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La comunicazione non verbale
Principi di comunicazione animale
La vita sociale degli animali dipende dalla coordinazione delle interazioni tra essi.
L’espressione ‘comunicazione animale’ è stata spesso usata per designare la classe di
segnali che vengono trasmessi tra animali sociali e che contribuiscono a modellarne il
comportamento reciproco in vista di qualche fine che sia di vicendevole vantaggio. Vi può
essere anche la cooperazione di due specie diverse, come nel caso del ‘pesce scopino’
che si procura il cibo raschiandolo dalla pelle o perfino da dentro la bocca dei suoi ‘clienti’
di altre specie, che si accostano ad esso per essere sbarazzati dei loro ectoparassiti.
Quella che è stata chiamata ‘comunicazione animale’ andrebbe meglio definita, con i
termini di MacKay, come ‘attività di segnalazione’. Questi termini sono usati tutte le volte
che sia possibile dimostrare che il comportamento di un animale influenza quello di un
altro.
Come riconoscere i segnali animali?
Per stabilire che una cosa è un segnale, il criterio appropriato richiede di dimostrare che
essa susciti un mutamento nel comportamento di un altro individuo. Talvolta questo è
abbastanza evidente: il pianto di un gattino fa sì che sua madre accorra a cercarlo.
Spesso il problema è molto più difficile, se i segnali sono inseriti in una massa di
comportamento d’altro genere, che può esso stesso influenzare le interazioni tra gli
animali. Per parlare in termini propri, non è stato stabilito che particolari esibizioni
dell’anatra maschio abbiano effetti sulla femmina, eppure in questo e in molti altri casi di
contatti sociali tra animali si può sensatamente presumere che tutte queste prestazioni
non si verifichino per accidente e che debbano segnalare qualcosa. Tinbergen sostiene
che se questi esperimenti naturali non ci dicono quale parte di tutta una esibizione è
efficace essi riescono se osservati con cura a dirci molte cose circa le funzioni globali di
queste esibizioni. Però tale metodo ‘selettivo’ comporta delle limitazioni riconosciute dallo
stesso Tinbergen. Una esibizione può spesso indurre un altro animale a fuggire, ma può
avere questo effetto per il fatto che solitamente è accompagnata da una corsa in direzione
dell’avversario. In secondo luogo, anche se un evento prodotto dall’animale A precede un
evento da parte di un animale B, bisogna chiedersi se non è possibile che l’uno e l’altro
siano provocati da qualche evento comune precedente. Una tecnica più cieca e sballata
consiste nel considerare tutte le sequenze di atti intercorrenti tra coppie di individui delle
stesse categorie. Stout e Brass riuscirono a verificare delle ipotesi concernenti gli effetti di
minaccia e di provocazione di varie posizioni del gabbiano misurando le risposte suscitate
da fantocci di legno, con capo coperto di piume e/o ali attaccate. Malgrado la rozzezza di
questi oggetti , essi riuscirono a mostrare che gli uccelli li discriminavano, e che l’altezza
del capo sul suolo era più importante nel provocare risposte che non l’angolo di
oscillazione del capo e del rostro. Questi risultati consentirono di analizzare gli elementi,
cosa che non era stata fatta nelle loro osservazioni degli uccelli vivi. Malgrado le loro
possibilità, gli esperimenti basati su modelli sono risultati deludenti in quanto gli animali
non paiono reagire alla loro rozza somiglianza con la cosa reale, inoltre, il comportamento
effettivo comporta che un soggetto della stessa specie percepisca delle azioni complesse
e sottili che non si può neppur sperare di stimolare servendosi di rozzi fantocci. Quel che
si vorrebbe, è riuscire a far sì che un animale libero compia un ‘azione specifica al
comando dello sperimentatore, per poi vedere che effetto essa ha sui suoi simili. Questi
metodi sono diventati realtà mediante l’impiego di elettrodi stabilmente inseriti nel cervello
di scimmie, che possono essere stimolate telemetricamente . in tal modo è diventato
possibile per la prima volta allo sperimentatore ‘’accendere’’ il comportamento sociale di
un animale vivo. Naturalmente non bisogna aspettarsi che il problema stia solo
nell’accendere un animale e nel vedere quel che fanno gli altri. In ogni caso tali studi
forniscono uno strumento assai potente per lo studio della comunicazione animale.
Sintassi?
Studi relativi alla sequenza delle battute nel canto del pettirosso e dello scricciolo
mostrano che l’ordine delle battute è della massima importanza ai fini del riconoscimento,
da parte di maschi della stessa specie, dei canti di specie. Altmann ha affermato che una
scimmia rhesus interpreta i messaggi in modo diverso secondo la sequenza. In tali
contesti viene usata la parola sintassi in quanto ci ricorda che i sistemi di comunicazione
animale possono constare non solo di segnali elementari.
Contesto
L’importanza del ‘’contesto’’ dei segnali ha tormentato molti di quanti studiano la
comunicazione animale. Il termine è intenzionalmente vago, e può essere usato in
riferimento ad una varietà di modi in cui dei tratti diversi dal segnale percepibile
influenzano il modo in cui esso suscita risposte da parte di altri individui. Può darsi che la
stessa azione, in un luogo diverso, susciti una risposta diversa. La risposta ad un segnale
può dipendere non tanto dall’identità dell’individuo, quanto all’identità di gruppo: ad
esempio, l’odore, tipico della colonia, che è comune a tutti i membri di un alveare di api
viene adoperato per decidere chi verrà accettato e chi verrà attaccato come intruso. Un
caso significativo in cui il contesto è importante è l’uso che le api fanno della danza
durante la ricerca di una nuova casa quando sciamano, gli stessi segnali sono usati per
indicare la distanza e la direzione che le altre api devono tener presenti nel recarsi nel
nuovo sito. Un tipo interessante di dipendenza dal contesto si ha quando i segnali alterano
il significato di segnali successivi, Altmann chiama questo fenomeno ‘meta-comunicazione’
.
La misura dell’informazione
Un altro modo di dire che un individuo risponde a un segnale consiste nel dire che l’arrivo
del segnale induce l’animale a scegliere una specifica risposta nel suo repertorio , tra un
insieme di risposte possibili. Questa formulazione somiglia al paradigma di Shannon e fa
pensare che sia possibile quantificare la ‘’quantità di informazione’’ contenuta nei segnali
animali. L’uso degli strumenti matematici della teoria della comunicazione in queste
situazioni biologiche è pieno di problemi, però è utile in quanto consente dei confronti tra i
sistemi di comunicazione di creature diversissime, dotate di organi di senso e di sistemi
motori assai differenti.
Modalità sensorie
I segnali usati dalle diverse specie di animali possono essere di svariati tipi fisici, e
possono interessare qualunque modalità sensoria, o per volta o in combinazione. Ma ciò
presenta spesso vantaggi e svantaggi. I segnali visivi sono scadenti di notte, l’odore
portato dall’aria è ad azione relativamente lenta, e può essere facilmente portato in una
sola direzione rispetto alla sorgente; il suono invece vi si propaga particolarmente bene,
ed è molto usato per segnalazioni sia da parte di mammiferi che da parte di pesci e
invertebrati. Ciascuno di questi sistemi richiede organi di senso specializzati.
Ontogenesi
La misura in cui i sistemi si sviluppano indipendentemente dall’esperienza suscita la
passata controversia su istinto e apprendimento, e il comportamento sociale ha svolto un
ruolo notevole. Un modo di chiarire il problema consiste nel distinguere tra 1)la forma reale
dei segnali sociali, 2)gli individui a cui essi sono diretti, 3)le risposte che suscitano in altri.
Nel caso delle forme di esibizione stereotipate queste si sviluppano normalmente in
animali che non le hanno mai viste compiere, e le prove paiono a favore di quanti vogliono
mostrare che questi segnali si acquisiscono per imitazione. Ci sono però notevoli dati
relativi ad un certo numero di vertebrati, secondo cui la classe di individui a cui questi
segnali vengono presentati è influenzata dall’esperienza. In ogni caso, le generalizzazioni
circa il ruolo dell’esperienza nei sistemi di segnalazioni sono certamente legate alle
singole specie, e quel che vale per uno spinarello può benissimo non valere per una
scimmia rhesus.
Evoluzione
Sulla forma dei segnali possono avere un considerevole effetto anche dei fattori genetici.
Questi effetti sono multifattoriali, ma nella Drosophila si conoscono geni singoli che
influiscono sul sistema di comunicazione relativo all’accoppiamento in una quantità di
modi. L’esistenza stessa di società animali complesse basta a mostrare l’adeguatezza dei
sistemi di comunicazione che le sostengono. Uno dei problemi suscitati dai siffatti
specializzati e ‘’improbabili’’ sistemi di comunicazione riguarda il modo in cui essi han
potuto svilupparsi a seguito dei processi di selezione naturale. Si tratta del problema del
motivo per cui un atto particolare finisca per essere usato come segnale contenente uno
specifico messaggio, e della ragione per cui questo atto venga correttamente interpretato
dal ricevitore. La zanzara maschio Aedes risponde al normale battito d’ali della femmina, e
si accosta ad essa per accoppiarsi; lo schema locomotorio normale si è specializzato fino
a diventare un segnale, ‘’ritualizzandosi’’. Analogamente, molte semplici esibizioni di
uccelli e pesci possono essere intese come atti di locomozione modificati che possono
essere rilevanti. Tuttavia , dai primi tentativi compiuti da Tinbergen di sistematizzare le
fonti delle ‘’attività derivate’’, è apparso chiaro che accanto ai movimenti intenzionali c’era
un’ altra vasta classe di azioni che parevano costituire un potenziale materiale per
l’evoluzione delle esibizioni. Nel mezzo di una lotta , l’animale poteva improvvisamente
mettersi a prendere dei materiali da nido , oppure toilettarsi. Queste azioni irrilevanti
vennero indicate con il nome di ‘attività di distanziamento’ , e fu proposto un meccanismo
per spiegare perché esse ricorressero nel caso della minaccia e del corteggiamento.
Successivamente vennero riconosciute svariate altre fonti di esibizione: movimenti
oscillatori, movimenti protettivi, risposte di allertamento e autonomiche. Le attività di
distanziamento sono apparse meno soddisfacenti, e oggi si riconosce che la categoria è
casualme