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I CANTI

A Montemarano, accanto alla forma di musica per danza (quindi

strumentale con la sua tarantella), si possono ascoltare diversi

generi vocali, ad attestare una forte presenza del canto nella

comunità montemaranese.

In effetti, anche nella stessa tarantella il canto svolge un ruolo

importante ed è frequentemente usato assieme al clarinetto, ma

emerge un canto che va al di là della sola tarantella, e che

scandisce i momenti importanti del lavoro contadino e della vita

cerimoniale e politica del paese.

I canti rilevati a Montemarano – ma estesi anche all’intera area

campana – sono: tarantelle, ninna-nanne, canti d’amore e “a

dispetto”, serenate, matinate, canti eseguiti durante il lavoro e

nelle processioni religiose.

Al contrario della tarantella che oggi conosce una diffusione più

ampia di quella di un tempo, molti di questi canti sono scomparsi

dall’uso.

Nel caso dei repertori vocali, è stato necessario un paziente lavoro

di ricerca e di recupero della memoria per testi e musiche usati

ancora fino ai primi decenni del dopoguerra, ma poi rapidamente

scomparsi dall’uso delle nuove generazioni.

A partire dagli anni 1999-2000, sono state condotte ricerche e

pubblicate alcune registrazioni sulla musica vocale in Irpinia:

la raccolta di tre CD sulle musiche e i canti popolari dell’Irpinia,

curata da Giuseppe Michele Gala che ha fornito una prima

documentazione sonora antologica dei repertori vocali dell’area

irpina.

Tuttavia, è Luigi D’Agnese a cui si deve una campagna di ricerca

più sistematica e prolungata nel tempo, rivolta in particolar modo

ai locali canti di tradizione orale.

Nella sua ricerca, D’Agnese ha ritrovato anziani che ancora

ricordano i repertori vocali contadini e li hanno cantati dinanzi a

un registratore, fornendo una preziosa testimonianza di pratiche

vocali che, per la grandissima parte, non vengono più eseguite nel

loro contesto d’uso, oppure si sono trasformate profondamente.

E ancora, rispetto ai primi anni 2000, il contesto è ancora mutato

nell’ultimo decennio dato che i cantori, sempre più anziani,

eseguono sempre meno questi canti nei contesti cerimoniali e

festivi, senza che nessuno più giovane di loro li sostituisca.

Dalle registrazioni emerge un vasto repertorio di canti eseguiti

nelle principali occasioni di vita comunitaria e sociale, ma anche

in momenti più privati e domestici.

Sono canti associati a situazioni e contesti tipici di una civiltà

contadina che sono andati scomparendo assieme alla scomparsa

delle condizioni di vita e di lavoro nelle quali erano

tradizionalmente eseguiti.

Una forma particolare emersa da queste ricerche è l’uso politico

del canto “a dispetto” , adattato alla competizione partitica, di cui

si faceva uso a Montemarano.

Vi sono inoltre diversi canti eseguiti durante il lavoro e più esempi

di tarantelle cantate con diversi testi e differenti melodie.

Le modalità esecutive sono generalmente quelle del canto

contadino, con voce tesa, nel registro acuto, con intonazioni non

temperate, libertà ritmica, abbondanza di fioriture melodiche e

testi in dialetto.

Vi sono canti a voce sola e altri accompagnati da strumenti,

numerosi canti polivocali influenzati dal canto popolaresco urbano

che fa uso di armonia tonale e spesso della lingua italiana o di un

dialetto italianizzato.

Dal punto di vista metrico, è presente una varietà di forme spesso

non riconducibili ai modelli più riconosciuti nella letteratura sul

canto popolare. Si possono riscontrare diverse forme strofiche in

distici, tetrastici, esastici spesso con rime ed assonanze, ma non è

agevole individuare una forma comune e prevalente.

Sono comunque riconoscibili modelli vicini alle forme ritenute più

diffuse in area italiana e in particolare, centro-meridionale, quali i

canti lirici-monostrofici.

La tarantella cantata

Vi è un repertorio di tarantelle “tradizionali” nel senso che vi è un

certo numero di melodie (e di testi) che risalgono a decine di anni

fa e sono conosciuti e suonati da tutti.

Vi sono poi melodie più recenti, che vengono create da alcuni dei

musicisti ogni anno ed eseguite in un determinato Carnevale,

alcune delle quali, particolarmente gradite dai danzatori e dal

pubblico, rimangono nell’uso degli anni successivi.

Anche nell’esecuzione dei testi verbali permane un ampio margine

di improvvisazione.

Così come alla musica si può aggiungere sempre qualche

elemento di novità, lo stesso avviene per i testi delle tarantelle

cantate, nei quali vi è ricorrenza di una serie di motivi testuali,

spesso legati a storie e vicende dei Carnevali passati, che ciascun

cantore ricombina in maniere diverse in un caleidoscopio che è

anche testuale.

Nella grande varietà di testi, un ruolo importante rivestono i testi

-

carnacialeschi nei quali elementi licenziosi e satirici sono spesso

presenti.

Gli aspetti licenziosi sembrano oggi meno presenti e certamente

meno enfatizzati nei versi cantati durante la mascherata.

In questo genere di testi sono presenti riferimenti espliciti o più

-

spesso allusioni di tipo sessuale.

Oltre ai temi caratteristici di canti carnevaleschi in genere, vi sono

-

nei testi della tarantella cantata, anche altri argomenti ricorrenti,

che sono più specifici del contesto montemaranese, come quello

particolarmente sentito della rivalità tra diversi gruppi di maschere

(e suonatori).

Un altro dei motivi testuali ricorrenti è il riferimento al mitico

-

fondatore della moderna tarantella, Domenico Ambrosino (“

‘Mbrusino”), clarinettista, e al suo rivale di allora, “Ciccarricolo”,

con la sua ciaramella.

Molto frequenti anche i riferimenti a personaggi del paese che si

-

sono segnalati per qualche “impresa” in Carnevali passati e

vengono ancora ricordati i versi della tarantella cantata che fanno

riferimento alla goffaggine del medico Saccone oppure alle

maschere di Nerone e dell’Asso di coppe.

Sono ancora ricordati talvolta i motivi legati al periodo del

- fascismo, ad indicare la persistenza di testi nel tempo.

Ancora oggi molti dei testi cantati per la tarantella risalgono ai

momenti di maggiore vitalità del Carnevale, corrispondenti ai

primi decenni successivi alla Seconda guerra mondiale.

I testi sembrano rifarsi innanzitutto al momento “fondativo” del

Carnevale montemaranese (la novità del clarinetto di ‘Mbrusino) e

poi alle grandi maschere del passato recente, quasi come se le

accese rivalità del passato avessero suscitato più facilmente la

vena creativa di testi, rispetto a ciò che avviene oggi.

Canti devozionali

Nel corso dell’anno si organizzano in paese diverse feste e

celebrazioni religiose, alcune delle quali prevedono un canto

collettivo eseguito in forma processionale.

In tali occasioni si possono ancora ascoltare canti polivocali

femminili con voci che rientrano pienamente nelle modalità

esecutive del canto contadino tradizionale, con registro acuto e

con una voce a distesa.

A Montemarano in particolare le occasioni in cui ascoltare queste

modalità di canto sono due: la Festa per la Madonna di

Montevergine e quella per San Giovanni, vescovo patrono di

Montemarano.

Nel primo caso (8 settembre) si allestiscono cappelle votive

-

(=offerte in voto) preparate da alcuni devoti all’esterno delle

proprie abitazioni per rendere omaggio all’immagine della

Madonna di Montevergine.

Peculiare di questa giornata è la “visita alle cappelle” nella

quale un gruppo di voci femminili compie il percorso rituale

‘portando’ il canto davanti a ciascuna delle cappelle votive.

Se durante il percorso processionale si incontrano delle

“cappelle” ci si ferma per una “visita” rituale.

Nel canto, una prima voce “lancia” il verso che viene ripreso e

continuato da tutto il gruppo con polifonie.

Due gruppi di voci femminili si alternano eseguendo di norma

un distico ciascuno.

Altro momento significativo in cui è presente un canto

-

polifonicamente molto simile è quello della processione in

onore di San Giovanni, Vescovo Patrono del paese di

Montemarano, la cui festa si celebra il 21 agosto.

In tale occasione viene condotta in processione la statua del

Santo, conservata durante l’anno nella chiesa di S. Giovanni e,

nel corso della processione, assieme all’accompagnamento

musicale della banda, risuonano anche i canti femminili che

intonano un canto tradizionale dedicato al Santo.

Nella stessa occasione viene eseguito anche l’Inno a San

Giovanni, anch’esso cantato durante la processione dallo stesso

gruppo vocale.

Serenate, canti d’amore e a dispetto

Con i canti d’amore e a dispetto si interagiva nel paese

dichiarando amori, passioni e rivalità.

Questo repertorio viene considerato dagli studi etnomusicologici

italiani come appartenente all’ambito dei cosiddetti canti lirico-

monostrofici,  cioè in essi rientrano quei componimenti della

tradizione orale che si presumono conclusi comunicativamente

nell’ambito di una sola strofa e si ritengono di contenuto lirico.

Per quanto riguarda il contenuto, il termine ‘lirico-monostrofico’ è

più che altro convenzionale in quanto nelle forme dello stornello,

dello strambotto e della villotta si esprime una grande varietà di

situazioni e di sentimenti, fino allo sdegno, alla protesta, alla satira

ecc. e quindi non solo atteggiamenti “lirici”.

Tra i canti lirico-monostrofici troviamo: la serenata, genere

largamente diffuso nell’Italia meridionale, e la matinata

(quest’ultimo forma simile alla prima anche per funzione, definito

come canto portato all’alba alla propria innamorata).

La serenata era un canto che fino agli anni Sessanta veniva ancora

eseguito sotto la casa dell’innamorata come forma di

corteggiamento, ma anche utilizzato come momento risolutivo di

conflitti all’interno di determinati gruppi sociali.

In questa tipologia di canti “lirici”, assieme alle serenate e alle

matinate, rientra anche un largo repertorio di canti con testi di

contenuto amoroso o di sdegno, canti detti “d’amore” e “a

dispetto”.

Si tratta di canti che possono essere monodici o polivocali,

eseguiti spesso con una certa libertà ritmica, con voce “a distesa” e

rispettando modalità tipiche del canto contadino dell’Italia

meridionale.

Mentre nei canti d’amore si risco

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
27 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/08 Etnomusicologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Emmegienne di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnomusicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Giurati Giovanni.