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La malattia porta alla luce ogni fragilità e ne crea altre (→ come
Ogni uomo vive la malattia in modo diverso; ma se si vuole realmente essere
ascoltare le sue parole inespresse
d’aiuto a quest’ultimo è necessario del
dolore e della solitudine, del silenzio e della fatica di vivere
Che accompagnano ogni esperienza di fragilità.
La fragilità fa parte di ogni condizione umana, ma riemerge soprattutto quando
follia.
si instaura nell’uomo una malattia psichica: la
La fragilità del corpo malato
Monique Selz, in un suo libro sul pudore, si confronta con la fragilità del
corpo malato e con le ferite causate da chi cura; egli sostiene che <<la
mancanza di rispetto per il pudore dei malati a volte rasenta lo scandalo>> e
che <<oggi, più che mai, il corpo umano è strumentalizzato, sezionato,
manipolato da tecniche esplorative e di cura sempre più “competitive”. I
medici non hanno più tempo per parlare con i malati e le loro famiglie. Questo
significa dimenticare un po’ troppo frettolosamente che dietro quel “caso”
medico c’è una persona che, per quanto soddisfatta di suscitare l’interesse di
chi la deve curare, desidererebbe soprattutto non essere esibita di fronte a
tanti sguardi curiosi>>.
La malattia rende fragili nell’anima e nel corpo → questa fragilità è legata alla
presenza di comportamenti non contrassegnati da gentilezza e da
comprensione, da accoglienza e da rispetto del dolore e dell’angoscia; tanto
sorriso
che basterebbe solamente un a lenirne la sofferenza.
La fragilità nella follia
un’esperienza storia e sociale possibilità
La follia rappresenta = è una
dell’uomo , presente con le sue ombre dolorose e col le sue inquietudini del
cuore.
La follia si accompagna sempre a fragilità, vulnerabilità, sensibilità, dolore
dell’anima e nostalgia di vicinanza e di amore → essa è segnata dalle ferite
della noncuranza e dell’indifferenza. realtà,
La follia è fragile quando fa uscire dall’uomo le sue profonde che
resterebbero nascoste.
La cura della follia avviene con la somministrazione farmacologica,
accompagnata da un ascolto e da un dialogo senza fine/continuo.
Forme di vita dolorose e sconvolgenti che nascono dalla follia:
La colpa e la malattia
L’angoscia e la tristezza
Il cambiamento di senso vissuto nel tempo e nello spazio
La libertà ferita
La nostalgia di incontri pieni di speranza
La fragilità e la vulnerabilità dell’esistenza
Queste sono tutte esperienze che un uomo/paziente può cogliere dentro di sé e
immedesimazione
che riesce ad esprimere solo se avviene una capacità di e di
partecipazione emozionale. Se questo non avviene poiché non avviene dialogo
e colloquio; ogni paziente si immerge sempre di più nel suo mondo interiore,
solitudine
ovvero nella priva di speranza.
La storia di ogni uomo si articola con il passaggio da un’età all’altra e ogni
passaggio può far emergere una possibile crisi psicotica → es. tale crisi è più
frequente nel passaggio dall’adolescenza alla post-adolescenza poiché avviene
il cambiamento degli orizzonti di senso e dei valori. Alla crisi psicotica sono
esposti maggiormente coloro che risultano più sensibili e più fragili davanti alle
nuove problematiche della vita.
La morte volontaria
La fragilità, la stanchezza di vivere, il dolore e la nostalgia della morte
Antonia Pozzi
accompagnano la vita e la poesia di e alla sua scelta di morire
suicida a 26 anni nel 1938. Le sue poesie/lettere e diaria mostrano una vita
segnata da una grande fragilità psicologica che si fa più vera con la possibile
soglia di una morte volontaria. Sono poesie che consentono di cogliere i
diversi modi di esprimere i turbamenti dell’anima che attraversano
l’adolescenza e la giovinezza. La malinconia dell’anima di Antonia non ha mai
assunto la dimensione patologica; era solo una tristezza d’animo. Nell’ultima
lettera si legge l’accettazione della sua morte e nessun segno di risentimento.
6) Le adolescenze
Adolescenza = età nella quale la crescita e il tumulto delle emozioni
assumono forme originali, contrassegnate da immediatezza e spontaneità delle
esperienze; tuttavia in questa età il distacco dall’infanzia non sempre riesce e
non sempre avviene senza lasciare ferite che non risanano.
Il salto tra l’infanzia e l’adolescenza è rappresentato dal fatto che rinascono le
domande sul senso del vivere e del mondo ideali
grandi e nascono grandi
che danno senso alla vita → queste domande/ideali si confrontano con il mondo
degli adulti, dal quale gli adolescenti vogliono distaccarsi, facendo sorgere la
solitudine che fa maturare un’interiorità ferita e fragile.
La solitudine corrode, così, l’anima che si lascia affascinare dalla tecnologia e
dai social network, i quali rivelano la propria precarietà → nell’adolescenza ogni
esperienza di vita nasconde il desiderio di un contatto interpersonale e di
relazione, che spesso va a confrontarsi con l’indifferenza e la noncuranza.
In ogni adolescenza si sfiora l’angoscia, la disperazione, la dissociazione e lo
smarrimento. Le famiglie, infatti, non hanno sempre la capacità di mantenere
un dialogo e un ascolto, comprendendo le emozioni degli adolescenti; inoltre i
modelli di educazione e formazione (scuola) tendono ad essere formalmente
rigidi e rinunciano all’interpretazione e alla lettura emozionale dei
comportamenti degli adolescenti; ne conseguono infatti sbagliate
interpretazioni scolastiche che non vanno incontro alla psicologia degli alunni,
che vengono considerati negligenti e disinteressati.
Si assiste, inoltre, in questa età anche all’insorgenza di una ambivalenza nei
confronti della vita sessuale e alla mancata accettazione del cambiamento
psichico e biologico del proprio corpo.
7) La condizione anziana disprezzo per la debolezza
Esiste un pregiudizio che nasconde il che si
manifesta nella vita contrassegnata dalla malattia, dagli handicap e dalla
condizione anziana. Tale pregiudizio sostiene che la vita, quando si giunge
all’anzianità, non sia più degna di essere vissuta, poiché contrassegnata da
fragilità.
Il contesto culturale e storico in cui vivono gli anziani è influenzato dalle tesi
sulla perdita di senso della vita anziana; legata alla solitudine, alla fragilità, alla
perdita di persone care e alla vicinanza della morte. Vita emozionale
dell’anziano e che importanza ha in essa la fragilità (2 risposte):
1. La prima risposta guarda alla condizione anziana come ad una vita nella
quale le emozioni e gli stati d’animo si inaridiscono e si svuotano di ogni
trascendenza.
2. La seconda considera la condizione anziana come l’età nella quale le
emozioni e gli stati d’animo sono vissuti con una incandescenza tale da
sfuggire ad ogni controllo e da non consentire una razionale presa di
coscienza delle cose.
Non è affatto così, perché la vita emozionale permane autentica e dotata di
senso anche nella condizione anziana → la dissolvenza emozionale avviene
quando è presente una depressione.
Si muore vivendo nella malattia di Alzheimer
Ci sono comportamenti che medici/infermieri/educatori/psicologi dovrebbero
sempre essere capaci a mettere in atto quando incontrano pazienti malati di
Alzheimer: dovrebbero saperli guardare negli occhi ascoltandoli e non
somministrare solo test, sondare la loro memoria cronologica dei fatti che
risulta ovviamente compromessa, considerandoli come oggetti. Dovrebbero
sondare la memoria vissuta della quale ancora ricordano.
Non è facile immedesimarsi in questi soggetti caratterizzati da pensieri
fluttuanti.
Diviene perciò necessario anche salvaguardare il loro diritto a non sapere della
propria condizione clinica, poiché non è sempre facile valutarne la soglia della
tolleranza al dolore che provoca questa particolare condizione.
8) La fragilità si nasconde
Non esistono solo fragilità che si rivelano nella malattia fisica e psichica o nelle
condizioni di indigenza e isolamento/abbandono ed emarginazione/esilio ed
emigrazione; ci sono anche fragilità che si nascondono nelle sensibilità ferite
dalla timidezza e dallo smarrimento, dal silenzio e dalla sventura → queste
fragilità dell’anima possono essere udite solo quando l’uomo riconosce
sensibilità e attenzione.
Riconoscere queste particolari fragilità, che vivono nascoste nei cuori delle
persone, è ancora più importante che riconoscere la fragilità presente in noi
stessi.
9) Le parole di San Paolo
“Seconda lettera ai Corinti”
Le parole di San paolo nella ci dicono qualcosa di
più profondo ed essenziale sulla fragilità dell’uomo che si fa grazia.
Esistono tre tipi di fragilità:
- Fragilità di chi si ammala
- Fragilità di chi cura → che giunge ad una profonda comprensione del
senso del dolore e della sofferenza
- Fragilità che è insita nel nostro destino
Ma la fragilità che appare come insicurezza o come ricerca di un infinito
irraggiungibile è il riflesso della luce della speranza che rinasce dall’angoscia e
dalla disperazione.
In ogni caso la fragilità, considerata come una struttura portante della vita, è
comune sia alla donna che all’uomo = la fragilità risulta una condizione di vita
che oltrepassa le differenze di genere.
10)Le esperienze mistiche
Le esperienze mistiche ci fanno riflettere sugli abissi dell’anima, sulle sue
sofferenze e lacerazioni.
Le esperienza di forme di vita mistiche rappresentano la metafora della fragilità
umana colma di dolore e di fatica di vivere che ha nostalgia di un altrove
inconoscibile.
L’esperienza mistica e l’esperienza della fragilità sono intrecciate l’una all’altra
in una ininterrotta interscambiabilità di esperienze e di attese.
(Guarda Teresa di Lisieux p.75 e Teresa di Calcutta p.79).
11)La nostra carne è fragile
Secondo Simone Weil << la nostra carne è fragile… la nostra anima è
vulnerabile, soggetta a depressioni immotivate, penosamente in balia di ogni
genere di cose e di esseri altrettanto fragili e capricciosi>>.
12)Forme di fragilità femminile
Le forme di fragilità femminili si distinguono da quelle maschili