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IV
LE CAPACITA' E LE PRATICHE SOCIALI
Le capacità non sono più attestate solo dagli individui ma sono rivendicate dalle collettività e
sottoposte all'approvazione a all'apprezzamento pubblico.
Le modalità di riconoscimento si sono trasformate con la comparsa dell'apprezzamento e
dell'approvazione. Il riconoscimento-attestazione lascia il posto a forme di giustificazione etico-
giuridiche che mettono in causa l'idea di giustizia sociale.
Pratiche sociali e rappresentazioni collettive
Il tentativo di Bernard Lepetit consiste nel ricondurre alle pratiche sociali in quanto componenti
dell'agire umano, la sfera delle rappresentazioni che gli uomini si fanno di loro stessi e del loro
posto nella società.
L'intenzione di Lepetit è duplice: da un lato l'idea delle pratiche sociali viene elevata al rango di
referente privilegiato della storiografia; dall'altra la scienza storica riveste lo statuto di disciplina
pragmatica.
Alla storia delle mentalità puo essere attribuita una funzione originale sulla scorta della storia
economica, sociale e politica, a titolo di universo di rappresentazioni solidali con le situazioni nelle
quali vengono a prodursi.
Le rappresentazioni sono dunque delle mediazioni simboliche che contribuiscono alla instaurazione
del legame sociale; esse simbolizzano infatti le indentità che conferiscono una configurazione
determinata a quei legami sociali in corso di instaurazione. Le identità sociali non hanno una natura
ma solamente degli usi.
L'idea di capacirò sociali trova la propria giustificazione nell'appaiamento di rappresentazioni
collettive e pratiche sociali.
Da una parte le rappresentazioni assume il ruolo di mediatore simbolico dall'altra il campo delle
pratiche sociali riconferisce importanza all'agente del cambiamento, al protagonista sociale, sia sul
piano collettivo sia su quello individuale.
L'idea chiave è che su scale differenti non vi si vedono le stesse cose; a differenza dell'uso della
nozione di scala in cartografia, urbanistica, architettura ecc.
L'idea di giochi di scale consiste nel fatto che essa ci offre di ricostruire le risorse di innovazione
degli agenti sociali la cui facoltà di agire sul piano sociale è messa a nudo nelle cirsostante di
incertezza.
Capacità e capabilità
In “Etica ed economia” (articolo del 1985), l'autore pone al centro della sua argomentazione (basata
su considerazioni etiche nella teoria economica) il concetto di “capabilità” appaiato a quello di
“diritti”.
Nelle prime pagine l'autore manifesta la sua intenzione di prendere in considerazione i “sentimenti
morali” nel “comportamento economico”.
Gli specialisti di economia hanno ridotto la motivazione degli attori economici a totale razionalità
come massimizzazione dell'interesse personale ma Sen controbbatte affermando che gli esseri
umani non si comportano in modo esclusivamente interessato.
La facoltà di agire della persona può essere indirizzata a considerazioni non riguardanti (o non
completamente riguardanti) il suo benessere.
Qui entra in gioco la libertà di cui dispone ogni individuo.
− La libertà in senso negativo consiste nell'assenza di impedimenti che un altro individuo o lo
stato possono imporre all'individuo. Alla libertà considerata in questo senso vengono
ricollegati i diritti civili.
− La libertà in senso positivo rappresenta tutto ciò che una persona è capace o incapace di
compiere. Questa presuppone anche la precedente ma vi aggiunge anche la capacità di cui
una persona puà disporre, di condurre la vita che sceglie.
I diritti che l'economia politica deve incorporare nella motivazione all'azione economica diventano
secondo Sen delle componenti dell'idea di “capabilità”.
Secondo Sen “i diritti a certe capacibilità” derivano da una valutazione delle situazioni che è in
presa diretta con i comportamenti degli agenti economici. La posta in gioco è una nuova definizione
della giustizia sociale incentrata sull'idea di “diritti a certe capabilità”.
Spetta alla responsabilità collettiva assicurare la libertà individuale nella sua duplice forma,
negativa e positiva, cosi come l'integrità delle relazioni reciproche tra queste due forme di libertà
(negativa e positiva).
Sen compie uno studio in prima persona sulla carestia del continente indiano (lui era di Dacca);
dimostra che non esisteva legame meccanicistico tra le riserve di nutrimento disponibili e le le
carestie. Ne risulta che la politica (che integra i redditi delle persone) era uno dei mezzi più efficaci
per ostacolare le carestie (dopo l'indipendenza infatti le carestie sono state evitate). Sono quindi le
diverse libertà positive di uno stato democratico che incarnano la vera e propria forza responsabile
dell'eliminazione delle carestie.
Dimostrato ciò Sen torna alla problematica della valutazione sociale della capacità di agire (agency)
e pone la valutazione sociale, ad esempio quella delle politiche concorrenti, in termini di libertà di
compiere in quanto prolungamento della libertà positiva. Cosi la libertà individuale diviene
responsabilità sociale.
L'elemento importante per la ricerca è la coppia di “diritti” e “capacità” che si riassume nel concetto
di “diritti alle capabilità”. Questa coppia non si contrappone alla coppia “rappresentazioni” e
“pratiche sociali”precedentemente descritta.
Sen ha dimostrato che la carestia si sviluppa qualora il momento in cui la capacità di agire non è
assicurata. TERZO STUDIO
IL MUTUO RICONOSCIMENTO
I
Dalla dissimmetria alla reciprocità
Sul piano categoriale la reciprocità non può essere data per scontata. Sul piano temporale la
simultaneità prevale sulla successione. Nel mutuo riconoscimento , del commercio intersoggettivo e
ancor più nel caso della comparazione si tratta si una simultaneità esistenziale.
La categoria esistenziale di reciprocità prende spunto dalla difficoltà che la fenomenologia incontra
nel derivare la reciprocità dalla dissimmetria originaria del rapportro tra me e gli altri.
La fenomenologia offre due versioni contrapposte di questa dissimmetria originaria a seconda che
essa assume come polo di riferimento io o l'altro:
1. la versione di Husserl nelle Meditazioni cartesiane : è una fenomenologia della percezione,
il suo approccio è teoretico
2. la versione di Levinas in Totalità e infinito e in Altrimenti che essere o al di là dell'essenza è
una versione etica e antiontologica
entrambi possiedono una propria legittimità e non bisogna schierarsi con uno o con l'altro ma
soffermarsi sulla serietà con cui entrambi vogliono superare la dissimmetria che non permette che la
reciprocità si manifesti.
La Quinta Meditazione Cartesiana è il tentativo più radicale di rendere conto dello statuto di alterità
dell'estraneo a partire dal polo ego; in un secondo movimento, dello statuto derivato dalla comunità
degli ego a partire dalla costituzione dell'alter ego.
La dissimmetria è imposta dall'autosufficienza dell'ego nella riduzione di ogni trascendenza naturale
e una coscienza trascendentale per la quale ogni realtà deriva dall'autoesplicazione
(Selbstauslegung) del mio ego come soggetto di ogni conoscenza possibile. La costituzione del
fenomeno “altri” diviene paradossale: l'alterità di altri si costituisce in me e a partire da me, ma è
essendo altro che l'estraneo è costituito come ego per se stesso cioè come un soggetto di esperienza
come lo sono io, soggetto capace di percepire me stesso in quanto appartenente al mondo della sua
esperienza. Husserl ha spinto la riduzione dell'ego sino alla “sfera del proprio” o “sfera di
appartenenza”, incentrata sul mio corpo senza riferimento a un altro esterno a quella sfera. Il mio
stesso corpo si offre come primo analogon di un corpo proprio altrui la cui esperienza immediata
sarà sempre per me accessibile. Il senso di “appercezione analogica” consiste nel fatto di essere una
trasposizione categoriale, preintellettiva perchè rinvia ad una prima creazione di senso in base alla
quale il rapporto tra me e l'estraneo è un rapporto da modello a copia. Questa appercezione
analogica ha triplice sostegno: relazione di accoppiamento(amicizia, conversazione ordinaria..),
esistenza estranea della concordanza delle espressioni (gesti, posture..), ricorso all'immaginazione
(l'altro è la dove io potrei essere se mi spostassi, cosi l'immaginazione fa coincidere il qui per lui
con un là per me).
L'appercezione analogica ha il merito di preservare intatto e anche di esaltare, l'enigma dell'alterità.
L'altro non resta per me uno sconosciuto ma resta solo “percepito” non solo come un altro me
stesso ma anche come un altro io, un alter ego, nel senso analogico del termine. In questo senso l'io
e l'altro non “compaiono” veramente , soltanto io appaio, l'altro, supposto analogo, resta
“appresentato”.
Con la versione di Lèvinas la dissimmetria tra l'io e l'altro procede dal polo altro verso il polo io.
L'idea di essere viene integrata nel processo di assimilazione di tutte le differenze, comprese quelle
istituite tra me e altri all'interno di una fenomenologia della percezione come quella di Husserl.
Le due idee di essere e di totalità si sovrappongono, mentre fa eccezione l'idea di infinito.
C'è una conquista di esteriorità dove l'io non viene ignorato ma trova la propria consistenza nella
identificazione con sé che si richiude sul godimento del suo mondo. L'io è “a casa propria” in
questo mondo dalui abitato e l'estraneo è ciò che turba il suo essere a casa propria. Lo stesso e l'altro
entrano in una relazione i cui termini non formeranno mai una totalità.
Rispetto alla relazione dell'appercezione analogica di Husserl, qui troviamo una relazione inversa,
dove il volto coniuga trascendenza ed epifania. L'epifania è una rivelazione sui generis e non una
appercezione analogica. L'io viene strappato dal suo stato di separazione e di godimento di sé e
chiamato a rispondere. Responsabilità non è perciò affermazione di ipseità ma risposta secondo il
modello dell'”eccomi” di Abramo.
È la possibilità dell