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Dalla collaborazione con Robots​ , azienda nata nel 1970, nasce il prodotto che frutta un

Compasso d’Oro: si tratta dell’​ Abitacolo (1971), una struttura metallica che fornisce un

letto, una libreria, un tavolo, vari contenitori, e un sistema di illuminazione; tutto è progettato

per stare in uno spazio unico, per avere un colore neutro e permetterne la

personalizzazione, per essere trasformabile e non invasivo, e per mantenere basso il costo

di produzione. Il prodotto si propone di offrire a tutti la possibilità di avere uno spazio

personale dove fare le proprie cose

, anche non avendo una stanza privata. Sempre per

Robots, Munari progetta altri oggetti, come Divanetto (1972), Biplano (1972) e Vadecum

(1974).

Nel 1962, insieme a Piccardo, Munari fonda lo Studio di Monte Olimpino​ , un laboratorio di

​ ​

cinema di ricerca che propone un cinema come strumento di ricerca, capace di fornire

informazioni inaspettate; lo studio produrrà una cinquantina di pellicole tra film di ricerca e

film di informazione pubblicitaria. Tra i vari titoli ricordiamo:

I Colori della Luce (1963)​ , film di ricerca sui colori che si ottengono scomponendo

● la luce con un prisma e filtri polaroid ruotanti

Tempo nel Tempo (1964)​ , film di ricerca sul comportamento dell’uomo nell’atto di

● un salto mortale, tramite la dilatazione del tempo da pochi secondi a tre minuti

After Effects (1969)​ , film di ricerca che prevede la collaborazione del pubblico,

● poiché su uno schermo appaiono forme definite di diversi colori, e una volta

scomparse, ognuno vedrà sul nero la forma del colore complementare 11

Gli anni ‘60-’70 vedono Munari impegnato anche nel design editoriale​ : oltre alla

collaborazione con Bompiani, nascono nuovi lavori per altre ditte come Einaudi, Editori

Riuniti e il Club degli Editori. Inizia anche il sodalizio con Rodari, per il quale illustrerà molti

libri. Infine, negli anni ‘70 diventa direttore di alcune collane editoriali, come Tanti Bambini

(1972-1978) per Einaudi, e Quaderni di design (1976-1986), Giocare con l’arte (1979-1992),

Disegnare, colorare, costruire (1979-1988) per Zanichelli. 12

Nel corso degli anni ‘70 si fa sempre più vivo l’interesse per l’infanzia

, guidato dall’idea che

​ ​

i bambini debbano sviluppare un apprendimento creativo. Da qui la progettazione di una

serie di giochi didattici prodotti ancora da Danese:

ABC con Fantasia (1960)​ , un gioco formato da lettere maiuscole scomposte in

● pochi elementi semplici, che permette ai bambini di comporre non solo le lettere, ma

anche figure astratte a piacimento

Più e Meno (1970)​ , gioco di immagini stampate su carta trasparente, in modo da

● ottenere un’immagine completa sovrapponendone molteplici

Carte da Gioco (1973)​ , si tratta di carte con raffigurazione di sequenze semplici e

● riconoscibili dal bambino, che deve provare a metterle nell’ordine giusto

Da questo interesse per il mondo dei bambini nascono i laboratori Giocare con l’arte

(1977), il primo presso la Pinacoteca di Brera. Si tratta di luoghi in cui non si imita e non si

spiega l’arte, ma si sperimenta: le opere sono prese come spunto per apprendere una serie

di regole e tecniche che, trasformate in giochi, permettano di capire le qualità e le proprietà

delle opere per rielaborarle autonomamente. Le opere vengono presentate al bambino con

spiegazioni visive, per poi essere sperimentate nel modo che più gli si compiace: si tratta di

mostrare riproduzioni ingrandite di opere di pittori divisionisti con affiancati dei dettagli che

ne evidenzino la tecnica, vari fogli di carta con combinazioni di colori, ecc. In questo modo

il bambino è indotto non tanto a vedere cosa rappresenta il quadro, ma come è stato

composto con le varie combinazioni. Un altro elemento importante è quello dei formati

diversi: si devono mostrare riproduzioni di opere il cui formato spicchi insieme al soggetto,

in modo da insegnare al bambino a scegliere il formato più adatto per comunicare.

Da una mostra parigina

nascono invece i Laboratori

Tattili (1979), che prendono

spunto da una delle opere

più significative della

produzione di Munari negli

anni ‘70, i Messaggi Tattili

(1976) rivolti ai non vedenti,

ovvero dei libri fatti per

essere toccati, composti da

materiali diversi in rilievo a

riprodurre immagini diverse. 13

Altro prodotto per l’infanzia, messo sul mercato da Danese nel 1980, sono i Prelibri​ :

progettati per bambini di età prescolare, si tratta di 12 libri privi di testo, rilegati in maniera

diversa, con diversi materiali, per comunicare storie visive e tattili di vario tipo. Tra i vari tipi

abbiamo: un libro di legno con tre pagine, che risuona come una nacchera quando

sfogliato; un libro contenente un disco bianco che diventa più grande sfogliando le pagine;

un libro di stoffa rosa fuxia con dei tagli nel centro e un bottone nella pagina a metà, in

modo da abbottonare le varie pagine. 14

1.6 Fantasia (1977)

Per Munari, la fantasia è la capacità di pensare a cose nuove non esistenti prima

, la

​ ​

capacità di stabilire relazioni inedite tra ciò che si conosce

, relazioni che vanno al di là delle

abitudini. È così che delle macchie di muffa su una parete diventano un arcipelago, e che le

fantasie dei sassi vengono trasformate in qualcosa di suggestivo. Si tratta quindi di

abbandonarsi al gioco di relazioni e di affinità visive

. Questa capacità è propria dell’arte: la

​ ​

fantasia è propria degli artisti​ , che ci introducono in un mondo riconfigurato. È così che

Picasso riesce a trasformare il sellino e il manubrio di una bici nella testa di un toro, che

Arcimboldi creava figure umane assemblando le cose più strane, spesso di ordine naturale,

è così che Munari riesce a vedere nelle forchette degli

avambracci che possono comunicare qualcosa. Le relazioni

messe in atto dalla fantasia sono diverse: affinità,

opposizione/capovolgimento, moltiplicazione, scambio di

colore, materia, luogo, funzione, dimensione, ecc., fusione di

elementi diversi

. La fantasia risulterà più o meno fervida a

seconda della capacità di combinare tra loro tali relazioni​ :

più saranno le “relazioni tra relazioni”, più la cosa sarà

fantastica

. Facendo un esempio, si può pensare a un gatto di

colore blu (scambio di colore), ma andando agendo più di

fantasia lo si può immaginare leggero come una piuma, alto

venti metri, gelato come il ghiaccio, che abbaia come un cane.

L’arte ci mostra quindi come ogni cosa può essere vista anche in altri modi

, e risulta uno

strumento utile per sviluppare il pensiero creativo, poiché la fantasia è alla base della

creatività​ . La fantasia, però, ha bisogno della conoscenza​ : il pensiero non può mettere in

​ ​

relazione ciò che non conosce

, quindi è necessario un incremento della conoscenza, in

modo da permettere un numero di relazioni maggiori tra un numero crescente di dati. Una

persona di cultura limitata equivale a una fantasia limitata​ . La conoscenza è quindi una

condizione necessaria, ma non sufficiente

, poiché esistono anche persone colte sprovviste

di fantasia, che possiedono solo memoria e non intelligenza.

L’​ intelligenza​ , per Munari, è quella capacità del pensiero di coniugare la fantasia

:

intelligenza non è osservare una spina, capire che punge e dedurre che tutte le cose

appuntite pungono; intelligenza è la capacità di inventare un arma appuntita

, trasformare

​ ​

ciò che abbiamo appreso in qualcosa al nostro servizio​ , realizzare una cosa che prima

non esisteva, quindi pensare a una cosa che prima non c’era. L’intelligenza non è

veramente tale se non si affianca la fantasia alla capacità di immagazzinare dati e astrarli

.

Munari definisce la conoscenza senza fantasia come un magazzino di dati inerti, come un

dizionario che ha tutte le parole per costruire una poesia, ma non ha neanche una poesia

all’interno. Se la fantasia si atrofizza senza conoscenza​ , però, è altrettanto vero il

contrario: la fantasia può alimentare la conoscenza, grazie a invenzioni e innovazioni (Galileo

scoprì i satelliti di Giove grazie all’invenzione del telescopio). 15

La fantasia è prerogativa dell’uomo in quanto tale, è essenziale alla sua sopravvivenza,

poiché è fondamentale per rinnovare le tradizioni culturali una volta che queste sono

superate. La cultura popolare non è altro che un continuo manifestarsi di fantasia

, creatività

e invenzione, è la somma, in continua mutazione, dei valori oggettivi utili alla gente.

La correlazione tra conoscenza e fantasia è alla base del pensiero creativo​ , quel pensiero

che permette di far fronte alle mutazioni della vita

. Perché ci sia creatività, è necessaria

un’​ intelligenza elastica​ , una mente libera pronta a imparare ciò che gli serve in ogni

occasione

, e a modificare le proprie opinioni quando se ne presenta una più giusta. Questa

elasticità si esercita con la fantasia, con l’uso non logico della capacità di stabilire relazioni.

L’uso ludico-fantastico del pensiero è strettamente

connesso con quello pratico-creativo​ : Munari tende

ad accompagnare le opere che illustrano un’operazione

della fantasia a esemplificazioni di carattere creativo

,

come nel caso de La persistenza della memoria di Dalì

(scambio di materia), che trova un corrispettivo

creativo nella Cornice Ireland, realizzata in gomma

(scambio di materia rispetto al consueto legno).

Esiste quindi anche una correlazione inscindibile tra arte e vita​ : se la vita entra nell’arte

per diventare gioco, questa poi torna nella realtà, potenziata dall’arte

, verso nuove

possibilità; questo circolo viene esemplificato con l’attività di Munari artista-pedagogo e

artista-designer. Nel momento in cui un libro viene trasformato dall’artista in qualcosa di

inutile (Libri Illeggibili), questo ritorna alla vita per configurarsi

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
26 pagine
9 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesac di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e semiotica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Cantelli Chiara.