vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL BRUTTO:
Le prime riflessioni sulla disarmonia vengono fatte in Grecia ma assumono per lo più termini di
condanna.
Agostino di Ippona analizza un nuovo problema: in un mondo creato da Dio, che non può volere
niente di cattivo, né tantomeno di brutto, come può esistere il male e il brutto?
Tommaso d’Aquino troverà la risposta nel peccato originale, il brutto e il male sono quindi un tetro
ricordo del peccato originario. 2
Anche Dante nel descrivere la “Città Dolente” fonde il peccato e la malvagità con la bruttezza fisica
dei suoi abitanti, da Caronte a Cerbero, dalle lamentose Arpie al re Lucifero. Spesso il Diavolo
appare mostruoso e deforme, zoppo, ginocchia ricurve all’indietro, senza sopracciglia e puzzava di
zolfo.
RINASCIMENTO l’interpretazione del brutto ha ancora valenza negativa, soprattutto perché
vengono riaffermati i concetti di origine platonica (bellezza come equilibrio tra le parti).
RIVOLUZIONE ESTETICA (rivoluzione culturale e religiosa) la pittura cristiana del XV e XVI sec.
inizia a scardinare la concezione anomala della bruttezza. Cristo è infatti rappresentato, durante le
umiliazioni e le sofferenze, totalmente deformato. La bellezza di Cristo è quindi intesa come
santità celata dietro le piaghe di un Dio umiliato in croce. SI SUPERA LA CONCEZIONE PER CUI IL
BRUTTO DEBBA RAPPRESENTARE NECESSARIAMENTE IL MALE. Nel cinquecento e ancora di più nel
seicento il valore del dolore, nell’arte, implicherà un’assoluzione del brutto come elemento
indispensabile e positivo in ambito pittorico, anche se sarà ancora lungo il percorso per
considerare il brutto una categoria estetica a se stante. Elementi sgradevoli e disgustosi si
ritrovano nelle opere del Caravaggio ma anche in quelle più moderne di Bacon (produzione
destrutturante- il tema della croce assume chiave blasfema e scandalistica) e Cattelan (le sue
opere sono esempio di come la bruttezza rappresenti il disagio esistenziale dell’uomo e di come
spesso lasci smarriti come ad esempio la “Donna crocifissa”).
SETTECENTO in questo secolo si inizia a concedere legittimità teorica e valore al brutto ma
anche al sublime, le esperienze di disarmonia, che fino ad allora erano subordinate al bello, si
renderanno autonome.
LAOCOONTE OVVERO DEI CONFINI DELLA PITTURA E DELLA POESIA- Lessing l’intento dell’opera
è quello di distinguere i confini tra le diverse arti (poesia e arti visive), oggigiorno questo concetto
di confine è considerato obsoleto in quanto le diverse arti si mischiano, fino contaminarsi tra loro.
L’obiettivo principale del Laocoonte è quello di indagare quale sia la forza intrinseca dell’immagine
e quale il suo limite espressivo. Secondo Lessing la poesia e l’immagine presentano tratti in
comune, perché entrambe evocano un oggetto assente.
Lessing prende in considerazione il grido come “espressione naturale del dolore fisico”- gli artisti
greci erano sottoposti alla legge tebana, che prevedeva una pena per chi rappresentasse e
imitasse il brutto. Molti artisti quindi si astenerono da rappresentazioni tanto disarmoniche.
Prendiamo come esempio il dipinto del pittore greco Timante “il sacrificio di Ifigenia” nel quale il
volto di Agamennone è velato, non perché non fosse in grado di dipingerlo ma si astiene
volontariamente per evitare di spingersi fino al massimo livello della dissonanza e disarmonia
pittorica. La bocca spalancata provocherebbe infatti nel fruitore dell’opera un effetto intollerabile
e inibirebbe totalmente la sua immaginazione.
Lessing preferisce la una trasposizione letteraria a quella pittorica. Sarà la ricerca di Fussli delle
espressioni a discapito della bruttezza a ribaltare le teorie di Lessing.
3
La pittura di Goya cancellerà i limiti imposti da Lessing con il ciclo di acqueforti (primi del 1800) e
successivamente con il ciclo “Pinturas negras” (1820) mettendo in primo piano la disperazione, il
cinismo e smorfie quasi animalesche.
Nel XIX e XX sec. con le opere di Munch “l’urlo” e la “Guernica” di Picasso o di Bacon questi
elementi saranno onnipresenti.
Ai nostri giorni le performance di Marina Abramovic stravolgono il pensiero di Lessing, il quale si
affaticava a salvaguardare l’emotività dello spettatore.
- Anche la fotografia inizialmente tendeva ad immortalare solamente la bellezza, mirando
all’idealizzazione, ma a partire dalla fine dell’Ottocento ogni soggetto, anche il più
trascurabile, può diventare in un certo senso bello. Il momento fecondo per i fotografi di
oggi è diventato il momento dell’eccesso e dell’esibizione senza esitazioni, tutto il contrario
di ciò che sosteneva Lessing (non implica nessuna inibizione nel fruitore).
Più le foto così piene di dolore vengono osservate e più si crea una certa curiosità nel fruitore di
sapere quale sia stato l’attimo precedente e quello successivo allo scatto.
Lessing inoltre metteva in guardia il pittore dal dipingere smorfie o ghigni perché sarebbero
diventati noiosi ed insignificanti agli occhi dello spettatore. Fussli invece si concentra proprio su
questo aspetto, sul dettaglio del ghigno che lascia intravedere fugacemente le passioni più
perverse dell’animo umano. Questo interesse per il transitorio crescerà esponenzialmente nel
Novecento tanto da far decadere definitivamente il pensiero di Lessing.
Lessing trovava troppo diretta l’arte visiva in quanto troppo immediata, mentre la poesia
impedivano al lettore di focalizzarsi sulla ripugnanza della bocca spalancata. La pittura e poi la
fotografia ci mostrano solo un istante che può essere estremamente dannoso per la sensibilità
dello spettatore, la poesia, invece non ci limita ad un esclusivo punto di vista.
- Anche nei film la dissonanza non sembra essere diluita ma anzi accentuata, lo spettatore
non può sottrarsi dagli stimoli visivi, uditivi e concettuali, se non chiudendo gli occhi o
uscendo dalla sala.
- La scultura non curandosi del colore, veniva stimata inferiore alla pittura. Saranno le opere
di Niki de Saint Phalle, le Nanas (rappresentano abbondanza e sensualità), a portare nelle
sculture un bel po’ di colore.
Anni 50 del ‘900- opere di Pollock- dissonanza e tridimensionalità.
INTERESSANTE: rimane sospeso tra le categorie estetiche del moderno e una semplice
esclamazione che indica un apprezzamento più o meno superficiale. Molto spesso infatti
l’interessante lascia prontamente spazio alla prossima trovata che cattura l’interesse del pubblico.
L’interesse distrugge se stesso, alla ricerca costante di nuovi contenuti più suggestivi da dare in
pasto al pubblico. L’interessante rimane in bilico tra estetica ed etica , indica una posizione
precaria destinata a consumarsi sul nascere. 4
Negli ultimi anni l’interessante si è rivelato una delle categorie estetiche più feconde e
controverse, le opere sono destinate a essere spazzate via dalla prossima più interessante. Come
le opere di Cattelan che si nutrono di dello stravagante, dell’inusuale e dello scandaloso.
Secondo Schlegel il pubblico, spesso impaziente e distratto, si nutre di continue sollecitazioni e ne
pretenderà sempre di più originali e sorprendenti, degradando la contemplazione artistica a mero
intrattenimento. Nei secoli XX e XXI c’è stato un maggiore appiattimento e esaurimento dei
contenuti. L’interessante condurrà a nuove sottocategorie estetiche come il piccante e l’eccitante,
ad arte erotica ed omosessuale fino a spingersi nell’insulso (soprattutto nell’arte degli ultimi anni).
Il passo successivo è l’eccentrico, che provoca un forte senso di fastidio e di insofferenza di fronte
all’ennesima trovata per niente interessante, procedendo così verso il ripugnante e l’orrido.
LA MODA DELL’INTERESSANTE Kant la considerava una forma di frivolezza che tuttavia serve a
consolidare l’idea di socievolezza e comunicabilità estetica. La moda si alimenta del transitorio,
del mutevole e del fugace. Nell’800 la moda, grazie alla figura del Dandy, diventa simbolo di
originalità in una società di massa- Baudelaire esalta la moda, disprezzando tutto ciò che è
naturale.
Finire del ‘900 due tendenze opposte: la moda eguaglia (gli individui scompaiono nella società di
massa) ma dall’altro lato. La moda è allo stesso tempo linguaggio collettivo ed individuale. La
moda riesce ad imporre le sue nuove tendenze e a far indossare ciò che è detestabile.
Oggi i musei sono diventati architetture spettacolari ed originali (cercano di fondersi con
l’ambiente circostante), che accompagnano il pubblico in un entusiasmante percorso
performativo. I musei finiscono così per attirare maggiore interesse rispetto alle collezioni presenti
al loro interno.
IL SUBLIME: Inteso come sinonimo di elevazione, fin dai tempi più antichi il sublime ha elevato il
fruitore oltre se stesso. Tale elevatezza non può che provenire da un animo nobile. L’arte
principale del sublime era quella della letteratura e il suo intento era quello di mettere l’individuo
in contatto con l’eterno.
Fin dall’inizio il sublime era ricondotto alla percezione estetica degli ambienti naturali. Burke (colui
che darà grande valore a questa categoria) divide il sublime dal bello. Il linguaggio risulta più
efficace delle immagini per provocare forti emozioni. IL POTERE EVOCATIVO E SUBLIME DELLE
PAROLE PER BURKE E’ INSUPERABILE. La forza della poesia non risiede nelle sue doti descrittive ma
nella sua capacità di comunicare passioni travolgenti, stessa tesi di Lessing nel Laooconte.
Problema: individuare il contrario del Sublime. Entrerà in scena un nuovo concetto quello
dell’eccitante
IL KITSCH: “dal sublime al ridicolo c’è un sol passo” XIX Secolo, termine coniato in Germania, culla
del romanticismo e dell’industrializzazione fenomeni decisivi per la diffusione del Kitsch nel
Novecento. Soprattutto con l’industrializzazione, e quindi con la facile riproducibilità delle opere, e
5
con la possibilità di adattamenti, l’opera ne è uscita assolutamente stravolta e alterata
(contraffazione delle opere Kitsch).
L’arte degenera in una mero gadget, allontanandoci dall’originale, fornendoci un’esperienza
superficiale.
Colui che realizza opere o lavori Kitsch è ritenuto un falsario. L’opere d’arte Kitsch è falsa, irreale e
non consente alcun ampliamento della conoscenza estetica. Per Umberto Eco è una forma di
menzogna e truffa artistica.
Kitsch come parassita dell’arte vera l’artista