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Il radiodramma diventa quindi un'arte autonoma che fa del suo limite
(l'incapacità di far vedere) la sua forma caratteristica, a cui gli scrittori iniziano
sempre più ad affacciarsi.
Gli studi di Rai e Bbc producono nuove tecnologie e possibilità espressive tramite
effetti sonori.
Secondo Durkheim, imparando a relazionarsi col centro sacro della società, gli
individui apprendono infatti l'esistenza di una comune realtà sociale, con le sue
rappresentazioni collettive. La dimensione del sacro genera un senso di
appartenenza che trascende il singolo: gli oggetti banali possono diventare sacri
grazie a credenze e riti che li rendono simboli del legame sociale. La
secolarizzazione ha causato tuttavia il passaggio alle rappresentazioni collettive
basate sulla divisione del lavoro: la solidarietà diventa meccanica, ci si riconosce
nelle azioni anziché su dimensioni trascendenti e astratti rispetto alla materialità.
L'uomo viene descritto come dominato e trascinato dal potere esterno, tanto da
non sentirsi più sé stesso. Egli si copre con maschere e vestiti che simboleggiano
la sua trasformazione, oltre a determinarla, così come avviene ai suoi compagni.
Egli distingue quindi il mondo profano in cui è quotidianamente trascinato, da
quello in cui entra in contatto con le potenze straordinarie del mondo sacro.
Per Turner, il rituale non si limita a riprodurre la struttura, ma costituisce un
agente di trasformazione per la società, poiché dà spazio all'anti-struttura. Il
liminoide è quindi simile al liminale, ma non obbligatorio bensì marginale,
individuale e critico verso la struttura: nella fase liminale si trasgrediscono le
regole, per poi tornare alla normalità; qui la norma viene sospesa per poi essere
ristabilita ma con un'apertura a nuove possibilità.
Ogni performance culturale spiega ed esplicita la vita socioculturale in ciò che
normalmente è sigillato e inaccessibile all'analisi quotidiana.
L'incoronazione di Elisabetta II nel 53 venne trasmessa i diretta dalla Bbc e
riprodotta a colori al cinema. Ciò contribuì fortemente alla creazione del senso di
"famiglia nazionale" inglese.
Le cerimonie dei media celebrano i giorni di festa con media events che attirano
l'attenzione del pubblico poiché rompono la routine, ma soprattutto lo connettono
col centro della società grazie alla capacità accentrante della tv, contrapposta alla
segmentazione del mezzo radiofonico. Mentre la tv è feriale, i media events sono
caratterizzati dalla dimensione della festività, che sospende la quotidianità e con
essa la competizione dei media.
Le caratteristiche delle cerimonie mediali sono: diretta, interruzione del flusso
giornaliero delle trasmissioni, carattere pianificato e sceneggiato, estensione
dell'audience spesso transnazionale, aspettativa di partecipazione, solennità della
presentazione, funzione integrativa, enfasi su conciliazione e norma.
La sintassi riguarda l'interruzione delle attività, la trasmissione monopolistica,
– la diretta e la distanza.
La semantica rimanda invece al senso di importanza dell'evento, la messa in
– risalto dei valori centrali della società trasmessi.
Infine la pragmatica riguarda la partecipazione emotiva, la fruizione
– ritualizzata, la comunanza, il senso di partecipazione doverosa.
Gli script delle cerimonie mediali sono invece:
la conquista, in cui l'autorità è carismatica, l'orientamento è al futuro e l'eroe
– ha una personalità eccezionale. Si tratta di eventi unici, che si svolgono in
frontiere e confini dello spazio sociale. La rottura delle regole da parte dell'eroe
veicola il messaggio che esse possono essere cambiate. Il presentatore ha il
compito di elogiare il compimento di un irripetibile grande passo per l'umanità.
Il pubblico è testimone reverente e conferisce carisma all'eroe. Il conflitto si
annulla nell'identificazione sopra le parti.
Nella competizione vediamo invece l'autorità razionale-legale che riconosce la
– legittimità delle regole. L'orientamento è al presente: gli eventi si svolgono con
periodicità è fissa e ciclica in arene, stadi e studi, con regole concordate e
ineludibili. Lo scontro è uomo contro uomo (con pari probabilità di vittoria): il
presentatore è quindi imparziale, e invita l'audience a giudicare il migliore. Le
competizioni ribadiscono quindi le norme, celebrando l'ordine e il non-conflitto
(inquadrato, ridimensionato e umanizzato).
L'incoronazione riguarda invece un'autorità tradizionale, simbolo del valore del
– sacro e della tradizioni di cui si fa portavoce (quindi con orientamento al
passato). La periodicità è ricorrente ma non fissa, con eventi che hanno luogo
in strade, chiede, piazze, secondo le regole della tradizione. Il rituale si scontra
con la realtà, per sottolineare il legame delle regole con la tradizione. Il
presentatore ha un carattere reverente e sacerdotale, e invita l'audience a
rinnovare il contatto col centro della società. La tradizione conferma la validità
dei riferimenti del passato e ristabilisce i simboli che rinsaldano la comunità a
dispetto della secolarizzazione. Il contatto col centro si rinnova per garantire
l'obbedienza e sospendere i conflitti invocando i valori basilari della società.
La buona riuscita della cerimonia dipende dalla negoziazione fra organizzatori,
broadcaster (coloro che trasmettono l'evento) e pubblici. Le patologie degli eventi
mediali che possono verificarsi sono quindi: l'evento mancato (rifiutato dai
pubblici), rifiutato (senza adesione da parte dei broadcaster), negato (la
trasmissione è negata dagli organizzatori) e forzato (con le istitutizioni che
ricevono pressioni per la sua organizzazione).
Nella costruzione dell'evento mediale, la trasmissione non si limita ad offrire una
rappresentazione dell'evento, ma l'equivalente funzionale dell'esperienza
celebrativa. La tv ha un ruolo definitorio e protettivo verso l'evento di cui è
costruttrice e promotrice.
La cerimonia mediale si pone a metà tra il paradigma dello spettacolo (nella sua
totalità) e della festa (quindi della partecipazione). La tv crea quindi un nuovo
tipo di presenza all'evento, che compensa il non esserci con molteplicità di
prospettive, commenti, dettagli, regia artistica e narrativizzazione. Rispetto al
rituale classico, emerge ora la totalità spaziale e temporale.
Celebrazione e partecipazione si basano quindi su: coinvolgimento emotivo,
spettatorialità ritualizzata, fruizione collettiva, costruzione della comunità
immaginata e sospensione dell'incredulità.
Gli eventi mediali svolgono un'azione sciamanica: esse sono solitamente
manifestazioni dell'egemonia, ma possono risultare agenti di trasformazione
poiché il testo dell'evento trasformativo, esplicitando un problema latente,
suggerisce opportunità di cambiamento e modella i simboli adatti alla
trasformazione, confermando il nuovo stato di cose e valutando l'accaduto.
L'evento mediale è quindi una performance ibrida fra efficiacia simbolica e
intrattenimento.
Le cerimonie mediali producono effetti interni su protagonisti, broadcaster e
spettatori, ma anche esterni su opinione pubblica, istituzioni politiche,
diplomazia, famiglie, religioni, tempo libero e memoria collettiva.
Essi sono infatti in grado di conferire status a persone e istituzioni, porre
l'attenzione su valori, simboli e problemi (in quanto conoscenza comune),
personalizzare il potere, creare aspettative di apertura, propugnare sentimenti di
solidarietà meccanica e grammatiche dei media nella vita pubblica, nonché
disintermediare leader e pubblico.
La definizione originaria di "cerimonia mediale" può quindi essere semplificata
affermando che
la sintassi corrisponde alla banalizzazione (oggi ci sono infatti così tanti eventi
– mediali che difficilmente la quotidianità viene sospesa),
la semantica a cinismo, disincanto e distanza (non si partecipa più
– emotivamente, ma in maniera a volte ironica),
e la pragmatica a conflitto e divisione (poiché non ci si riconosce più nei valori
– centrali).
Le disaster marathon nascono in seguito a catastrofi, terrorismo, guerra, proteste
o scandali, spesso intensificati. Non essendo preannunciati, tali eventi
sospendono la programmazione e l'esperienza ordinarie. La copertura è quindi
continua, e non temporalmente circoscritta: il live è preminente rispetto al
preannunciato.
Seocndo Couldry, i rituali mediali rafforzano il potere simbolico dei media, poichè
oltre ad attribuire un'idea di significatività a ciò che viene inquadrato, i media
rinsaldano la loro autorità attraverso il mito di un centro della società. Esse
decidono cosa sia importante per la realtà sociale, spingendo al pubblico
un'accettazione senza consenso.
La capacità dei pubblici di definire l'evento cresce grazie ai recenti fenomeni di
social tv, cult media e spettatorialità ironica. Con i media digitali, infatti, è il
pubblico a definire l'evento e scegliere cosa rendere oggetto della propria
attenzione, isolandolo dalla fruizione ordinaria e trasportandolo nel sacro. I media
sono quindi solo una parte della costruzione dell'evento.
Nel tentativo di valorizzare la specificità teatrale, Artaud (in particolare con il
Teatro delle crudeltà, pessimista, diffidente rispetto alla possibilità di risollevarsi)
propone una potenza poetica del corpo che supera quella del testo drammatico in
un teatro non epidermico, necessario, che esprime le ragioni profonde dell'uomo
e si ispira agli attori di Bali ("geroglifici animati"), capaci di comunicare con una
violenza tale da rendere inutile ogni trascrizione in linguaggio logico e discorsivo.
Artaud propone quindi una concezione rinnovata di "vero teatro", in cui l'uomo si
appropri e faccia nascere ciò che non esiste, costrunedo un'esperienza di vita che
trascende la sfera estetica per cambiare profondamente chi fa o osserva. Il
problema centrale del teatro contemporaneo è quindi la necessità di aggredire
totalmente lo spettatore, rappresentando corpi che si riappropriano del loro bios,
perdendo il logos (norme, ecc.). Nella trasmissione radiofonica "Per farla finita
con il giudizio di dio", Artaud rifiuta tutte le definizioni che determinano
l'inclusione o l'esclusione dalla comunità, per rinascere in un "corpo senza<