Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
DEL VOLGARE "ILLUSTRE". DISTINZIONI DEGLI "STILI" E DELLE FORME METRICHE; LA CANZONE
Dopo la parte storica, comincia la parte sincronica del discorso, in cui Dante effettua un esame comparativo dei 3 idiomi volgari detti d'oc, d'oïl, e di sì. In particolare, il terzo, a cui viene attribuita una certa superiorità rispetto agli altri, è l'oggetto specifico della trattazione e viene indagato nelle sue molteplici varietà dialettali, varietà in cui Dante cerca di trovare la lingua illustre da preferire nell'uso letterario. Ma, fra tutti i volgari, nessuno di questi è abbastanza all'altezza secondo il poeta, che nella parte costruens dell'opera, usa una metafora per parlare della sua ricerca: egli intraprende altre strade per catturare la pantera (ossia il volgare ideale) inseguita da lui invano in Italia, di cui ovunque sentiva l'odore e ovunque non c'era. Questo volgare ideale, che viene
trattato nel secondo libro incompiuto unitamente alla poesia, è definito: • Illustre--> perché risplende su tutto perché ricco di possibilità espressive e in grado di concedere onore e gloria a chi lo coltiva; • Cardinale--> perché rappresenta il cardine intorno al quale ruotano tutti i volgari municipali; • Aulico--> perché colto e civile e quindi adatto all'aula (reggia); • Curiale--> perché conforme alla curialitas, ossia ad un'equilibrata norma dell'agire praticata solo a corte. Anche se in Italia non c'è concretamente una curia, Dante fa notare, infatti, che tuttavia sono presenti le membra che la costituiscono (poeti, letterati, uomini di cultura), tenute insieme dalla luce divina della ragione: il volgare ideale, dunque, diventa anche elemento di unificazione civile italiana. Il volgare ideale può essere padroneggiato solo dai migliori versificatori e può essereadoperato solo per argomenti nobili ed elevati (le finalità supreme dell'uomo), i cosiddetti 3 magnalia:
- Salus (salvezza), espressa nella poesia politica ed epica (armorum probitas);
- Venus (amore), espressa nella poesia amorosa (amoris accensio);
- Virtus (virtù), espressa nella poesia morale (rectitudo).
Tra le forme metriche più famose, eccellentissima è la canzone di cui è studiato lo stile e il livello linguistico che, in relazione alle diverse forme poetiche, può essere:
- Tragico, il più elevato della canzone a cui si addice il volgare illustre;
- Comico o elegiaco, per cui sarà più adatto il volgare mediocre;
Tra tutti i versi sperimentati, poi, il migliore risulta essere l'endecasillabo per durata ritmica, capacità espressiva e durata ritmica.
Gli ultimi capitoli del libro sono, infine, dedicati alla constructio, cioè all'organizzazione regolata delle parole nella frase.
alla scelta dei vocaboli e agli elementi costitutivi della canzone: stanza, la disposizione e il numero dei versi al suo interno, la disposizione melodica delle rime, ecc. Il discorso si interrompe a questo punto.
IL PRIMO TENTATIVO DI UNA STORIA DELLE LETTERATURE ITALIANA E ROMANZA. ORIGINALITÀ DELLA COSTRUZIONE DANTESCA PUR NEL QUADRO PROBLEMATICO DEI SUOI RAPPORTI CON LE CORRENTI DEL PENSIERO LINGUISTICO CONTEMPORANEO
Con fine didattico, il De Vulgari si amplia affrontando anche temi di filosofia del linguaggio e di storia linguistica, di critica e storia letteraria, rappresentando, in questo modo, il primo tentativo di sistemazione teorica e critica e di storicizzazione di una nuova esperienza culturale.
Oltre alle fonti che sono anche del Convivio, saranno da considerare Cicerone, l'Ars poetica di Orazio e, tra i contemporanei, Guido Faba, Brunetto Latini e vari manuali teorico-pratici di poesia francesi.
E' poi discusso se tra questi ci siano anche i cosiddetti grammatici.
che Dante avrebbe potuto conoscere a Bologna, ma la questione risulta abbastanza delicata perché, se dimostrata questa ipotesi, il trattato sarebbe sottoposto ad una nuova interpretazione.
Certo è che gli studiosi sono concordi nel rilevare l'originalità dell'elaborazione dantesca, il cui procedimento è quello della scienza medievale: ricondurre i dati della storia e dell'esperienza attuale ai principi logici dell'analisi deduttiva, attingendo alle fonti della dottrine biblica, filosofica, grammaticale e retorica, ma rielaborandoli attraverso una visione organica e personale.
Dunque, molto originale è il quadro complessivo dell'opera e il suo intento e altrettanto sorprendente è la serie dei quadri particolari in cui Dante si focalizza su altri problemi storici della sua età: l'instabilità delle lingue nel tempo e nello spazio, l'intuizione di una comune origine dei volgari romanzi.
La classificazione dei dialetti italiani, fino ad arrivare al disegno del quadro critico e storico della produzione poetica della sua realtà storica, italiana e provenzale; altre importanti novità sono la teorizzazione che l'uso del volgare non è più esclusivo della poesia, ma anche della prosa e l'ampliamento del campo operativo della lirica, che al tema dell'amore aggiunge quelli delle armi e delle virtù fino a designarsi egli stesso cantor rectitudinis. Quella di Dante è quindi una visione dinamica dei problemi affrontati, motivo per cui, probabilmente, l'opera fu interrotta: qui, come osserva Contini, Dante pone il problema della promozione aristocratica del volgare. Il superamento di questa consapevolezza già nel progetto della Commedia si pensa possa aver scoraggiato il poeta nel proseguimento del De Vulgari. CAP 10. LA MONARCHIA UN TRATTATO POLITICO IN LATINO. IL PROBLEMA DELLA CRONOLOGIA. LE VICENDEDELLA DIFFUSIONE E DELLA TRADIZIONE DEL TESTO. La Monarchia è un'opera politica di Dante caratterizzata da una struttura unitaria nonostante fosse stata scritta di getto, a causa di eventi storici che sollecitarono Dante ad esprimere il principio della necessità di una Monarchia universale (l'Impero) che fosse indipendente dalla Chiesa. Circa la sua datazione gli studiosi sono molto incerti e diverse sono le ipotesi che si sono affermate: 1. Secondo alcuni il Convivio e il De Vulgari Eloquentia furono interrotti da Dante per dedicarsi alla Monarchia che riprende e sviluppa temi trattati nel quarto e quinto capitolo del Convivio, rappresentando il suo continuo. Dunque, se il Convivio fu scritto tra il 1304 e il 1307, il trattato risale a pochi mesi dopo e prima all'elezione di Arrigo VII; 2. Altri studiosi, invece, attribuiscono la composizione della Monarchia al periodo delle speranze (tramutate poi in delusioni) di Dante in seguito alla discesa di Arrigo in Italia; 3. Altri,infine, fanno risalire l'opera agli anni dell'ascesa di papa Giovanni XXII, che riaffermò il primato della Chiesa sull'Impero; a questo proposito, Dante avrebbe sentito il bisogno di sostenere la sua tesi, opposta a quella del pontefice. Se così fosse, la data di composizione andrebbe fissata al 1317. Anche la Monarchia non ebbe circolazione in vita del poeta, ma ottenne molte attenzioni dopo la sua morte per ragioni legate all'attualità politica: contesa tra il nuovo imperatore Ludovico il Bavaro, incoronato senza il consenso del papa, e Giovanni XXII. Successivamente, tornato Ludovico in Germania, come narra Boccaccio, il cardinale mise al rogo l'opera perché contenente argomenti eretici, ma a lui si oppose il Signore di Ravenna. In questo modo, la Monarchia ebbe una rapida diffusione, non senza velenosi attacchi che la portarono ad essere inserita nell'Indice dei libri proibiti, dal quale fu eliminata da Leone XIII. La condanna ecclesiastica,anche se portò alla distruzione di molte copie del trattato, ne favorì anche la diffusione soprattutto nel '400. Infatti, sono sopravvissuti una ventina di codici. La tradizione fa capo ad un unico archetipo non vicinissimo all'originale, viziato da lacune, errori e fraintendimenti di lettura. A causa della censura, abbiamo molte copie anepigrafe o mimetizzate come testimonia, ad esempio, il codice Bini di Berlino recante il falso titolo Rectorica Dantis. Comunque, la prima edizione a stampa ci fu solo nel 1559 in piena età di Riforma protestante, a Basilea, dove fu pubblicata una traduzione tedesca importantissima, perché princeps di tutte le edizioni successive e fondata su un manoscritto oggi perduto; la prima edizione italiana, invece, vide la luce solo nel 1758. LA NECESSITÀ DELLA MONARCHIA UNIVERSALE L'opera, articolata in 3 libri, divisi rispettivamente in 16, 11 e 15 capitoli, si apre con un capitolo proemiale in cui Dante dichiara laragione per cui l'ha composta: ottenere la gloria dopo aver affrontato una questione così ardua, talmente complicata che egli spera di riuscirci con l'aiuto di Dio. Nel secondo capitolo introduttivo, egli spiega l'oggetto e le linee di svolgimento del suo discorso cominciando dal titolo, che si riferisce specificamente alla Monarchia temporale (cioè l'Impero) come principato al di sopra di tutti gli altri. Nei 3 diversi libri, Dante affronta 3 questioni principali della sua indagine: 4. Se l'Impero sia necessario al benessere del mondo; 5. Se il popolo romano si sia guadagnato giustamente il compito di monarca; 6. Se l'autorità del Monarca dipenda direttamente da Dio o da altri; Il dato di partenza è che la materia del trattato, la politica, è fondamento e principio di ogni retto ordinamento civile e, come tale, appartenente alla sfera delle cose in nostro potere, in cui la conoscenza è finalizzata all'azione: così,Il trattato orienta principalmente all'agire sulla base delle cose apprese. Partendo ora dalla considerazione che, nelle cose operabili, la ragione del loro compiersi stia nel loro stesso fine ultimo, bisogna capire se la Monarchia possa essere giustificata sulla base di un fine ultimo dell'operare umano che è proprio non solo del singolo, ma dell'intera società. Di questa, il fine ultimo è la piena realizzazione della facoltà conoscitiva (perché propria unicamente dell'uomo) e, affinché si pervenga a questa, è necessaria la pace, garantita solamente dall'Impero. Infatti, come di più cose disposte ad uno stesso fine ne occorre una che regoli le altre e l'ordine di ciascuna parte presa singolarmente si conforma all'ordine totale, così tutte le parti devono essere ordinate sotto l'autorità di un unico principe cosicché l'ordine di ciascuna parte si conformerà.
all'ordine totale del genere umano impresso dalla Monarchia. Infine, come il cielo è regolato da un unico moto che è il Primo Mobile e da