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Darwin, è chiaro che il cambiamento evolutivo da generazione a generazione sia graduale. È la
spiegazione della complessità adattativa la ragione che ci spinge a rifiutare l’idea che a svolgere un
ruolo fondamentale nell’evoluzione sia il cambiamento non graduale.
2.2.3.2 - Exaptation
•• Anche gli exaptation sono graduali e sono guidati dalla selezione. Si può ipotizzare uno stadio
evolutivo intermedio in cui la struttura in causa svolge sia la vecchia funzione sia la nuova, e solo in
seguito il processo di selezione naturale forgia quella struttura per la sua funzione specifica. Il
concetto di exaptation è simile al concetto di “pre-adattamento” di Darwin. L’exaptation è solo una
possibilità, non una legge universale di evoluzione.
Le posizioni di Gould devono essere considerate non come delle revisioni radicali della teoria
dell’evoluzione, quanto piuttosto di uno spostamento di prospettiva.
2.3 - Il progetto linguistico
•• Nel linguaggio è possibile rintracciare prove dell’esistenza di un progetto finalizzato alla comunicazione di
strutture proposizionali attraverso un canale seriale.
2.3.1 - Un argomento a favore del progetto linguistico
•• Gli umani acquisiscono una grande quantità di informazioni durante la loro vita, a un ritmo
superiore a quello dell’evoluzione biologica. Gli umani si adattano facilmente all’ambiente in
continuo cambiamento, mentre gli altri animali rispondono alle variazioni ambientali soltanto con
mutazioni di nuovi tratti evolutivi. In più, gli umani possono sfruttare la conoscenza che altri hanno
accumulato, senza ogni volta ripartire da zero (come in una staffetta). Alcuni cedono che la
conoscenza e il ragionamento umano siano rappresentati in un Linguaggio del Pensiero distinto
dalle lingue particolari, fondato su proposizioni che hanno come simboli persone, oggetti, eventi,
relazioni spazio-tempo e causali… Il canale vocale-uditivo ha alcune caratteristiche utili per la
comunicazione (elevata larghezza di banda, intensità vocale modulabile, non richiede luce né
comporta l’impiego delle mani). Tutte le grammatiche sono costruite intorno a simboli per le
categorie lessicali maggiori (nome, verbo, aggettivo, preposizione) governati da regole che
specificano le distribuzioni superficiali dei marcatori. Le categorie sintagmatiche maggiori (sn, sv…)
cominciano con la testa, combinabile con specifici tipi di affissi e sintagmi. Ne viene fuori una
struttura usata per riferirci alle entità nei nostri modelli mentali del mondo (esempio: un nome come
“cane” non descrive in sé qualcosa, ma può combinarsi con articoli e altre parti del discorso per
produrre sintagmi nominali come “quei cani”, “il mio cane”…). Le parole di solito codificano
categorie generali astratte e solo quando fanno parte della struttura delle categorie sintagmatiche
maggiori descrivono cose, eventi, stati, luoghi, proprietà particolari. Questo meccanismo consente
ai parlanti di riferirsi a un insieme illimitato di entità specifiche usando un numero finito di “item”
lessicali. Le regole dell’ordine lineare si basano sulla linearità della frase, così riusciamo a
distinguere “l’uomo morde il cane” da “il cane morde l’uomo”. Con gli affissi dei casi possiamo
anche non rispettare l’ordine lineare perché il caso si lega a nomi, aggettivi eccetera evidenziando
le funzioni di questi a prescindere dall’ordine. Gli affissi verbali segnalano la distribuzione temporale
dell’evento a cui il verbo si riferisce e il momento dell’evento. Le lingue usano un sistema che può
comunicare il tempo di un evento in relazione al tempo dell’atto linguistico stesso e in relazione a un
terzo tempo arbitrario di riferimento, così distinguiamo tra “Giovanni è arrivato” e “Giovanni arrivò
[quando Maria stava parlando]”. Tra gli affissi verbali troviamo anche gli ausiliari, che comunicano
relazioni che hanno una rilevanza logica sull’intera proposizione. Le lingue hanno anche un piccolo
insieme di morfemi riducibili foneticamente (pronomi ed elementi anaforici), che codificano
caratteristiche semantiche come genere e persona.
2.3.2 - L’argomento del progetto del linguaggio è una storia-proprio-così?
•• I fatti della grammatica rendono difficile sostenere che il linguaggio mostri un disegno per
l’espressione del pensiero. Alcuni credono che il linguaggio si sia evolutivo infatti come mezzo della
rappresentazione interna della conoscenza da usare nelle computazioni alla base del
ragionamento, ma le lingue particolari non possono svolgere una funzione del genere in quanto
piene di ambiguità e pervase da meccanismi del tutto inutili per il ragionamento. In più, la
grammatica non è un buon mezzo neanche per comunicare sofisticati stati emotivi (sono più adatte
le espressioni facciali e i toni della voce). Le grammatiche non sono adatte neanche per comunicare
informazioni spaziali e visive precise (si dice infatti che “un’immagine vale più di mille parole”).
2.3.3 - Progetto del linguaggio e diversità linguistica
•• I meccanismi grammaticali e le funzioni espressive non sono in rapporto uno-a-uno. In ogni caso,
l’evoluzione di strutture che non servono solo per una funzione, ma per un piccolo numero di
funzioni definite, anche se a gradi diversi in ambienti diversi, è un fatto comune in biologia. Anche
se i meccanismi grammaticali hanno usi diversi nelle diverse lingue, gli accoppiamenti possibili sono
molto limitati (nessuna lingua usa gli affissi nominali per esprimere il tempo, per esempio). Secondo
Chomsky, qualsiasi cosa si trovi in una lingua può essere individuata in qualsiasi altra lingua, a un
livello più astratto di rappresentazione (esempio: tutti i sintagmi nominali devono avere la marca del
caso; anche ai sintagmi che non ricevono una evidente marcatura vengono assegnati casi “astratti”
da un verbo, una proposizione o un elemento temporale adiacente. Quindi, la marcatura del caso
evidente in latino e l’ordine delle parole in inglese vengono unificati come manifestazioni di un
singolo modulo grammaticali).
Perché esistono più lingue? È l’esistenza di un meccanismo di apprendimento a determinare lo
sviluppo di lingue diverse. Alcuni aspetti della grammatica potrebbero essere appresi in base ai
diversi input ambientali attraverso processi cognitivi nati prima dell’evoluzione della grammatica.
2.3.4 - Progetto linguistico e arbitrarietà
•• Secondo Piattelli-Palmarini, la grammatica non è totalmente prevedibile come un adattamento per
la comunicazione, quindi è priva di un progetto e non si è evoluta per selezione naturale. Infatti, il
linguaggio non può essere un adattamento perché (1) il linguaggio potrebbe essere migliore di
com’è e (2) il linguaggio potrebbe essere diverso da com’è. Comunque, nessuno dei due argomenti
è valido, e vedremo perché.
2.3.4.1 - Equilibri intrinseci
•• L’idea che la selezione naturale tenda verso la perfezione è stata a lungo screditata nella teoria
dell’evoluzione. Infatti, se vi fosse un essere perfetto, vivrebbe per sempre, sarebbe inattaccabile
dai predatori, deporrebbe le uova a ritmo infinito… Nella comunicazione, vi è un conflitto di interessi
tra parlanti e ascoltatori: i parlanti vogliono minimizzare gli sforzi articolatori e quindi tendono alla
brevità e riduzione fonologica, mentre gli ascoltatori vogliono minimizzare gli sforzi di comprensione,
quindi desiderano chiarezza e trasparenza. I mutamenti che servono ad accrescere la riduzione
potrebbero compromettere la comprensione, e quindi per ristabilire l’equilibrio sarà necessario
introdurre nuovi affissi o distinzioni.
2.3.4.2 - Parità nei protocolli di comunicazione
•• Il fatto che un sistema biologico si possa concepire in un modo diverso da come è allo stato
attuale non ci dice se questo sia un adattamento o no. La natura del linguaggio rende in teoria
l’arbitrarietà della grammatica una soluzione adattativa per la comunicazione effettiva. Infatti, ogni
sistema di comunicazione richiede un protocollo di codifica che, a patto che sia condiviso, può
essere arbitrario. Liberman parla a questo proposito di requisito di “parità” (“parità” di codifiche
condivise: bisogna fissare i parlanti sulla stessa parità, ovvero sugli stessi parametri, altrimenti non
può avvenire la comunicazione). Piattelli-Palmarini ha ragione nel sostenere che non vi è nulla di
adattativo nella formazione delle interrogative invertendo il soggetto e l’ausiliare oppure ordinando
la frase in un certo modo, ma siccome una lingua particolare deve fare o l’una o l’altra cosa, è
altamente adattativo per ogni membro di una comunità di parlanti essere vincolato ad
apprendere a farlo nello stesso modo in cui lo fanno tutti gli altri.
Il requisito di parità opera a tutti i livelli del protocollo di comunicazione: nelle singole lingue, l’utilità
di caratteristiche arbitrarie ma condivise è più evidente nella scelta delle parole (non vi è una
ragione particolare per cui chiamiamo un cane “cane” e non “gatto” eccetto il fatto che lo fanno tutti,
ma è una ragione sufficiente: è l’arbitrarietà del segno di Saussure). Colui che apprende usa nella
produzione gli stessi segni arbitrari che usa nella comprensione. L’acquisizione del linguaggio
è quindi arbitraria a due livelli: vi sono le regole che ricadono nell’insieme arbitrario della
grammatica universale e, in questo insieme, si scelgono le regole (i parametri) che si accordano
con quelle usate dalla comunità.
2.3.4.3 - Arbitrarietà e relazione tra evoluzione e acquisizione del linguaggio
•• Molti psicologi sostengono che la struttura della grammatica è la soluzione a cui ogni bambino
arriva per risolvere il problema di come comunicare con gli altri. Chomsky invece crede che l’uso del
linguaggio non serve per gli scopi pratici della comunicazione, ma è una competenza autonoma per
esprimere il pensiero. Infatti, a nessuno viene in mente di dire che lo sviluppo visivo del bambino sia
legato al desiderio di vedere o che i sistemi visivi si sviluppino con variazioni casuali selezionati in
base alla loro capacità di realizzare gli obiettivi del bambino.
Nel caso del linguaggio, evoluzione e acquisizione devono differire. I progressi compiuti
nell’acquisizione del linguaggio, in più, non forniscono al bambino un evidente incremento
dell’abilità comunicativa. Il sistema del bam