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RAPPRESENTAZIONE DEL TEMPO
L'interpretazione di Whorf sul fatto che gli Hopi non abbiano capacità di rappresentare il tempo è stata messa in discussione da Malotki, sostenuto da Brown e Pinker sostenendo che i suoi esempi erano limitati e mal interpretati.
Dati più certi riguardano i sistemi di elaborazione connessi nel nostro cervello, in particolare il mental time travel, il dispositivo cognitivo che permette agli individui di proiettarsi indietro nel tempo per rivivere eventi passati o di proiettarsi nel futuro per anticipare eventi futuri. Attraverso le continue proiezioni nel passato e nel futuro il MTT permette agli individui di sganciarsi dalla situazione presente, rappresentando se stessi in un tempo diverso da quello attuale, una capacità molto importante per spiegare la flessibilità comportamentale.
Alla base della proiezione nel tempo c'è uno specifico macrosistema di elaborazione, che viene...
dal linguaggio e dalla cultura viene testimoniata da studi sugli animali non umani, che dimostrano infatti che la capacità di navigazione nel tempo sono attribuibili, anche se in grado diverso, anche ad altri animali, dimostrando che la capacità di rappresentare il tempo è in larga parte indipendente dal linguaggio (relativismo linguistico). Il libro sostiene che il linguaggio dipende dalle proiezioni nello spazio e nel tempo molto più che il contrario. L'origine e il funzionamento del linguaggio vanno analizzati in riferimento ai sistemi cognitivi alla base della capacità degli individui di navigare nello spazio e nel tempo. Per quanto riguarda la flessibilità, l'architettura cognitiva proposta dai neo-culturalisti non è spiegabile se non facendo riferimento alla tabula rasa o l'intelligenza generale (cervello come risolutore generale di problemi), infatti questa.tesi non spiega la flessibilità che il sistema cognitivo deve avere per "avere" questa variabilità linguistica: 3.2 CONDIZIONI PER ESSERE FLESSIBILI L'idea di fondo è che la flessibilità della mente sia un requisito essenziale del linguaggio umano. Bisogna capire a quali condizioni i sistemi cognitivi guadagnino flessibilità: l'idea prevalente è che la flessibilità adattiva degli umani rispetto agli altri animali dipenda da una forma di intelligenza generale ed è l'idea dei neo-culturalisti per spiegare la variabilità linguistica. Ma considerare il cervello un risolutore generale di problemi è inappropriato a spiegare la flessibilità della mente umana: Tooby e Cosmides sostengono che i neo-culturalisti fraintendono due accezioni della flessibilità: - flessibilità come assenza di vincoli nelle risposte > è l'idea dei neo-culturalisti, perché secondo loroPer costruire un sistema cognitivo flessibile, è sufficiente rimuovere tutti i vincoli interni che ne limitano il campo d'azione-flessibilità come capacità di produrre risposte appropriate ai contesti. Ma il 1° tipo di flessibilità può rivelarsi fallimentare da un punto di vista evolutivo, infatti gli esseri umani e gli animali possono agire in un numero infinito di modi, ma la maggior parte delle sequenze comportamentali sarebbe letale, quindi la capacità di variare il comportamento in ogni dimensione in modo libero e indipendente dalle condizioni non è vantaggiosa, ma evolutivamente e individualmente disastrosa. Per avere una flessibilità del 2° tipo sono necessari dispositivi di elaborazione in grado di porre restrizioni alle scelte possibili, cioè non è spiegabile con un meccanismo generico di risoluzione dei problemi perché gli umani hanno sempre a che fare con questioni specifiche, mai con problemi generici.
inoltre non ha senso pensare che la selezione naturale abbia favorito dispositivi di elaborazione "generali". Per questo dispositivi di elaborazione specializzati sono l'architettura cognitiva più sensata e conforme alla tesi evoluzionistica. i moduli hanno rigidità e per questo non vanno d'accordo con il carattere flessibile e creativo della mente umana. Sperber sostiene che bisogna distinguere tra il tipo di elaborazione che avviene all'interno di ogni modulo e il tipo di elaborazione che fa riferimento all'operare contemporaneo di diversi moduli. Infatti sostiene che la flessibilità della mente riguarda la relazione tra moduli, la flessibilità adattiva dipende dalla relazione tra molti meccanismi specializzati. La flessibilità è una proprietà che hanno i sistemi cognitivi costituiti da un alto numero di dispositivi automatici e obbligati di elaborazione. Tooby e Cosmides infatti sostengono cheLa flessibilità adattiva è così grande per il numero di meccanismi a disposizione degli umani, i quali hanno più istinti degli animali, non meno.
La modularità è l'unica spiegazione adatta per spiegare la flessibilità, un patrimonio innato di conoscenze e strutture di elaborazione è la condizione di base dei comportamenti creativi. Come funziona per il linguaggio, come fa il linguaggio ad avere la flessibilità necessaria per spiegare l'uso creativo e vario del linguaggio?
Se i moduli sono rigidi, allora il linguaggio non può essere un sistema specifico di elaborazione (contro la GU, che non esclude però l'idea che il linguaggio abbia sistemi di elaborazione innati, universali e specifici) e se la comunicazione umana è flessibile e creativa, allora il linguaggio non può essere indipendente dal funzionamento di un insieme ricco di sistemi di elaborazione specializzati (contro
L'intelligenza generale è un modello alternativo della comunicazione umana.
3.3 COMUNICARE È TRASMETTERE INDIZI
La natura flessibile della mente è implicata in alcune proprietà del linguaggio di carattere più generale, cioè le proprietà alla base dell'uso creativo del linguaggio. Per capire quali siano queste proprietà e quali siano i sistemi di elaborazione in grado di realizzarle bisogna fare riferimento a un nuovo modo di intendere la comunicazione umana.
Frith sostiene che quello che è realmente importante nella comunicazione quotidiana è l'argomento del messaggio piuttosto che il messaggio stesso. Come ascoltatori dobbiamo sapere perché chi parla trasmette questo pensiero (piuttosto che un altro) e come parlanti dobbiamo essere sicuri che siamo compresi nel modo in cui vogliamo essere compresi. Infatti, abbiamo elaborato segnali verbali e non verbali per far comprendere queste intenzioni.
Frith distingue
l’informazione veicolata dal codice espressivo dall’informazione che va oltre ciò che viene trasmesso attraverso questo codice. Si può capire ciò che il parlante dice, ma se non si capisce anche il perché lo dice in quel luogo e in quel momento la comunicazione non va a buon fine. L’ipotesi del libro è che la questione del perché si dice ciò che si dice chiama in causa una capacità della comunicazione umana che precede logicamente e temporalmente il cosa si dice attraverso il codice. La questione del perché si dice ciò che si dice è legata a una delle proprietà più importanti dell’uso creativo del linguaggio, cioè il parlare in modo appropriato al contesto. Problema di Cartesio (Cartesio, Chomsky) > Chomsky, appoggiandosi a Cartesio sostiene che capire come gli umani possano parlare in modo appropriato alla situazione è un mistero che la mente umana non potrà.mai risolvere. Questa presa di posizione di Chomsky contro ogni possibilità di risolvere il problema di Cartesio contrasta molto con le sue considerazioni quando ha sempre sostenuto che l'uso creativo del linguaggio rappresenta la questione centrale verso la quale ogni teoria linguistica significativa deve indirizzarsi e che una teoria del linguaggio che trascura questo aspetto creativo del linguaggio è una teoria di interesse soltanto marginale. Chomsky afferma che non sia possibile risolvere il problema di Cartesio perché non ha gli strumenti concettuali per risolverlo, infatti le proprietà relative all'uso creativo del linguaggio sono legate a caratteristiche del linguaggio difficilmente risolvibili in riferimento alla GU: alla base della GU c'è l'analisi delle combinazioni tra simboli, e questa non può dar conto di come i simboli si leghino alla situazione contestuale per parlare in modo appropriato al contesto. Teoria dellapertinenza (Sperber e Wilson)> viene spostata l'attenzione dalla grammatica alla pragmatica, il che può essere una soluzione per il tema dell'uso creativo del linguaggio, inoltre la prospettiva del libro può essere interpretata come l'estensione della teoria della pertinenza.
Sperber e Wilson rivalutano il ruolo delle intenzioni comunicative del parlante dicendo che l'elaborazione dell'informazione linguistica ha come fine ciò che il parlante intende dire piuttosto che ciò che dice effettivamente.
Questa proposta è basata sulla distinzione di Grice tra il significato dell'enunciato e significato del parlante. Da ciò Sperber e Wilson sottolineano l'importanza di distinguere la rappresentazione semantica di una frase dal pensiero che un parlante intende esprimere con un enunciato: "un enunciato possiede un insieme di proprietà alcune linguistiche e altre no. Una grammatica generativa non
Considera tutte le proprietà di un enunciato che non sono linguistiche e descrive una struttura linguistica astratta: la frase. Questa struttura linguistica può essere comune a molti enunciati, distinti l'uno dall'altro solo dalle loro proprietà extra-linguistiche. Quindi la rappresentazione semantica che un'grammatica generativa assegna a una frase non tiene conto delle proprietà extra-linguistiche degli enunciati di questa frase come il momento e il luogo dell'enunciazione, l'identità dell'interlocutore o le sue intenzioni."
Il modello del codice sarebbe utile per interpretare i processi di elaborazione del linguaggio se il riferimento al senso di una frase fosse sufficiente alla comprensione dell'enunciato, ma nelle situazioni d'uso effettivo è il riferimento al contesto extra-linguistico ad avere un ruolo chiave nella comprensione degli enunciati.
Data questa distinzione tra ciò che il
Il parlante dice e ciò che il parlante intende dire, l'informazione trasmessa dal parlante non può essere interpretata.