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Quello che è stato trasmesso dall’esilio babilonese in poi sono un gruppo di testi sacri:
la cosa importante era il loro contenuto ideologico. Di conseguenza, non è raro il caso
che una certa forma linguistica sia la conseguenza di una data interpretazione del
testo. Questo è stato l’approccio dei grammatici ebrei del medioevo.
Le frequenti incomprensioni del testo ebraico da parte dei traduttori greci forniscono la
prova della progressiva perdita del possesso della lingua. La lingua ebraica fu espressa
mediante la scrittura fenicia, consonantica e in età ellenistica la scrittura è aramaica.
Nel 2/1 sec. a.C. appare sporadicamente una forma schematizzata dell’antica scrittura
fenicia: poco dopo, questa scrittura fu fatta propria dai samaritani. Gli ebrei ortodossi
sono invece rimasti fedeli alla scrittura aramaica; nel medioevo da questa scrittura è
derivata una variante corsiva.
Yaudico
Tratto dal nome della popolazione, si designa la lingua di tre soli iscrizioni databili al 9
e 8 sec. a.C. provenienti dalla Turchia sud-orientale. Viene spesso considerato come
una forma arcaica e marginale dell’aramaico anche se lo Yaudico presenta alcuni
elementi che divergono da quest’ultimo. Usato insieme al fenicio, fu sostituito
dall’aramaico nella seconda metà dell’8 sec. a.C.
Aramaico
Tra le lingue semitiche l’aramaico è quella che può vantare la più lunga attestazione.
L’aramaico emerge come lingua scritta in Siria e in Mesopotamia intorno al 900 a.C.
delle tribù seminomadi che si sedentizzarono in queste regioni. Qui dettero vita a dei
piccoli stati che ebbero vita autonoma fino alla fine dell’8 sec. la progressiva adozione
dell’aramaico come lingua parlata sia da parte degli Assiri che dei Babilonesi sancì il
trionfo dell’aramaico, che rimase la sola lingua di uso corrente fino all’invasione araba.
Oggi solo alcune comunità cristiane e giudaiche conservano l’uso dell’aramaico.
Difficile è la classificazione cronologica, in quanto è impossibile precisare il momento
che dovrebbe seguire il passaggio da una fase all’altra, dimostrano che le fasi non
esistono. Un’altra grande suddivisione è quella tra aramaico occidentale ed orientale:
- Aramaico antico: insieme di varietà dialettale attestate in diverse località della
Siria e dell’Assiria dall’inizio fino al 700 a.C.
Lingua epigrafica, mostra la sua dipendenza stilistica dal fenicio e dall’assiro. I
primi secoli dell’aramaico d’impero rappresentano una continuazione
dell’aramaico antico.
- Aramaico d’impero: aramaico usato nel periodo dei grandi imperi, da quello
assiro a quello di Alessandro magno. L’emergere di nuove scritture e di
specifiche letterature in aramaico segna la vera fine dell’aramaico d’impero.
L’aramaico d’impero è definito da criteri cronologici più che linguistici. Presenta
anche volte varietà a livello diacronico e geografico; solo la Siria resta priva di
documentazione. Per l’evoluzione della lingua parlata ha avuto il suo peso
l’arrivo di nuove genti semitiche portatrici di un aramaico arabizzato.
L’aramaico d’impero ha natura epigrafica; esisteva però una certa produzione
Racconto
letteraria, la cui testimonianza più notevole ci è data dal e dai
Proverbi di Ahiqar. I capitoli scritti in aramaico del libro biblico di Ezra sono poco
databili dal punto di vista linguistico. Quanto alla natura del testo è
un’imitazione della lingua e dello stile della cancelleria achemenide.
I pochi frammenti originali non sono stati scritti prima del 2 sec. a.C. e riflettono
un aramaico giudaico.
- Nabateo: è un dialetto esclusivamente epigrafico, attestato dal 2 sec. a.C. al 3
sec. a.C. nell’area abitata dai nabatei. Considerato lingua scritta da genti che
parlavano arabo, il nabateo è una lingua parlata da popolazioni arabe ma
linguisticamente aramaiche. Le iscrizioni nabatee incominciarono ad essere
note nel 17 sec. e furono decifrate nel secolo successivo.
- Palmireno: dialetto epigrafico attestato a Palmira dal 1 sec. a.C. al 3 d.C.
Palmirena fu la più antica iscrizione semitica conosciuta in Europa; il palmireno
fu la prima lingua epigrafica ad essere decifrata.
- Hatreo: dialetto epigrafico usato nella città di Hatra dal 1 al 3 sec. d.C.
Sono state rinvenute una quarantina di iscrizioni scoperte ad Assur.
- Aramaico giudaico: unico dialetto in cui si riunisce tutto il gruppo delle varietà
aramaiche usate dagli ebrei dal 2 sec. a.C. all’11 d.C.
La conquista araba fece scomparire in breve tempo l’aramaico giudaico.
Rientrano in questo gruppo dialettale:
1. Aramaico del libro biblico di Daniele
2. Testi letterari da Qumran
3. Iscrizioni palestinesi
4. Letteratura targumica
5. Il talmud palestinese
6. Il talmud babilonese con le varie aggiunte
7. La letteratura midrashica
8. Le coppe magiche mesopotamiche
Elemento comune a tutte le varietà dell’aramaico giudaico è la presenza della
lingua ebraica biblica; questo fenomeno denuncia la natura dell’aramaico
giudaico. Si deve inoltre tenere presente la scarsa differenziazione dell’aramaico
che ne ha impedito il tentativo di definire il confine tra l’aramaico biblico e
quello palestinese. Esiste anche il problema dell’influenza della varietà
babilonese su quella occidentale. La documentazione che ci è giunta con una
veste babilonese; il tentativo di isolare il vero aramaico palestinese può
considerarsi fallito
Samaritano: linguisticamente inseparabile dall’aramaico giudaico, lingua usata
dagli ebrei del nord. I samaritani incominciarono a staccarsi da Gerusalemme
quando ottennero da Alessandro Magno di poter costruire il loro tempio sul
monte Garizim. Il distacco definitivo fu provocato dalla distruzione del tempio
samaritano nel 128 a.C.
Anche i samaritani usavano l’ebraico come lingua liturgica e a volte letteraria;
della lingua parlata non si hanno documenti fino alla Torah.
Il samaritano ha continuato ad essere usato fino all’età moderna per opere di
carattere storiografico. È, inoltre, caratterizzato da una forte presenza di
elementi ebraici. Caratteristica è la scrittura, una variante di quella fenicia
riesumata dai Giudei. La scrittura è attestata dal 1 sec. d.C.
- Aramaico cristiano palestinese: varietà palestinese usata dai cristiani in alcuni
testi del 5 secolo.
- Siriaco: varietà di aramaico della città di Edessa. Documentata dai primi anni
dell’era cristiana, assunse dignità letteraria nella seconda metà del 2 secolo con
opere cristiane e agnostiche. Questa attività letteraria cristiana fece di questo
dialetto un punto di riferimento della letteratura cristiana dalla Siria all’Iran.
L’invasione araba provocò una riduzione dell’uso parlato delle varietà
aramaiche orientali; il siriaco continuò come lingua letteraria.
Presenta tre tipi di scrittura: il più antico, affine alla scrittura palmirena, diede
luogo a due varietà usate dai giacobiti (occidentali) e dai nestoriani (orientali).
Si accompagnano alcune diversità linguistiche come l’aggiunta delle vocali
greche presso i giacobiti, di punti presso i nestoriani.
- Mandaico: nella Mesopotamia e nella parte occidentale dell’Iran erano parlate
varietà aramaiche. Il mandaico ha lasciato documenti epigrafici databili tra il 3 e
il 6 sec. d.C.
- Neo-aramaico occidentale: di questo aramaico parlato nella Siria centrale non si
hanno documenti. A questa mancanza di fonti scritte, positivo è il riscontro della
scoperta di alcune isole arameofone.
- Neo-aramaico orientale (neo-siriaco): numerose varianti dialettali parlate nel
Kurdistan e nell’Arzerbaigian. Non possiede molti scritti, ricevette forti impulsi
per diventare lingua letteraria solo nel secolo scorso. Non costituisce
ovviamente una fase recente del siriaco.
Tra i numerosi dialetti neo-aramaici quelli più importanti sono:
1. Urmia
2. Salamas
3. Van
4. Mossul
5. Zakho
Iscrizione di Deir Alla
Nel 1976 è stata pubblicata un scrizione, scoperta nel 1967 in Giordania. Databile
intorno al 700 a.C. l’iscrizione può essere paragonata allo Yaudico pur rivelando un tipo
linguistico che lo accumuna all’aramaico.
Nordarabico
Tra il 9 e il 7 sec. a.C. sul limite orientale dell’area semitica compare una serie di brevi
documenti epigrafici redatti in scrittura consonantica. Chiamate caldee, queste
iscrizioni costituiscono la più antica manifestazione di un tipo linguistico che si colloca
tra il semitico nordoccidentale e il semitico meridionale. Dal punto di vista linguistico
appare legittimo considerare il nordarabico unitariamente fino a quando la
documentazione non permetterà l’effettiva varietà all’interno di esso. L’autonomia
sembra essere quella delle iscrizioni proto-arabe. Le iscrizioni nordarabiche
incominciarono ad apparire alla fine del 6 sec. tali iscrizioni sono i primi documenti
delle popolazioni semitiche che penetrarono nella penisola araba grazie al cammello.
Furono i carovanieri nordarabici a mettere in contatto diretto la Mesopotamia con lo
Yemen. L’uso dell’articolo prefisso h(n)- rivela un rapporto diretto con il cananaico. Il
fatto di aver ricevuto la scrittura dai proto-arabi mostra i nordarabici in stretti rapporti
con le genti di Mesopotamia.
Le più antiche iscrizioni risalgono agli ultimi decenni del 6 sec. a.C. trovate nell’oasi di
Teim.
Posteriori sono quelle di Dedan dove il nordarabico dura fino al 1 sec. d.C.
Con il nome di thamudene vengono designate brevi iscrizioni diffuse sulla penisola
arabica che si collocano tra il 5 sec. a.C. e il 3/2 sec. a.C.
La poca differenza tra nordarabico e arabo favorì il passaggio dall’una all’altra lingua
in poco tempo, tra il 5 e 6 sec. d.C.
Sudarabico
Si sviluppa nello Yemen e Hadramut. I dati linguistici ci pongono in presenza di una
lingua semitica con molti tratti arcaci e innovazioni tipiche del 2 millennio a.C.
È possibile i ipotizzare che i sudarabici giunsero nell’Arabia meridionale nel 2 millennio
a.C., introducendo l’uso del cammello e promuovendo agricoltura intensiva mediante
la costruzione di dighe e canali. Quanto alle zone di provenienza, è possibile che si
mossero da nord-est. È probabile che la penetrazione semitica sia avvenuta ad ondate
successive: presenza dei Sabei e dei Himyariti. Questa stratificazione cronologica trova
conferma nella lingua: dialetto sabeo è il meno arcaico, lo himyaritico si colloca in una
situazione intermedia tra sudarabico e arabo.
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