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La dimensione pubblica è l'antigene che si può opporre alla patologia che può attaccare la stessa ragione umana isolandola dalla realtà e ridurla ad organo. Si può sostenere, pertanto, che la bioetica può avere il grande ruolo di tenere desta la facoltà di giudizio, sottraendo la coscienza critica al rischio di assopimento prodotto dall'affidamento ad ogni forma di autocritica.
Capitolo 2 - bioetica e diritti
1. Il problema dei diritti umani
Nella ricerca di un orizzonte comune e condiviso di Engelhardt, la bioetica ha trovato un punto di riferimento forte nel rimando ai diritti umani.
Con "diritti umani" ci si riferisce ad un insieme di diritti universali ed inalienabili a cui ogni individuo può appellarsi per il fatto che nascendo arriva nel mondo come membro dell'umanità.
L'appello a dei diritti tanto fondamentali da essere imprescindibili non significa il riconoscimento di una legge naturale perenne,
Ma l'inesauribilità del bisogno umano di giustizia, che esige sempre più ampie e raffinate codificazioni. Il bisogno di giustizia rimanda al grande problema teorico della giustificazione dei diritti umani. L'astenersi dalla "giustificazione" rende fragile, per l'orientamento bioetico cattolico, il rimando ai diritti.
Maritian, filosofo cattolico impegnato in prima persona nel sostenere il progetto della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, scrive: "sarebbe del tutto vano cercare una comune giustificazione razionale dei diritti, appellandosi alle varie prospettive filosofiche, notoriamente divergenti sui fondamenti".
La Dichiarazione è connessa alla storia del XX secolo fino al punto di poter essere considerata una sorta di autocoscienza del tempo storico a cui appartiene.
La Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, proclamata il 10 dicembre 1948, confermata e specificata dalla Convezione europea per la
La salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma nel 1950, è la prima di una nuova serie di Documenti internazionali e per tanti aspetti è l'inizio di una nuova storia.
Il ricorso ai diritti umani nel contesto della bioetica rende possibile la determinazione delle linee su cui costruire ipotesi etiche e anche proposte legislative che regolamentino le applicazioni delle moderne tecnoscienze garantendo la salvaguardia dei diritti umani fondamentali.
2. "Crisi bioetica del diritto" e "bio-jus"
Gli sviluppi che hanno portato alla strutturazione della bioetica hanno anche prodotto quella che è stata definita "la crisi bioetica del diritto".
Salazar-Ferrer scrive che la crisi bioetica del diritto non si traduce soltanto nelle discussioni nelle istituzioni legislative di diversi paesi europei sulle nuove leggi concernenti le biotecnologie ma soprattutto nelle nuove aporie giuridiche ed etiche.
crisi nascente è l'ultima fase della crisi del diritto naturale cominciata nel 17esimo secolo. Infine, questa crisi è una crisi di giurisdizione poiché forza le leggi a legiferare su un dominio privato tradizionalmente estraneo alle sue prerogative: la procreazione e la disponibilità del corpo.
Il passo ulteriore è lo sforzo di una riformulazione del diritto. L'urgenza, infatti, di nuove regole. Porre il problema di nuove regole non significa necessariamente proporre una "giuridificazione" rigida; il pericolo più grave che può venire dalla determinazione di regole giuridiche è la limitazione della libertà della scienza.
È necessario anche elaborare nuove concezioni giuridiche: obiettivo prioritario è la realizzazione di una nuova branca del diritto e di nuovi metodi di regolamentazione.
Tale nuova branca del diritto, è proposta come "bio-jus": un diritto applicato alla biologia.
ealla medicina che deve misurarsi con le nuove problematiche in modo nuovo.Capitolo 3 - linee di confine: nascita, morte, trapianti
1. Il dibattito sulla vita nascente
La legalizzazione dell'aborto ha avviato il confronto e il dibattito sui temi della vita nascente. Ci si riferisce all'interruzione volontaria di gravidanza, che, in Italia, è regolata dalla legge 194 del 22 maggio del 1978. Questa legge riconosce il diritto esclusivo della donna di decidere sulla gravidanza, sono a sua disposizione strutture sanitarie e personale medico per garantire un corretto intervento medico e offrire consulenza e sostegno psicologico.
Coloro che dichiarano una posizione anti-abortista, reclamano il mancato riconoscimento da parte di questa legge della dignità dell'embrione, che sarebbe soggetto di diritto al pari della madre, la cui volontà non può considerarsi sovrana e assoluta.
Il magistero cattolico si esprime dicendo che l'embrione va
capacità che determinano la definizione di persona sono principalmente la capacità di ragionamento, di autodeterminazione e di relazione sociale. Secondo la bioetica cattolica, l'embrione è considerato persona sin dal momento del concepimento. Questo significa che anche prima della caratterizzazione genetica, l'embrione è considerato un individuo. La bioetica cattolica utilizza l'espressione "persona potenziale" per descrivere questo soggetto in formazione, sottolineando la sua capacità di diventare un soggetto morale. D'altra parte, secondo la bioetica laica, la nozione di "potenzialità" è considerata debole. Secondo questa prospettiva, non solo l'embrione, ma anche lo sperma e l'ovulo dovrebbero essere tutelati, in quanto potenzialmente in grado di portare alla nascita di un essere umano. Infine, secondo l'orientamento bioetico funzionalista, il concetto di persona è considerato una convenzione linguistica utile a descrivere le funzioni e le capacità rilevanti dell'essere umano, come il ragionamento, l'autodeterminazione e la relazione sociale.La capacità a cui si fanno riferimento sono l'attività intellettiva e autoriflessiva: dato questo presupposto, solo a partire dalla formazione e dal regolare funzionamento del sistema nervoso e solo in forza della percezione del dolore e del piacere, si può definire persona un essere umano.
La tesi cattolica, che chiameremo sostanzialistica, contraddice questa definizione: si ritiene che il termine persona debba essere attribuito all'essere umano in ogni sua fase di sviluppo. Secondo Marcel, non è criterio di definizione della "persona" il suo "essere" o il suo "avere" un corpo: solo l'essere e l'avere un corpo nel medesimo tempo significa costruire un'individualità che può definirsi "persona". In altri termini il personalismo cristiano insiste sull'essere dell'uomo contemporaneamente una coscienza corporea e una corporeità coscienziale. È la vita umana.
post-natale a garantire la possibilità di esercizio della capacità di intellezione e di autodeterminazione dell'individuo; questa possibilità di auto definizione è data dalla vita relazionale dell'attività deliberativa intellettiva che si svolge dopo la nascita.
2. Sulla fecondazione assistita
La questione che riguarda la liceità o meno dell'aborto, vale ancor di più in tema di fecondazione assistita. Essa mira a sostituire una parte del processo riproduttivo al fine di garantire la fecondazione di un ovulo da parte di uno spermatozoo.
Nel corso del XX secolo la fecondazione assistita è stata praticata con regolarità, solo con l'introduzione della tecnica Fivet, ossia della fecondazione in vitro con embryo transfer, si inizia ad aprire il dibattito etico.
Bisogna distinguere tra:
- Fecondazione in vivo: questa tecnica di fecondazione garantisce che questa avvenga nel corpo della donna;
- Fecondazione in vitro:
in questo caso avviene al di fuori del corpo della donna, in provetta. La liceità della fecondazione assistita è discussa a partire dalla domanda sull'identità dell'embrione concepito. Ma a questa originaria questione se ne affiancano altre, dettate dalla complessità delle possibilità che la tecnica assicura per la realizzazione della fecondazione stessa.
Nel caso Fivet, c'è la produzione sovrannumerata di embrioni, il cui destino può essere quello della crioconservazione o della distruzione. Questa possibile strumentalizzazione dell'embrione è una delle ragioni che mette in discussione la moralità delle tecniche di fecondazione assistita.
Se l'embrione è giudicato persona sin dal concepimento, la sua manipolazione non può essere considerata lecita.
Il giudizio di non liceità espresso sulle tecniche di fecondazione assistita dipende prima di tutto dal fatto che queste corrompono il
principio fondativo della morale sessuale. La fecondazione assistita esige, infatti, il dissolvimento del carattere unitivo e procreativo dell'atto coniugale. La bioetica della sacralità della vita afferma la non liceità del controllo e della manipolazione del processo vitale; i sostenitori dell'etica della qualità della vita, invece, ritengono che la contraccezione, come la fecondazione assistita e tutti gli atti che implicano il controllo dei processi di vita e di morte di un individuo, siano atti di responsabilità che fortificano l'autonomia del soggetto agente, il quale diviene garante del benessere della società civile. Esiste anche la possibilità della maternità surrogata, che solleva molte perplessità. L'uso strumentale del corpo femminile, la relazione genitoriale ambigua, il ricorso a tecniche manipolative dell'atto procreativo sono le ragioni per cui la bioetica cattolica nega che questa tecnica.Riproduttiva possa essere considerata lecita. Anche la bioetica laica non considera questa modalità riproduttiva esente da rischi morali evidenti quali l'eventuale mercificazione del corpo femminile, la complicazione psicologica materna e del nascituro. Costituisce materia di disputa bioetica anche la possibilità di condurre attività di ricerca e sperimentazione scientifica sugli embrioni umani. La bioetica cattolica ritiene che non sia in nessun caso moralmente accettabile l'esperimentazione sull'embrione, soprattutto laddove questa non abbia finalità terapeutiche. Nel 1983 venne istituito un comitato ad hoc guidato da Mary Warnock e voluto dal governo inglese per regolare etico-giuridicamente l'uso delle tecniche riproduttive.
Sulla clonazione: La parola "clone" viene utilizzata in biologia per indicare gli esseri viventi originati per divisione o partizione cellulare. La clonazione realizzata mediante l'intervento umano
È un processo mediante il quale si riproducono frammenti di DNA, linee cellulari o,