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Tratti distintivi
Tutti i fonemi di una lingua sono formati dall'interazione di una serie di opposizioni binarie, termini sia articolari (modo in cui i suoni si formano nell'apparato vocale) e acustici.
7.3.2. La sillaba e l'accento
Sillaba: unità minima del discorso che sia articolabile e pronunciabile isolatamente; è anche la più piccola unità ritmica del discorso. Formata dal nucleo; struttura completa con attacco + rima (nucleo + coda); può essere aperta o chiusa/implicata.
Dittongo: combinazione lineare di due vocali in una sola sillaba; ascendenti (elemento tonico è il secondo, iè/uò/uè) o discendenti (elemento tonico è il primo, ái/éi/ói).
Accento: caratteristica per la quale una sillaba è messa in rilievo ritmico; è un tratto soprasegmentale (non è una caratteristica intrinseca della sillaba o del fonema). Altro tratto soprasegmentale è l'intonazione.
Che permette di distinguere un'affermazione da una domanda. In alcune lingue può avere valore distintivo (es. àncora/ancóra, canto/cantò). Durata o quantità sillabica: sillabe più o meno lunghe; altra caratteristica soprasegmentale.
7.4. Grammatica generativo, tipologia, sociolinguistica
7.4.1. La grammatica generativa
Chomsky → osservazione di partenza: i parlanti sono in grado di produrre e comprendere infinite frasi che non hanno mai incontrato prima e di giudicare se una frase è grammaticale o agrammaticale → possibile perché possiedono una competenza, che è quella del parlare nativo. Il compito della grammatica è di costituire un modello che rappresenti razionalmente il meccanismo della lingua; generativa perché descrizione formale ed esplicita. Primato della sintassi: le regole sintattiche generano la struttura profonda della frase.
7.4.2. La tipologia linguistica
Lingue del mondo classificate in
- Tipi distinti in base al fatto che condividono determinate proprietà. Greenberg fonda la tipologia sull'ordine delle parole: VSO, SVO e SOV.
- La sociolinguistica esamina gli aspetti sociali della lingua, perché la lingua si realizza concretamente nei rapporti sociali. Ferguson → concetto di diglossia (due lingue parlate nella stessa comunità non sono sullo stesso piano: una è la varietà alta, usata in contesti formali, e l'altra è quella bassa, usata in contesti quotidiani) diverso dal bilinguismo (possesso di due o più lingue).
- Variazione linguistica: una lingua varia da un luogo all'altro (variazione diatopica), a seconda dello strato sociale (variazione diastratica), a seconda della situazione comunicativa (formale o informale, variazione diafasica).
- Capitolo 8 - Ieri e oggi: gli strumenti della filologia romanza
- Dizionario di linguistica romanza → contributi di molti specialisti sulla metodologia della
ricercalinguistica romanza, sulla grammatica storico-comparativa, sulle singole lingue romanze (p.v.storico, filologico, grammaticale), sui problemi dei contatti tra le lingue.
Per studiare i testi medievali → dizionari storici (documentano ogni significato con delle attestazioni→ info su cronologia dei significati) ed etimologici (registra di ogni parola l'origine e la storia degliusi e dei significati). Etimo o base etimologica è la parola di una lingua diversa o straniera da cui sifa derivare la parola presa in considerazione.
Dall'Ottocento, la filologia romanza si occupa della sistemazione delle conoscenze acquisite:
- Bibliographie der Troubadours → lista di tutte le composizioni dei trovatori provenzali inordine alfabetico; elencati il primo verso di ogni componimento con l'indicazione delmanoscritto in cui si trovano;
- Friedrich Wilhelm Maus → prima schedatura di tutti gli schemi metrici dei trovatori;schedati in ordine di schema
Il lavoro di costruzione di grandi sistemi di dati è collegato anche all'interpretazione dei singoli testi.
Capitolo 9 - Il dominio romanzo (lingue, dialetti, varietà linguistiche)
1.1. La Romània
Romània: insieme delle aree geografiche e delle culture in cui si parlano le lingue romanze (anche dominio romanzo). Termine formato sul nome di popolo Romani. Le lingue romanze classificate:
- Iberoromanze; Penisola Iberica → portoghese, castigliano, galego e catalano;
- Galloromanze; antica Gallia → francese, francoprovenzale, occitano;
- Italoromanze; italiano e suoi sistemi dialettali e il sardo;
- Retoromanze; romancio, friulano, ladino centrale;
- Balcanoromanze; dalmatico e romeno.
Occitano e dalmatico sono due lingue ponte (una fra iberoromanze e galloromanze, l'altra tra italoromanze e balcanoromanze).
Romània perduta per indicare le aree in cui il
Il latino parlato in epoca imperiale è stato soppiantato da altre lingue:
- Inghilterra (antica provincia della Britannia)
- Parte dell'odierna Germania (province della Germania superior e inferior)
- Area delle antiche province della Pannonia e della Dalmatia
- Fascia mediterranea occidentale dell'Africa (si è insediato l'arabo)
Romània nuova per indicare aree in cui si sono insediate alcune lingue romanze dovuto all'espansione nella seconda metà del '400: America settentrionale (francese in Québec), America latina (spagnolo e portoghese).
1.2. Lingue, dialetti, varietà linguistiche
È una lingua ogni sistema di espressione e di comunicazione fondato sulla facoltà della parola. La distinzione lingua e dialetto riguarda l'uso, la diffusione, il prestigio e il tipo di riconoscimento che le lingue hanno in più rispetto ai dialetti → distinzione sociolinguistica. La lingua è propria
dell'intera società → si usa in ogni tipo di situazione ed è oggetto di insegnamento. Per le lingue medievali, si parla di lingua invece che di dialetto quando c'è un certo grado di standardizzazione.
Il dialetto è di uso locale, non è adottabile per l'uso ufficiale e non si insegna nelle scuole:
- Dialetti primari: hanno una storia indipendente (es. dialetti italiani) → continuazioni dirette del latino e sono diventati dialetti quando si è affermata la lingua italiana nel Cinquecento;
- Dialetti secondari: hanno origine dalla differenziazione interna di una lingua (es. dialetti spagnoli meridionali) → derivano dall'espansione del castigliano dopo la Reconquista.
Un termine neutro è varietà linguistica, senza introdurre connotazioni di prestigio; con parlata si designa una lingua che non ha un'espressione scritta standardizzata: es. parlate francoprovenzali.
Capitolo 10- Il latino
2.1. Latino
latino volgare, pre-romanzo
Nella parte orientale dell'Impero il latino non ha mai prevalso sul greco, ma è stato lingua dell'amministrazione (Corpus iuris civilis dell'imperatore Giustiniano).
Documentazione indiretta del latino parlato: le affermazioni degli autori sulla lingua parlata, le osservazioni dei grammatici, i testi che si avvicinano al parlato. Le forme del parlato si possono ricostruire anche grazie alla comparazione tra le lingue romanze.
Le iscrizioni permettono di individuare una distribuzione regionale di tratti linguistici estranei al latino letterario. Ipotesi di Varvaro → latino sommerso: si tratta di una forma di latino che non appartiene nemmeno alle scritture più vicine del parlato, ma che venne censurato perché espressione di ignoranza.
Latino volgare: è il latino diverso dalla norma colta, parlato però da diversi strati sociali, anche dai più colti, in situazioni informali. Latino parlato tardo si intende il
latino volgare parlato nei secoli più vicini alla formazione delle lingue romanze.
Latino pre-romanzo o protoromanzo: è lo stato del latino da cui hanno origine le lingue romanze, ricostruito a partire dalle stesse lingue romanze con il metodo storico-comparativo.
2.2. Fonti per la conoscenza del latino volgare
Esempi di lingua pratica si hanno nei papiri e negli ostraca (scritture su coccio), per lo più provenienti dall'Egitto e che conservano numerose lettere di soldati.
Iscrizioni raccolte nel Corpus Inscriptionum Latinarum, in cui le più numerose sono quelle scolpite (si tratta di epitaffi, testi onorifici, dediche alle divinità...).
Le iscrizioni sono databili e localizzabili: interessanti sono quelle che riguardano le persone meno colte (es. fenomeno di ipercorrettismo: viene scritto HOCTOBER invece di OCTOBER, si capisce che aggiunge [h] per tradizione ortografica, ma non la pronunciava, né sentiva pronunciarla).
Altra fonte sono...
gli autori stessi: es. le commedie di Plauto, si avvicinano alla lingua parlata (anchese stilizzata) e documentano forme antiche che si sono perse nella lingua classica, ma mantenute inquella popolare; opere tecniche (De Agri Cultura di Catone il Vecchio).Fonti metalinguistiche → annotazioni di grammatici e le osservazioni degli autori sulla lingua (es.Sant'Agostino in De doctrina christiana, afferma che in Africa è auspicabile usare la parola nonclassica OSSUM al posto della corretta ŎS, che poteva essere confusa con ŌS, "bocca", perchégli africani non distinguevano a orecchio le vocali brevi dalle lunghe).
Appendix Probi: elenco di 227 prescrizioni (nella forma x,non y); «SPECULUM non SPECLUM» dimostra il fenomeno della sincope della vocale post-tonica nei proparossitoni.
2.3. Il latino e le lingue precedenti (sostrati)
2.3.1. La questione del sostrato
Lingue di sostrato: lingue alle quali il latino si è sostituito. Nelle aree di
dominio romano, si è avutoun rapporto prima di bilinguismo tra il latino e la lingua del luogo, poi di diglossia, infine la lingua diorigine è stata abbandonata. È certo l'influsso del sostrato nel lessico.
2.3.2. Le lingue di sostrato
2.3.2.1. L'etrusco e le lingue italiche
Etruschi insediati nell'odierna Toscana e nel nord del Lazio. L'etrusco è una lingua non indoeuropea, molti iscrizioni, ma poche bilingue. Ha influenzato la gorgia toscana.
Sabino → lingua del gruppo delle antiche lingue italiche, affine al latino; gruppo italico: osco, dialetti sabellici, umbro (è la lingua più conosciuta e documentata). Sostrato italico ha prodotto le assimilazioni: -MB- > -mm- e -ND- > -nn-.
2.3.2.2. Il greco
Greci in Italia del Sud, Sicilia e colonia di Marsiglia. Il greco si parlava anche a Roma perché era la lingua degli schiavi e dei liberti, ma anche nel mondo dell'artigianato e dei mestieri.
Il latino e il greco
interagiscono da una posizione di prestigio → il lessico intellettuale latino si modella sul greco, le classi colte er