Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 16
Riassunto esame filologia, prof. Decaria, libro consigliato Elementi di critica testuale, Chiesa Pag. 1 Riassunto esame filologia, prof. Decaria, libro consigliato Elementi di critica testuale, Chiesa Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filologia, prof. Decaria, libro consigliato Elementi di critica testuale, Chiesa Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filologia, prof. Decaria, libro consigliato Elementi di critica testuale, Chiesa Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filologia, prof. Decaria, libro consigliato Elementi di critica testuale, Chiesa Pag. 16
1 su 16
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Metodi ricostruttivi non stemmatici

Se stemma ai piani alti non ricostruibile, necessari metodi diversi. Varie proposte, pro o contro ricostruzione del testo. Seconda metà Ottocento metodo stemmatico unico considerato possibile. Prime perplessità dovute a studi sul medioevo, modello meccanico insufficiente. Generale scetticismo. Dibattito ancora vivace.

  • Metodi tassonomici

Prima proposta di un metodo per ricostruzione testuale che partisse da semplice classificazione delle varianti (senza distinguerle tra lezioni originali e innovazioni) avanzata attorno al 1920 da Henri Quentin. Prendeva in considerazione tutte le varianti attestate e raggruppava i testimoni: si otteneva una catena di testimoni con collegamenti, ma non era esplicitata la direzione dei rapporti. Vantaggio si richiedere meno innovazioni (sufficiente trovare quelle che identificano i subarchetipi per trovare il posto degli altri testimoni). Ma metodo impotente per tradizioni contaminate. Inoltre, arbitrio.

  1. filologo non eliminato comeQuentin si proponeva (comunque valutazione delle varianti).
  2. Merito di questa proposta: aver sottolineato che in certi casi può essere sufficiente individuare alcuni snodi fondamentali dello stemma perché l'intera tradizione trovi la propria configurazione in caduta distanze.
  3. Altro metodo: quello delle Si fa un elenco generale delle varianti, tutti i testimoni vengono confrontati a due a due in tutte le possibili combinazioni, si calcola quante volte coincidono o divergono. Se molte volte, allora considerati vicini, se no lontani. No valore genetico in questo calcolo, ma permette di semplificare il lavoro.
  4. Metodo delle aree geografiche di Giorgio Pasquali
  5. Fornisce un criterio non stemmatico per individuare lezioni più antiche (probabilmente originarie) rispetto a lezioni più recenti (non originarie).
  6. Se opposizione tra una lezione attestata in testimoni scritti in aree geografiche periferiche, cioè distanti e non
collegate fra loro, e una lezione nell'area centrale, allora la lezione più antica sarà quella periferica, altrimenti la stessa innovazione avrebbe dovuto prodursi in due aree lontane indipendentemente. Non vale per le innovazioni poligenetiche. Interessante ricostruire gli ambienti in cui son stati prodotti i testimoni, ricostruire legami tra monasteri, reti di scambio spesso tra aree lontane. - Ricostruzione eclettica: Stemma a volte non si riesce a costruire per le troppe varianti che possono risalire all'autore, o per la contaminazione. Se nessun metodo funziona, allora l'editore deve valutare le varianti e decidere su di esse caso per caso. Il valore dei testimoni non determina a priori il valore delle varianti. - Metodi non ricostruttivi: Si è obiettato che la ricostruzione di un'opera sia solo un'ipotesi di testo, e che quindi la ricostruzione peccherebbe di astoricità: produce un testo mai esistito e mai letto. Preferibilesecondo questo pensiero la pubblicazione di un testo appartenente a un singolo manoscritto realmente esistito. ― Metodo del codex optimus Editore fonda l'edizione di un'opera sopra un unico testimone definito a proprio come il migliore. Metodo rilanciato da Bédier negli anni venti del novecento. Comunque obiettivo di pubblicare l'opera in una forma il più possibile vicina all'originale, ma anche storica. Non viene messa in discussione l'importanza della ricostruzione dell'originale. In realtà non è un metodo incompatibile con quello tematico, a volte si può conciliare con una moderata ricostruzione (es codice viene a volte emendato dalle corruttele più palesi del copista). Variante del metodo del testo-base: metodo bédieriano: editore si mantiene fedele al manoscritto prescelto in tutti i casi di variante adiafora, ma accoglie altre forme semigliori (secondo caso in cui viene emendato). N.B. per i testi i

Volgare è necessario definire un manoscritto-base per gli aspetti grafici e fonetici. Ma attenzione: a volte testo "migliore" non è l'originale; se l'intento è quello di restituire l'originale bisogna mantenere determinate lezioni anche se peggiori.― La copia scribale. Difficilmente può chiamarsi critica un'edizione basata su un unico manoscritto copia scribale (= l'edizione di una singola copia scribale). A differenza del metodo del codex optimus, questo metodo non si pone come obiettivo la rappresentazione dell'originale e la scelta del testimone unico si fonda su argomenti diversi da quelli della vicinanza ad esso. Metodo che insiste sul momento della fruizione del testo, fotografata in un istante della storia. I sostenitori di questo metodo preferiscono puntare alla riproduzione degli esiti storici della tradizione evidenziando un momento particolare della ricezione del testo. Quindi qualsiasi manoscritto è considerato valido.

Purché storicamente esistito. Rapporto di quel testo con l’originale considerato secondario. Ma in realtà la storicità del suo impiego non può essere realmente dimostrata: esistono tanti manoscritti scorrettissimi che nessuno ha mai letto. Lavoro del tutto ipotetico anche in questo caso. Dunque, l’edizione di un singolo manoscritto che rappresenti la fotografia puntuale di un testo non può definirsi un’edizione critica mancando qualunque riflessione comparativa. Limiti metodo stemmatico evidenziati per opere del medioevo. Inapplicabili alcune nozioni, es archetipo, oppure errore (meglio innovazione), usus scribendi difficile da applicare… concetti da ridefinire e contestualizzare. Tra tutte, nozione più ambigua quella dell’originale. Per i testi classici era evidente la dicotomia tra originale e copia per il divario temporale. Nozione di autore chiara per il mondo antico; sistema di commercio librario evidenziava la differenza.

Ma nelle epoche più recenti, le varianti d'autore sono frequenti; il testo è un processo, non un dato. La nozione di originale perde dunque di univocità quando sono conservati stati redazionali e compositivi diversi (anche se alcuni sono più importanti di altri, come quelli che hanno raggiunto una loro autonomia per la stampa). Fatti analoghi si presuppone siano accaduti anche nell'antichità. Nel medioevo: cesure meno nette tra autore e copista. L'originale è in movimento. Testi che subirono modifiche anche profonde tra una copiatura e l'altra. Inoltre, anche trasmissione orale. In certi contesti dunque il processo di elaborazione testuale prevale rispetto alla nozione di autore; aspetti come la paternità o proprietà di un testo erano secondari rispetto alla classicità e all'epoca moderna. Estremizzando questo fatto, si potrebbe dire che ogni copia è un nuovo originale nel medioevo, anche se inrealtà non tutte meritano la qualifica di originale (solo quando un redattore ha rielaborato in modo proprio materiali esistenti). La critica costruttiva comunque non cessa di avere valore. Diversi problemi a seconda dei testi. Es medioevo, aumenta la possibilità di varianti adiafore (autore e copisti stessa lingua). Oppure per le opere classiche è difficile avere redazioni multiple, perché mancano autografi. In genere, il metodo stemmatico è meglio applicabile alle tradizioni quiescenti, caratterizzate da scarsa mobilità testuale. Opposto è il caso delle tradizioni attive, per le quali si verifica una diffusa rielaborazione dei copisti. Metodo stemmatico più difficile da applicare. In ogni caso, lo scopo della critica testuale è quello di produrre testi affidabili. 3. Filologia dell'originale Quando ci sono quindi più documenti che possano godere della qualifica di originale, si deve procedere al loro studio. Se ne

occupa la filologia d'autore.

Quando si possiede il manoscritto autografo, questo rappresenta la volontà dell'autore e costituisce l'originale. Problema preliminare: riconoscere l'autografo.

Per i manoscritti moderni è facile, es c'è la firma o si riconosce la scrittura dell'autore. Ma comunque possibilità che si tratti di falsi. Per i manoscritti medievali è più raro avere attestazioni esplicite. Per l'antichità, non abbiamo autografi importanti.

Per gli scrittori medievali spesso non è mai esistito un autografo in senso stretto: poteva capitare che autore dettasse oralmente l'opera a un segretario, o che la componesse su supporti secondari destinati alla distruzione da affidare per la copiatura a uno scriba. Poi l'autore rileggeva e correggeva questa copia scritta dallo scriba, che prende il nome di idiografo. Valore analogo a quello degli autografi perché contengono un

testo autorizzato dall'autore e corrispondente alla sua volontà. Ovviamente possono esserci errori del copista sfuggiti all'autore. Problema della strategia editoriale: autografo va pubblicato tale e quale? Editore si sente in genere obbligato a correggere almeno gli errori evidenti/involontari (lapsus calami o trascorsi di penna). Ma se errori di maggiore entità, difficile sapere come comportarsi. Ci sono editori più conservativi e altri più interventisti. Problema se editore corregge troppo: si sostituisce all'autore.

Caso complesso quando opere incompiute. Autografo sarà pieno di irregolarità e incongruenze perché opera manca di una revisione definitiva. In passato venivano completate da altri prima della pubblicazione, oggi lo si considera troppo arbitrario.

Casi in cui ci sono le varianti d'autore: ognuna rappresenta un momento del processo di creazione dell'opera. Gli interventi dell'autore

dall'una all'altra possono essere di diversa portata, dal semplice ritocco alla riscrittura dell'opera.
  • Primo obiettivo: collocarle nel giusto ordine temporale per far emergere la dinamica del processo compositivo.
  • Ogni volta che l'autore effettua modifiche (=campagna di correzione), cambia la fisionomia dell'opera e ne produce in pratica una diversa. Ognuna meriterebbe di essere esaminata in sé. Le differenze si possono comprendere con una prospettiva comparata, diacronica.
  • Necessità di rappresentare l'opera come un processo: problema da considerare nel momento della resa editoriale. La molteplicità rende difficile la resa di un'edizione unitaria. Bisogna comunque indicare una variante principale.
  • Rispetto al testo scelto come preferenziale, le varianti precedenti sono dette genetiche, quelle successive sono dette evolutive o redazionali.
  • Materiali precedenti difficili da controllare (abbozzi, appunti, ecc.).

promemoria…):materiali prelimi

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
16 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/05 Filologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virginia.vi99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di filologia e critica del testo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Decaria Alessio.