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VI. Il Collegio Romano, istituto pontificio di ricerche scientifiche, conferma le scoperte di
Galileo.
In una sala del Collegio Romano, si levano delle risate omeriche di alti prelati, monaci e scienziati
che si burlano delle scoperte di Galileo. Quest’ultimo, solo, se ne sta appartato. Secondo la
maggioranza, abbassare la patria del genere umano al livello di una stella errante è un abominio:
Galilei toglie l'uomo dal centro dell'universo per relegarlo in un punto imprecisato ai margini. È
evidente perciò che Galileo è un nemico del genere umano e va trattato in conseguenza. L’uomo è
considerato la gemma del creato, la suprema e prediletta creatura di Dio ed è concepibile che Dio
abbia voluto affidare un simile capolavoro, la sua più sublime fatica, a una piccola stella fuori di
mano e in perpetua corsa. Entra un cardinale vecchissimo, sostenuto da un monaco e tutti fanno
ala in atto di reverenza. Il cardinale vecchissimo comincia a camminare superbamente in su e in
giù ribadendo che la terra sta ferma ed è il centro di tutte le cose e gli esseri umani stanno al
centro e l'occhio del Creatore sta sopra di loro. Intorno alla terra, fissate a otto calotte di cristallo,
girano le stelle fisse e il grande luminare del sole, creato per diffondere luce, cosicché Dio possa
vedere. È dunque chiaro e incontrovertibile che tutto è fondato sull'uomo, la più sublime fatica di
Dio, l'essere centrale che Dio creò a sua immagine e somiglianza. Si apre la porta di fondo ed
entra Cristoforo Clavio seguito dagli astronomi suoi discepoli. Attraversa a rapidi passi la sala,
silenzioso e senza guardarsi intorno. Quando è per uscire, parla ad uno dei monaci, dicendo “Ha
ragione”. Clavio esce, seguito dagli astronomi e dietro di lui la porta rimane aperta. Silenzio di
morte. Il cardinale vecchissimo riprende i sensi ma nessuno osa dargli la notizia. Il vegliardo viene
trasportato fuori. Tutti abbandonano la sala, turbati. Un monacello, frate Fulgenzio, che faceva
parte del gruppo dei discepoli di Clavio, è fermo dinanzi a Galileo: “Signor Galilei, prima di andar
via, padre Clavio ha detto: «Adesso i teologi dovranno provvedere a rimettere in ordine il cielo». 3
Avete vinto”. “Lei, ha vinto! La ragione ha vinto, non io!” lo corregge Galileo. Il monacello esce ed
anche Galileo se ne va. Mentre varca la soglia, incontra un prelato di statura imponente: è il
Cardinale Inquisitore, accompagnato da un astronomo. Galileo s'inchina. L'astronomo guida il
Cardinale Inquisitore verso il telescopio.
VII. Ma l'Inquisizione pone all'indice la teoria di Copernico (5 marzo 1616).
A Roma Galileo viene invitato nel palazzo del Cardinale Bellarmino. Si sta dando un ballo. Nel
vestibolo, dove due segretari ecclesiastici giocano a scacchi e prendono appunti sugli ospiti,
Galileo viene ricevuto da un gruppetto di dame e di gentiluomini mascherati. Sua figlia Virginia e il
fidanzato di questa, Ludovico Marsili, lo accompagnano. Il vecchissimo cardinale della scena
precedente, accompagnato dal suo frate, attraversa tutta la scena. Vede Galileo, gli passa
davanti, poi, esitando, si volta e lo saluta. Entrano il Cardinale Bellarmino e il Cardinale Barberini.
Davanti ai visi tengono, appese ad un bastone, le maschere di un agnello e di una colomba.
Assieme a Galileo, cominciano un’amichevole discussione scientifica. Entra il Cardinale
Inquisitore, che chiede il verbale redatto da due segretari che erano lì con loro. Uno dei due
segretari gli porge il verbale che l'Inquisitore scorre con lo sguardo. Entra Virginia, guardandosi
intorno come in cerca di qualcuno, e vede l’Inquisitore. Quest’ultimo, senza alzare gli occhi, le
tende la destra. Ella si avvicina e, genuflettendosi, gli bacia l’anello. Virginia dice che non si
tratterrà ancora per molto a Roma perché tornerà a Firenze con suo padre per i preparativi per le
sue nozze.
VIII. Un colloquio.
Nel palazzo dell'ambasciata fiorentina a Roma, Galileo sta parlando con frate Fulgenzio. Il prete
non ha chiuso occhio da tre notti per tentar di conciliare il decreto, che ha letto, con le lune di
Giove, che ha visto. Il decreto è servito al frate a rivelargli quanto possa essere rischiosa per
l'umanità un’indagine libera da ogni freno: tanto, che ha preso la decisione di abbandonare
l'astronomia. Il prete ha anche sentito il bisogno di esporre a Galileo alcuni motivi che possono
spingere anche un astronomo, qual era, a interrompere lo studio delle scienze esatte. Ma Galileo
non sente ragioni perché non crede che la verità si può far strada anche senza di lui o di persone
come lui: “La verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della
ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano”.
IX. Dopo otto anni di silenzio, l'avvento di uno scienziato al soglio pontificio incoraggia
Galileo a riprendere le sue ricerche nel campo che gli era stato proibito. Le macchie solari.
Nella casa di Galileo a Firenze, i discepoli di Galileo, Federzoni, frate Fulgenzio e Andrea Sarti,
ormai un giovinotto, sono riuniti per una lezione sperimentale. Galileo, in piedi, sta leggendo un
libro. Virginia e la signora Sarti cuciono il corredo. Mentre gli altri consultano dei libri, entra Filippo
Muzio, uno studioso di mezza età e dall’aspetto turbato. Muzio, che era un ex allievo di Galileo,
chiede alla Signora Sarti se quest’ultimo può riceverlo, dato che dice di averlo condannato senza
neppure ascoltarlo. Infatti Muzio ha scritto un libro che condanna la teoria copernicana della
rotazione della terra. Galileo, interrompendo la lettura e raggiungendo Muzio, non lo lascia parlare,
gli dà di malfattore e lo caccia da casa sua. Galileo ritorna nella sua stanza da lavoro. Entra
Gaffone, rettore dell’Università, che è venuto solo per portare un libro che pensa possa essere
De maculis in sole,
utile a Galileo. Virginia dà il libro a Federzoni. Si tratta di che tratta il tema delle
macchie del sole. Ma, al momento, il libro viene messo da parte e si continua a parlare del
galleggiamento: Andrea e altri ritengono che la proprietà di galleggiare non dipende dalla forma
dell’oggetto, ma da ciò che esso sia più o meno pesante dell’acqua. Galileo ricorda quello che
dice Aristotele: “Un disco di ghiaccio largo e piatto può galleggiare sull'acqua, mentre un ago di
ferro affonda” perché il ghiaccio, essendo largo e piatto, è incapace di dividere l’acqua. Galileo
allora prende un pezzo di ghiaccio e lo pone nel recipiente. Dopo aver spinto con forza il ghiaccio
fino sul fondo del bacile, toglie la pressione delle mani e questo risale a galla. Dunque, risalendo a
galla, riesce a dividere l’acqua. Ma quando Galileo prende un ago e un foglio di carta e posa l'ago
sul foglio di carta, l’ago galleggia sul pelo dell’acqua: né Aristotele né nessun altro aveva mai
pensato a verificarlo. Una delle principali cause della miseria delle scienze sta, molto spesso, nella
loro presunzione di essere ricche. Lo scopo della scienza non è tanto quello di aprire una porta
all’infinito sapere, quanto quello di porre una barriera all'infinita ignoranza. Ludovico Marsili entra
in vesti da viaggio, seguito da un servo che porta il bagaglio. Si trovava nelle vicinanze perché
stava visitando dei vigneti e non ha potuto fare a meno di venire a trovare Virginia, che gli corre
incontro per abbracciarlo. Tutti si raggruppano intorno ad una tavola con dei bicchieri di vino per
festeggiare l’avvenimento. Ludovico porta la notizia che nella Città Santa il Santo Padre è vicino a
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morte e si prevede come successore il Cardinale Barberini, un matematico che Galileo conosce
bene. Andrea, Fulgenzio e Federzoni si dirigono rapidi alla tavola degli esperimenti e incominciano
a sgombrarla. Galileo vuole mostrare a Ludovico che la terra si muove perché il sole la fa
muovere, ma Ludovico non sente ragioni e se ne va via prima di vedere col cannocchiale. Galileo
e i suoi si mettono tranquillamente a lavorare di nuovo, questa volta prestando attenzione alle
macchie solari. Nel momento in cui l'immagine fiammante del sole appare sullo schermo, entra di
corsa Virginia, vestita dell'abito nuziale, ma sviene poiché ha capito che il padre ha mandato via
Ludovico.
X. Nei dieci anni seguenti le dottrine di Galileo si diffondono tra il popolo. Dappertutto
scrittori satirici e cantastorie commentano le nuove idee. Il martedì grasso del 1632, in
molte città d'Italia, i cortei carnevaleschi delle corporazioni traggono spunto
dall’astronomia.
In una piazza principale di una città, una coppia di saltimbanchi dall'aria affamata, con una
bimbetta di cinque anni e un bimbo lattante, arrivano dove una folla, in parte mascherata, è in
attesa di veder sfilare il corteo. Il cantastorie presenta una nuova canzone fiorentina che si canta
in tutta l'Italia superiore e che narra della strepitosa scoperta di Galileo Galilei, ossia la terra che
gira intorno al sole. Una donna e una bambina si fanno avanti: la donna regge una grossolana
riproduzione del sole, e la bambina, tenendo sulla testa una zucca raffigurante la terra, si mette a
girarle intorno. Il cantastorie addita con gesto magniloquente la bambina, come se stesse per
compiere un pericoloso salto mortale, mentre non fa che avanzare a passi sobbalzanti,
obbedendo al rullare cadenzato del tamburo. Un nuovo tambureggiare dietro le quinte fa entrare
due uomini cenciosi tirando un carrettino: su un trono da burla sta seduto un uomo che dovrebbe
fare la parte del Granduca di Firenze con una corona di cartapesta, vestito di tela di sacco,
scrutando il cielo col telescopio. Sopra il trono c’è un cartello con su scritto “In cerca di guai”.
Quindi, a passo di marcia, entrano quattro uomini mascherati che reggono una grande coperta. Si
fermano e fanno rimbalzare in aria un fantoccio raffigurante un cardinale. Un nano, da un lato,
innalza un altro cartello con la scritta: “La nuova era”. In mezzo alla folla, un accattone si erge
sulle stampelle e con esse picchia il suolo a ritmo di danza, finché stramazza con fracasso.
Appare un fantoccio di grandezza superiore all'umana, Galileo Galilei, che s'inchina verso il
pubblico. Davanti a lui un bimbo porta una gigantesca Bibbia aperta, dalle pagine cancellate: con
questo Galileo viene presentato come “l’ammazza-Bibbia”, tra le grandi risate del pubblico
presente.
XI. 1633: l'Inquisizione convoca a Roma lo scienziato universalmente noto.
A Firenze, nel Palazzo Medici, Galileo e sua figlia attendono di essere ammessi alla presenza del
Granduca. Gaffone, il rettore dell'università, scende le scale e, alla vista di Galileo,