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Hobbes che negava qualsiasi presenza di empatia nell'uomo, visto come essenzialmente egoista.
Significativi qui sono Shaftesbury e Hutchenson che però, pur riconoscendo agli esseri umani un grado di apertura affettiva l'uno verso l'altro non ne avevano realizzato quella completa soggettivizzazione che troviamo in Hume e Smith. Shaftesbury, infatti, con l'impostazione platonizzante tende a considerare la simpatia come una trama che si estende al di là del mondo umano, creando armonia fra vite umane ed ordine universale. Hutchenson, invece, preferisce il termine simpatia quello di "senso pubblico", facendo riferimento ad un contagio emotivo. (rif. pag.38- 39). Hume contestera ad Hutchenson una trattazione della simpatia erronea perché incapace di cogliere il suo collegamento con l'immaginazione e la riflessione. Ciò non toglie che le analisi di Hutchenson siano tornate attuali nel XX secolo. "Un principio di
Hume e Smith concordano nel considerare la simpatia solo come un dato della natura della psicologia umana e non una forza cosmica. Per Hume la simpatia è un principio psicologico che permette la comunicazione e la partecipazione fra gli esseri umani; per Smith è altresì un principio psicologico, ma tende a distinguere fra ciò che possiamo approvare e ciò che dobbiamo disapprovare.
Queste diversità tra i due autori incidono sulla connessione fra simpatia e moralità: Smith la concepisce come necessaria e sufficiente, Hume solo necessaria ma non sufficiente. Hume dedica alla simpatia molte analisi nel “Trattato sulla natura umana”, in cui troviamo una linea interpretativa ben
Riconoscibile che sarà illuminante. La simpatia viene considerata da Hume un principio costitutivo della vita umana ed egli fissa due punti fondamentali:
- La simpatia non riguarda le relazioni fra cose o oggetti, ma solo quelle fra esseri umani, nonostante coinvolga anche relazioni con gli animali e tra loro stessi;
- Nella natura umana esiste una gran tendenza a prestare agli oggetti esterni le stesse emozioni che osserviamo in noi stessi. (tendenza che si manifesta nei bambini, nei poeti e nei filosofi);
L'estensione della simpatia anche al rapporto tra uomini e animali ed alla condotta di questi ultimi, è evidente che la simpatia si manifesta anche negli animali suscitando le stesse emozioni provocate nella nostra specie.
Hume distingue due livelli di simpatia: quella istintiva e automatica presente fin dall'infanzia, riscontrabile anche negli animali (rif. pag. 47) e quella che opera in modo indiretto, ricorrendo all'immaginazione riflessiva e non immediata.
che genera i sentimenti morali. (pag. 49) A quest'ultima forma di simpatia può essere ricondotto la trattazione della questione sul coincidere tra morale e simpatia. Hume offre una lunga analisi per spiegare che la simpatia non è in grado di rendere conto della distinzione che facciamo tra virtù e vizio. "I sentimenti simpatici di uno spettatore imparziale" Nella "teoria dei sentimenti morali" Adam Smith presenta una concezione della simpatia alternativa a quella di Hume. Infatti, a Smith non interessa la simpatia come contagio emozionale, ma anzi la identifica come una specie di emozione che si prova quando si concorda con le emozioni e passioni altrui. Provare simpatia per qualcuno significa provare piacere nel condividere emotivamente la risposta che l'altro dà alla situazione. In Smith, approvare moralmente una condotta significa simpatizzare con essa. (polemica con Hume sul piacere, pag. 53- 54) Per Smith la simpatia sipresenta come uno stato complesso e articolato: vi è un primo stadio che è la capacità di ricostruire la passione e condotta dell'altro, o spiacevole se comporta sofferenza opiacevole se provoca gioia; un secondo stadio dato dall'approvazione o disapprovazione che si dà della condotta altrui; infine, uno stadio in cui si troverà un piacere simpatetico, se le nostre approvazioni concordano e un dispiacere se discordano. Considerando la simpatia come approvazione, Smith cattura una nozione più determinata di quella generica analizzata da Hume, ma molto più aperta per ciò che riguarda il ruolo che gioca in essa l'immaginazione. La simpatia come approvazione morale in Smith si allarga ad includere in ogni relazione simpatetica l'intervento di un osservatore immaginario capace di far valere le esigenze di una più completa ricerca delle informazioni rilevanti. (rif. pag. 56-58) "Una pietà o compassionePer l'umanità, concezione diversa la possiamo trovare in Rousseau, il quale si riferisce alla simpatia col termine pietà o compassione e con "sentimento di umanità". Rousseau sostiene che nell'anima umana si trovano due principi anteriori alla ragione: la conservazione di noi stessi e la naturale ripugnanza nel vedere soffrire ogni essere ed in particolare i nostri simili. Da questi due principi scaturiscono tutte le regole del diritto naturale e l'impulso interno della compassione. Anche benevolenza ed amicizia, secondo lui, derivano dalla pietà. La compassione è alla base dei principi della giustizia naturale e va distinta dall'amore, inoltre, si è attenuata man mano che gli esseri umani sono diventati socievoli perché la ragione ha peggiorato la specie rendendola insensibile con la civiltà. Il progetto di elaborazione della società civile è un allontanamento dalla pietà naturale.
attraverso la proprietà e la disuguaglianza. (rif. pag. 62-63) Mentre per gli illuministi scozzesi la simpatia aiuta a elaborare una società più democratica e libera, per Rousseau il contratto sociale verrà realizzato da una volontà generale che si rappresenta il bene comune in termini tali da non dover chiamare in causa né pietà né compassione. (pag.64-66) "Un'inclinazione che ostacola il dovere morale" Kant evidenzia le difficoltà che l'affezione della simpatia comporta. In lui vi è il rifiuto a riconoscere qualsiasi influenza sulla moralità alla simpatia. ("fare il bene non per inclinazione, ma per dovere"). La simpatia viene vista come una condizione psicologica che influenza la condotta, ma che in nessun modo si può volere, quindi è inconciliabile con le dimensioni di scelta, autonomia e responsabilità propria della moralità. Non si possono scegliere iSentimenti simpatetici, quindi si azzera la loro importanza per la vita morale. Kant critica anche la compassione perché ogni condotta morale ridotta dalla compassione ratifica una considerazione della società in cui prevale l'ineguaglianza e l'ingiustizia. La diseguaglianza è costitutiva della beneficenza, ma atteggiamenti quali la pietà, la compassione e la simpatia sono in realtà impregnati di ingiustizia. Il prevalere dei sentimenti simpatetici rende impossibile la giustizia secondo Kant, così egli valorizza il saggio stoico. (pag. 73)(pag. 74) È importante il riconoscimento da parte di Kant dei due livelli di simpatia equivalenti a quelli già diagnosticati dagli illuministi scozzesi, cioè quello elementare e istintivo che si esprime come un contagio emozionale e l'altro più riflessivo. (pag.75)
"Una via per la comprensione della diversità e del pluralismo"
Fino a lui la simpatia era
prevalentemente correlata con la condotta umana; Herder, invece, crede che la simpatia sia rilevante per comprendere fenomeni come la genealogia del linguaggio umano. Herder sviluppa le sue analisi influenzato da Hume e Smith, seppur criticandoli. Egli identifica una forma di simpatia che non è solo contagio emotivo, ma una capacità empatica proiettiva che permette di riconoscere l'altra individualità nella sua diversità. Per rendere conto della storia umana nel suo complesso bisogna immedesimarsi simpaticamente con i tratti di ciascuna epoca ed è questo lo sforzo che Herder compie nel riconoscere uno spazio alla simpatia. Per lui la simpatia è una forma di partecipazione che permette di comprendere gli altri e che si avvale, tra i sensi, soprattutto dell'udito che si sviluppa nell'infanzia grazie all'apporto dei genitori. (pag. 80)
“Un reale co-sentire con l'altra persona” Max Scheler applicò alla nozione di
Simpatia il metodo della fenomenologia, con la sua filosofia eglivuole affermare l'importanza della vita emozionale per cogliere i valori; cosa che fanno anche Humee Smith, ma Scheler tende a fissare le essenze ideali dei concetti senza entrare nel piano psicologico.
Scheler distingue la simpatia intesa come co-sentire da altri modi di mettersi in relazione con gli altri, in particolare dall'empatia e dell'unipatia. Il punto su cui Scheler insiste è che la simpatia non può essere colta né identificandola con un contagio emozionale, né assimilandolo alla compassione e allapietà. Il co-sentire nella simpatia significa sentire proprio l'emozione che l'altro prova, superandol'ottica solipsistica in cui per Scheler si muove la psicologia dell'empirismo di Hume e Smith. Hume e Smith ritenevano che la via migliore per chiarire la natura della simpatia fosse richiamare il contributo che questa dà alla genesi della moralità.
si distinguevano nel trovare questo contributo come solo necessario (Hume) o come anche sufficiente (Smith). Scheler invece non riconosce alla simpatia alcun ruolo privilegiato come forma di conoscenza dei valori morali, perché questi si presentano come una realtà autonoma alla quale gli esseri umani possono arrivare attraverso strade diverse. (pag.85-86) "La genealogia della coscienza" In Smith viene utilizzata la tesi secondo la quale i giudizi morali sono generati dai sentimenti simpatici con cui un osservatore condivide le condotte della gente per rendere conto della genesi della coscienza. C'è una forte discordanza tra l'impostazione di Hume e di Smith in questo senso, perché il primo preferiva usare con parsimonia il termine coscienza, proponendone l'assimilazione al senso morale. Smith invece credeva che una concezione naturalizzata dovesse spiegare tutti i fenomeni più diffusi dell'esperienza umana. Il progetto dinaturalizzazione e scolarizzazione dellamoralità trova un momento di avanzamento nella teoria della coscienza di Smith. L'idea è che laformazione morale individuale si accompagna con quella graduale di un carattere res