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LA PSICOLOGIA DEI SELFIE (Cap.5)
Ognuno deve affrontare un lungo processo di costruzione della propria soggettività, che passa
attraverso la comprensione di: chi sono e cosa voglio → per farlo ci si osserva da dentro (IO) e da
fuori (ME). Grazie a questo processo l’individuo diviene progressivamente consapevole delle proprie
caratteristiche individuali (identità personale) e della posizione che occupa all’interno della società
(identità sociale).
In questo contesto il selfie svolge diverse funzioni:
• Il selfie consente di selezionare e di proporre un aspetto specifico della propria soggettività,
sfruttando il potere persuasivo della foto per convincere l’Altro della verità di quanto il
soggetto vuole proporre attraverso la sua immagine.
• La condivisione del selfie permette di essere <<quello che voglio nel ritratto della foto>> e
anche di <<esserci>> e dunque di diventare visibile alle persone che ci sono attorno.
• Attraverso i selfie degli altri io posso vedere quali sono i mondi possibili e decidere chi voglio
essere e che cosa voglio fare.
↘ Attraverso il selfie, l’adolescente ha uno strumento nuovo molto potente per oggettivare e
raccontare “quello che sta per essere”.
Lo stick consente di aumentare il controllo sui contenuti della foto in modo da essere sicuro che
quello che si riprende corrisponde a ciò che si vuole mostrare agli altri Una ricerca su 7000
adolescenti tra i 13 e i 18 anni realizzata dall’Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli
adolescenti conferma la popolarità dei selfie tra i ragazzi; ovvero ne scattano in media tra i 3-8 al
giorno (con punte massime di 100):
- Il 31% si fa i selfie per ricordo
- L’11% per noia
- L’8.5% per ridere
- Il 15.5% condivide tutti i selfie sui social network e su WhatsApp (principalmente le ragazze)
↘I giovani attraverso i selfie provano a fermare l’inquietudine di <<essere senza esserci>> tipica
dell’adolescenza, dando forma a quello che è dentro di loro ma che non è ancora visibile all’Altro.
Il gruppo di ricerca di Riva dell’Università Cattolica in collaborazione con la Fondazione IBSA, ha
provato ad approfondire questi temi con un gruppo di 150 giovani adulti. Essi hanno completato un
questionario sulle motivazioni e sulle modalità d’uso dei selfie e dei social media, insieme ad un
questionario (Big Five Inventory) per la misurazione dei tratti di personalità. I risultati hanno
confermato che la principale motivazione del selfie è attirare attenzione dell’Altro su sé stessi.
Gli obiettivi più comuni:
- 39% far ridere e divertire gli altri
- 30% vanità
- 21% raccontare un momento della propria vita
Hanno successivamente cercato di capire se esistesse un collegamento tra personalità e selfie. 9
L’abitudine a farsi selfie è risultata significativamente associata a due diversi tratti di personalità:
1)Estroversione = soggetti più socievoli ed entusiasti, caratterizzati da elevate capacità sociali; essi
usano i selfie per mostrare agli altri come si sentono
2)Coscienziosità = soggetti più cauti e capaci di controllarsi, con la tendenza a pianificare le proprie
azioni piuttosto che ad agire d’impulso; essi usano il selfie in maniera più strategica per trasmettere
una specifica immagine di sé. Invece a farsi meno selfie sono i soggetti caratterizzati da
3)neuroticismo = provano emozioni negative come rabbia e tristezza, sono diffidenti nei confronti
degli altri e hanno bassa autostima; essi sono particolarmente preoccupati della possibilità di
ricevere commenti negativi.
Una domanda che spesso i genitori si fanno è se dietro un eccesso di selfie ci possa essere qualche
aspetto disfunzionale.
Per esaminare l’associazione tra selfie e aspetti disfunzionali Fox e Rooney hanno utilizzato un
campione rappresentativo di 1000 uomini tra i 18 e i 40 anni che hanno compilato diversi questionari
formulati per valutare 4 dimensioni:
1. Il narcisismo estremo
2. La psicopatia = impulsività associata a mancanza di empatia
3. Il macchiavellismo = tendenza a manipolare l’altro senza riguardo per i suoi bisogni
4. L’auto-oggettivazione = tendenza a pensare e a usare il proprio corpo come oggetto dei
desideri degli altri
Oltre a queste dimensioni lo studio analizzava il numero di selfie realizzati, quanti di questi venivano
condivisi nei social e quanti erano stati modificati con filtri o ritocchi per renderli più attraenti.
I risultati hanno evidenziato come negli uomini il narcisismo e l’auto-oggettivazione siano associati
ad un uso maggiore dei social e ad un più elevato utilizzo del fotoritocco.
Il legame tra selfie e narcisimo è stato l’oggetto di un recente articolo pubblicato da un gruppo di
ricercatori polacchi che riassume i risultati di due studi effettuati su un campione di oltre 1200
uomini e donne. Lo studio ha cercato di analizzare il legame tra i selfie e le diverse caratteristiche
del narcisismo:
1. Autosufficienza = il pensare di poter fare sempre tutto da soli senza l’aiuto degli altri
2. Vanità = il compiacimento e l’eccessivo interesse nei confronti del proprio aspetto fisico
3. Autoritarismo = la tendenza ad imporre la propria volontà ad altre persone
4. Richiesta di ammirazione = la tendenza a pensare che tutto sia dovuto in quanto ci si reputa
persone speciali e superiori
Nel primo studio i partecipanti hanno personalmente contato il numero di selfie di ogni tipo che
avevano postato sui social media o allegato a messaggi, nell’ultimo messe.
Nel secondo studio sono stati invece i ricercatori ad accedere personalmente alle bacheche dei
partecipanti e a verificare quanti fossero davvero i selfie condivisi → risultato = le donne fanno e
condividono molti più selfie degli uomini; tuttavia il legame tra i selfie e narcisismo è diverso nei due
sessi:
- Negli uomini 3 dimensioni su 4 (vanità-autoritarismo-richiesta di ammirazione) sono legate
al numero dei selfie
- Nelle donne invece solo la richiesta di ammirazione è correlata al numero di selfie e solo per
alcuni tipi di essi come quelli individuali o con il partner 10
In sintesi possiamo cogliere da questi due studi:
▪ Tutti questi studi non evidenziano un legame causale, ma solo una correlazione tra il selfie e
i comportamenti disfunzionali → se è vero che chi è più narcisista si fa più selfie, non è
necessariamente vero che chi si fa un selfie è narcisista.
▪ Negli uomini più che nelle donne i selfie sono correlati al narcisismo, anche se le donne ne
fanno molti di più → i selfie sono uno degli strumenti privilegiati usati dalle donne per
presentarsi agli altri e allo stesso tempo però i commenti ai selfie sono un indice importante
per valutare la propria reputazione sociale.
Ne deriva che se negli uomini i selfie sono correlati al narcisismo; nelle donne invece sono legati
all’auto-oggettivazione (intesa come la tendenza a pensare e a usare il proprio corpo come
oggetto dei desideri di altri →es. profilo di Miley Cirus e Beyoncé che mostrano il messaggio
implicito che per essere donne di successo bisogna essere una donna sessualmente attraente).
Come strumento espressivo il selfie ci permette di scegliere e di proporre un aspetto specifico della
nostra soggettività, diventando immediatamente visibili alle persone che ci stanno intorno.
Allo stesso tempo i selfie degli altri sono uno strumento in grado di influenzare la nostra identità
sociale.
In questo processo un ruolo centrale è giocato dai social media → a caratterizzare i social è infatti
la loro natura ibrida di “luogo digitale”, capace di integrare all’interno della stessa rete il mondo
fisico con il mondo digitale.
INTERREALTÀ: LE RETI FISICHE SI FONDONO CON QUELLE DIGITALI(Cap.6)
Prima dei media digitali esistevano due mondi:
• Il mondo della comunicazione mediale → separata dall’utente e dai suoi componenti
• Il mondo della comunicazione interpersonale → racconta i soggetti, i loro comportamenti e
le loro emozioni
Oggi la situazione è cambiata, i nostri comportamenti nei social meda sono immediatamente visibili
e mettono in relazione la nostra soggettività con gli oggetti sociali che ci circondano.
In questo tuttavia esiste anche un aspetto meno evidente; ovvero i comportamenti messi in atto nei
social media inevitabilmente posizionano me stesso in relazione a diversi contenuti multimediali e
ai loro creatori => il sociologo G. Boccia Artieri sostiene:
<<Quello che innanzitutto cambia è il senso della posizione nella comunicazione. Eravamo abituati ad essere
e pensarci come pubblico, consumatori e cittadini. Ad abitare in un quadro di comunicazioni di massa,
credendo di poter sviluppare comunicazioni interpersonali distinte dal mondo dei mass media (…) Oggi ci
troviamo di fronte allo sviluppo di tecnologie della comunicazione e pratiche correlate che modificano la
nostra idea di amicizia e di cerchia sociale>>.
Il cambiamento della posizione che ciascuno assume all’interno della comunicazione mediale ha un
impatto anche sul modo in cui noi costruiamo la nostra identità = il soggetto si osserva da dentro
(IO) e da fuori (ME); attraverso l’osservazione di quello che è e di quello che fa diventa
progressivamente consapevole delle proprie caratteristiche individuali (identità personale) e della
posizione che occupa all’interno della società (identità sociale).
↘ questo processo avviene all’interno di reti sociali = insieme di persone a cui il soggetto è collegato
da una forma qualsiasi di relazione sociale.
Prima dei social media le reti sociali erano distinte:
▪ Reti fisiche → legate alla comunicazione faccia a faccia 11
▪ Reti digitali → legati alla comunicazione su Internet
Da qui i social media hanno creato uno spazio ibrido, l’INTERREALTÀ, che permette di far entrare il
digitale nel mondo fisco e viceversa, offrendo a tutti uno strumento per creare e modificare
l’esperienza sociale individuale.
L ‘assunzione di un identità sociale è sempre un processo condiviso che nasce dall’interazione con
gli altri membri della rete di cui facciamo parte → attraverso questa interazione negoziamo chi
siamo e cosa facciamo. È proprio grazie all’interrealtà che possiamo usare i social network come
- Strumento di supporto alla nostra rete sociale
- Strumento di espressione della nostra identità
- Strumento di analisi dell’identità sociale degli altri
↘ = posso usare i social media per capire chi voglio diventare e cercare di diventare chi voglio.
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