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La mappa ci fa capire che un soggetto è fatto di luoghi che ha attraversato e che ha escluso.
(Due mappe di due edizioni, le rappresentazioni grafiche sono diverse in quanto le elaborazioni di uno stesso racconto portano a rappresentazioni differenti).
1910. Leonardo dietro Leonardo
Nel quadro Sant'Anna con la vergine e il Bambino, tra le vesti della Vergine vi è rappresentato un grosso uccello. Il disegno permette dunque di far emergere tratti e figure che la pittura nasconde.
La rivelazione del volatile dimostra la presenza di qualcosa che è sempre stato lì ma che nessuno ha mai visto o non è mai riuscito a cogliere. Ora viene colto per mezzo del disegno.
Il disegno scompone gli elementi costitutivi del quadro, il disegno quindi partecipa al procedimento analitico in quanto rivela che la verità non si coglie solo per accostamento di figure ma anche sovrapposizione, rendendone salienti alcune rispetto ad altre (rimozione).
Per rappresentare
ciò Freud utilizza il termine Vexierbild ovvero "un'immagine con un inganno nascosto nel disegno". Un'immagine che richiede investigazione dato che la sua figura non è riconoscibile a prima vista. Il Vexierbild non ha un'unica forma ma risulta dalla composizione delle altre forme che compongono il quadro. L'arte come il sogno è un serbatoio di immagini inconsce. L'operazione che Freud compie nel Leonardo ha senso soprattutto se la paragoniamo ad una tecnologia inventata in quegli anni: l'applicazione dei raggi X agli oggetti artistici e alla pittura. Freud infatti, come i raggi X, penetra le profondità dei singoli scoprendone la loro vera natura. La costruzione del visibile, come può essere la pittura di un quadro, rappresenta il punto di congiunzione di significati, di intenzioni che si manifestano nel visibile pur senza essere immediatamente percepibili. Il disegno è quindi il taglio che ènecessario operare affinché il visibile tradisca la sua composizione più segreta. La scoperta ha modificato il nostro modo di vedere quel quadro, ma guadagna una nuova percezione/interpretazione: che dentro le forme ne abitano altre e che le linee dipendono dallo sguardo e che proprio da queste linee si dà forma alle presenze nascoste. Ogni disegno è quindi un'invenzione di una nuova forma e l'apertura di un nuovo mondo. Freud, attraverso il quadro di Leonardo, partecipa alla natura delle formazioni immaginarie di cui è intessuta la vita psichica. Queste sono prodotti del sogno che il soggetto fa su sé stesso e sugli altri. In più Freud opera anche un'analisi sullo stesso Leonardo per comprendere la motivazione inconscia legata alla rappresentazione del volatile. Freud riconosce in Leonardo un'omosessualità sublimata in cui il soggetto si identifica con la madre. L'apparizione del nibbio è allora messa.in relazione con un fantasma costituito da un lato da un ricordo d'infanzia di un rapporto sessuale orale, dall'altro il sorriso della madre e in terzo luogo dall'opposizione del padre. Riassumendo, ciò che Freud fa è rendere visibile qualcosa che altrimenti sarebbe rimasto nell'inconscio, dunque invisibile. Freud dà senso al visibile attraverso un'invenzione che deve spiegare i significati, le cause che ne stanno alla base. L'immagine è essa stessa l'invenzione. 1914. Il gesto, Mosè. Freud disegna il Mosè di Michelangelo in tre modi diversi cercando di coglierne, attraverso la propria interpretazione, i momenti e i movimenti precedenti a quelli rappresentati dalla statua. Sono disegni di qualcosa che non esiste, o meglio esiste solo attraverso il disegno e l'immaginazione. L'immaginazione nutre il vedere, perché per vedere bisogna allontanarsi dalla realtà. Al disegno è richiesto di.scomporre il gesto definitivo, nei suoi tratti costitutivi invisibili a occhio nudo. Una statua cela sempre un doppio movimento, quello che precede e quello che lo segue e in tal senso il disegno gioca una funzione cinematografica: rappresenta il movimento di gesto in gesto, di emozione in emozione.
Freud ha sempre pensato la psicoanalisi in analogia con l'archeologia in quanto entrambe scavano alla scoperta delle origini, ma ora la direzione dello scavo sembra cambiare, non sono più verticali ma orizzontali come le pagine di un libro che scorrono o come i fotogrammi.
Il disegno non mira solo a restituire la tridimensionalità della statua ma anche tutta la profondità temporale che lo attraversa.
Davanti al Mosè, Freud a più riprese sottolinea di essere catturato dall'enigma che la statua ha. E l'effetto enigmatico che la statua ha su di lui lo porta ad una ricerca che si trasformerà presto in metodo. Tale metodo lo si può tradurre
così: studiare, misurare, disegnare, che rappresenta un'osservazione tripartita del mondo. L'osservazione quindi non si risolverà in una semplice contabilità, misurazione ma cercherà di cogliere ogni dettaglio per restituire una visione che possa aprire nuove prospettive. Quindi il disegno nasce quando il semplice guardare non è più sufficiente. Il disegno permette di trovare la via d'accesso all'enigma dell'arte con lo sguardo dell'analisi. Di grande aiuto è la fotografia che permette un'attenzione investigativa dei dettagli. Freud l'aveva già utilizzata alla Stazione Zoologica di Trieste per studiare il corpo dei pesci. Qui il confronto tra copia della statua e fotografia in vista di un'osservazione attenta assume un rigore di metodo. Si pensa proprio che Freud abbia realizzato i disegni ricalcando i contorni della statua da fotografie in suo possesso e aggiungendo poi i gesti della.Sua ipotesi per sostenere la plausibilità. Quindi il modello "studiare, misurare, disegnare", corrisponde a strumenti quali "scrittura, fotografia, disegno" che restituiscono un triplice movimento della conoscenza. In questo modo i dettagli fanno luce su altri particolari prima nascosti, che diventano la traccia che la ricerca deve seguire. La sequenza disegnata da Freud attira l'attenzione soprattutto sulla mano destra e sul rapporto con la barba, oltre che sulla posizione del braccio che tiene le tavole. Sono proprio questi i dettagli importanti per la riflessione. Già qui tra disegno e statua si produce uno scarto, in quanto questi gesti rappresentano i gesti precedenti a quelli rappresentati dalla statua, rimandano cioè al corpo emozionale che rappresenta il cuore della vicenza. È proprio qui che si introduce quel dettaglio da cui parte la lettura di Freud: è l'indice della mano destra che smorza la fissità della statua.
Secondo Freud il dito richiamerebbe l' reazione di collera di Mosè che però cerca di contenere. È la testimonianza di un turbamento che ha attraversato la persona di Mosè. Il disegno ancora una volta libera ciò che è catturato dal marmo. Il disegno, in un certo senso, inaugura un'alleanza con l'inconscio. I movimenti di Mosè sono come l'inconscio della statua: sono quello che la statua porta con sé senza farlo trapelare nella posa con cui si dà a noi. Tutto ciò pone l'opera d'arte in una posizione differente: non più oggetto di disciplina ma un luogo in cui una meditazione sul mondo e sulla vita è possibile. 1914. L'albero, i lupi (l'uomo dei lupi) Piuttosto che l'albero il disegno mostra lo sguardo così come si è generato dall'incontro con il sogno. Pur disvelandone i tratti caratteristici in forma di segni, il disegno non cessa di esprimere un
enigma. È impossibile stabilire l'ora del giorno, il suo tempo è quello di una sospensione senza fine. Il racconto del sogno parlava di "sei o sette lupi" nel disegno invece ce ne sono 5. La differenza numerica pare rinviare a qualcosa che non si enuncia. In questo senso il disegno non è semplicemente la riproduzione del sogno, ma è un'ulteriore costruzione fantastica, mediante la quale traspone il trauma al sogno. Il disegno quindi insegue l'ignoto del sogno per inserirlo al suo interno (per far sì che poi venga svelato). Il soggetto inizialmente non può cogliere tutto ciò in quanto il terrore dei lupi e del loro sguardo lo immobilizza. A una scena così non è possibile tornare, come si fa con un ricordo, dato che essa è già onnipresente nella vita e nell'immaginario del soggetto. Solo il disegno ne permette l'immagine che emergerà molto più tardi. Tuttavia sappiamoche il disegno non è l'illustrazione reale del sogno, il disegno infatti ha anche a che fare con ciò che Freud chiama Entstellung, cioè una deformazione capace di trasformare una scena nel suo opposto. È solo a questo prezzo che esisterà la possibilità di un'esposizione. Il numero diverso di lupi registra una lacuna che si produce tra la voce e la mano (è comunque un tentativo di espressione). Nel punto vuoto di questo calcolo si innesta la nostra lettura del disegno. Dopo un momento di incertezza (Freud pensa esista un "fantasticare retrospettivo" per cui impressioni ulteriori vengono proiettate su avvenimenti della prima infanzia, e per questo sessualizzati a posteriori) Freud arriva alla conclusione che nel trauma si possa distinguere un tratto reale, un qualcosa realmente accaduto che conferisce agli eventi un significato. In forza del disegno l'Uomo dei lupi inizia a guardarsi e a capirsi. Freud nota che ogni disegno cheil proprio riflesso nella V rovesciata. Questo ritardo del disegno permette al soggetto di osservarsi da una prospettiva diversa, di prendere consapevolezza della propria dimensione psichica e di intraprendere un percorso di analisi. Il disegno, composto da tratti e segni, rappresenta una sorta di marchio di fabbrica del paziente. È attraverso questi tratti che si manifesta la sua singolarità e la sua unicità. La presenza ricorrente della lettera V nel disegno, che può assumere diverse implicazioni, diventa il punto di partenza per l'analisi. La separazione del disegno dal racconto indica una scissione dell'io, ma allo stesso tempo rappresenta una forma di protezione. È attraverso questa separazione che il soggetto può trovare una memoria liberata da sé stessa, per potersi riscrivere in modo diverso. È solo in questo ritardo del disegno che il soggetto inizia a vedersi veramente, a guardare il proprio riflesso nella V rovesciata. È in questo momento che può iniziare un percorso di autoesplorazione e di comprensione della propria dimensione psichica.non tanto al suo trauma ma alle trasposizioni. In questo modo emerge uno sguardo di un soggetto che si costituisce in quanto