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5. ALCUNI ASPETTI DELLA FILOLOGIA DOPO IL RINASCIMENTO

5.1. La controriforma; il tardo Rinascimento in Italia

Le discussioni che vertevano su Cicerone come unico modello di prosa latina non finirono con Erasmo. Alla metà del XVI d.C. sembrava che i pro-ciceroniani fossero in maggioranza. Tuttavia in seguito cambiò il gusto e i letterati si interessarono a Seneca e Tacito, rimanendone influenzato il loro modo di scrivere. Uno dei più illustri esponenti di questa corrente fu Giusto Lipsio (1547 – 1595 d.C.). L'abolizione della libertà intellettuale con il Concilio di Trento (1545 – 1563 d.C.) portò ad un ristagno. I libri di Erasmo furono messi all'indice. Continuava inoltre la disputa tra cattolici e protestanti ancora all'inizio del secolo XVII d.C.: vediamo Casaubon (1559 – 1614 d.C.) dedicare due anni alla confutazione della storia ecclesiastica del cardinal Baronio. Roberto Stefano (1503 – 1559 d.C.) curò la

prima edizione della Storia ecclesiastica di Eusebio e delle storie romane di Dionigi di Alicarnasso e Dione Cassio. Nel 1551 d.C. fece uscire un'edizione della Vulgata, nota per la divisione in versetti e universalmente adottata da allora in poi. Dopo che Roberto dovette lasciare Parigi e trasferì la sua casa editrice a Ginevra, pubblicò presso suo figlio Enrico (W 1598 d.C.) un'edizione di Eschilo, dove per la prima volta veniva dato il testo intero dell'Agamennone. Enrico nel 1572 d.C. completò un lavoro cominciato dal padre, il Thesaurus Linguae Graecae. Tra gli italiani troviamo Francesco Robortello da Udine (1516 – 1567 d.C.) che nel 1577 d.C. scrisse De arte critica sive ratione corrigendi antiquorum libros disputatio che è il primo tentativo di stendere un manuale di critica del testo. Egli stesso afferma di essere il primo a formulare una teoria dell'emendazione. Un suo grande merito è quello di aver tentato.un’esposizione sistematica della via che il critico deve seguire nel suo compito di restituire i testi classici nella loro forma originaria. Anche lo studio sui Padri compì qualche progresso verso la fine del 1500. Nel 1558 d.C. fu creato l’Index librorum prohibitorum. Nel 1587 d.C. Papa Sisto V fondò la tipografia Vaticana e avocò a sé i problemi di critica testuale troppo difficili a risolversi dagli incaricati delle edizioni con le loro sole forze. Nel 1590 d.C. vi fu la pubblicazione, sotto Sisto V, della Vulgata latina, accompagnata da minaccia di scomunica per chiunque osasse cambiarne le lezioni o stampare le varianti dei manoscritti. 5.2. Gli inizi dell’umanesimo e della filologia in Francia In Francia il classicismo rimase di stampo più tradizionale nonostante fosse aperto all’influenza italiana attraverso Avignone (vd. 1309 – 1377 d.C.). Nella seconda metà del Quattrocento comparvero i primi insegnanti in greco e

Fu installata la prima stamperia in Francia. Fece operare la prima editoria in Francia Guglielmo Fichet, il quale nel 1470 d.C. fece impiantare i primi torchi nel Collegio.

Il primo filologo classico francese è Guglielmo Budé (1468 – 1540 d.C.), autodidatta. Nel 1508 d.C. redasse un commento a parte del Digesto nelle sue Adnotationes in XXIV libros Pandectarum. Nel 1515 d.C. fu la volta del De asse, studio sulla monetazione e le misure antiche. I suoi Commentarii Linguae Graecae vennero poi incorporati nel TLG dello Stephanus. Scrisse anche De philologia e De transitu Hellenismi ad Christianismum. Sotto le sue pressioni fu istituito il Collège de France (prima Collège des lecteurs royaux 1530 d.C.) che diede indipendenza allo studio delle lingue classiche. Budé iniziò una corrente nella filologia francese dell’epoca che promuoveva una completa comprensione di tutti gli aspetti della vita antica.

Giulio Cesare Scaligero (1484 – 1558 d.C.)

scrisse due velenose orazioni contro il Ciceronianus (1528 d.C.) di Erasmo. Commentò opere botaniche e zoologiche di Aristotele e Teofrasto. Del 1540 d.C. il Decausis linguae latinae, che punta ad un'analisi scientifica dei principi della lingua latina. Pubblicata postuma nel 1561 d.C. la sua Poetica in cui tentò di formulare una teoria della poesia che fosse applicabile alla letteratura latina. Seguì una serie di filologi che migliorarono il livello medio e la tecnica nelle edizioni dei classici. Il primo fu Adriano Turnebo (1515 – 1565 d.C.) a cui si devono un'edizione del De legibus di Cicerone e gli Adversaria, miscellanea in tre libri di passi tolti da antichi autori, emendati e commentati, criticata da Giuseppe Giusto Scaligero (1540 – 1609 d.C.) come un abortivus foetus. La sua edizione di Sofocle contiene anche l'editio princeps degli scolii di Triclinio, accrescendo il corpus degli scolii allora disponibili. Il suo metodo di

edizione è la normale emendatio ope codicum. Sul versante della filologia latina Denis Lambin o Lambino (1520 – 1572 d.C.) che pubblicò Orazio, Lucrezio e tutto Cicerone. I collezionisti di manoscritti di questo periodo, filologi e editori, diedero un contributo notevole agli studi classici: Pierre Daniel, il quale curò la redazione più lunga di Servio, ancor oggi chiamata Servius Danielis; Pierre Pithou che stampò le edizioni principi del Pervigilium Veneris e delle Favole di Fedro; Jacques Bongars la cui biblioteca comprendeva anche il nostro miglior esemplare di Petronio. Ed è proprio la complicata storia del testo di Petronio nella seconda metà del 1500 d.C. a riassumere l’attività del gruppo di studiosi francesi del momento. La fine del secolo vide due personalità quali Giuseppe Giusto Scaligero (1540 – 1609 d.C.) e Isaac Casaubon (1559 – 1614 d.C.). Allo Scaligero si deve la “scoperta del

latino arcaico” in quanto commentòil De lingua latina di Varrone. Del 1579 d.C. è la sua edizione di Manilio (precedendo quelle di Bentley edi Housman) e del 1606 d.C. il suo Thesaurus temporum in cui ricostruì i sistemi di cronologia in usonell’antichità. Era arrivato alla nozione di archetipo medioevale quando nel 1577 d.C. tentò didimostrare che i mss. di Catullo (84 – 54 a.C.) erano derivati da un padre comune.Casaubon, genero di Enrico Stefano, nacque a Ginevra da genitori protestanti esuli. Trovò pace come87naturalizzato inglese nell’abbazia di Westminster. Lavorò su Diogene Laerzio, Strabone e Ateneo . Del1600 d.C. le sue Animadversiones in Athenaei Deipnosophistas, che formarono l’ossatura delcommento del 1801 d.C. di Schweighäuser. Nel 1599 d.C. curò la seconda edizione dei Caratteri diTeofrasto, aggiungendo cinque nuovi a quelli già noti.

5.3. I Paesi Bassi nel Cinque e nel

Seicento

Il massimo contributo della scuola olandese agli studi classici fu quello di lanciare e consolidare la frammentologia. La diffusione dell'istruzione di base è dovuta gran parte ai Fratelli della Vita Comune, comunità fondata a Deventer alla metà del 1300 da Geert Groote. Nel 1425 d.C. fu fondata l'Università di Lovanio mentre il Collegium Trilingue per lo studio di greco, latino ed ebraico nel 1517 d.C. Nei Paesi Bassi settentrionali nel 1575 d.C. fu fondata l'Università di Leida. A nord prevalenza di protestanti, al sud i cattolici. Intorno al 1475 d.C. Giovanni di Westfalia pubblicò i principali autori classici e suo successore fu Thierry Martens, il quale stampò i primi testi greci che abbiano visto la luce in questa parte d'Europa. Nel tardo Cinquecento e nel Seicento Plantin tenne campo nel sud e Elzevier nel nord. Alla morte di Plantin (1589 d.C.) l'impresa passò al genero Moerentorf (Moretus).

e tre secoli dopo si trasformò nel Museo Plantin-Moretus. Wilhelm Canter (1542 – 1575 d.C.) è noto per le sue edizioni dei tre tragediografi e curò l'editio princeps delle Eclogae di Stobeo. Scrisse un breve manuale di critica del testo, Syntagma de ratione emendandi scriptores graecos, che è una classificazione sistematica di diversi tipi di errori in testi greci, raccolti in categorie. Franz Modius (1556 – 1597 d.C.) sostenne che la congettura da sola è inutile e pericolosa e la recensione è l'indispensabile fase preliminare nel lavoro di85 La sua edizione tenne campo fino a quella del 1850 d.C. di Lachmann.86 Succedette a Lipsio nel 1593 d.C. sulla cattedra leidense, tenendola fino al 1609 d.C., anno della sua morte.87 La sua edizione di Ateneo è del 1597 d.C., ricca in apparato sugli apografi e corredata della traduzione latina del testo di Daléchamp del 1583 d.C. 30edizione. Il più grande filologo

Il classico che apparve nei Paesi Bassi nel XVI d.C. fu Giusto Lipsio (1547 -1606), il quale insegnò a Leida, a Lovanio e al Collegium Trilingue. Ebbe un'assoluta conoscenza dell'istoria e dell'antichità di Roma. Lavorò su Plauto, Properzio e sulle Tragoediae di Seneca ma il suo contributo più importante fu rivolto ai prosatori d'età imperiale: Tacito e Seneca. Sviluppò egli stesso uno stile spezzato che influenzò gli scrittori contemporanei tanto in latino che in vernacolo. Studiò a fondo lo stoicismo: la prima esposizione completa dello stoicismo è data nella Manuductio ad Stoicam philosophiam e nella Physiologia Stoicorum (1604) mentre il suo De constantia deve molto a Seneca. I Paesi Bassi nel Seicento, come pure l'Inghilterra, non furono toccati dalla decadenza generale nell'ivello della filologia classica. Mantennero la loro tradizione fin nel Settecento quando l'influenza del Bentley (1662 -

1742 d.C.) operante tramite Hemsterhuys (1685 – 1766 d.C.) contribuì alla ripresa deglistudi greci. La scuola hemsterhusiana si occupò di edizioni di lessici, apparati di scolii, dizionarietimologici, grammatiche e studi di ortografia. Hemsterhuys pubblicò l’Onomastico di Polluce (II d.C.), ilPluto di Aristofane e i Dialoghi scelti di Luciano. Claude de Saumaise o Salmasius (1588 – 1653 d.C.)occupò la cattedra leidense lasciata dallo Scaligero nell’anno della sua morte (1609 d.C.) e rimastavacante dal 1609 al 1631 d.C. Egli fu lo scopritore dell’Anthologia Palatina ad Heidelberg nel 1606 d.C. G.J. Voss (1577 – 1649 d.C.) trattò una vasta gamma di argomenti in modo sistematico e enciclopedico. Siricordino Poeticarum institutionum libri tres, Aristarchus e De vitiis sermonis et glossematis latino-barbaris, De historicis graecis e De historicis latinis, infine il De theologia gentili, uno dei primi libri

sullamitologia classica. Daniel Heinsius (1580 – 1655 d.C.), protetto dello Scaligero figlio, pubblicò un'edizione della Poetica di Aristotele e un opuscoletto De tragoediae constitutione. Della seconda metà del XVII d.C. J. F. Gronovius (1611 – 1671 d.C.)
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/05 Filologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francege di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia classica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Condello Federico.