare significa entrare nel labirinto del mondo e uscirne diversi perché, durante il viaggio, incaselliamo diverse esperienze che accrescono le conoscenze a nostra disposizione. Anche episodi apparentemente poco interessanti, anche fatti solamente intravisti, assumono valore come simboli di una realtà più ampia. La sindrome di Stendhal e il perturbante di Freud. Ogni viaggiatore ha un suo modo di incamerare le esperienze ma difficilmente riesce a sottrarsi alle linee guida fornitegli dalla propria cultura. La visita di un luogo diventa emozionante in quanto, leggendo e fantasticando, si sono alimentate delle attese straordinarie, come quelle di Stendhal a Firenze (sindrome di Stendhal). Ma c'è ancora un'altra sensazione che il viaggio può intaccare, il senso del perturbante proposto da Freud: tutto ciò che è straniero.

produce sensazioni di insicurezza e disagio. Nel nostro viaggio siamo influenzati dalle operazioni di scoperta e identificazione di chi ci ha preceduto, cioè interpretiamo le cose in base alle immagini che ci fornisce la nostra cultura e che sono divenute degli stereotipi. È vero, però, che gli stereotipi possono essere demoliti col tempo da chi è riuscito a penetrare nelle cose. Nella descrizione dell'Italia, ad esempio, già a partire dall'età rinascimentale si iniziano ad avere visioni diverse. I viaggiatori agiscono a livelli differenti: i letterati lo fanno rispetto ai canoni estetici e ai propri elementi rappresentativi; gli studiosi lo fanno in base a formulazioni desunte dalla disciplina di appartenenza.

La forza degli iconemi. La prima esperienza che si fa viaggiando è quella visiva. Chi viaggia fissa delle impressioni, delle immagini, degli iconemi. L'iconema è un'immagine relativa ad un luogo:

l'iconema "cascata" indica un luogo in cui troveremo una cascata. La funzione degli iconemi è quella di porsi come immagini che consentono di appropriarsi di un paesaggio. Gli iconemi si collocano nel paesaggio armonicamente e l'uomo, attraverso essi, ha la percezione del paesaggio stesso.

Capitolo 7. Lo sguardo dell'aquila e l'occhio del satellite. Territorio e mito in Africa. Nel territorio che forma il cuore storico del popolo Sonrai si eleva una montagna imponente con la quale la popolazione dei villaggi sottostanti ha un rapporto di tipo mitico. Il mito narra di un capostipite che, giunto sulla cima del monte, viene trasformato in uccello e che, da quel momento, ha continuato a vigilare sul villaggio. Il mito ci induce a ritenere come, attraverso le capacità simboliche e di rappresentazione, l'uomo abbia saputo operare una sorta di controllo sul territorio in cui viveva.

Paesaggio e territorio. L'idea di paesaggio come

realtà fisica eoggettivamente considerata non sembra più accettabile. Il paesaggio nonpuò essere ridotto a proiezione oggettiva: il concetto di paesaggio ciporta nel dominio della rappresentazione. Ciò che in passato si definivapaesaggio oggettivo, oggi assume la connotazione di territorio. Ilpaesaggio di ieri mostrava il segno umano tra azione antropica econdizioni naturali; oggi l’azione antropica sembra sommergere lecondizioni naturali ed è libera di esprimersi come e dove la conducono isuoi interessi legati alle grandi organizzazioni territoriali. Per osservarepienamente il territorio, all’uomo oggi occorre l’occhio satellitare. Se unafotografia scattata dalla cima di un monte ci dà informazioni su unvissuto locale (paesaggio fermo i cui mutamenti si verificano durante unlungo periodo), un’immagine satellitare coglie il contesto di segniantropici entro un tessuto di elementi fisici.Tempo e non tempo, luogo e non luogo.

L'osservazione analitica ci consente, attraverso uno sguardo esterno, di fare importanti scoperte di geografia umana, di individuare le regole che governano gli insediamenti, le attività agricole, i trasporti. Tuttavia, l'osservazione esterna da sola non è sufficiente per conoscere il mondo: è sempre necessario affiancarla con un'osservazione ravvicinata. Entrare in un territorio significa coinvolgersi in tutto ciò che lo ha determinato, sia nel presente che nel passato, cercando di dare un senso a ciò che esiste (organizzazione sociale, economica, ecc.). La conoscenza dei paesi lontani si basa non solo sulle informazioni desunte dai libri di geografia, ma anche sulla letteratura che ci parla degli uomini, dei loro problemi e dei loro sentimenti. Ci sono due modi per immergersi in un territorio: come abitanti o come residenti temporanei. Nel primo caso, il nostro sguardo non sarà passivo, ma dovremo prestare attenzione e tenere presente i nostri.interessi equelli degli altri. La discesa dalla montagna ci farà rendere conto di come il terreno cauto in realtà sia un terreno di scontri e lotte tra interessi diversi. Il paesaggio da dentro e da fuori. Dal di dentro, riusciamo a cogliere solo aspetti minimi rispetto a ciò che si coglie dall'altro. Lo sguardo dall'alto introduce nell'ambito delle scienze naturali, lo sguardo dal basso nell'ambito delle scienze sociali. Anche da insider possiamo rappresentarci lo spazio in cui ci muoviamo pensando come outsider o viceversa. I due momenti corrispondono al vivere e al vedersi vivere. Paesaggi contemplati e paesaggi studiati. Riconoscere l'importanza dei due momenti significa considerare il paesaggio coinvolgendo per intero la cultura in cui viviamo. Significa far intervenire, accanto a quella produttiva e funzionale, l'esigenza affettiva, poetica, simbolica, emotiva. I territori sono anche proiezione del nostro vivere. Capitolo 8. Lafotografia: l'ombra del passato

Il paesaggio nell'occhio del fotografo. La fotografia non è il paesaggio ma con essa si può riprendere un paesaggio così come lo vediamo. Essa potrà darci informazioni limitate sul territorio e sulla società. Alla limitatezza dello spazio possono supplire più fotografie riprese da diverse angolazioni. Ci sono due tipologie di fotografie da tenere in considerazione: quelle utilizzate per foto-rilevamenti che mirano ad una ripresa fredda, e quelle fatte su iniziativa personale che si configurano come immagini soggettive (perché è l'operatore che sceglie cosa fotografare). La fotografia è fondamentale per conoscere frazioni geografiche perché essa restituisce l'ordine, la bellezza, la drammaticità del mondo. L'importanza della fotografia sta proprio in questo: congelare attimi che restano disponibili anche in futuro e che ricordano, a chi osserva la foto, la

fuggevolezza della vita. Dipingere e fotografare. La differenza tra fotografare o ritrarre con pennasta nella velocità di esecuzione. La fotografia è un atto di registrazione, è un'immagine analogica. Dal punto di vista dell'informazione, la struttura fotografica presenta tre livelli: il livello linguistico (cioè il linguaggio iconico); il livello della denotazione (messaggi simbolici); l'immagine connotata. Il fotografo riflette la società. La rappresentazione pittorica del paesaggio è apparsa, per molto tempo, come l'unico modo possibile di annettere culturalmente la natura. La pittura di paesaggio è stata il primo grande strumento per la conoscenza geografica in età preindustriale. Simboli ed inganni. Le fotografie e i disegni che rappresentano il mondo devono, per essere utili alla conoscenza, essere accompagnati da didascalie. La fotografia si presta alla manipolazione della realtà ma è anche vero

Che può fungere da rappresentazione della realtà stessa. Tutto sta nella capacità del fotografo che deve essere un bravo viaggiatore. L'approccio ad un paese assume connotazioni diverse in base alla curiosità del fotografo: ognuno si interessa agli aspetti che più lo attirano. Le fotografie, quindi, sono importanti per chi vuole conoscere un territorio ma mai sufficienti. La fotografia agisce per frame e all'interno del frame possono starci infinite cose: il fotografo sceglierà quello che per i suoi contenuti gli sembrerà più rappresentativo e che assumerà la funzione di iconema. La ricerca dell'iconema fa parte della stessa psicologia del fotografo quando si pone dinnanzi ad un paesaggio. Oggi la funzione della fotografia è quella di aiutarci a racimolare quanto rimane del paesaggio del passato, di aiutarci a comprendere quali parti del paesaggio vadano rinnovate e stravolte. La fotografia, il tempo e la storia.

La fotografia si configura come congelamento di un istante. Ogni istante che l'apparecchio fissa, lo famorire. Il cinema è differente dalla fotografia perché, pur essendo una successione di fotogrammi, ognuno di essi preannuncia il successivo. La fotografia non presuppone sempre il viaggiare. Talvolta, si fotografa sempre lo stesso luogo. Le foto ripetute sono fondamentali per comprendere il mutamento del mondo.
Capitolo 9. Il paesaggio racconta
Il paesaggio racconta in due modi diversi le storie degli individui: racconta, anzitutto, i fatti minimi di cui esso è stato palcoscenico e racconta, poi, la storia della sua formazione, del suo costituirsi attraverso il tempo. I due tipi di racconto si legano l'uno all'altro perché le vicende che incidono sul territorio sono proprio i fatti minimi di cui si è parlato. Non tutti gli avvenimenti hanno la stessa capacità di incidere nel paesaggio: un episodio minimo non lascia traccia a differenza.

di un evento rumoroso che lascia segni indelebili. Il silenzio e le parole del paesaggio. Il paesaggio che raccoglie i depositi della storia è silente: siamo noi che attribuiamo significato agli elementi che lo compongono. Gli elementi, prodotti di un agire finito, parlano perché rimandano al passato. La storia degli accadimenti può essere memorizzata attraverso la narrazione di un cronista, attraverso un disegno, una fotografia, ma sarà sempre un racconto soggettivo. I fatti che lasciano segni incisivi nel paesaggio sono quelli che riguardano le attività di trasformazione territoriale. Il linguaggio in cui si esprime il paesaggio è il linguaggio della società che lo ha fatto proprio lasciandovi le sue tracce: il paesaggio racconta sempre la società, i rapporti vigenti al suo interno, le dinamiche demografiche, le capacità tecniche, la fede. È il racconto dei modi con cui la società ha posto l'

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher irenepratico di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Barillaro Caterina.
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