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MINATO GRUPPO SOCIALE + LINGUAGGIO COME PARTE DI COSTITUENTI INNATI
DELLA MENTE UMANA
Tomasello, riconosce che l’incontro con Kanzi abbia determinato il suo modo di considerare le
competenze comunicative delle grandi scimmie: egli riflette sulla capacità delle scimmie di cogliere
l’aspetto intenzionale della comunicazione infatti «le grandi scimmie capiscono qualcosa dei fini e
dei punti di vista altrui». Esse dispongo di un lettore della mente che le rende in grado di compren-
dere il comportamento altrui.
Il “lettore della mente” è un dispositivo cognitivo utile nella gestione delle relazioni sociali e della
comunicazione intenzionale. Se gli animali dispongono della capacità di leggere gli stati mentali
altrui al pari degli esseri umani è una questione aperta e dibattuta.
Tomasello, anche se pronto ad affermare ciò, egli non crede in un continuum fra animali e umani >
il linguaggio umano ha caratteristiche specifiche che lo rendono un sistema di comunicazione to-
talmente diverso da quello utilizzato dalle grandi scimmie.
Secondo alcuni autori, l’evoluzione delle capacità cognitive dei primati deve essere interpretata in
un’ ottica di <<competizione sociale>>.
Gli umani hanno tratto vantaggio dalle spinte selettive che esaltano gli aspetti della cooperazione
sociale (es. nella comunicazione è più importante “perché” viene detto qualcosa piuttosto “che
cosa” viene detto). Negli umani è del tutto naturale supporre che il parlante dica qualcosa per venire
incontro alle esigenze dell’ascoltatore. Mentre gli animali sono menti competitive: «le grandi
scimmie semplicemente non vedono il gesto di indicazione altrui come qualcosa di rilevante ai loro
fini». Le scimmie non riescono ad avvalersi dell’informazione che qualcuno offre loro per risolvere
un determinato compito semplicemente perché non se lo aspettano, al contrario il linguaggio umano
è legato all’atto altruistico che il parlante mette in atto al fine di offrire l’informazione pertinente
agli scopi e alle necessità di chi ascolta perché sono incline i ad aspettarsi l’informazione giusta.
5.1 Cooperazione
Il carattere specifico della comunicazione umana trova dunque fondamento nel tratto cooperativo
delle pratiche sociali umane.
Secondo Tomasello gli umani sono guidati da attività cooperative rivolte verso un fine congiunto
WE-MODE (modalità-noi) mentre le scimmie lavorano guardando loro stesse : modalità I-MODE
(modalità-io).
L’altruismo è un fattore biologico tipico degli esseri umani come afferma Tomasello in linea con
Drwin ( anche se per molti studiosi invece l’altruismo va cercato nell’evoluzione culturale). Le
scimmie non sono capaci di scambiarsi informazioni altruistiche (produzione e non richieste) men-
tre Tomasello riconosce forme di altruismo relative ai ben e servizi anche nelle scimmie stesse.
Davvero la cooperazione e l’altruismo sto tratti specifici dell’uomo ?
Secondo de Wall, questi animali sono capaci di forme cooperative che ammettono reciprocità dei
ruoli e fine congiunto… C’è molto più egoismo in noi infatti, l’homo sapiens è una specie egoista e
volta alla sopraffazione dell’altro: una specie prepotente.
Attraverso l’empatia le grandi scimmie costruiscono gruppi sociali fondati sull’altruismo e la com-
prensione dell’altro.
Tomasello inoltre riconosce all’uomo anche <<l’altruismo informativo>>…E’ vero ?
Austin e Sherman hanno mostrato di essere capaci di uno scambio informativo cooperativo per un
fine congiunto
Risultato dell’esperimento svolto da Lyn e colleghi tra Kanzi e Panbanisha (bonobo), Panpanzee
(scimpanzè) e due bambini: utilizzano l’informazione fornita dagli sperimentatori per risolvere un
problema e sono in grado di comprendere e produrre informazioni. Dall’esperimento è emerso che
le scimmie, condividevano con gli umani, utilizzando un contesto appropriato e con un adeguato
insegnamento, la capacità di utilizzare frasi dichiarative.
La differenza fra scimmie e uomini (capacità di produrre-comprendere asserzioni) è di grado e non
di qualità. L’ambiente culturale in cui le scimmie crescono è di fondamentale importanza.
5.2 Scimmie culturalizzate
Kanzi non avrebbe mai imparato a parlare se non fosse cresciuta in un ambiente umano e non aves-
se imparato quei particolari codici. Secondo Tomasello, questi animali culturalizzati come Kanzi,
riescono nei loro compiti poiché sono cresciuti in una comunità di parlanti che gli hanno insegnato
un codice specifico.
Il carattere di unicità del linguaggio è spesso chiamato in causa per garantire uno statuto di speciali-
tà dell’essere umano nella natura. Bisogna interpretare le differenze fra comunicazione animale ed
umana in un grado continuista (critica ai neoculturalisti e neocartesiani).
Secondo de Waal il principio di parsimonia evolutiva (= prende in considerazione la filogenesi co-
mune affermando che se delle specie imparentate si comportano allo stesso modo, anche i loro pro-
cessi mentali saranno gli stessi) deve essere posto alla base di ogni indagine naturalistica della natu-
ra umana per contrastare il pregiudizio contro le scimmie e gli altri animali (agiscono in modo in-
tenzionale o meccanico?
Conclusione: Considerare gli umani, animali tra gli altri animali: differenti solo in termini di grado
e non di qualità.
Le grandi scimmie (IBRIDI) sanno fare cose con il linguaggio che si avvicinano molto al linguag-
gio umano.
Il divario fra noi e animali appare più grande perché tutte le specie che hanno caratterizzato il per-
corso evolutivo sono scomparse.
Molto probabilmente se avessimo di fronte ai nostri occhi il quadro completo delle specie che costi-
tuiscono la filogenesi del genere Homo, non solo il divario ci apparirebbe meno grande, ma avrem-
mo dei dati più convincenti per considerare il linguaggio umano in termini gradualistici e continui-
stici.
OMINIDI
<<Anziché estinguersi si erano trasformati. I costruttori di utensili erano stati rinnovati dai loro
stessi atrezzi>>. La costruzione e l’ uso di strumenti hanno modificato le mani e le menti degli uo-
mini-scimmia. La comunicazione consente agli organismi di agire nel mondo e di agire sul mondo.
Gli uomini-scimmia (ominidi) hanno imparato a costruire strumenti che possiamo considerare alla
base dell’origine del linguaggio.
Il ponte di passaggio dalla comunicazione animale a quella umana è da ricercarsi nella pragmatica
(=studia le relazioni tra i segni ed il contesto sociale e comunicativo del loro uso) del linguaggio
piuttosto che nella grammatica.
L’operazione di ricostruzione della filogenesi avverrà tramite l’analisi degli strumenti degli ominidi
estinti.
Esistono due modelli riguardo all’idea delle scimmie e se possono o meno apprendere il linguaggio:
→
1. Sintassi come tratto costitutivo del linguaggio ! le radici filogenetiche del linguaggio uma-
no risiedono nelle capacità di costruire strumenti di pietra (produzione di piani gerarchici di
crescente complessità) →
2. Capacità simbolica a fondamento dell’origine del linguaggio ! tratto di distinzione qualita-
tiva tra homo sapiens e altre specie .
Due sono le differenti posizioni:
—“il modello dell’emergenza improvvisa” =è emerso nella nostra specie in modo improvvi-
so circa 50.000 anni fa
—- “il modello gradualista”= la comunicazione simbolica è apparsa gradualisticamente e
non conferisce nessuno statuto di specialità agli uomini.
1. Parentele filogenetiche: scimmie, antropomorfe e antenato comune…
La storia evolutiva si innesca in quella dei primati che circa 50-60 milioni di anni fa si sono
staccati dal ceppo degli altri mammiferi dando origine ad una rapida espansione di forme
proto-scimmiesche.
Tra i 35/40 milioni di anni fa ha avuto inizio la ramificazione che ha portato alla discendenza delle
scimmie in generale.
Tra i 25/30 milioni di anni fa sono apparse le prime scimmie antropomorfe. I sopravvissuti sono:
- I gibboni, sono stati i primi a distaccarsi 18 m.a.
-Gli oranghi, 14 m.a.
-I gorilla, 8 m.a.
-Gli esseri umani, 6 m.a.
-I bonobo e gli scimpanzé, 3 m.a.
Gli scimpanzé hanno caratteristiche biologiche più simili agli ultimi antenati comuni ( denominati
UAC).
L’ UAC aveva una complessa organizzazione sociale, utilizzava e costruiva strumenti, ripari sugli
alberi e aveva un limitato sistema di richiami vocali…proprio come gli scimpanzè.
Gli scimpanzé hanno una forma di locomozione quadrupede detta “andatura sulle nocche”, ma sono
in grado di camminare per breve tempo su due piedi (bipedismo assistito). Per questo la nostra spe-
cie rappresenta l’evoluzione di un antenato che camminava attraverso una postura moderatamente
eretta . Altri pensano che il genere homo sia nato da un antenato arboricolo arrampicatore.
L’acquisizione della postura eretta ha avuto importanti ripercussioni sull’evoluzione del linguaggio
e sulla filogenesi umana.
2. Origine del bipedismo
Il bipedismo è un tratto fondamentale degli ominidi (dal bipedismo facoltativo – non era l’unica
forma di locomozione – al bipedismo obbligato – dalla nascita del genere homo 2 due milioni di
anni fa).
Con l’emergere del bipedismo si verifica uno spostamento in avanti del foro occipitale che permette
un maggiore equilibrio e quindi una postura eretta, tale postura consente l’apertura alla base del
cranio che si collega in perfetto equilibrio alla colonna vertebrale. Questo cambiamento anatomico
ha comportato successivamente l’allungamento del tratto vocale e un abbassamento della laringe
( due fattori determinanti per la nascita di un linguaggio articolato).
Il bipedismo è sorto in seguito a cambiamento climatici e ambientali: raffreddamento e inaridimento
del clima hanno prodotto una frammentazione dell’ambiente forestale: passaggio da foreste fitte e
boscaglie più aperte.
Questi cambiamenti hanno portato gli ominidi allo sviluppo di nuove strategie per sopravvivere,
scegliendo l’andatura bipede per “poter scendere dagli alberi” e scovare cibo sulla terra.
3. Alla ricerca dei primi ominidi
! Gli ominidi più antichi, vissuti tra 7/4,4 m.a., sono: Sahelanthropus, Orrorin e Ardipithecus.
-tra i 4/2,5 m.a. appaiono gli Australopithecus tra i quali si conoscono: Au. Anamensis (fossili ritro-
vati in Kenya evidenziano che aveva la locomozione bipede, smalto dentario spesso), Au. Afarensis
(costituisce l’asse portante della filogenetica degli ominidi, da questa specie p