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Ecco perché la danza accademica e il balletto classico raggiungono
il loro apice nell'Ottocento, mentre nel XX secolo si sviluppano
dimensioni nuove come la "danza libera" in Europa e la "modern
dance" americana, che negli anni 80 diventeranno il Tanztheater
di Pina Baush e la nouvelle danse francese di Maguy Marin.
La danza non è quindi solo un prodotto estetico ma un luogo di
osservazione del sociale, in cui si aggregano le espressioni
individuali di creatori, artisti, spettatori.
Non possiamo perciò trovare schemi di riferimento sempre validi,
in quanto la danza continua a sperimentare il corpo e le relazioni
spazio-tempo come agenti drammaturgici.
La "danza d'autore" europea ha infatti operato in direzone della
rottura dei codici abituali.
In Italia, negli anni 80, nonostante la forte frammentazione, essa
ha prodotto concezioni e pratiche creative basate sullo
spostamento dell'attenzione dalla parola all'immagine e
all'autorialità collettiva.
Diversamente dalla situazione del resto d'Europa, tuttavia, a ciò
non è corrisposto un adeguato sviluppo di strutture di appoggio e
finanziamenti pubblici per produzione, distribuzione e formazione,
a causa anche della sudditanza culturale della danza, vittima della
mancanza di storiografia e considerazione teorica adeguate.
Essa è stata infatti relegata alla dimensione ludica e frivola del
loisir, mentre dal lato artistico ha subito il regime iconoclastico
dell'immaginario che favoriva forme più sicure e meno
peccaminose del sapere basato sui testi.
La cultura borghese dell'Ottocento ha infatti considerato la danza
una forma di intrattenimento e distrazione che solo le scienze
umane del XX secolo, con la diversa concezione psico-fisica
espressiva e creativa del movimento, hanno contribuito in parte a
superare, per restituirle lo spessore culturale che merita.
I meccanismi di mercato, infatti, richiedono standardizzazione dei
processi e individualizzazione dei prodotti destinati alla fruizione,
intesa come processo volontario dello spettatore che gestisce la
sua dieta di consumo spettacolare sganciandosi dalle originarie
influenze della comunità.
Dato l'accoppiamento strutturale fra sistema della cultura e
sistema economico, il marketing culturale necessita di una
riflessione specifica e una progettazione di ricerca mirata su danza
e pubblico, dal difficile sezionamento.
Occorre superare l'idea trasmissiva del messaggio artistico e la
complessità dei linguaggi della danza sperimentale per far
emergere un dominio di consenso che prescinda l'improbabile
coincidenza fra intenzioni dell'artista e capacità dello "spettatore
empirico" di coglierle.
Jauss formulò infatti, nell'ambito degli studi sull'"estetica della
ricezione", il concetto di "orizzonte di attesa", proprio per spiegare
l'imprevedibilità del soggetto-spettatore inteso come
"costellazione di aspettative", solitamente tipologizzato in base a
competenza e capitale spettacolare.
3. La parola allo spettatore
I progetti e le iniziative locali che cercano di coprire le carenze
della promozione culturale sono esemplificati dalla ricerca
esplorativa "La danza INAZIONE" del Collettivo c_a_p sulla
domanda potenziale di danza contemporanea sul territorio
riminese.
Le risposte dei partecipanti mostrano la necessità di qualificare il
valore artistico e la specificità espressiva della danza
contemporanea, con riflessioni che generalizzano la funzione
dell'arte e la sua capacità di porsi al confine fra individualità e
comunicazione (quindi, società).
La cultura sembra quindi collocarsi nella zona "altra"
dell'esperienza quotidiana, spesso vuota di significati.
Emerge inoltre l'idea di contemporaneità che supera la grande
storia artistica, per riconoscere la qualità riflessiva della
performance culturale, capace di attivare un pensiero critico sul
mondo superiore alle dimensioni di intrattenimento ed evasione.
La sfida alla ricerca artistica e alla danza contemporanea
considerata tenenzialmente concettuale e snob è quella di
rendersi fruibile e divulgabile.
Ciò si manifesta non soltanto nelle risposte degli spettatori
generalisti, ma anche dei lavoratori dello spettacolo.
Uscendo dai canoni della classicità, teatralizzandosi e ridefinendo i
suoi linguagi in ottica transmediale, grazie alle Avanguardie
artistiche, la danza ha visto sfumare la rigida definizione di
genere, diventando però meno intellegibile per la predisposizione
culturale occidentale che rivendica razionalità, struttura lineare
narrativa del processo drammaturgico e comprensione di
significati dati da recepire.
Il dominio della danza commerciale dei successi televisivi ha
tuttavia la caratteristica positiva di avvicinare la gente comune al
movimento fisico del corpo.
La teoria della comunicazione (e di quella artistica), pone dal lato
del ricevente l'innesco della relazione comunicativa.
In molte risposte si riscontra, infatti, come il pubblico senta
spesso il dovere di analizzare lo spettacolo, mentre il bello
dell'essere pubblico si trova proprio nel laciarsi emozionare,
coinvolgere, annoiare o stimolare, abbandonandosi all'essere
spugna, assimilare senza pretese e rielaborare il proprio