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QUELLI CHE MIGLIORANO L’UMANITÀ

Per Nietzsche non esistono per nulla fatti morali, la morale è una falsa interpretazione, il giudizio

morale racchiude un controsenso. Nietzsche fa un esempio provvisorio: in tutti i tempi si è voluto

migliorare gli uomini e soprattutto a ciò si è dato il nome di morale. Ma chiamare miglioramento

l’addomesticamento di un animale è sbagliato. Nella lotta contro la bestia il renderla malata può

essere l’unico mezzo per renderla debole. Questo ha compreso la Chiesa: ha guastato l’uomo.

Dall’allevamento di una determinata razza o specie ne dà il miglior esempio la morale indiana.

L’uomo ibrido, il Ciandala, per esempio nel terzo editto quello sugli ortaggi impuri prescrive che

l’unico nutrimento permesso ai Ciandala debba essere l’aglio e la cipolla. Sempre lo stesso editto

stabilisce che l’acqua che essi usano possa esser presa solo dagli accessi alle paludi e che fosse

vietato lavarsi con quell’acqua perché era l’acqua che dovevano bere. Manu dice: “I Ciandala sono

il frutto dell’adulterio, devono avere per abiti soltanto i cenci dei cadaveri. È loro vietato scrivere da

sinistra verso destra; ciò è riservato solo agli uomini di razza.”

L’umanità ariana, pura, è l’opposto di un’idea inoffensiva Il cristianesimo rappresenta il movimento

antitetico a ogni morale dell’allevamento, è la religione antiariana per eccellenza. La morale

dell’allevamento e quella dell’addomesticamento sono degne l’una dell’altra, per fare della morale

si deve avere l’assoluta volontà del contrario. Questo è il grande problema di cui Nietzsche si

occupa: la psicologia dei miglioratori dell’umanità. Tutti i mezzi, con cui l’umanità sino ad oggi ha

dovuto essere resa morale, sono stati fondamentalmente immorali.

QUEL CHE I TEDESCHI NON HANNO

La nuova Germania non è stata un’alta civiltà. Come si vede è desiderio di Nietzsche essere giusto

con i tedeschi. Essi erano chiamati il popolo dei pensatori: pensano oggi ancora? I tedeschi oggi si

annoiano dello spirito e diffidano di esso. “Germania, Germania sopra ogni cosa“, Nietzsche teme

che questa sia stata la fine della filosofia tedesca.

Questo popolo si è volontariamente istupidito, ha abusato dei due grandi narcotici europei: l’alcol e

il cristianesimo. A cui si è aggiunto un terzo: la musica tedesca. Nietzsche sostiene che lo spirito

tedesco stia diventando più grossolano, sostiene che stia decadendo sempre più la serietà

tedesca. La Germania è considerata sempre più la pianura d’Europa. quindi la cultura tedesca va

declinando.

Il fatto che non esiste più un filosofo tedesco non cessa di recare meraviglia. In Germania, si è

persa la cosa principale: tanto il fine che il mezzo per attuarlo, si è dimenticato che la formazione è

fine a se stessa. Mancano gli educatori. Che cosa determina il decadimento della cultura tedesca?

Il fatto che l’educazione superiore non è più un privilegio. Nella Germania di oggi nessuno ha più la

libertà di dare ai suoi figli un’educazione aristocratica.

Si deve imparare a vedere, si deve imparare a pensare, deve imparare a parlare e a scrivere; il

fine è costituito da una cultura aristocratica. Imparare a vedere significa padroneggiare gli istinti ->

è circa ciò che il linguaggio non filosofico chiama volontà forte. Si deve reagire. Quasi tutto ciò che

la grossolanità non filosofica designa con il nome di vizio è semplicemente quell’incapacità

fisiologica di non reagire. Apprendere a pensare nelle nostre scuole non si sa più quello che

significhi. La logica come teoria comincia a venir meno. Leggendo libri tedeschi emerge che ormai

non esiste più il fatto che, per pensare, occorre una tecnica, il pensare è cosa che vuole essere

appresa allo stesso modo con cui vuole essere appresa la danza. Non si può escludere

dall’educazione aristocratica il danzare in ogni sua forma.

SCORRIBANDE DI UN INATTUALE

I miei impossibili - Seneca, Dante, Kant, Rousseau, Victor Hugo.

Renan - appena azzarda un sì o un no di carattere generale, fallisce con regolarità. Desidera

rappresentare un’aristocrazia dello spirito, la sua inventiva si trova nella seduzione: non manca alla

sua spiritualità il largo compiaciuto sorriso.

Sainte-Beuve - è un psicologo, per Nietzsche nessuno meglio di lui sa mescolare il veleno alla

lode. Come critico, senza criterio; come storico, senza filosofia. Il suo atteggiamento è diverso

rispetto a tutte quelle cose nelle quali un gusto sottile e smaliziato costituisce l’istanza somma: egli

ha realmente il coraggio di essere se stesso.

PAG. 83-4

Eliot - in Inghilterra, per ogni emancipazione della teologia, ci si deve riabilitare in maniera da

incutere terrore. Per noi altri è diverso. Se si rinuncia alla fede cristiana, ci si mette sotto i piedi il

diritto alla morale cristiana. Il cristianesimo è un sistema, una visione delle cose elaborata e totale.

Il cristianesimo presuppone che l’uomo non possa sapere che cos’è bene, che cos’è male per lui:

egli crede in Dio, che è il solo a saperlo. Se gli inglesi credono effettivamente di sapere da sé, che

cos’è bene e male, se ritengono quindi che non hanno più bisogno del cristianesimo con la

garanzia della morale, questo è la conseguenza del dominio esercitato dal giudizio di valore

cristiano e un’espressione della forza e della profondità. Per l’inglese la morale non è ancora un

problema. Questo è la conseguenza del dominio esercitato dal giudizio di valore cristiano e

un’espressione della forza e della profondità. Per l’inglese la morale non è ancora un problema.

Sand - le prime letteres d’un voyageur sono false e artificiose.

Morale per psicologi - vivere un’esperienza in senso di voler vivere un’esperienza non approda

nulla. Nelle esperienze vissute non è permesso di volgere lo sguardo verso di sé, ogni sguardo

diventa allora malocchio. Il pittore: soltanto l’universale giunge alla sua coscienza, la conclusione:

non conosce l’estrazione arbitraria del caso singolo. La natura, valutate in senso artistico, non è un

modello. Si distorce. La natura è il caso.Sulla psicologia dell’artista - perché vi sia arte è

indispensabile un presupposto fisiologico: l’ebrezza. Questa deve aver potenziato l’eccitabilità

dell’intera macchina; in primo luogo l’ebbrezza dell’eccitazione sessuale; l’ebrezza della festa,

della vittoria; l’ebrezza della crudeltà; l’ebrezza della volontà. L’essenziale nell’ebrezza è il senso

dell’aumento di forza. Di questo sentimento si fanno partecipi le cose, questo processo si chiama

idealizzare. Non consiste in una sottrazione o eliminazione di ciò che è piccolo, il punto decisivo

sta in un portentoso proiettare fuori i tratti principali, così da scomparire in tal modo gli altri. In

questo stato di ebrezza si arricchisce tutto con la propria pienezza. L’uomo in questo stato

trasforma le cose. Questo dover trasformare in ciò che è perfetto è - arte. La storia è ricca di anti-

artisti, i quali per necessità sia appropriano delle cose, le devono rendere più scarne. Che cosa

significa l’antitesi tra i concetti di apollineo e di dionisiaco, entrambi intesi come specie

dell’ebrezza? L’ebrezza apollinea riesce soprattutto a eccitare l’occhio, così che esso acquista la

forza della visione. Nello Stato dionisiaco per contro l’intero sistema degli affetti è eccitato e

potenziato, questo scarica in una volta tutti i suoi mezzi espressivi e al tempo stesso proietta fuori

la forza del trasfigurare. È impossibile per l’uomo dionisiaco non comprendere una qualsiasi

suggestione. La musica è egualmente una eccitazione, è una liberazione totale degli affetti, ma

tuttavia soltanto l’avanzo di un mondo espressivo degli affetti. L’attore, il mimo, il danzatore, nei

loro istinti, fondamentalmente affini, formano un’unità fino ad essere opposti. L’architetto non

rappresentane né uno stato dionisiaco, né uno stato apollineo: qui è il grande atto volitivo, la

volontà che sposta le montagne. Gli uomini più potenti hanno sempre ispirato gli architetti:

l’architetto è sempre stato sotto la suggestione della potenza. L’architettura è una specie di oratoria

della potenza, ora persuasiva, ora accattivante, ora semplicemente imperiosa. La potenza che

disdegna di piacere; che difficilmente dà una risposta. Nietzsche ha letto la vita di Carley, questa

farsa in consapevole. Carley è un uomo dalle parole e degli atteggiamenti vigorosi, un retore per

necessità, che desidera una fede robusta. Se si possiede la fede robusta ci si può permettere il bel

lusso dello scetticismo. Una costante appassionata disonestà verso se stesso: è questo il suo

proprium, per cui è e resta interessante.

Emerson - È un individuo che lascia andare quel che nelle cose è indigeribile. A quella giocondità

affabile e ricca di spirito che scoraggia ogni severità. Il suo spirito trova sempre ragioni per essere

contento e persino riconoscente.

Anti-Darwin - “Lotta per la vita“; l’aspetto globale della vita non è lo stato di bisogno, là dove si

lotta, si lotta per la potenza. Ma posto che tale lotta esista, questa si risolve tutto all’opposto di quel

che si augura la scuola di Darwin. Le specie non crescono nella perfezione: i deboli tornano

sempre di nuovo a soverchiare i forti. Darwin ha dimenticato lo spirito, i deboli hanno più spirito.

Chi ha la forza, si sbarazza dello spirito. Per spirito Nietzsche intende la cautela, la pazienza.

Casuistica di psicologi - A quale scopo va precisamente studiando gli uomini? Vuole accaparrarsi

piccoli o anche grandi vantaggi a spese loro, è un furbacchione. Forse egli vuole sentirsi superiore

agli uomini, non confondersi più con loro. Questo impersonale è uno spregiatore di uomini.

Il tatto psicologico dei tedeschi mi sembra messa in questione da tutta una sfilza di casi. Nietzsche

muove l’appunto ai tedeschi di essersi sbagliati su Kante e sulla sua filosofia delle scappatoie, non

fu questo il tipo dell’onestà intellettuale.

Gli uomini più spirituali, posto che siano i più coraggiosi, vivono anche in maggior misura le più

dolorose tragedie.

Sulla “coscienza intellettuale“- nulla

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Publisher
A.A. 2017-2018
9 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GinevraLindi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ermeneutica filosofica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Fabbrichesi Rossella.