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Estratto del documento

Nel Medioevo viene introdotto il principio di creazione​ , anche grazie alla religione

cristiana. L’arte umana non è comunque concepita come creazione libera

, ma come

assunzione di una prerogativa che appartiene a Dio. L’artista rimane un semplice imitatore

dell’opera divina​ , le cui creazioni non hanno che finalità religiose

. Si ha una nuova

distinzione tra arti del trivio (​

grammatica, retorica e dialettica

) insegnate nelle scuole, e arti

​ ​

del quadrivio (​ aritmetica, geometria, musica e astronomia

) che costituiscono la filosofia,

ovvero il sapere preparatorio allo studio e all’esercizio della teologia.

Il Rinascimento​ - L’imitazione della natura

Nel Rinascimento vengono poste le premesse per la rivalutazione della figura dell’artista

come distinto dall’artigiano, attraverso una riflessione teorica sui principi del proprio operare

messa in atto dagli artisti stessi; un importante punto di partenza è l’invenzione della

prospettiva​ , trasformata in teorie matematiche del disegno

, la quale apre la strada al

naturalismo. Importante fu l’attività teorica e artistica di Leonardo Da Vinci, che manifesta il

processo di intellettualizzazione delle arti​ , caratterizzato dalla saldatura tra sapere

​ ​

scientifico e pratica artistica

; viene ripresa l’idea di bello come armonia, ma i rapporti

proporzionali sono basati sull’analisi scientifica della realtà. Nasce una nuova concezione di

arte, definita arte del disegno (architettura, scultura e pittura): il disegno non è più solo un

supporto grafico, ma il campo in cui l’artista esercita il suo ingegno ed elabora la sua idea.

Vengono ancora esaltate le doti imitative, ma si fa strada l’espressione dell’individualità

degli artisti: ogni opera è individuale, ma non compromette la fedeltà al vero e aderisce

canoni offerti dall’osservazione della natura.

Tra ‘500 e ‘600​ - Tra Manierismo, Barocco e Classicismo

L’artista inizia la scalata sociale​ , rivendica la paternità delle opere, si inserisce nell’ambito

​ ​

delle corti signorili

; si delinea la nozione di artista come alter-deus​ : l’artista è creatore al

​ ​ ​

pari di Dio

, poiché attinge alle forme ideali con cui Dio ha plasmato la materia e le usa per

creare con la sua mente. Si ha una valorizzazione dell’inventio​ , grazie alla quale l’artista è

in grado di produrre una natura più perfetta di quella esistente

, ma anche nuova e diversa.

Da questi principi nasce una tensione all’assoluto e all’incommensurabile, che mette in

crisi la possibilità di trovare la rappresentazione della bellezza in discipline dominate dalla

ragione (matematica e geometria). In questo contesto nasce l’arte Manierista (1530-1610),

che si svincola dalle leggi della rappresentazione in nome di una licenza creativa di

ispirazione divina e spontanea

. A queste premesse si aggiungono le scoperte di

​ ​

Copernico, Keplero e Galileo​ : il mondo diventa un insieme di elementi quantitativi,

realizzato da un Dio-orologiaio che governa questa macchina inanimata. L’arte perde la

natura come modello, e la bellezza, legata ai sensi, non ha più realtà se non in funzione del

gusto soggettivo. In questo quadro si inserisce l’artista barocco​ , che esalta il carattere

​ ​ 3

inventivo dell’immaginazione per dar forma a nuovi mondi mai visti, organizzando

liberamente la sua opera per ottenere risultati stupefacenti e imprevedibili. Per il suo

illusionismo, l’arte barocca produce un’idea di bellezza svincolata dalle funzioni conoscitive

.

Dall’altro lato, il Classicismo auspica un ritorno all’armonia e alla misura

, riprendendo come

​ ​

idea di bello la natura e i suoi rapporti perfetti, per liberarsi di ogni elemento superfluo.

Platone - Il bello come trascendenza

Secondo Platone, di tutto ciò di cui abbiamo esperienza sensibile esiste una forma o idea

(eidos) eterna e immutabile, che costituisce l’unica cosa vera

. Tutti gli alberi che vediamo,

per esempio, non sono altro che esemplificazioni imperfette dell’unica idea immutabile di

albero che l’uomo possiede per sua natura; il rapporto tra l’albero e l’idea di albero è lo

stesso che sussiste tra l’albero e la sua ombra. Anche il bello (eidos), pur essendo presente

sensibilmente, rimanda a una dimensione al di là dei fenomeni stessi

, che risiede in un

mondo trascendente, quello delle idee (​ iperuranio​ ). Da queste riflessioni parte una critica

al pittore​ , definito come volgare imitatore incapace di andare al di là della mera

manifestazione sensibile della realtà, come presuntuoso che tende ad attribuirsi capacità

divine e a occultare il carattere di immagine riflessa del suo prodotto con artifici come il

chiaroscuro e la prospettiva, facendo appello alla dimensione sensibile ed emotiva

dell’animo umano. Prendiamo ad esempio un letto​ : esiste il letto ideale (l’idea di letto), poi

​ ​

esiste il letto reale costruito dal falegname a immagine dell’idea di letto, e infine esiste il

letto rappresentato

, l’immagine di letto prodotta dal pittore, fatta a imitazione del letto del

falegname; la pittura non è altro che imitazione di un’imitazione, sono riflessi deboli del

bello divino. Nel Cratilo, Platone fa l’esempio di una spola​ : nella progettazione, il

​ ​

falegname è orientato solo dal rapporto che esiste tra l’oggetto e la sua funzione

, ovvero tra

la spola e la tessitura, che dovrà avere quindi una certa forma e certi materiali. Viene quindi

messo al bando ogni capriccio creativo​ , la bellezza è tecnica, dettata dal valore d’uso, e

la mimesi perfetta tra l’oggetto reale e quello ideale risponde allo scopo operativo per cui è

costruito.

Aristotele - Arte come realizzazione delle forme possibili

Per Aristotele, idea e forma non sono altro che entità immanenti alla realtà​ , che

costituiscono il fine delle cose stesse di cui sono forma: ciascun individuo è un sinolo​ ,

un’unità inscindibile di forma e materia

. Non esiste forma senza materia, e viceversa: una

cosa è quella che è quando attualizza la sua forma o finalità​ , per cui sarà tanto bella

​ ​

quanto realizzerà perfettamente questa finalità

. Il bello, definito come ordine (taxis), è la

​ ​

giusta proporzione tra le parti e il tutto

, è il possesso di tutte le componenti nella giusta

proporzione. Percepire una cosa come bella significa riconoscere che ha raggiunto

pienamente il suo fine interno. Da questi principi deriva la considerazione dell’​ arte come

tecnica​ , in quanto sapere incorporato in abilità acquisibili con l’esercizio

, e guidate

​ ​

dall’intelletto

, da un’applicazione consapevole dei mezzi ai fini. Si tratta di una disposizione

​ ​

produttiva mediante ragionamento​ , una disposizione naturale a realizzare qualche

oggetto di quelli che possono essere e non essere

; sia l’arte che la natura sono orientate a

realizzare forme potenzialmente racchiuse nella materia. A differenza del prodotto naturale,

quello artificiale richiede una causa ad esso esterna per venire all’essere, ma questo non

deve portare a considerare la sua forma come estrinseca alla materia di cui è fatto. La

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tecnica quindi si inserisce nel contesto produttivo della natura

, o perfezionandola portando

all’atto forme potenzialmente presenti nella materia, o imitandola; in questa divaricazione la

tecnica si adegua alla finalità interna della natura.

Immanuel Kant​ - Natura, arte e genio

La riflessione di Kant parte dalla distinzione tra natura e arte​ : nella natura ci sono effetti

imputabili a cause omogenee, mentre le opere d’arte presuppongono una causa esterna

che le trascende; la natura agisce secondo necessità, l’arte produce secondo libertà

. Fare

arte richiede quindi un soggetto razionale e libero​ , capace di agire con degli scopi relativi

a un progetto. Perché la libertà del fare si costituisca come arte, è necessario che lo scopo

si realizzi come qualcosa di autonomamente oggettivo

. Un alveare può essere paragonato a

un’opera architettonica, ma non lo è, perché le api agiscono secondo necessità e istinto, e

non secondo libertà. Esistono vari tipi di arte​ : quella meccanica (tecnica) che consiste

​ ​

nell’applicare procedure necessarie alla realizzazione di un progetto, e quella estetica

finalizzata a suscitare un sentimenti di piacere

; l’arte estetica può essere piacevole quando

​ ​

riguarda la mera sensazione

, oppure bella quando è capace di attivare un piacere connesso

​ ​ ​

col pensiero

. Chi produce opere d’arte belle è solo il genio​ , quella persona che ha il talento

​ ​ ​

come dono di natura e non come frutto di apprendimento. Il bello non coincide però con la

perfezione, alla sua produzione risultano insufficienti le regole di produzione oggettiva di una

cosa: per questa caratteristica, il genio è libero nella propria produzione, che avrà

caratteristiche di originalità, esemplarità, irriproducibilità

. Il genio deve comunque

impadronirsi delle regole di base​ , conoscere i concetti da rappresentare, per poi

trascenderli. Il genio è colui che tramuta in senso produttivo il gioco tra intelletto e

immaginazione

, grazie allo spirito​ , una forza vivificante che trasforma l’immaginazione in

​ ​

capacità creativa. In questo modo il genio ha la facoltà di porre in essere le idee

estetiche​ , prodotti dell’immaginazione che non corrispondono a concetti determinati, che

non sono altro che forme sensibili di idee razionali (idee che la ragione può pensare ma

non comprendere, come libertà, totalità, eternità, Dio, ecc.)

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
19 pagine
12 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesac di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e semiotica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Cantelli Chiara.