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FOUCAULT - L’ERMENEUTICA DEL SOGGETTO

Lezione del 6 gennaio 1982 - Prima ora

Nella prima ora di lezione, Foucault, farà un'esposizione che potremmo definire più teorica e

generale, mentre nella seconda ora si dedicherà alla spiegazione di determinati testi. Egli

spiegherà i termini più generali del problema "soggetto e verità"; la questione che affronterà è

dunque quella dell'individualizzazione della forma storica in cui si sono intrecciati, in Occidente, i

rapporti tra due elementi come il "soggetto" e la "verità". Il suo punto di partenza è una nozione

sulla "cura di se stessi"; cercherà di tradurre una nozione greca, chiamata epimeleia heautou, che i

latini hanno tradotto con l'espressione di cura sui, che significa appunto la cura di se stessi. Tutti

affermano che la questione del soggetto sarebbe stata originariamente elaborata secondo la

celebre prescrizione delfica dello gnōthi seauton. Perché decidere di far ricorso a una nozione

come quella della cura di se non sembra aver ricevuto uno statuto particolare, se consideriamo

che nella storia del pensiero occidentale tutto sembra indicare che la formula fondatrice della

questione dei rapporti tra soggetto e verità è lo gnōthi seauton? Per questo nella prima parte,

Foucault, si soffermerà brevemente sul problema dei rapporti dell'epimeleia heautoun e lo gnōthi

seauton.

In origine quasi sicuramente lo gnōthi seauton non aveva il valore che gli verrà poi attribuito in

seguito. In un testo di Epitteto, egli afferma che il precetto "gnōthi seauton” è stato inscritto proprio

al centro della comunità umana. A tal proposito vi sono molte interpretazioni.

La prima è di Roscher, il quale ricorda che i precetti delfici erano precetti rivolti a coloro che si

recavano a consultare il dio, e che pertanto era necessario leggerli come se fossero delle regole.

Sono tre i precetti: 1) mēden agan ("niente di troppo") non voleva formulare, secondo Roscher, un

principio generale di etica. 2) egguai (promesse) prescriveva di non vincolarsi a impegni che non

fosse poi possibile onorare. 3) gnōthi seauton, che per Roscher significa che, prima di interrogare

l'oracolo, bisognava interrogare se stessi con le domande che poi si sarebbero poste all'oracolo

stesso, per averne il meno possibile. Una seconda interpretazione è di Defradas, molto più recente

di quella di Roscher. Egli mostra e suggerisce che lo gnōthi seauton non rappresenta un principio

di conoscenza di sé. Infatti secondo Defradas i tre precetti delfici sono degli imperativi generali di

prudenza.

Ma Foucault vuole insistere su quale sia il senso, sul culto di Apollo, che veniva attribuito al

precetto delfico "conosci te stesso", che l'apparizione del precetto delfico sia avvenuta in relazione

al personaggio di Socrate. È interessante notare che quando il precetto delfico fa la sua comparsa,

esso risulta associato al principio "curati di te stesso". Lo gnōthi seauton appare infatti nel quadro

più generale dell'epimeleia heauton, come una delle forme, delle conseguenze, e una sorta di

applicazione concreta della regola generale: è necessario occuparsi di se stessi, è necessario non

dimenticarsi di se stessi, è necessario prendersi cura di se stessi. Nell’Apologia di Socrate, egli, si

presenta come colui che ha la funzione di sollecitare gli altri a prendersi cura di se stessi. Socrate

in un primo passo si sta difendendo perché gli è stato rimproverato di trovarsi in una situazione tale

da dover provare vergogna, poiché ha passato una vita che lo ha portato davanti al tribunale,

sottoposto ad un'accusa per la quale rischia la pena di morte. Ma nella sua difesa dice che è molto

fiero di aver condotto una vita così e che se potesse cambiar vita non lo farebbe, perché senza di

lui, gli Ateniesi non avrebbero avuto una guida che li avrebbe condotti ad occuparsi di se stessi.

Socrate si ritiene l'uomo a cui Dio ha affidato il compito di dire agli uomini di prendersi cura di se

stessi; e, se gli Ateniesi, uccidessero Socrate, sarebbero senza colui che li sollecita a occuparsi di

se stessi. Foucault di seguito vuole segnalare alcuni luoghi in cui Socrate si presenta come colui

che sollecita gli altri ad occuparsi di se stessi: 1) il fatto che l'attività consiste nel sollecitare gli altri

a occuparsi di se stessi, ma questo è un ordine affidatogli da Dio. 2) che Socrate si occupa degli

altri, ma così facendo trascura se stesso; nasce dunque il problema della posizione del maestro

all’interno della questione “dell'occuparsi di se stesso". 3) Socrate sostiene di esercitare la

funzione di colui che ridesta. La cura di sé dovrà essere considerata come il momento del primo

risveglio. (Paragone di Socrate con il tafano, perché tormenta i cavalli, come Socrate fa con gli Ateniesi, ma se lo

.

condanneranno a morte non ci sarà più)

Il terzo punto è relativo alla nozione di epimeleia heauton nei suoi rapporti con lo gnōthi seauton.

Secondo Foucault l'epimeleia heauton non abbia cessato di essere un principio fondamentale per

caratterizzare l'atteggiamento filosofico durante quasi tutto il corso della cultura greca, ellenistica e

romana. La nozione di cura di se stessi è infatti importante per Platone, come per gli epicurei;

infatti Epicuro per indicare "l'occuparsi" utilizza il verbo therapeuein, dalle molteplici valenze, che in

questo caso si riferisce alle cure mediche. È superfluo ricordare l'importanza della nozione di

epimeleia heautou per gli stoici: è centrale, in Seneca, con la nozione di cura sui, mentre in

Epitteto percorre tutte le Diatribe.

Se la nozione di cura di se stessi ha potuto attraversare tutta quanta la storia della filosofia antica,

fino alle soglie del cristianesimo, è tuttavia possibile rintracciare la nozione di epimeleia(cura)

anche all'interno del cristianesimo. Per quanto riguarda la storia dell'epimeleia heautou siamo

davanti ad una storia davvero lunga; durante questa storia la nozione si è ampliata, i suoi significati

si sono moltiplicati e persino modificati. Foucault si limiterà a ricordare che dobbiamo tenere

presente che nella nozione di epimeleia heautou troviamo:

- l'epimeleia heautou è un atteggiamento verso di sè, verso gli altri;

- l'epimeleia heautou rappresenta una forma di attenzione, vi è infatti affinità nella parola

epimeleia e meletē, che significa al contempo esercizio e meditazione;

- la nozione di epimeleia designa sempre un certo numero di azioni, quelle azioni esercitate da sé

su di sé;

Con la nozione di epimeleia heautou emerge anche un intero corpus che ha la funzione di definire

un modo d'essere. A partire dalla nozione di epimeleia heautou che diventa possibile riprendere

tutta l'evoluzione millenaria, che va dal V secolo a.C. al V secolo d.C., e che ha condotto dalle

forme originarie dell'atteggiamento filosofico fino alle forme primitive dell'ascetismo cristiano.

Che cosa ha fatto si che una nozione come quella di epimeleia heauton sia stata a tal punto

trascurata nel modo in cui il pensiero e la filosofia occidentali hanno ricostruito la propria storia?

Come è potuto accadere che sia stato attribuito un così grande valore e destinata così tanta

intensità al "conosci te stesso", e che sia stata invece accantonata una nozione come quella di

cura di sé? Perché abbiamo privilegiato lo gnōthi seauton, a scapito della cura di se stessi? Per

Foucault si può dire che c'è nel principio della cura di sé qualcosa che risulta, per noi, almeno un

po' perturbante. Attraverso innumerevoli testi si è formulato il principio della cura di sé. C'è una

certa tradizione che ci impedisce di attribuire a tutte queste formule un valore positivo. Eppure

"l'occuparsi di se stessi" ha sempre un significato positivo. E un paradosso ulteriore è

rappresentato dal fatto che le morali sicuramente più austere si sono costituite proprio a partire

dall'ingiunzione (=ordine superiore) di "occuparsi di se stessi". Siamo di fronte al paradosso di un

precetto, quello della cura di sé. Ma un'altro paradosso che è necessario evocare è rappresentato

dal fatto che noi abbiamo comunque ripreso una morale così rigorosa come quella sorta da un

principio che prescriveva di occuparsi di sé stessi. Tali regole austere le abbiamo in effetti

riadattate entro un contesto che è quello di un'etica generale del non-egoismo. Foucault crede che

se il tema della cura di sé ha potuto essere progressivamente trascurato sia stato anche a causa di

questo insieme di paradossi.

Ma Foucault crede che vi sia una ragione che risulti più essenziale. Si tratta di qualcosa che ha a

che fare con il problema della verità e della storia della verità. La ragione di fondo per la quale il

precetto della cura di sé è stato dimenticato, per Foucault sembra che possa essere identificato

con un’espressione che so essere pessima, ovvero il “momento cartesiano”; per Foucault sembra

aver funzionato in due modi: da un lato, riqualificando filosoficamente lo gnōthi seauton, e dall’altro

squalificando l’epimeleia heauton. Il procedimento cartesiano ha posto all’origine l’evidenza; si

riferisce alla conoscenza di sé, inoltre, collocando l’evidenza dell’esistenza propria del soggetto al

principio stesso dell’accesso all’essere, è ora proprio la conoscenza di se stessi. Tra lo gnōthi

seauton socratico e il procedimento cartesiano la distanza è immensa; a partire da tale

procedimento, il principio del gnōthi seauton inteso come momento fondatore del procedimento

filosofico è potuto essere accettato all’interno di un certo numero di pratiche o di imprese

filosofiche. Il procedimento cartesiano ha anche contribuito a squalificare il principio della cura di

sé e addirittura escluderlo dal campo del pensiero filosofico moderno. Proviamo a definire filosofia

la forma di pensiero che si interroga su ciò che permette al soggetto di avere accesso alla verità.

Ma se definiamo così la “filosofia”, allora credo che potremmo definire spiritualità la ricerca.

Definiremo insomma “spiritualità” l’insieme di quelle ricerche che per il soggetto rappresentano il

prezzo da pagare per avere accesso alla verità. Si tratta di una spiritualità che possiamo dire

possiede almeno tre caratteri.

1)La spiritualità postula che la verità non è mai concessa al soggetto con pieno diritto. Postula cioè

che il soggetto non h

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Publisher
A.A. 2017-2018
27 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GinevraLindi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ermeneutica filosofica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Fabbrichesi Rossella.