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La compatibilità culturale: un primo nodo
Il nodo spinoso della compatibilità culturale sorge quando i gruppi etnici stranieri chiedono
di essere riconosciuti coma tali, diventando cittadini di paesi in cui ormai risiedono da anni, e
di ottenere il riconoscimento delle loro culture. Dall’altra parte, per proteggere il proprio
particolarismo, impedire miscele culturali che possano intaccare l’integrità del paese. Anche li
dove le barriere legali sono cadute, dove i diritti sono stati estesi e si sono avute politiche
d’integrazione, restano comunque intatte le barriere culturali e le forme di discriminazione per
le quali la politica può far ben poco.
Contenuti teorici e risposte pragmatiche a confronto
Una società è multiculturale quando in essa esistono più comunità di tipo etnico - razziale, con
le loro specificità culturali. Ma le politiche di assimilazione, predilette dai paesi accoglienti,
vogliono che gli immigrati non diventino cittadini, nel senso di una loro compartecipazione
alla cultura dominante; pertanto, come afferma Turnaturi , occorre mettersi dal punto di vista
del rispetto della persona e non solo del cittadino.
Includere e assimilare
Nello scenario culturale si sono accentuati due particolari processi. Quello di Etnicizzazione,
secondo cui l’altro è incapace di farsi oggetto a causa delle abitudini o di costumi semi barbari
che continuano a mantere anche nella nuova società; l’altro processo è quello della
deculturazione che si determina nel momento in cui alcune etnie tendono a diventare una
copia mal riuscita del modello che hanno inseguito per avere un destino migliore. Secondo
questi due processi, alcune etnie rispetto a quelle più integraliste, sono considerate più docili
in quanto i loro membri sono più disponibili ad assorbire i modelli occidentali. La
deculturazione presenta effetti dirompenti, poiché tende a manovrare l’integrità di una
persona, che avverte dentro di sé una sorta di tradimento nei confronti della cultura del proprio
gruppo familiare.
Modernità e cittadinanza
Lo “sciovinismo della prospettiva”indica la chiusura del proprio territorio e una scarsa
solidarietà nei confronti degli altri. La modernità non costituisce una frontiera , ma un modo
per avvicinare le altre culture. La nostra cultura non è in grado di andare oltre il particolarismo
totalitario, perché per fare ciò è necessario ascoltare le altre culture, cercando di capire le
differenze interne. Rispettare le culture non significa preoccuparsi della loro sopravvivenza,
ma promuovere condizioni favorevoli per la socializzazione degli individui, per la formazione
e la realizzazione del soggetto personale.
L’articolazione dell’includere differenziando
Il problema dell’integrazione non riguarda chi deve esserci e chi no, ma di come le persone
possono interagire nel pieno rispetto della propria libertà e della propria dignità in culture
differenti. La persona può decidere di mantenere la propria tradizione, e questo passaggio
consente la formazione di una “identità individualizzata”. Bisogna incoraggiare la formazione
di questa identità affinchè dentro ogni cultura ciascuno possa scegliere come collocarsi e come
rapportarsi come individuo rispetto alla propria comunità e rispetto agli altri.
L’intercultura:questioni metodologiche e fondamenti educativi
Pinto Minerva ritiene fondamentale il passaggio da un pensiero unico e rigico, incapace di
riconoscere l’altro, a un pensiero interculturale che sia plurale. L’educazione interculturale è
l’occasione per sperimentare l’intero processo educativo in termini di convivenza
democratica. Il principio educativo è quello di trasformare la personalità dei soggetti,
consentendo uno sviluppo dell’autorealizzazione.
Dispute cruciali e contenuti interculturali
Le determinati esterne dell’intercultura possono implicare orientamenti parziali:
il primo è che essa si ispiri alla visione romantica delle culture diverse, al fascino
-
che proviene da un’origine lontana, enfatizzando quindi le tante diversità.
il secondo è che l’intercultura si traduca in una pedagogia per immigrati,
-
nonostante ciò i gruppi autoctoni continueranno a percepire gli altri come una minoranza che a
lungo andare daranno vita a continui conflitti.
il terzo è che il dispositivo del conflitto possa essere utilizzato per evidenziare il
-
prodursi di grandi problemi che le culture straniere determinano alle società ospitanti.
Nell’insegnamento scolastico, accoglienza e integrazione comportano la scelta di strumenti
metodologici che sappiano affrontare le problematiche educative della diversità culturale.
IL discorso interculturale come epistemologia
L’intercultura propone nella dimensione educativa un principio di cittadinanza da articolarsi
nelle proposte formative che essa promuove. I nuovi alunni vengono ancora considerati e
definiti secondo l’etnia di origine, la regione di provenienza e la religione professata. Questa
identificazione, incentrata sull’origine, comporta un primo atto discriminatorio su implicite
nozioni che siano di arretratezza o che annunciano qualcosa di irrispettoso nei confronti di
nostri sentimenti religiosi. L’intercultura deve promuovere i principi della democrazia e della
giustizia sociale. Blum sostiene che il multiculturalismo deve essere una filosofia della
formazione, in cui gli obiettivi dell’apprendimento sono importanti, ma è il riconoscimento
dell’individualità a dover far parte di questa filosofia.
Criteri per fondare la cittadinanza multiculturale
Un primo criterio da osservare nell’educazione interculturale è trasformare la sfida del
multiculturalismo in uguaglianza delle opportunità di apprendimento che stanno alla base per
cambiare molti comportamenti nei gruppi. Un secondo criterio riguarda l’integrazione,
indispensabile per una società multiculturale. Un terzo criterio riguarda le trasformazioni delle
culture originarie in funzione dell’organizzarsi di quella forma mentis necessaria
all’integrazione nella società. Il pensiero interculturale che prelude alla cittadinanza
multiculturale dovrà prodursi attraverso i seguenti orientamenti:
- l’azione di riconoscimento non va fatta sulla diversità, ma seguendo l’approccio
filosofico multiculturale,
- il rapporto con la cultura d’origine non deve essere concepito come una struttura
ermetica,
- educare all’intercultura significa educare allo spirito della società multiculturale,
ossia alla futura cittadinanza e al futuro della cittadinanza stessa.
CAPITOLO 3
Le miscele internazionali nell’orientamento interculturale
L’integrazione multiculturale, lascia costantemente insoluto un aspetto importante, ossia le
modalità con cui i nuovi arrivati dovrebbero provvedere a crearsi una loro soggettività
incentrandola sulla cultura d’origine. Quando questi aspetti popolari entrano nel mondo
moderno, osserva l’etnologo Clifford, le loro storie si dissolvono velocemente. Vengono
trascinati dal dominio occidentale; per tale motivo questi popoli non inventano più futuri
locali. L’alunno straniero , pertanto, non potrà mai riprodurre il mondo cultural del padre e, nel
contatto con la nuova realtà, non soltanto si è trasformato, ma la sua autenticità culturale è
ormai perduta. È necessario, quindi, che di fronte ad alunni con origini e culture diverse, si
deve fare in modo che le loro identità non subiscano delle trasformazioni, tramite i sistemi
assimilatori dei paesi occidentali, imponendo loro di rinunciare alle loro origini in maniera
autoritaria.
L’identità, il frutto impuro nella storia attuale
Clifford sostiene che l’identità in senso etnografico non può che essere mista, relazionale e
inventiva.Il luogo originario non è più esclusivo nel processo di costruzione dell’identità; anzi
nel’interdipendenza e nel continuo mescolamento di culture, i “frutti puri” si stanno
arrendendo alla promiscuità e all’insignificanza. L’identità è dunque un ibrido, un frutto
impuro, un innesto di diverse storie individuali, il risultato dei frequenti contatti interculturali.
Si considera un aspetto principale che risulta un buon argomento per riconsiderare il
problema della diversità culturale nelle scuole e nelle altre istituzioni; tale aspetto riguarda il
curriculum, che dovrebbe prospettarsi con una diversa filosofia dell’educare e dell’accogliere.
Si individuano tre tipologie per un curricolo di educazione interculturale:
la soluzione estemporanea:si tratta di concentrare attività interculturali,
A.
coinvolgendo il maggior numero di classi disponibili intorno a tematiche che chiamano in
causa altre discipline.
La soluzione specifica consiste nell’aggiungere una materia particolare come ad
B.
esempio “lingua e cultura d’origine”, tale a consentire agli uni il mantenimento del
legame con la propria cultura e agli altri un bagaglio culturale utile a capire le differenze.
la soluzione delle materie ospitanti comporta l’individuazione di contenuti mirati
C.
da inserire in discipline già presenti, in modo da rivitalizzare il rapporto con l’educazione
interculturale.
Multipolarità integrabile
Accogliere significa: valorizzare la diversità e le culture identitarie, attuare pratiche di ascolto,
attivare percorsi didattici multiculturali (alfabetizzazione, insegnamento della lingua),
sviluppare giochi di animazione e di simulazione, con l’impiego di elaboratori didattici ed
educativi, seguire obiettivi socio-pedagogici, il cui valore educativo viene incentrato sul
rispetto, tolleranza, reciprocità e solidarietà. Le attività informative si incentrano su tre poli,
articolati su tra assi teorici e metodologici:
multiculturalità:incentrata sul riconoscimento della diversità in classe. Il principio didattico
principale è lavorare secondo una prospettiva comparativa che valorizzi le diverse culture
individuandone elementi comuni e dissonanze.
Interculturalità:incentrata sulle pratiche didattiche, le attività scolastiche. Il principio didattico
è fare relazionare i vari gruppi, facilitare le transizioni e le relazioni intergruppali.
Transculturalità:il principio didattico generale è fondato sulla logica dell’integrazione,
cercando di orientare verso la buona integrazione, dando origine a cultura nascenti e
innovative..
Autodefinirsi con l’intercultura
Le qualità per dotarsi