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La società e lo stato: classi e trasformazioni sociali
La tradizione antica conosceva l'articolazione delle classi sociali. Comprendere la storia etrusca significa esaminare le fonti romane che ci parlano di uno strato dominante della società etrusca definito come "principes", "sublime viri", "nobiles", "domini", mentre le fonti greche parlano di "despotoi" (padroni), "dynatotatoi" (i più potenti), "kyrioi" (signori), "archontes" (quelli in possesso del potere). Si comprende che le fonti greche mettono in risalto le caratteristiche di dominio, mentre quelle latine le caratteristiche di primato e nobiltà.
Più limitate sono invece le informazioni sulle classi subalterne. Le fonti greche parlano di "penestai" (poveri), "oiketai" (domestici) e "therapontes" (servitori), mentre quelle latine fanno differenza, attribuendo a questa classe una collocazione "libera", definendola quindi "multitudo", "plebs", o "servi".
Inoltre, l'uso del termine "penestai" era in voga anche nella Tessaglia e...
Dionisio di Alicarnasso li mette ad un gradino più alto rispetto ai clientes romani che definisce con il termine pelatai (coloro i quali seguono il patrono). Queste fonti, dunque, ci confermano una classe sociale etrusca di tipo non schiavistico, ma come una oligarchia dominante composta da poche ricche famiglie che possono ricoprire anche cariche politiche, possono avere terre e beni, ma non possono prendere le armi e sono escluse dal commercio e dal connubio con le classi agiate e dalle cariche pubbliche. Allusione all' "ozio" ed al "lusso" degli Etruschi. Altre fonti classiche fanno indicandola natura agiata delle classi dominanti ed il consumo di lusso come strumento di affermazione e di prestigio. Il diritto al possesso da parte dei servi ci viene confermato anche dalla Profezia di Vegoia tramandataci in traduzione latina nel Corpus dei Gromatici. In essa si parla dell'immutabilità dei "termini", cioè i ceppi di confine.posti a delimitazione delle proprietà terriere. Il testo dice che, nel caso di spostamento di detti ceppi, se lo fanno iservi, che possono avere il possesso e parte della rendita della terra, la conseguenza è il peggioramento del loro status. Se questa frode viene invece fatta con il consenso con l'estinzione padronale, la maledizione colpirà direttamente i domini del casato. Ma se questi testi ci hanno trasmesso una società etrusca divisa in domini e servi, successive testimonianze archeologiche ed anche un testo del I sec a.C. di Posidonio di Apamea, ci presentano una Etruria dove vivono anche i liberi, dimostrando così che la struttura sociale etrusca è andata mutando nel tempo.
La formazione e l'apogeo dei "principes"
Le necropoli del IX sec. a.C. ci presentano sepolture con pochi oggetti di corredo, che dimostrano la sola differenza di sesso (per i maschi simboli di guerra e per le donne simboli della filatura della lana),
senza far emergere la diversità di ricchezza o dicondizione sociale. Pertanto, per meglio capire la situazione, è necessario conoscere le condizioni complessive della società etrusca che, nella forma più arcaica, si presenta come organizzata per nuclei familiari attivi in piccole porzioni di territorio. Le attività produttive, invece, vengono gestite su basi parentelari, creando così nuclei familiari allargati ubicati in heredium (porzioni di terreno in proprietà privata) e guidati da un pater familias. Quindi nella fase arcaica non troviamo dislivelli sociali. Tuttavia, la proprietà privata della terra come mezzo di produzione, la differenza di produttività dei suoli, l'accumulo diverso a seconda della grandezza dei nuclei familiari, il grado di cooperazione interfamiliare, rappresentano le premesse per un successivo sviluppo sociale. Infatti, già nella prima metà dell'VIII sec. a.C., le tombecontengono cambiamento. Materiali che rendono visibili i segni di un dislivello sociale, mentre i territori si distinguono in aree più sviluppate (quelle meridionali e costiere) ed aree meno sviluppate (quelle settentrionali ed interne). Alla metà del VII sec. a.C. l'Etruria vede la presenza di società di principes, potentissime e ricche famiglie aristocratiche che si manifestano anche nelle loro tombe che presentano una natura gentilizia nella struttura. Il potere aristocratico è espresso anche dalle grandi abitazioni. La ricerca archeologica ci evidenzia nel VI sec. a.C. abitazioni a pianta rettangolare, con o senza partizioni interne, coperte da tetti e terrecotte dipinte. Successivamente viene ampliata la zona centrale dedicata ai banchetti ed aggiunti spazi colonnati per lo svolgimento di attività pubbliche: giochi, danze, raduni, manifestazioni sacrali (esempio è il palazzo di Murlo - Siena). Gli edifici di epoca più tarda non contengono cambiamento.Ospiteranno più il luogo di culto, posto ora all'esterno del complesso. Ne è un esempio il santuario di Montetosto presso Cerveteri che non si identifica più come una residenza gentilizia, ma come un luogo di culto. Assistiamo quindi ad uno sviluppo della residenza aristocratica. Ne è un esempio il cosiddetto Fabbricato F di Acquarossa che nel 530 a.C. propone un cortile centrale con attorno al quale si dispongono ambienti per l'abitazione, il culto e i magazzini.
Oligarchie e ceti intermedi tra il V e il IV sec. a.C. Le città etrusche crescevano grazie alla presenza di stranieri provenienti sia dalle aree limitrofe (sabini, latini, umbri) che dalla Grecia. Ciò è testimoniato anche dalle necropoli orvietane dove si trova una elevata percentuale di nomi gentilizi di origine non etrusca. Ma nel VI sec. a.C. assistiamo alla distruzione delle residenze principesche isolate o dei piccoli abitati sparsi, alla creazione di portici.
importanti metropoli ed alla nascita di strutture oligarchiche che dettano le nuove leggi per il futuro della società. Abbiamo così un paese dominato da gruppi sociali assai ristretti, interessati in primoluogo alle colture agricole, evidenziando un dominio oligarchico incontrastato, che porterà ad un diverso rapporto tra città e campagna.
Città come Tarquinia, Vulci, Caere, organizzano una vasta rete di abitati nei loro territori con ampie necropoli e strutture difensive. Questa "colonizzazione interna" attesta la fine del controllo oligarchico sulle vaste estensioni di terra pubblica, portando allo sviluppo della grande edilizia pubblica e delle produzioni artigianali di massa.
Questi cambiamenti sono evidenti sul piano archeologico grazie anche ai grandi ipogei dipinti di Tarquinia, Caere e Orvieto.
Conquista romana e tramonto degli ordinamenti sociali etruschi. Tra il 282 e il 273 a.C., Roma sconfigge le ultime resistenze etrusche sottomettendo le popolazioni.
ma tenendo in piedi le aristocrazie cittadine. In alcune città meridionali come Caere, Tarquinia e Vulci, ci fu la confisca di metà del territorio appartenente ai ceti medi, i cui rappresentanti furono così costretti ad emigrare, trovando nel mercenariato punico ed ellenistico un punto di riferimento. Nelle città del settentrione (Chiusi, Perugia, Arezzo, Cortona, Fiesole) si assiste invece ad un rinsaldamento della struttura sociale che soddisfa la stessa Roma la quale, dell'ordine sociale costituito, in attraverso i foedera (trattati imposti) si fa garante cambio dell'incondizionata solidarietà delle oligarchie locali alla politica romana. Significativo è il caso di Volsinii dove la capitolazione a Roma nel 280 ha anche accelerato il processo di "liberazione" degli antichi servi dai domini. Così facendo, i servi avrebbero innanzitutto conquistato il diritto a far parte dell'esercito, poi l'amministrazione.della città (probabilmente l'esercito di oikesis, di magistrature plebee minori), quindi il diritto a sposare le donne delle famiglie aristocratiche e infine l'accesso alle magistrature e al senato. Le trasformazioni sociali etrusche cedono all'invasione di Annibale fino a giungere alla guerra civile domata dal pretore Acilio Glabrione nel 196 a.C. ed alla protesta dei Baccanali scoppiata in Etruria nel 186 a.C. e repressa nel sangue dai romani. Queste due rivolte rivelano il profondo disagio sociale del paese che porteranno pian piano all'incorporamento del paese nello stato romano attraverso la concessione della cittadinanza agli Italici nell'89 a.C., portando così l'Etruria a diventare una regione sostanzialmente omogenea con il resto della Penisola. Il sud, ormai spopolato, conserva i resti delle antiche aristocrazie del IV sec. a.C. e presenta larghe frange di schiavi addetti alla produzione primaria; il nord, liberato dalle forme didipendenza della servitus, vedeva la presenza diffusa di gruppi di piccoli emedi proprietari terrieri assieme alle antiche famiglie di nobiles, che dovevano semprepiù appoggiare la propria fortuna alla produzione schiavistica.Ci penserà Silla a correggere questa anomalia del settentrione etrusco ed omologarecosì l’intera Etruria al resto della penisola, mentre quello che restava dei nobiles senteràa far parte del senato della Roma augustea.
DIRITTO ED AMMINISTRAZIONE DELLO STATO
Lo spazio e l’organizzazione politico-territoriale
Le trasformazioni sociali etrusche si basano sul rapporto Etruria-Roma che, basato suaffinità di situazioni strutturali, manca per il resto del mondo italico. Infatti, in Etruriail sistema aggregativo per nuclei urbani ha come centro direzionale la città, mentrequello delle restanti popolazioni italiche trova come polo di riferimento il santuario.13In Etruria la città nasce in due modi:
nell'età più antica è un insieme di villaggi, mentre a partire dal VI sec. a.C. la città è una scelta politica ben precisa basata su funzioni specifiche ("porto-emporio" come Pyrgi, "città-carovaniera" come Marzabotto). Sulla divisione e limitazione degli spazi etruschi abbiamo già parlato della Profezia di Vegoia che ci presenta i segni concreti dei cippi di confine che stabiliscono i limiti sacri ed inviolabili. Dalla letteratura etrusca si ricava la dottrina relativa alla fondazione delle città. Varrone ci riferisce che venivano tracciato con l'aratro limiti dello spazio urbano, segnalato anche dai cippi del pomerio. Secondo la tradizione, la stessa Roma venne fondata sulla base di questo rito etrusco. Per gli Etruschi quindi parliamo di comunità-stato (civitas) e la sede fisica costruita mentre per le altre genti d'Italia secondo regole (urbs) dove abitavano i cittadini (cives), ci sibasava sulla coppia “arce” (rocca) e “comunità