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intuitivi. TEORIE, METODI E PRATICHE

CAP. 1 INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO DUE FACCE DI UNA STESSA REALTA’: l’

apprendimento non è solo acquisizione di conoscenze ma implica un cambiamento

comportamentale per cui la relazione educativa deve porsi l’ obiettivo di operare le scelte

che promuovono questa maturazione. L’ insegnante deve conoscere i propri allievi e

anche se stessa poiché è una relazione a due sensi, entrambi imparano anche se non è

una relazione alla pari. Conoscere l’ identità musicale di educatori significa riflettere sui

rispettivi vissuti personali, gusti e preferenze (considerandoli punti di partenza da poi

arricchire), bisogni e motivazioni (condotte) cioè insieme di comportamenti messi in atto

per raggiungere un certo obiettivo. I bisogni e le motivazioni sono il desiderio profondo di

realizzarsi, di imparare, è una profonda esigenza interiore, un piacere intellettivo. Le

competenze sono sapere e saper fare e riguardano l’ insegnante e il bambino, invece il

saper far fare riguarda l’ insegnante. La dimensione fondamentale della situazione

educativa è il rapporto reciproco, il coinvolgimento di insegnanti e alunni entrambi soggetti,

quindi protagonisti. L’ apprendimento è l’ insieme di modificazioni relativamente stabili nel

comportamento di un soggetto, originati dall’ insegnamento. Il cambiamento è l’ obiettivo

della relazione educativa, maturazione verso la conquista di autonomia personale, di

consapevolezza, di libertà. Le componenti fondamentali di una metodologia dell’

insegnamento sono: l’ interazione tra insegnamento/apprendimento, il ruolo di

insegnanti/allievi nella relazione educativa, il contesto in cui la relazione si concretizza, la

programmazione (obiettivi, contenuti, metodo, valutazione), l’ organizzazione e la gestione

dell’ attività didattica. Massa 1992 dice che il termine educazione designa un processo di

strutturazione complessiva della personalità, un apprendimento in senso lato, la

socializzazione e l’ inculturazione; il termine istruzione demarca invece l’ acquisizione di

nozioni di tratti comportamentali, cognitivi e affettivi determinati (apprendimento in senso

stretto), l’ attenzione posta su obiettivi e contenuti dell’ insegnamento. Il termine

formazione sembra ricomprenderli entrambi, gravitando però maggiormente sugli intenti di

che educa e istruisce o sugli esiti di chi è stato istruito ed educato anche soltanto dalla sua

avventura personale (formazione= educazione + istruzione). I primi apprendimenti

avvengono per motivi di sopravvivenza, c’è un apprendimento quindi inconsapevole ma ce

ne è anche uno consapevole. L’ apprendimento insegnato può anche riguardare delle

capacità acquisibili spontaneamente che possono però essere raggiunte in modo più

rapido e più stabile se c’è l’ aiuto di una guida. Ogni società ritiene che la propria cultura

sia cosi importante che non possa essere lasciata all’ apprendimento spontaneo, perciò si

preoccupa della trasmissione di diversi contenuti culturali creando delle istituzioni che

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assicurino tale trasmissioni. Dagli anni 1960 alcuni autori hanno iniziato a sviluppare delle

teorie dell’ insegnamento, il ruolo dell’ insegnamento diventa cosi quello di produrre

modificazioni comportamentali. L’ insegnamento/apprendimento sono due comportamenti

interagenti: l’ apprendimento come insieme di modificazioni relativamente stabili nel

comportamento di un soggetto; l’ insegnamento come insieme di interventi

comportamentali di un soggetto in grado di provocare modificazioni di apprendimento in

altri soggetti. L’ essenza dell’ insegnamento/ apprendimento è la relazione e le

modificazioni che ne derivano. La formazione involontaria riguarda le competenze

ritmiche, melodiche, armoniche, di destinazione sociale, di stili, di repertori diversi, per

esperienza diretta, attraverso le musiche udite in famiglia, nell’ ambiente di vita e tramite

mass media. La formazione volontaria riguarda l’ educatore che riconosce l’ esiste e la

ricchezza di tali modelli già assimilati dal bambino. L’ educatore potrà riorganizzare questa

conoscenza, renderla consapevole ed accrescerla. I bambini non sono una tabula rasa, il

compito dell’ insegnante è renderli consapevoli di quello che inconsapevolmente

sanno/sanno fare. L’ insegnamento è un interazione tra insegnante/studenti/sistema

istituzionale e molti altri soggetti. Bertolini 1990 ritiene che sia possibile rintracciare nell’

esperienza educativa delle strutture portanti o direzioni intenzionali originarie che

permangono nel tempo e nella storia in modo dinamico. Tali direzioni sono decisive per il

determinarsi di quei comportamenti educativi la cui origine non sia casuale, ma motivata.

Tali direzioni assolvono a due funzioni: una di tipo cognitivo nel senso che permettono di

comprendere meglio l’ esperienza educativa; l’ altra metodologico pratica, nel senso che

forniscono indicazioni positive nell’ azione educativa concreta. Bartolini individua 5

direzioni intenzionali originarie: la sistemicità, la relazione reciproca, la possibilità, l’

irreversibilità, la socialità.

CAP. 2 I PROTAGONISTI DELLA RELAZIONE EDUCATIVA: i bambini amano esplorare,

gli insegnanti preferirebbero dare direttive, questa divergenza si supera se gli insegnanti

riscoprono il ruolo dell’ osservazione e dell’ ascolto. Skinner usava il rinforzo cioè premio

per comportamento positivo. La prospettiva psicanalitica dice che la classe è il campo in

cui c’è una dinamica di forze. La psicologia umanistica pone l’ accento sulla relazione

educativa come capacità di accedere e comprendere l’ altro. L’ interdipendenza tra l’

insegnante e l’ allievo, per l’ approccio di tipo sistemico, richiedono flessibilità e apertura.

Demetrio 1986 vede la relazione educativa come relazione asimmetrica che presuppone

un dislivello che stimola, provoca o genera un cambiamento che è l’ obiettivo, la sostanza

stessa della relazione. Tale asimmetria è data dalla diversità delle funzioni svolte dall’

insegnante e dall’ alunno e dalla dimensione temporale in quanto l’ alunno non ha la

comprensione del processo globale di maturazione di cui è protagonista. È una asimmetria

strutturale. È necessario che gli insegnanti avviino un percorso di autoconoscenza e di

conoscenza degli allievi.

CONOSCERE SE STESSI: l’ insegnante si mette in gioco con la globalità della sua

persona in tutte le sue dimensioni: emotive, cognitive e valoriali. Ciò significa che deve

prendere coscienza della propria identità generale, dei propri bisogni, interessi,

motivazioni e competenze. Come insegnanti possiamo scoprire la nostra identità musicale

attraverso storie-vissuti (autobiografie musicali*), gusti, valori, condotte (motivazioni e

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bisogni) e competenze (sapere, saper fare, saper far fare). * Demetrio spiega le

autobiografie musicali, invita a cercare l’ evento sorgente ( come è iniziata la storia sonora,

parente suonava, uno strumento regalato), il costituirsi della traccia (cominciai a suonare,

mi mandarono a lezione), dalla traccia al tema vitale (suonare mi piace, cantare è la mia

passione). C’è un identità musicale, individuale, sociale e universale ( comune a tutte le

culture). I bisogni attivano dei comportamenti chiamati condotte, termine che indica

particolari comportamenti coordinati e finalizzati alla soddisfazione di bisogni. In campo

musicale Delalande 1993 ha individuato delle condotte musicali in alcune pratiche, queste

soddisfano dei bisogni per cui l’ esperienza musicale gratifica a livello sensoriale, emotivo

e cognitivo. La sfida della relazione educativa sta nel trovare un equilibrio nella

soddisfazione dei bisogni di insegnanti/allievi. Riguardo alla competenza dell’ insegnante

Stefani definisce la competenza musicale come la capacità di produzione di senso

mediante e/o intorno alla musica. Guardando l’ MCM cioè il modello della competenza

musicale teorizzato da Stefani nel 1982, notiamo la presenza di vari livelli: 1) codici

generali (convenzioni di base) 2) pratiche sociali 3) tecniche musicali 4) stili (western,

chiesa, africana) 5) opere.

CAP. 3 CONTESTI DELLA RELAZIONE EDUCATIVA: la relazione educativa si svolge in

un ambiente specifico: la scuola, cioè in un concreto contesto spazio-temporale. Nella

progettazione didattica bisogna tener conto dello spazio e del tempo. La scuola non è l’

unico ambiente, ci sono altre agenzie educative (famiglia, parrocchia…). L’ idea di musica

riguarda l’ oggetto (repertorio), il rapporto con la società e le funzioni che le vengono

assegnate e gli usi che se ne fanno. L’ idea di musica varia secondo le età, i popoli, le

epoche e le culture per questo non esiste la musica, ma le musiche (Natiez 1987). Culture

diverse hanno diversi modi di organizzare le strutture musicali e sviluppano altre abitudini

percettive. Questa relativizzazione aiuterà gli insegnanti a capire che le musiche che

sceglieranno non rappresentano la vera musica, ma semplicemente uno dei tanti modi di

organizzare i suoni, modi che cambiano nel tempo e nello spazio. Musica può essere l’

universo di oggetti sonori considerati in modo restrittivo (il patrimonio storico) o più

allargato ( qualunque evento sonoro) ma possiamo considerare musica anche le pratiche

sociali che utilizzano eventi sonori di diverso tipo e con diverse funzioni. Cosa l’

insegnante può e deve considerare musica? Un universo di oggetti sonori, oggetti che

producono suoni, in modo restrittivo, in modo allargato, come eventi utilizzati nelle pratiche

sociali. Le musiche appartenenti alle diverse culture presenti nelle realtà scolastiche

devono essere valorizzate dall’ insegnante e considerate occasione di arricchimento

comune, di condivisione, di socializzazione. Da questa riflessione parte il progetto

educativo, la musica è un linguaggio che può attivare processi di comunicazione. Possono

esserci degli universi musicali? Sloboda 1985 suggerisce che alcuni universali possano

essere le altezze e le durate. Altri parlano delle forme e dei modelli sonori offerti dalla

natura e dagli animali. Delalande individua gli universali nelle condotte musicali.

CAP. 6 OBIETTIVI: l’ individuazione degli obiettivi è il punto chiave di una corretta

programmazione educativo-didattica. Partendo dai bisogni dei soggetti e dalla prospettiva

della musica come linguaggio e come campo di esperienze, possiamo considerare saper

capire e saper produrre i due obiettivi didattici a lu

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
20 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher robigio931 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia dell'educazione musicale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Curinga Luisa.