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La sacralità della Bibbia e la responsabilità etica

Questo libro non è sacro per la sua origine soprannaturale ma la sacralità coincide con la consapevolezza etica della responsabilità per altri. Il miracolo della Bibbia viene a coincidere con la sua umanità, che esprime il fondamento della prossimità tra uomo e uomo: non lasciare l'altro da solo nella morte, la possibilità di un amore senza concupiscenza; il timore per la vita degli altri piuttosto che la paura per la propria sopravvivenza. Per quanto riguarda il Libro dei libri si tratta quindi di una sacralità alterativa, che desacralizza i falsi luoghi del sacro. In essa si depositano una rottura irrevocabile rispetto agli ordini presunti, una crisi irreversibile perché corrisponde alla distrazione da sé, una pluralità che sostituisce la monotonia dell'identico, un dialogo strutturale, una messa in discussione dell'egoismo e la fine del dogmatismo gratuito. In esso ci sono dei problemi però.

dallaparte del contenuto, in questo vengono dette le cose che dovevano essere dette ma il modo in cui laBibbia le dice sembra distante da quello concettuale che si ritiene più condivisibile.

Il pensiero del come come:

Nell'esperienza della lettura è anticipato il pensiero del pensiero di un modo di essere. Quando interviene questo, niente rimane uguale a se stesso. Questo inoltre si può intendere in due modi diversi: il primo che invita a parlare altre parole e a pensare altri pensieri, o il secondo, come la presa di coscienza di un modo tipico e non confondibile di essere, che è poi quello dell'umano. In un caso o nell'altro però qualcosa si rompe rispetto a ciò che è. Il pensiero del come indica una sporgenza, rappresenta l'ingresso della libertà nella vita degli uomini. È il pensiero stesso dell'esistenza come nodo tipico di essere dell'umano. Distoglie da un fare e da un pensare soliti, dove

Il fare fa senzapensare ciò che si fa, e il pensiero pensa senza il rapporto con il fare. Il fare e il pensare sono di solito la stessa cosa, sul sottinteso che non vi siano né altri modi di fare e di pensare. Pensare al modo come costringe invece a spostare l'attenzione dall'essere al fare. Il come costringe dunque ad ampliare lo sguardo, a riguardare sempre di nuovo e da capo. Il come impone di ricordare pensieri dimenticati e fa emergere tanto i sottintesi quanto i malintesi del pensare e del fare soliti. In questo senso, il pensiero del come non è più soltanto un sapere le cose, ma un viverle e sentirle, praticarle. Il pensiero del come documenta il fatto che si può essere diversamente e gli è quindi essenziale la pluralità: il come è reso possibile dall'esperienza degli altri. In questa pluralità il pensare diventa attenzione al modo, al fare bene o male. Essere al di là Lévinas attribuisce ai pensieri

del come tre funzioni, tutte radunate sotto l'aspetto della crisi ed in tutteHeideggerqueste l'incontro con è fondamentale.Il pensiero del come muta significato dell'essere. A) Prima che appaia il come, l'essere è interpretato come sostantivo, identico a sé. Ma con l'apparizione del come tutto cambia e dal sostantivo si passa al verbo, da un identico ad un esporsi continuo nel rischio della vita. Dalla genericità dell'essere si passa alla personalità dell'esistere. Prima ancora di essere un pensiero, il come è una rivelazione del modo con cui si è al mondo e che si patisce attraverso gli stati d'animo. l'angosciaTra questi sentimenti, ha ruolo decisivo, è sentimento intimo e provvisorio, inspiegabile. Il pensiero del come cambia il significato dell'essere e allo stesso tempo oltrepassa l'essere stesso. Il pensiero del come fa emergere l'essere ingombranti di sé.stessi.
B) È il motivo del c'è (il y a).
Se ne può fare una lettura nel senso della donazione (sovrabbondanza, generosità) o nel senso dell'impersonale (tutto ciò che è, essendoci, non si pone il problema del come).
La presenza o l'assenza del pensiero del modo dell'esistenza fa da spartiacque tra ciò che è anonimo e ciò che diventa invece personale.
Il regno dell'impersonalità è molto vicino a noi, e questa apertura anonima sull'essere, che ignora il come, non è l'essere umano.
Esistenza e anonimato si ritrovano vicini.
L'esperienza dell'insonnia fa sperimentare il vissuto di una situazione oggettiva che non dipende da sé ma che insiste sulla coscienza al modo di una depersonalizzazione; e l'esperienza della fatica e dello sforzo che si trova a metà fra l'esistere e l'essere al modo di qualcosa che c'è.

pensiero del come interrompe con l'essere dato così com'è. C) L'essere dato sembra invitare ciascuno a porsi personalmente assumendo cure per queste cose stesse: ma la cura delle cose ingombra l'esistenza. Ciò che chiama l'esistenza fuori dall'anonimato non è dunque la cura per le cose che mantiene nel centro di quell'essere dato, e che attira sempre più nell'anonimato dell'essere generico. Esistere, apparire alla vita come umani, diventa allora faccenda non più di porsi ma di un deporsi. Ciò che fa uscire dall'anonimato dell'esistenza non è una posizione ma una deposizione di sé; e prende il nome della deposizione di sé è la responsabilità per l'altro. Il oltrepassamento.

pensiero del come annuncia un al di là dell'essere, un Solo la responsabilità per l'altro permette di uscire

dall'oscurità anonima dell'esserci: da nome ai nomi. Posizione e deposizione si riferiscono alla sovranità dell'io, immotivata nel momento in cui appare il pensiero del come. E si riferiscono anche alla posizione sociale e politica. L'uscita dall'anonimato dell'esistenza nella responsabilità per altri corrisponde alla relazione disinteressata. Il pensiero del come chiama fuori dall'anonimato, dall'essere non qualificato e si deposita nella responsabilità per altri disinteressata. Il sociale è modo tipico di essere dell'umano, ma lo è nel modo in di un essere oltre se stesso: di una capacità di trascendere. La comunicazione parola. La distrazione da sé accade nella lettura, nel pensiero del come e anche nella L'esperienza quotidiana della parola si distende fra la realtà innegabile di un mondo in comunicazione e il dire dire comunicare autentica all'altro. Tra il e il

c'è la stessa differenza che intercorre tra la lettura e non, comunicare quella e tra l'esistere e l'essere anonimo: mentre il riguarda al modo di dire dell'impersonale e del neutro, dello scambio di informazioni, il mette di fronte l'uno all'altro. Nel quotidiano la parola invade l'esistenza al modo della comunicazione, che si può paragonare alla lettura Lévinas strumentale e che perciò non distrae da se stessi e dal proprio essere dato. Per inoltre, la comunicazione non rappresenta di per sé l'uscita dalla solitudine dell'essere: spesso, conferma Lévinas proprio quella solitudine. La differenza di per la comunicazione viene da due ordini di preoccupazioni: il primo, il timore di ricadere nel generico di un'unità non ancora umana; e secondo, il suo rapporto con il sapere e la conoscenza. comunicare Nel ci si scambia informazioni e in questo modo non ci si ritrova di fronte, ma di anco all'altro.

Il mondo della comunicazione sarebbe un mondo oggettivato e oggettivante, si parla di genericità e neutralità dell'essere, ciò che vale per tutti e nessuno. La comunicazione equipara. Questa inoltre, dipende da un sapere, nel senso che è funzionale alla sua trasmissione. La conoscenza tiene perciò un rapporto prensile con ciò che la circonda e accentra, impedisce la distrazione da sé, a Cartesio, indicare la di coltà di distrarsi da sé con la conoscenza viene evocato che ha fatto della conoscenza il modello per rapportarsi al mondo e agli altri. L'io della conoscenza può fare di se stesso il perno del mondo ma non può darsi quel che lo trascende e che lo supera, e che tuttavia alberga nell'intimità più segreta della sua coscienza. La conoscenza piega tutto alla propria misura. Vi è quindi un rapporto diretto tra conoscere e comunicare: conoscere al modo della.

puraoggettivazione è un catturare, e comunicare estende questa cattura. La comunicazione che dipende dalla conoscenza e dall'informazione, non fa in quanto tale il mondo degli uomini.

Il dire dire Anche il è esperienza quotidiana, si presenta nella forma di parlare con gli altri, di un salutare gli altri. Nel parlare e nel salutare avviene qualcosa di diverso rispetto alla comunicazione anonima e standardizzata. Per parlare o salutarsi bisogna guardarsi in volto, ci si deve accorgere dell'altro. Il dire e il volto sono ancorati l'uno all'altro. Il dire ha un ritmo responsoriale che non ha appartiene alla struttura di una comunicazione anonima e seriale. Rispondere è un farsi responsabili e viceversa. Il dire si fa dialogo che è modo tipico dell'interumano.

La differenza tra il dire detto e il dire diventa modello per distinguere più in generale l'ordine del interumano dai depositi "materiali" con cui viene evocato.

Il è momento frontale e vivo di ogni detto, dire parlare e precede e sorregge il sociale precede e sorregge la società. L’alternanza del detto, del parallela all’alternanza del sociale e della società, pone un duplice problema: quello della prima parola e quello del metodo. Il problema della prima parola sembra privo di senso dopo aver ermato che il dire autentico è un dialogare. Nel dialogo infatti le parole vanno e vengono in qualche modo senza origine e senza ne, eppure nel problema della prima parola esplicita qualcosa che è già li. Nella parola arrivata ad essere parola, cioè che si sottrae al neutro della comunicazione, si ssa una responsabilità per altri. Proprio questo rispondere, questo farsi responsabili, costituisce la prima parola. Il problema di questa ha senso solo se lo si prende nella radice del dire all’altro, che è un rispondere. Non è più quindi una parola che si rivolge all’altro.

ma una con la quale si risponde all'altro, detto dire. e questo spiega il passaggio dal al. Per un altro verso, il modo di questo dire che è un

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.unicdsc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Riva Giuseppe.