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Come iniziare ad ascoltare
L'orecchio va allenato. Si diventa buoni ascoltatori esercitandosi e praticando l'ascolto. Questo ci aiuterà a ritrovare anche delle melodie all'interno della nostra memoria melodica.
Marconi ci propone una casistica di proposte di ascolto tratte dal repertorio sinfonico, ricco di suggestioni coloristiche grazie all'ampia gamma di timbri orchestrali a disposizione:
Ascoltiamo:
Haydn, Sinfonia N. 103 "Col Rullo Di Timpano" (esordi clamorosi o con segni preliminari).
Strauss, Don Juan (esordio energetico): sono sinfonie molto energetiche (qui tutti sono al massimo della potenza del suono: ogni strumento, dai timpani ai oboe, flauti traversi e i piatti ecc.). Quando suonano i piatti siamo all'apice. La massa sonora si sposta, e il gesto del direttore è molto presente.
Bach, Magnificat (entrate solenni): Anche in questo caso c'era tutta l'orchestra impegnata. La musica esordisce in modo solenne.
Schubert,
Sinfonia N. 8 Detta "L'incompiuta" - Beethoven, Sinfonia N. 1, IV Movimento (inizi misteriosi):
Anche il gesto del direttore è misterioso e minimalista: Schubert fa iniziare i bassi nel più sottile del suono. L'effetto misterioso si sente sin dall'inizio. La melodia si insinua, è molto morbida. Processi di accumulazione/processi di moltiplicazione. Sciarino (1988) distingue tra:
processi di accumulazione caotica di materiali tra loro eterogenei (accrescimento progressivo di elementi omogenei) Si assiste a una graduale saturazione dello spazio sonoro, dal rarefatto al denso, assemblando elementi percepiti come diversi tra loro, generando un accumulo di energia che sembra accelerare il tempo, preparando un'esplosione nella quale tale energia verrà dispersa. Beethoven, attacco della Sinfonia n. 9 - Wagner, Oro del Reno.
processi di moltiplicazione, ossia di accrescimento progressivo di elementi omogenei. Rossini,
Sinfonia da Il Barbiere Di Siviglia (crescendo realizzato mediante graduale accrescimento dell'intensità e dello spessore sonoro attraverso la sovrapposizione di incisi brevi, ripetuti ossessivamente che comunicano un senso di febbrile attività, fatta di movimenti meccanici, prevedibili, di sicuro effetto e presa sul pubblico). Rossini è famoso per i crescendo e lo fa assommando gli strumenti, graduando l'intensità e ripetendo, in modo anche ossessivo, degli effetti ritmi, degli incisi brevi e molto ripetuti: ecco perché crea un grande effetto sul pubblico. L'overture di un'opera è costruita in modo diverso rispetto ad una sinfonia in generale: nell'overture si fanno sentire tutti i temi più importanti che fanno parte dell'opera stessa. Si sente un po' tutto, poiché il compositore, come all'inizio del libro si legge l'indice, ci dice: "qui dentro ascolterai queste cose, buon ascolto".
Questa costruzione di crescendo è tipica di Rossini: quest'ultimo la attraverso non solo un accostamento degli strumenti (ossia passare dal far suonare una sezione sola ad attaccarci altre sezioni dell'orchestra) ma proprio con il variare dell'intensità: lo spessore sonoro acquista un altro spessore.
COME FINIRE L'ASCOLTO
Il finale di un brano, in genere, è molto impresso nell'ascoltatore, rimane nell'orecchio, a livello di forma emotiva energetica (del tipo fuochi artificiali) o flebile (svanendo poco a poco).
Pensiamo a quei finali che il nostro orecchio comincia ad attendere prevedendo la conclusione con un largo anticipo: si tratta di formule conclusive ridondanti dove ci sono accordi a piena orchestra in fortissimo, pedali che sottolineano l'idea di staticità. Per ritrovare queste tendenze esasperate occorre ascoltare quelle sinfonie tardo-romantiche di Bruckner, Wagner o Mahler. All'opposto, ci sono musiche che si spengono.
piano piano, dissolvendosi a poco a poco (un esempio è il finale della 9° sinfonia di Mahler diretta da Leonard Bernstein, frammento dal Finale).
MUSICHE CHE NON FINISCONO
Queste musiche potrebbero andare avanti all'infinito. Alcune musiche non concludono, semplicemente si interrompono.
Il musicologo bolognese Luca Marconi distingue tra forme ipotattiche e paratattiche in musica, sottolineando il loro diverso modo di concepire lo scorrere del tempo.
FORME IPOTATTICHE = hanno una struttura forte, che ben connette il dopo al prima, utilizzando una sintassi che dà un'evoluzione e una chiara consequenzialità al discorso musicale (ad es. una Sinfonia di Beethoven dove le gerarchie tra le varie sezioni e gli elementi che la compongono sono molto chiare: c'è un inizio/evoluzione/sviluppo/ripresa). Si capisce bene l'evoluzione del discorso: in queste musiche c'è una principale come nella sintassi dell'italiano.
FORME
PARATATTICHE = invitano ad un ascolto che si concentra sull'istante, senza ricordi né previsioni, che cerca stupore, rischio, azzardo. L'orecchio dice "ascolto qui e ora, non c'è un prima e un dopo" (ad es. i preludi di Debussy, le sperimentazioni ipnotiche della minimal music di Philip Glass o di Steve Reich, le atmosfere estreme evocate dalla musica techno). È un ascolto in cui il tempo si blocca e sembra ruotare su sé stesso. Queste appena descritte sono un evidente metafora legata al linguaggio e alla scrittura. Ascoltiamo: - Debussy, La cattedrale sommersa, dai Preludi (1909-10) - Steve Reich, Variazione per vento, archi e tastiere (1979) Cosa facciamo in classe? È fondamentale.far fare musica insieme. Possiamo proporre in classe momenti di musica d'assieme affinché bambini e bambine si possano appropriare delle logiche di costruzione del discorso musicale e possano sviluppare, al contempo, capacità relazionali (poiché ciascuno di loro assumerà un ruolo e dovrà raggiungere un'armonia e un obiettivo comune, ovvero suonare insieme a compagnie/e). Suonare insieme nel tentativo di raggiungere un'armonia comune è gratificante.
Si tratta di un percorso che può concentrarsi sia nell'esecuzione di repertori esistenti, sia in attività di improvvisazione e composizione.
Si possono utilizzare diverse "tattiche":
- Botta e risposta
- Incastri (tecnica a Hoquetus)
- Sovrapposizioni
- Inseguimenti
- Tutti per uno, uno per tutti
1. Botta e risposta
Gioco in cui ci si alterna secondo due modalità: una di gruppo (forme responsoriali), una in coppia (dialogo).
Le forme responsoriali sono
Molto diffuse nelle culture orali (e non solo, pensiamo al concerto barocco: es. c'era il violino solista o il mandolino che suonava un inciso e l'orchestra che, poi, tutta rispondeva) e individuano forme dialogiche basate sulla contrapposizione solo-tutti (si pensi ai concerti di Vivaldi).
Esse sottolineano il senso di appartenenza (sono usate in rituali religiosi, meeting sportivi, giochi infantili). Tali botta e risposta sono anche tipiche della cultura africana e delle forme musicali che da essa derivano (il rhythm'n'blues o il gospel).
Sostanzialmente queste formule di botta e risposta si dividono in:
- Strutture responsoriali propriamente dette: il gruppo interviene, in risposta, con un ritornello sempre uguale (AA, BA, CA). Alan Lomax, Rosie, da Negro Prison & Blues Songs.
C'è sempre un ritornello che ritorna a risposta della prima parte. Nelle strutture responsoriali c'è una proposta e la risposta è sempre uguale:
c'è una voce solista che intona qualcosa di diverso, che varia di volta in volta ma la risposta è sempre "A".
Strutture antifonali: dove il gruppo imita la proposta del solista, come se fosse un eco (Cab Calloway, Minnie the Moocher). La forma antifonale risulta molto utile in ambito didattico perché ci consente di memorizzare e consolidare formule sia ritmiche che melodiche ("io ti dico una cosa e tu me la ripeti uguale come te l'ho detta io"), ma è importante che il ruolo di leader venga ricoperto a turno da tutti.
Incastri: La tecnica a hoquetus (Arom, 1985) che significa singhiozzo, conosciuta già in epoca medioevale e utilizzata in molti repertori di tradizione orale contemporanea, consiste in un disegno ritmico-melodico che viene suddiviso fra diversi esecutori, i quali si incastrano e intervengono in momenti successivi creando una struttura ad "incastro". Ciò richiede grande attenzione (molto
importate lavorarci a scuola) all'altro, prontezza di riflessi, concentrazione; inoltre è una forma di musica "cooperativa" poiché il risultato globale è in funzione del contributo di ciascun membro del gruppo. Ecco alcuni esempi: - Happy Birthday eseguito con l'anklung, strumento indonesiano monotonale. Guardando il video notiamo come ognuno di loro aveva uno strumento che produceva un solo suono per cui si dovevano perfettamente incastrare gli uni con gli altri. Questa è una possibilità che in classe possiamo utilizzare. - Katjiaq, gioco vocale inuit; - Indonesia, Bali, Kecak dance, Borobudur, Bromo. Dividi i bambini in gruppi creando incastri ritmici; - Keith Terry e il suo gruppo mentre reinterpretano il Kecak che iniziano in momenti differenti. 3. Sovrapposizioni Le sovrapposizioni sono legate agli ostinati, ossia ad un tappetto che c'è sotto e sopra al quale si può fare qualcos'altro. Un ostinato.Il concetto di ostinato consiste nella ripetizione ad oltranza di un modulo ritmico o melodico. L'uso di ostinati come forma di accompagnamento di melodia è molto usato nello Shulwerk proposto da Carl Orff in accordo con un'idea di musica elementare, ossia costruita su principi semplici, vicini al pensiero del bambino: svincola dal problema di leggere la propria parte in quanto si basa sulla reiterazione di uno stesso modulo ritmico o melodico, precedentemente memorizzato. Permette di creare strutture sonore poliritmiche, che possono alternarsi a interventi solistici improvvisati o frase segnale.
Guarda con attenzione il video di questo eccezionale suonatore di djembe che, a 4 anni, improvvisa sull'ostinato scandito dal compagno, usando strategicamente pause e ricerca timbrica. Improvvisando. Puoi provare ad eseguire uno dei 2 ostinati che trovi di seguito in partitura accompagnando il video, in una sorta di "suoniamoci su" (Giovanni Piazza).
3 BIS - Sovrapposizioni: CANTO
SEMPLICE Esercizio: alcuni fanno l'ostina