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Un altro discendente dell’antenato fenicio è la branca del sud semitico, a sua volta
antenato dell’epigrafico sudarabico e dell’antico nordarabico.
Ugaritico
Ancora prima del più antico fenicio vi è il primo considerevole corpus di scritti abjad: le
tavole di Ugarit erano composte in una varietà di semitico abjad scritto sull’argilla,
databili prima del 1300 a.C. in cui le sillabe iniziavano con le vocali e le consonanti. Vi
erano due varietà: una più ampia, scritta da sinistra verso destra, utilizzata nella città
di Ugarit; una più corta, contenente 22 lettere trovati in ebraico solitamente scritte da
destra verso sinistra.
Fenicio
Sufficiente materiale è sopravvissuto dal 1 millennio a.C. per adottare lo sviluppo
dell’abjad dall’antica forma di fenicio fino alla considerevole diversità di scritti che
erano in uso finché perdurò la diversità delle lingue semitiche. Mentre molte comunità
ammettevano il cambiamento dell’abjad attraverso le generazioni, la tradizione
rappresentata inizialmente dall’ebraico e poi dai samaritani era conservativa,
preservando un gruppo di lettere che erano vicine alle antiche forme di 3000 anni fa.
Aramaico
L’ebraico quadrato è una forma del ramo dell’aramaico dell’abjad, apparentemente
adottato dalla comunità ebrea durante l’esilio babilonese. Poco dopo l’inizio della
registrazione epigrafica, appaiono due difetti tipi di scrittura. La scrittura dei fenici era
più angolare, mentre le associazioni con le lingue aramaiche diventano più curve. Una
possibile spiegazione di ciò è che gli scritti aramaici erano largamente utilizzati in tutta
la mezzaluna fertile, così la tendenza alla corsività era tollerato.
Al contrario, il fenicio sembra essere scritto in meno differenti circostanze,
permettendo agli scritti minor opportunità di evoluzione durante i secoli.
Diversi corpus scritti nella versione corsiva dell’abjad aramaico sono sopravvissuti dal
1 millennio a.C. ma il materiale non è sufficiente per comprendere le interrelazioni tra
essi. Includono:
- nabateo, usato nella città di Petra nella moderna Giordania e
conseguentemente in tutto il Sinai;
- palmireno, dalla città di Palmira
- hatran usato nella parte nord della regione arameofona
- edessan, sviluppatosi negli scritti siriaci
- mandaico
- elymaic, da Elam la moderna Siria
Riflessioni contemporanee dell’aramaico
L’abjad è ancora in uso nel mandaico, arabo, siriaco ed ebraico. Ognuno dei 4 è
sopravvissuto perché mezzo di trasmissione delle sacre scritture. Solo una manciata di
iscrizioni arabe pre-islamiche sono conosciute, ed è chiaro che gli scritti erano in crisi:
differenti lettere erano pressoché indistinguibili, e il largo inventario consonantico
dell’arabo non era opportunamente utilizzato dall’abjad. La soluzione degli scrivani era
di fondere la forma delle lettere in una dozzina di forme, e di distinguerle
obbligatoriamente con uno schema di punti; i punti riflettono la storia delle lettere e la
similarità fonetica.
La cristianità siriaca divisa tra il romano impero, quello persiano e lo scisma cristiano,
svilupparono due distinte versioni di scrittura dal più antico Estrangelo: giacobita e
Serto ad ovest; nestoriano ad est oggi chiamato siriaco.
Con la diaspora ebrea, le varietà regionali di scrittura sono emerse ovunque. L’ebraico
quadrato rimane la scrittura dei libri sacri ed è la forma standard utilizzata nella
moderna Israele.
Alfabeto
Il suddetto trasferimento della scrittura abjadica dai parlanti semitici ai parlanti greci
era probabilmente inevitabile, ma l’emergere della scrittura alfabetica fu una
casualità. Non ci volle un grande genio greco per ideare lettere per le vocali. L’inizio
delle sillabe con consonanti laringali e semivocali del semitico, erano sentite dai greci
con le vocali.
Le vocali
Non è corretto affermare che l’abjad poteva notare solo le consonanti. Nelle anche più
antiche iscrizioni aramaiche oggi conosciute esistono quelle chiamate “matres
lectionis”. Ci sono certe lettere che non individuano il valore consonantico, ma la
presenza di una vocale foneticamente simile. L’origine è storica: le consonanti
continuarono ad essere scritte dopo che vennero perse nel linguaggio parlato in
alcune posizioni, e incominciarono ad essere interpretate come condizioni per le vocali
che rimasero. Il processo è stato applicato consistentemente in aramaico. Il mandaico
è così scrupoloso nel suo uso delle vocali da avere pressoché concepito un alfabeto.
L’abjad semitico è diventato un intero alfabeto nelle mani dei grammatici siriaci. Forse
perché erano familiari ai greci, riconobbero che era possibile e utile trascrivere
esplicitamente tutte le vocali. Il largo numero di prestiti greci e iranici nel siriaco
fornirono l’impulso nella formulazione di tale annotazione. Il modello greco però non
venne preso in considerazione per due motivi:
1. il testo della scrittura era sacro, venne trasmesso nelle generazioni successive e
non poteva essere sfigurati dagli elementi inseriti.
2. se un nuovo modo di scrittura siriaca fosse entrato in voga, tutti i vecchi
manoscritti sarebbero stati illeggibili dalle successive generazioni di studenti.
Pertanto, venne trovato un’opzionale trascrizione senza infrangere il testo
consonantico. Ne derivò uno schema di vocali conosciuto come “puntamento vocalico”
Siriaco
I primi manoscritti nell’Estrangelo siriaco impiegano diversi punti diacritici. Un paio di
punti sopra una parola indicano il plurale. Combinazioni di punti divennero in uso
nell’est della Siria per indicare sfumature nelle vocali, con l’intero sistema si sono
distinte 7 vocali nel 9 secolo d.C.
Nell’ovest della Siria le vocali erano specificate con piccole lettere gr5eche piazzate
sopra o sotto le consonanti seguite da vocali.
Ebraico
Per l’ebraico non esiste una sequenza di manoscritti che illustrino lo sviluppo del
puntamento vocalico. Quando l’ebraico divenne una lingua parlata, gli scolari di
diverse parti del mondo ebreo formularono degli schemi per la trascrizione vocalica. Il
puntamento babilonese e palestinese hanno lasciato spazio a quello tiberiano, il cui
stile lo si ritrova tutt’ora nelle edizioni della bibbia e occasionalmente utilizzati per
testi ebraici moderni come poesia o libri di scuola elementare.
Arabo
L’arabo, con il suo intero complemento di matres lectionis e la sua limitata serie di
vocali, stabilì rapidamente una serie di vocali diacritiche. L’intero sistema di scrittura
araba è morfologicamente abbastanza complessa poiché il testo consonantico del
corano venne fissato dai parlanti di un dialetto e le vocali e altri diacritici furono
inserite in base ad un altro dialetto differente.
Abugida
Sparse iscrizioni sabee vennero trovate in Eritrea. Poco prima del 300 d.C. alcuni
missionari riuscirono a convertire il re e il regno di Axum al cristianesimo, e
simultaneamente l’annotazione vocalica apparse nelle iscrizioni che iniziarono con il
regno del re Ezana. Le scritture etiopiche erano pertanto le prime scritture semitiche
che trascrivevano le vocali e lo fa in modo unico all’interno della sfera semitica: esso
uso una tecnica utilizzata in india con cui si prendeva una forma consonantica base
rappresentante la consonante seguita da “a” e si modificava quella forma per
rappresentare la consonante seguita da un’altra vocale. Questa tecnica è stata
introdotta dai cristiani missionari dell’india.
Direzioni della scrittura
Piuttosto prima dello sviluppo cuneiforme, venne stabilita una rotazione di 90 gradi
nella direzione della scrittura, così che gli antichi pittogrammi fossero rivolti verso
l’alto, le linee del testo orizzontali e la lettura da sinistra verso destra.
La scrittura da sinistra verso destra è stata la regola principale durante tutta la storia
dell’abjad. La principale eccezione è data dalle tavole ugaritiche la cui pratica sembra
essere stata ripresa dal cuneiforme mesopotamico. I testi epigrafici sud arabici
tendevano ad essere scritti in bustrofedico con alternate linee che cominciano alle
estremità opposte della superficie.
Il primo scriba che stabilì i principi della scrittura con l’abjad fu probabilmente
mancino. La persistenza della scrittura da destra verso sinistra mostra la forza delle
tradizioni; gli scribi siriaci adottarono l’espediente di girare le pagine di 90 gradi in
senso antiorario per scrivere verso il basso in colonne che vanno da sinistra verso
destra, sempre leggendole orizzontalmente da destra verso sinistra.
Sembra che solo quando una scrittura subisce una catastrofica trasformazione la
tradizione possa essere violata. Ciò è accaduto con il trasferimento dell’abjad ai greci,
e così anche nello sviluppo dell’etiopico abugida.
Divisione di parole e proposizioni
I limiti delle parole erano trattati in 4 differenti modi nella scrittura delle lingue
semitiche:
1. erano ignorati
2. erano indicati da caratteri divisori
3. coincidevano con lo spazio orizzontale nella linea di scrittura
4. era indicati da una forma distinta di lettere alla fine delle parole
Tali testi proto-cananaici erano interpretati generalmente includendo solo le singole
parole, usualmente il nome del possessore.
In ugaritico, un singolo cuneo verticale sta tra le parole. L’iscrizione sul sarcofago di
Ahiram usa brevi caratteri in verticale. La lieve pausa che ha generato sembra indurre
gli scribi a prolungare il tratto finale della parola, risultando una speciale forma finale
delle lettere.
In arabo, la tendenza a prolungare il tratto finale della parola significa che le parole
possono essere distinte senza togliere spazio extra tra di esse. I testi epigrafici sud
arabici generalmente seguono ogni parola da un breve tratto verticale, e il suo
discendente etiopico recentemente ha iniziato ad usare punti verticali.
Descrizione delle lingue semitiche
Logosillabario
La scrittura cuneiforme accadica comprende circa 600 segni che hanno uno o più
letture fonetiche, molti dei quali hanno valore logografico e un certo numero che viene
utilizzato anche come determinativi. Il numero 600 può essere fuorviante: meno di 200
segni sono di comune uso in ogni stadio del linguaggio.
I segni sono identificato in due modi:
1. dalla loro lettura
2. dalla loro designazione
La lettura di un segno in un particolare contesto è data dal corsivo italico. I vari segni
con la stessa pronuncia sono differenziati nella traslitterazione tramite sottoscrizioni