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Estratto del documento

MITI

 § SIMBOLI

 § IDEE

 §Da

  cui

  derivano

  le

  rappresentazioni

  che

  consentono

  all’uomo

  una

  certa

  autonomia

  creativa.

  Il

  nostro

  agire

 diviene

  sempre

  un

  continuo

  recitare

  per

  gli

  altri

  e

  per

  noi.

  Cominciamo

  quando

  siamo

  bambini

  e

  imitiamo

  gli

 adulti

 in

 una

 sorta

 di

 attività

 ludica

 che

 riguarda

 l’emulazione

 dei

 grandi,

 che

 alimentano

 essi

 stessi

 attraverso

 gli

 insegnamenti,

 ma

 che

 possono

 interrompere,

 introducendo

 nei

 bambini

 un

 dubbio.

 È

 il

 passaggio

 da:

 Spinta

 al

 gioco;

 § Rottura

 del

 gioco.

 §Decantato

 dall’etnologo

 LEO

 FROBENIUS.

 Farsi

 spettatori

 comporta

 un

 estraneamento

 rispetto

 all’agire,

 perché

 solo

 in

 quel

 modo

 si

 fanno

 emergere

 i

 modi

 di

 vivere.

 La

 recitazione

 farebbe

 parte

 della

 nostra

 vita,

 segnando

 il

 passaggio

 dall’avvenimento,

 come

 esperienza

 vissuta,

 all’esperienza

 come

 patrimonio

 fondamentale

 dell’individuo.

 Essa

 si

 esalta

 quando

 l’uomo

 sente

nel suo agire la presenza di qualcuno che lo osserva. 

in quest’analisi ci dobbiamo chiedere in quale modo venga coinvolto in paesaggio in tutto questo: ogni rappresentazione si svolge in uno scenario preciso e delimitato, uno spazio di natura che diventa lo scenario della rappresentazione. Diventa un paesaggio-­‐teatro, in quanto spazio, un palcoscenico in cui si svolge la recitazione. Esso è in primo

luogo

 una

 costruzione

 della

 natura,

 in

 cui

 l'uomo

 interviene

 inserendo

 la

 propria

 azione

 e

 tutto

 ciò

 che

 ritiene

 necessario

 al

 suo

 modo

 di

 essere

 nel

 mondo.

 Noi

 siamo

 la

 regia.

 L'importanza

 dello

 scenario

 non

 è

 solo

 in

 funzione

 del

 contenitore,

 visto

 che

 è

 esso

 stesso

 a

 suggerire

 i

 toni

 della

 rappresentazione

 e

 quindi

 a

 dare

 un

 senso

 alla

 rappresentazione.

 

È

 importante

 anche

 tenere

 in

 considerazione

Il modo in cui l'uomo allestisce il paesaggio per recitare o rappresentare le proprie storie: ALLESTIRE UN PAESAGGIO SIGNIFICA PREPARARE IL PALCOSCENICO IN CUI RECITARE. In altri termini, questo significa introdurre in un ambiente un'azione precisa rivolta a: Produzione;

Qualsiasi attività umana.

E ad ognuna di queste azione corrisponde un modo d'uso dell'ambiente naturale. È in questo contesto che si

può introdurre il concetto di paesaggio-teatro nella geografia. In ogni momento in cui un uomo cerca di allestire una scena, è come se fosse in procinto di recitare. Il suo rapporto con il paesaggio si individua nel fatto che egli adatta i propri comportamenti a ciò che gli viene suggerito dalla visione del paesaggio-teatro. Attraverso il paesaggio viene destata nell'uomo la sua immaginazione e con essa la

 sua

 progettualità.

 Il

 paesaggio

 si

 propone

 come

 guida

 dell’inventare,

 agire

 e

 rappresentare

 l’uomo.

 Il

 palcoscenico,

 invece,

 diventa

 la

 testimonianza

 dell’attività

 riflessiva,

 uno

 specchio

 in

 cui

 l’uomo

 ritrova

 se

 stesso.

 Dobbiamo

 introdurre

 qui

 un’ulteriore

 riflessione:

 essa

 riguarda

 le

 dimensioni

 temporali

 dell’agire

 teatrale

 nel

 paesaggio.

 Le

 azioni

 dell’uomo

 hanno

 tempi

 diversi

 dai

 tempi

 di

 mutamento

 scenografico.

 Per

 fare

 entrare

Il paesaggio nell'universo dei nostri interessi è necessario partire dalla considerazione delle diversità del nostro tempo e delle nostre cose. Il paesaggio si trasforma poi non sulla base di direttive unitarie o per iniziative concordi; in una società come la nostra, le trasformazioni derivano da imprese individuali, spesso occasionali. Ne consegue che i ritmi del mutamento sono molto lenti. Tuttavia,

 l'asincronicità

 è

 superata

 quando

 il

 senso

 delle

 trasformazioni

 è

 vissuto

 come

 adesione

 ad

 un

 progetto

 rispetto

 al

 quale

 gli

 individui

 si

 comportano

 come

 attori

 che

 conoscono

 la

 parte

 che

 devono

 recitare.

 Se

 considerassimo

 la

 chiave

 antropologica

 il

 senso

 del

 tempo

 va

 valutato

 minimizzando

 il

 tempo

 degli

 attori

 e

 dando

 importanza

 al

 tempo

 della

 cultura.

 In

 un

 certo

 senso

 la

 cultura

 fornisce

 agli

 attori

 il

 copione,

 che

 continua

 ad

 essere

 recitato.

 La

 cultura

 è

 un

 congegno

 complicato

 di

 regole,

 di

 interdipendenze,

 di

 strutture

 profonde

 e

 possiede

 un’inerzia

 che

 supera

 i

 momenti

 della

 storia.

 L’uomo

 è

 solo

 un

 attore

 della

 cultura

 che

 fa

 brevi

 apparizioni.

 La

 recitazione

 sarà

 diverso

 rispetto

 a

 quella

 teatrale:

 Ha

 le

 proprie

 regole;

 § I

 propri

 condizionamenti

 §Questo

 significa

 che

 spesso

 noi

 subiamo

 il

 mondo

 che

 ci

 circonda.

 Essere

attori

  significa

  essere

  dentro

  il

 paesaggio,

 mentre

 essere

 spettatori

 significa

 essere

 fuori

 dal

 paesaggio.

 Le

 due

 condizioni

 possono

 esistere

 senza

 alcuna

  relazione.

  Ad

  ogni

  modo,

  dopo

  ogni

  fase

  storica

  caratterizzata

  da

  profonde

  trasformazioni

  territoriali,

 segue

  una

  fase

  in

  cui

  l’individuo

  si

  sofferma

  ad

  osservare

  il

  paesaggio

  cercare

  di

  trovare

  rimedio

  alle

 trasformazioni

 dell’ordine

 esistente

 attraverso

 un

 processo

 di

 revisione

 del

 proprio

 agire.

Questo è accaduto in Italia nel periodo Rinascimentale. Processi come questi sono sempre ispirati da elite o classi sociali, nonché da singoli individui, soprattutto in società come quelle occidentali, divise al loro interno da:

  • Varietà dei ruoli
  • Condizioni economiche
Dettagli
A.A. 2012-2013
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessicabortuzzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Micelli Francesco.