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L’economia politica è la scienza che studia il modo in cui la società risolve il problema di soddisfare
i bisogni e le necessità (economiche) degli individui che la compongono. In particolare, la società
deve risolvere la contraddizione tra i desideri virtualmente infiniti di beni e servizi e la scarsità o
limitatezza di risorse a disposizione per soddisfare tali desideri. Questo problema porta
conseguentemente a una scelta: quali bisogni soddisfare e in che misura. Quindi, l’economia
politica è la scienza che studia il modo in cui si distribuiscono risorse per loro natura limitate per
soddisfare i bisogni e le necessità degli individui. Es.: una famiglia ha a disposizione un certo
reddito e deve decidere come distribuirlo tra acquisto di beni alimentari e altro. C’è bisogno di
avere un criterio di allocazione delle risorse. Società diverse in contesti storici diversi hanno dato
a questo problema risposte differenti. In un’economia pianificata sono i pianificatori governativi
a decidere come allocare le risorse limitate per il soddisfacimento dei bisogni della collettività, nei
paesi del blocco sovietico funzionava così. In una libera economia di mercato, invece, la scelta su
come allocare le risorse limitate scaturisce da scelte fatte in maniera libera, coordinate tramite i
mercati. Ciascuno risolve il proprio problema individuale, facendo le scelte che ritiene migliori per
sé; queste si fondono poi con quelle degli altri in un meccanismo di coordinamento chiamato
mercato. L’economista americano Paul Sammelson dice che l’economia studia il modo in cui la
società decide che cosa, come e per chi produrre. La microeconomia è lo studio del
comportamento delle singole imprese o mercati.
Per capire che cosa produrre si immagini un’economia semplificata nella quale sia possibile
produrre solo 2 beni; secondo Sammelson si potevano produrre solo burro e cannoni, quindi spesa
civile e spesa militare. Per la produzione sono necessarie delle risorse finite ovvero la terra, il
lavoro, le macchine, attrezzature meglio definite capitale fisico. Il governo può decidere di
impiegare tutte le risorse dell’economia esclusivamente nella produzione di beni civili o nella
produzione di beni alimentari, ottenendo la massima produzione possibile. Se voglio produrre più
beni civili devo produrre meno beni alimentari, più di una cosa significa meno dell’altra. Quest’idea
consente di individuare una nozione di costo opportunità. Se per produrre burro occorre 1 unità
di lavoro e per produrre cannoni ne occorrono 5, rinunciando a una unità di burro, si produce un
quinto di lavoro per la produzione di cannoni. Il costo opportunità di un bene è la quantità di altri
beni che occorre sacrificare per ottenere un’unità addizionale di quel bene. Nel caso di una scelta
è la migliore alternativa possibile, dove migliore è definito dai desideri. Nel rapporto che esiste tra
politica ed economia, quest’ultima impone che le decisioni debbano rimanere all’interno di una
certa frontiera; la politica può poi scegliere il modo in cui impiegare le risorse. Nel caso in cui non
vengano impiegate tutte le risorse, è possibile aumentare la produzione di un bene o di entrambi
senza necessariamente diminuire la produzione dell’altro, di conseguenza non si ha un problema
di costo opportunità. Se le risorse non vengano totalmente impiegate, però, è evidente un
malfunzionamento del sistema, è una situazione improbabile (es.: comportamenti ossessivi da
parte delle imprese, extraprofitti, ecc.). La crescita dell’economia si può avere: se ci sono più
risorse da mettere nel processo produttivo oppure un miglioramento della tecnologia che rendono
le risorse più produttive. Quindi un processo di crescita è un progressivo spostamento verso destra
della frontiera, limite, curva. Il modo in cui i beni dovrebbero essere prodotti e chi ne dovrebbe
essere il destinatario sono decisioni prese quotidianamente attraverso il sistema dei mercati e dei
prezzi. Tutte queste decisioni coordinate tramite il mercato e il comportamento degli individui
ispirati dal perseguimento dell’interesse individuale, vengono definite da Adamo Smith la mano
invisibile del mercato. In una libera economia di mercato i prezzi si aggiustano per rendere
compatibili desideri e scarsità.
La concorrenza perfetta è una forma di mercato ideale che genera sempre il miglior esito
possibile. Nella realtà i mercati non sono perfettamente concorrenziali. Gli agenti economici che
prendono le decisioni nei mercati sono le famiglie e le imprese. Le famiglie domandano beni e
servizi, da un lato si presentano come consumatori sul mercato, dall’altro vendono i servizi del
proprio lavoro alle imprese. Infine, decidono come utilizzare il proprio reddito tra acquisto di beni
di consumo o risparmio. Le imprese producono e offrono i beni e servizi domandati dalle famiglie,
domandano il lavoro offerto dalle famiglie e i loro risparmi capitali finanziari offerti. La domanda
è la quantità che gli acquirenti desiderano comprare in corrispondenza di ognuno dei possibili
livelli del prezzo. L’offerta è la quantità che i venditori desiderano vendere in corrispondenza di
ognuno dei possibili livelli del prezzo. Prendendo in analisi il mercato concorrenziale di un bene x
vi sono da un lato consumatori che lo domandano e dall’altro imprese che lo producono. La
variabile indipendente è il prezzo, determinato da questa forza invisibile che è il mercato. Tutti gli
operatori sono price-taker, passivi rispetto al prezzo. Per essere concorrenziale dovrebbero
esserci tantissimi operatori sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta, sufficientemente
tanti da fare in modo che il singolo sia irrilevante sull’esito aggregato. Nel mercato concorrenziale
nessun operatore, sia esso consumatore o produttore, è in grado di condizionare l’esito degli
scambi, non c’è potere detenuto da alcun agente. Il prodotto di ciascun produttore è
indistinguibile da quello degli altri ed infine, l’informazione è perfettamente trasparente, tutti
sanno tutto di tutti, il prodotto è uguale per tutti, non ci sono barriere all’entrata e all’uscita. La
domanda più precisamente non è una specifica quantità, ma una descrizione delle quantità che i
consumatori comprerebbero in corrispondenza di ogni possibile prezzo. A prezzi più alti
corrisponde una quantità minore e a prezzi più bassi una quantità maggiore, non formula una
decisione puntuale ma un piano d’azione. Dall’altro lato l’offerta è una descrizione completa delle
quantità che i venditori desidererebbero vendere in corrispondenza di ogni possibile prezzo, fanno
i piani d’azione dell’offerta. Più alto è il prezzo più vogliono vendere e produrre. La somma di tutte
le domande e offerte individuali formano la domanda e offerta di mercato. Esiste un solo prezzo
in cui domanda e offerta si corrispondono reciprocamente ovvero quello in cui si intersecano ed
è il prezzo di equilibrio. È il prezzo in corrispondenza del quale la quantità offerta è uguale alla
quantità domandata. Il mercato è automaticamente in equilibrio perché esiste una forza che
spinge il prezzo verso l’alto tutte le volte che la domanda è maggiore dell’offerta e verso il basso
tutte le volte che l’offerta è maggiore della domanda, per avvicinarsi al prezzo di equilibrio (pE).
Questo processo di aggiustamento del prezzo è istantaneo. Sia le curve di domande individuali che
quella di mercato sono negativamente inclinate, a prezzi più alti corrispondono quantità minore
e a prezzi più bassi quantità maggiori. Le curve di offerta, invece, sono positivamente inclinate, a
prezzi più bassi si associano quantità di offerta inferiori, a prezzi più alti quantità offerta maggiori.
Il punto di partenza è un consumatore con risorse limitate, in termini monetari ha in tasca un certo
ammontare di euro che per ipotesi può spendere in 2 beni, rispettivamente x ed y, che hanno un
prezzo P. Il vincolo di bilancio è un’equazione che indica che la spesa in x ed y, moltiplicata per il
loro prezzo, dev’essere minore o uguale ad R, è un dato oggettivo. Per capire quanto bene x posso
comprare con R mi basta dividere R per Px. Vi è una reazione lineare tra x ed y. Rinunciando a una
unità di x, posso acquistare un terzo di y. La ripidità della retta è data dal rapporto tra il prezzo di
x e il prezzo di y. Se R è più grande i punti sulle coordinate si spostano ma la pendenza della
congiungente rimane sempre la stessa. Se cambia un prezzo cambia il rapporto della retta, diventa
più o meno ripida e perdo una certa quantità di carrelli che prima potevo acquistare. Dunque, la
curva di domanda è influenzata anche da 3 fattori: il prezzo di beni collegati al bene oggetto di
analisi, il reddito dei consumatori e i loro gusti o preferenze. Un aumento del reddito fa stare
certamente meglio il consumatore, un aumento dei prezzi no: una cosa mi fa star meglio se posso
dire che questa novità che interviene lascia tutte le possibilità che avevo prima e ne aggiunge delle
altre. Moltiplicando per 2 reddito e prezzi non cambia nulla e questo è il motivo per cui si
indicizzano i salari all’inflazione, per fare in modo che l’aumento dei prezzi sia compensato
dall’aumento dei redditi e quindi che le possibilità di consumo dei consumatori rimangano
invariate. In base ai propri gusti, l’individuo ha un ordinamento di preferenze in cui ciascuno è
diverso e nell’ordinare si rispettano alcune regole di coerenza interna. La teoria economica si
fonda su assiomi di coerenza, caratteristiche che questi ordinamenti devono avere per essere ben
conformati. Il primo è l’assioma di completezza: presi 2 panieri, il consumatore è sempre in grado
di dire se il paniere A è preferito al paniere B, B è preferito ad A oppure A è indifferente a B, è in
grado di ordinare a coppie tutti i possibili panieri. Il secondo è l’assioma di transitività: presi 3
panieri, se A è preferito a B e B è preferito a C allora A è preferito a C, con infinite varianti intuitive.
Terzo è l’assioma di continuità: immaginiamo di avere 3 panieri, assumendo che C sia preferito a
B e che B sia preferito ad A. Ci sarà anche un punto indifferente a B, non si passa dal meglio al
peggio senza passare dall’indifferente. Ci sono anche infiniti panieri indifferenti a B perché posso
fare infinite strade per andare da A a C, quindi og