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MODERNE ICONE DI MODA

Nasce la femme fatale con Theda Bara, la misteriosa con Louise Brooks, la diva con Marylin

Monroe.

Ogni indumento, proposta di stile o accessorio diventa una cosa sola col personaggio che l’ha

interpretato per le masse.

Soprattutto dagli anni Sessanta in poi, il serbatoio del divismo di moda alloggia anche tra le

modelle (twiggy della swinning london).

Oggi è sempre più dalla musica e dalla televisione che arrivano le ultime grandi fashion icons:

Sarah Jessica Parker, Lady Gaga (postpop: attraversamento totale di ogni limite e ogni barriera

culturale, il confine tra vita sotto i riflettori e quella privata si assottiglia fino a cancellarsi); anche se,

nel continuo autocitazionismo della moda, è naturale che i designer recuperino miti del passato

(come ha fatto D&G con Marylin).

Uomini style icons: Marlon Brando, James Dean, David Beckham  non hanno imposto stili, ma

anche uno stile di vita.

Capitolo 3: Charles Baudelaire, total black dandy

Il "Salon" del 1859

Parigi e le grandi capitali europee brulicano di atelier di ritrattistica fotografica e molti dei fotografi

non sono altro che ex espiranti artisti che hanno convertito la loro passione.  vera e propria moda

che quindi Baudelaire non può ignorare.

Il 1859 è la data dell'incontro tra Baudelaire e la fotografia. Infatti, il Salon di quell'anno decide

finalmente di accogliere anche la fotografia nei suoi spazi espositivi, e Baudelaire ne scrive una

cronaca. Nello scritto "Il pubblico moderno e la fotografia" considera la fotografia una "nuova

industria", "vero rifugio di tutti i pittori mancati" ed è bene che il suo ruolo sia salvare dall'oblio le

rovine cadenti, cose preziose che devono rimanere nell’archivio della memoria, ma non può

essere considerata esercizio artistico, non prevedendo un contributo derivante dalla creatività

personale dell'autore.  inevitabile senso di inferiorità porta la fotografia ottocentesca a rincorrere e

imitare i modi e gli stili della contemporanea pittura  fenomeno del "pittorialismo".

"Che cos'è il dandy"

Nato in Inghilterra verso la fine del XIX secolo con Lord Brummell e George Byron, il

dandysmo arriva in Francia e trova nell'Ottocento postrivoluzionario di D'Aurevilly e Charles

Baudelaire un terreno fertile nella sua eroica opposizione al materialismo e utilitarismo arido della

società borghese.

Il rapporto tra moda e modernità è sottolineato dal culto dell'artificialità e del feticismo (Balzac,

Gautier) e dal famoso "sex appeal dell'inorganico"; la moda è uno degli elementi fondamentali

dell'identità del pittore della vita moderna.

Il dandy infatti, tramite un atteggiamento di differenza esprime la sua distanza dal conformismo

stereotipato: la moda - o meglio il fuori moda - e l'abbigliamento sono alcuni degli strumenti

privilegiati, non è uno stile ma una filosofia di vita. Studiano nei minimi particolari la loro toiletta,

ogni gesto è di repertorio, un elemento cromatico li contraddistingue.

Tutta la vita del dandy è progettata come un'opera d'arte e il dandismo risulta forse essere il

primo vero fenomeno che esalta la dimensione di arte e vita. E la vita come l’arte è qualcosa di

commercializzabile.

Egregio interprete sarà andrea sperelli, ma non d’annunzio, in quanto è più corretto definirlo snob,

in quanto è contraddistinto da un carattere guerrafondaio, mentre i veri dandy devono essere

impassibili, distaccati e freddi. Ma duplice contraddizione il dandy risulta insensibile, freddo e

distaccato, ma ricerca la performer, performance di un io altamente stilizzato e costruito.

Il dandy deve essere anche in grado si sottoporsi a discipline severe.

La freddezza performativa del dandy può trovare sfogo anche nel grottesco e nella caricatura che

è la critica del dandy fatta da un dandy.  caricatura come modo di criticare la società presente.

Barthes: sostiene che la moda come sistema moderno ha ucciso il dandismo: prima di essa

l’abito era una forma di creazione, il dandy costruiva il suo abito come un artista la sua opera. 4

MODERNE ICONE DI MODA

Baudelaire, l’”uomo che non si dimentica mai”

Baudelaire lotta a favore dell'artificio: si ricopre di profumi, elogia il maquillage, aborra la donna

(= natura) senza trucco (=artificio) che le permette di mascherare le tracce della natura .

Spese eccessive per i suoi abiti, costretto a chiedere prestiti anche a nadar.

Il punto di rottura risale al momento in cui la madre vedova si risposa con un generale nel

1828  B. sente la sua solitudine.

Auto-contemplazione, auto-osservazione  condizione di duplicità: ha scelto di vedersi come se

fosse un altro. (dice Sartre)

Vuole essere diverso ma diverso in mezzo agli altri; la sua è la condizione di chi è in lotta contro

qualcosa ma non può fare a meno di quel qualcosa per esistere. Vuole una libertà vigilata, vuole

essere diverso ma diverso in mezzo agli altri. Per questo vuole vedersi con gli occhi degli altri, per

avere tutto sotto controllo Ogni particolare della sua vita è sempre ricercato, voluto, programmato:

tenta di vedersi come se fosse un altro o, meglio, con gli occhi degli altri.  essere per se stessi

oggetto , per adornarsi, dipingersi come un reliquiario.

Capelli verdi di B  forzato isolazionismo che lo spinge a un desiderio di esibizionismo.

"Per paura d'esser visto, Baudelaire s'impone agli sguardi".

Il dandy e la fotografia

Nonostante le critiche al mezzo fotografico, sappiamo che Baudelaire si fece ritrarre diverse volte.

Lo specchio gli restituisce un viso troppo familiare  deve stabilire una distanza fra i suoi occhi e

la sua immagine: cosa meglio della fotografia? In questo modo Baudelaire può avere una più

vivida coscienza del travestimento a cui dedica tutta la sua vita. L'occhio migliore per farlo è quello

dell'amico Nadar (a cui sappiamo chiese anche dei soldi!).

1859, Salon: la foto ha un ruolo ancillare rispetto all’arte  intervento a favore del concetto di arte

assolutamente legati alla tradizione, dall’altro lato diviene invece incredibile sostenitore delle forze

concettuali del processo fotografico, capaci di straniare dal reale e dunque aprire all’esperienza

dello sdoppiamento, di evazione e di travestimento identitario.

Primo dandy fotografico della storia. Essere dandy è una performance e nella performance

fotgrafica B si esprime al meglio.

Tramite la fotografia egli si espone allo sguardo degli altri ma ne domina il processo  click

solamente quando è tutto perfetto.

Come intellettuale critica lo strumento fotografico, come dandy invece lo usa per farsi icona, per

suggellare la sua maschera. Nello scatto fotografico, in quella pratica di morte e d'impotenza di

fronte all'inesorabilità della macchina, Baudelaire intravede la dimensione dello choc.

Il dandy, icona di black fashion

L'ennesimo paradosso di Baudelaire: se essere dandy significa essere originali e non

riproducibili, fissando la propria identità, abbigliamento, posa, tramite il ritratto fotografico egli

diventa replicabile.  capisce la forza della fotografia nella costruzione del mito.

Il ritratto di Baudelaire è una lode all'artificio creativo, secondo la sua poetica, ma non permette

nessuno spazio alla spontaneità e all'abbandono.

Sono esperienze mortifere, che ripete con una certa costanza, distacco dal mondo in modo

continuo.

Il nero è uno dei particolari ossessivi, si apprestava a diventare simbolo della borghesia (Flugel:

“grande rinuncia”: stile austero euniforme), viene assunto da Baudelaire come "divisa": dato che

egli decideva ostentatamente di vestire completamente nero quando avrebbe potuto scegliere

accessori rumorosi e unici, era chiaro che voleva farsi notare per questa scelta "normalizzante" 

diverso tra i diversi.

total black per influenza di Roger de Beauvoir in segno di lutto per l'umanità, per l'epoca tragica

che sta attraversando; una sorta di fede verso gli ideali democratici e il sostegno alla

borghesia. 5

MODERNE ICONE DI MODA

Il nero, anche se non scelta immediata della sua vita (nadar lo racconta con vari colori addosso, e

Gautier: ricchezza capricciosa, eccessivamente barocco), ma passata l’età giovanile appare la

scelta minimalista, si confina a un nero su nero. diventa performance culturale e dichiarazione

di poetica: anche le sue opere letterarie sono piene di termini riguardanti la morte, il lutto =

miseria dell’epoca. Afferma che solo con la scelta eccessiva del nero e del rosso si potrà vincere

e sorpassare la natura.

La scelta del nero può essere anche influenzata dall’amore dell’horror di edgar allan poe e dalle

opere dei suoi contemporanei come Charles Dickens.

Un'altra scelta radicale fu quella di tagliarsi barba, baffi e capelli a zero;

ma come tutte le regole anche la sua rigidità viene infranta, ordinando sedici giacche con

bottoni d'oro.

Baudelaire negli atelier dei fotografi

In merito ai gusti artistici egli propendeva assolutamente per un’arte che sapesse far sognare

sondando i territori dell’immaginario e del surnaturel  gusto pronunciato per tutte le immagini e

tutte le rappresentazioni plastiche.

Album Boudelaire  sono pubblicati i disegni i dipinti e le fotografie che hanno tramandato le

fattezze e il volto di Boudelaire.

Già amante delle immagini fin da piccolo, Baudelaire si lascia fotografare dagli anni '50 in poi, da

nomi quali Nadar, Carjat, Neyt.

Nadar che conosce dal 1844, quindi dai tempi della collaborazione alla copertina della raccolta

anonima Mystères galants des theatres de Paris.

Sembra anzi che l'interesse per la fotografia arrivi in contemporanea alla comparsa dei primi

segni del tempo sul corpo: è un gesto di autonomo abbandono e consapevole offerta di sè alla

crudeltà dell'obiettivo.  l’obiettivo è capace di rivelare una verità meravigliosamente crudele.

E' facile pensare che Baudelaire abbia collaborato alla creazione dei propri ritratti, studiando pose

e atteggiamenti (come poi per ogni particolare della propria vita).

Pur rispettando la posa tradizionale dell'epoca, egli si presenta con la mano nella redingote, con lo

sguardo sempre freddo e fisso in macchina, la bocca irrigidita, gli occhi cerchiati da occhiaie:

questa doveva essere l'estetica visibile del dandy fatta a immagine.

La ritrattistica di Nadar è considerata la più abile per quanto riguarda l’introspezione psicologica,

quella capace di catturare il mondo intimo del soggetto. Tratti distintivi di nadar: uso sapiente della

luce, gira

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
19 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher twistte di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fotografia di moda e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Muzzarelli Federica.