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PRIMA PARTE:
Legittimazione artista/designer.
Rose Bertin è la prima che si identifica come un artista perché riconosce i valori immateriali che erano nelle
sue creazioni e per questo il peso era alto->questo le dava successo a corte. Un secolo dopo Worth afferma
che un suo vestito vale un quadro-> l’artigiano/sarto che nei secoli aveva assecondato le idee dei committenti
viene sostituito da un creatore di proposte originali e per promuovere questo ruolo i designer avevano
adottato strumenti di comunicazione nuovi che potessero modificare la percezione che il pubblico aveva dei
sarti in precedenza.-> per ciò i couturier facevano leva sulle doti creative, plasmava la materia e ne garantiva
l’unicità firmandoli-> pezzi unici come se fosse arte che veniva desiderata dall’elite. Per creare il ruolo di
designer, questi sarti dovevano accerchiarsi di arte vera, diventandone collezionisti e accerchiarsi di amicizie
composte da artisti.
Fin dalla fine dell’800 era sorto uno spiccato interesse per le arti applicate e per gli oggetti diffusi con la bella
epoque-> dopo l’expo del 1851 vengono messi in evidenza il basso livello estetico della produzione
contemporanea-> apre il futurp Victoria and Albert Museum, dedicato alle arti decorative, ma nonostante
questo non veniva dedicata tanta attenzione all’abito, che adornava comunque la figura umana. Iniziano a
diffondersi libri sulla storia del costume e grazie a questi alla fine dell’800 si assiste al revival neoclassico->
pone la moda alla stregua delle altre arti applicate.
Solo con lo stile liberty, possiamo affermare la parità di trattamento tra le arti applicate e la moda-> Van de
Velde e gli abiti per chi abitava le sue costruzioni.
Uno dei maggiori designer a cui viene associato lo statuto d’arte è sicuramente Poiret, anche perché era
inserito in un contesto storico che esaltava l’apparenza come un arte ->ha saputo evocare al meglio il contesto
in cui ha vissuto->i cambiamenti della moda erano soggetti ai cambiamenti sociali ma la presenza di designer
carismatici poteva accelerare il processo-> lo stile di Poiret era perfettamente di tendenza con lo stile artistico
(giapponismo, revival classico, ricchezza bizantina) e aveva un legame con gli artisti dell’epoca come Paul
Iribe. Dopo aver conosciuto klimt e Hoffmann della Weiner Werkstatte apre un suo laboratorio di arte
applicata-> nell’expo del 1925 vennero esposti abiti e da quel momento furono sempre di più le collaborazioni
artista/designer.
1970: Le arti applicate vengono sostituite dall’industrial design e la houte couture dal pret a porter, per
rispettare la richiesta di una maggiore democratizzazione -> si cerca di epurare la moda dalla sua origine
industriale e attira su di se l’attenzione dei sociologi (la moda è sociologia) e il distacco dei designer che la
vedono come qualcosa di superficiale che vuole abbellire gli oggetti modificandone la forma d’origine, mentre
loro producono oggetti funzionali e belli. Gli stilisti vengono identificati con gli industrial designer,perché
lavorano entrambi per l’industria, e imprimono sugli oggetti una cifra originale che li distingue dagli altri.
Differenze: lo stilista pianifica l’obsolescenza, il designer punta alla durata, lo s. rivendica la firma, mentre il d.
l’anonimato, lo s. incarna nell’oggetto le tendenze del momento, il d. le caratteristiche per farlo durare nel
tempo, i vestiti si muovono sulle persone e le architetture sono immobili. ( Lo stesso design aveva fratture
interne tra razionalisti,postmoderno). Il nuovo stile del design post moderno aveva molti punti in comune con la
moda (d’avanguadia): forme provocatorie, la breve durata e la decorazione (tipici della moda)-> entrambi
rispecchiano il nostro tempo -> gli oggetti di Memphis presero il nome di collezioni-> epoca dell’effimero e del
consumo del design-> il design e la moda degli anni ’80 si rivolgono allo stesso target di consumatori di
massa. ->oggi : compenetrazione tra i linguaggi comunicativi e collaborazioni nelle collezioni.
Russia
Dal 1917 la Russia passa attraverso diversi cambiamenti di politica interna: rivoluzione,anni ’20 Nep e lo
stalinismo che centralizza l’economia del paese isolandolo dall’Europa, fino agli anni ’50 con Krusciov che
modernizza e apre all’Europa. Subito dopo la rivoluzione la moda era vista con sospetto perché simbolo della
tradizione europea e vettore di differenze di status-> viene apprezzata solo se considerata come arte.-> l’abito
artistico era un discorso mediato lontano dall’utilità quotidiana e rifiutava le leggi del mercato di massa. Negli
anni 20 i costruttivisti propongono abiti dalle linee geometriche (cubo-futuristi), funzionali, anonime e semplici
del tutto innovative rispetto all’abito alla moda che era decorativo, fatto con tecniche artigianali e dall’utilizzo
frivolo.-> la lavorazione industriale diventa fondamentale e l’uso di linee geometriche e righello l’elemento
chiave-> ispirazione cubista: monocolore, bidimensionalità e superfici piatte. La differenza con le linee
europee stava nella linea, fatta a mano e incerta, mentre quella costruttivista era decisa e fatta a righello.->
l’Europa vuole conservare il tratto umano nella produzione, la Russia cerca l’anonimato e l’industrializzazione.
Appoggiavano le idee di Le Corbusier e Adolf Loos, ma i costruttivisti erano i soli modernisti perché rifiutando
la storia rifiutavano l’ornamento. Tutti gli artisti erano invitati a creare abiti belli in tessuti in tinta unita conformi
al nuovo stile di vita lavorativa-> la silhouette era ideata scomponendo il corpo in più volumi e piani.
A discapito dell’abito borghese alla moda, si promuove l’abito bello -> La Lamanova : abiti dalle forme cubiste,
adatti al lavoro del proletariato, con colori forti ma anche tracce tradizionali/etniche per sradicare il più
possibile l’abito russo da quello Europeo-> dal cubismo si passa alle forme colorate e ornamentali dell’art-
deco. ->integrazione personale dell’art deco.
A partire dal 1925 riappaiono vecchie riviste censurate e con la Nep che promuoveva la proprietà privata e
libera impresa -> ritorno delle pratiche capitaliste e dello stile di vita borghese-> si diffondono i costumi
occidentali come il jezz, il flapper dress e in questo clima le proposte dei costruttivisti erano austere.-> gli abiti
sono di ispirazione etnica per definire un nuovo stile di vita sovietico, alimentano lo stato artistico legato alla
produzione artigianale-> per rendere il modello etnico più moderno lo si fonde con le forme geometriche
dell’art deco-> questi abiti diventano quelli rappresentativi della creatività della Russia-> per i nuovi artisti russi
la produzione industriale era naturale ma l’industria russa era molto scarsa tecnicamente e quindi le
produzioni erano artigianali con parti industriali.
All’inizio degli anni ’30 si impone il realismo socialista (nasce con lo stalinismo), che si distacca dall’occidente-
> la produzione era orientata al mercato e venne promosso un processo di industrializzazione, abolendo il
pluralismo delle idee estetiche vestimentarie-> la moda era stata ufficialmente abolita negli anni ’20->
attribuisce alla moda un ruolo altamente rappresentativo e quindi lo stile divenne altamente decorativo
(grandezza, classicismo, unicità, preziosità)-> stile eterno e senza tempo-> attingeva alla cultura di massa e
offriva una realtà idealizzata nell’abito-artistico rappresentativo->dando l’aura ai progetti non potevano essere
industrializzati e quindi di massa , i designer erano considerati solo artisti elitari e la massa vestiva con abiti
prodotti dall’industria a basso prezzo. Metodo allografico/ autografico.
Goodman distingue due metodi per classificare le arti: quello allografico, quando l’opera per esistere, anche
nel caso della contraffazione ha bisogno di essere indossato, quindi richiede una performance che ogni volta è
sempre originale-> vale come insieme di opere e non l’abito in sé, la moda lo è se indossata altrimenti rimane
una possibilità non espressa, mentre quello autografico, quando la contraffazione dell’opera avviene dal
processo di produzione come per una borsa. Nel mondo della moda si verifica il consumerismo politico, cioè la
richiesta di trasparenza della filiera e la distribuzione del potere, scegliendo in base a criteri di natura
ambientale, etica e politica e non economica, gusto e benessere personale. La scelta del consumo è
influenzata dagli altri (inquinamento dei marchi-estensione simbolica tra i consumatori che incentiva al
consumo)-> da alcuni anni sono emerse riflessioni sulla sostenibilità della moda e su i suoi valori etici-> la
moda diventa veicolo culturale di valori che entrano in un discorso pubblico.
Fair Fashion: dimensione etica della moda (sia nella filiera che nella fruizione)-> la 1° è Esprit che nel 1991
propone una linea di abbigliamento ecologico-> materiali riciclati, nuove tecniche di produzione, la ripresa di
tagli tradizionali, promuovendo l’autonomia di centri di produzione locali, tutelando i diritti dei lavoratori e la
trasparenza di prezzo-> fair labour. ->Fashion Freedom è un marchio etico nato da Coop+Nazioni Unite per
sostenere le micro imprese africane.-> da oggetto di nicchia la moda etica diventa oggetto del trend
internazionale grazie al marketing come HeM Conscious Collection e promozioni da parte di divi come Bono
Vox.-> l’abito ecosostenibile è autografico (deve essere chiara la produzione)-> Numerosi eventi come: Eco-
Fashion Week. In Italia non esistono ancora feshion week a riguardo, ma progetti come il baratto si abiti o
Isola della Moda, laboratorio di autoproduzione per marchi ecosostenibili sì.->volgiono stravolgere lo
stereotipo di bellezza del mondo della moda-> allografia, perché sono tante repliche dell’ esperienza /oggetto
stesso. La moda si confronta anche con strumenti informatici come le piattaforme dove si possono condividere
figurini per creare il proprio abito su misura o app che ti permettono di creare l’abito, te lo fanno e te lo
spediscono.-> i prodotti di moda vengono progettati dai loro utenti virtuali sono allo grafici perché non
essendoci autore non c’è imitazione.
Per sovvertire le tecniche convenzionali di marketing e inserire valori etici nei messaggi sono usati diversi
stratagemmi. Il culture jamming, che rielabora il testo/linguaggio di una pubblicità famosa dando un nuovo
senso ironico, contro i dogmi di eccessiva magrezza della moda, oppure il shop-dropping, entrando nel
negozio, modificando artisticamente il prodotto per riposizionarlo sullo scaffale-> pratiche di resistenza
culturale che insistono sul rappor