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Questo si chiama modello della croce Keynesiana e sostituisce concettualmente il modello di
domanda e offerta a cui siamo abituati, non c’è nessun prezzo ma solo una quantità offerta, una
domandata e la condizione di equilibrio è che devo essere lungo la 45 gradi. Ora aggiungiamo
anche le imprese che domandano beni e servizi (investimenti) quindi la domanda di PIL è data dai
consumi + gli investimenti, tutto uguale alla quantità prodotta. Si ipotizzi che a far scegliere alle
imprese se e quanto investire siano variabili esogene, ovvero qualcosa che non è spiegato, esterno
al ragionamento che si sta svolgendo. La decisione sugli investimenti dipende dallo stato di fiducia
degli investitori, fattori che lui chiama animal spirits degli imprenditori, che a volte agiscono con
e
comportamenti apparentemente incongruenti (I barrato). Quindi C barrato + I barrato = Q(1-c). Q
= (C barrato + I barrato) / (1/1 – c). Quindi il reddito di equilibrio è pari alla spesa autonoma
moltiplicata per un multiplo della spesa autonoma che è tanto più grande quanto più c è vicino a
1. (1/1-c) non a caso si chiama moltiplicatore keynesiano.
La variazione della quantità di equilibrio (Δ) = (1 / 1 – c)( ΔC barrato + ΔI barrato). Quindi la crescita
del PIL è un multiplo o della crescita del consumo autonomo oppure della crescita della variazione
degli investimenti. C’è un effetto di moltiplicatore perché all’aumentare degli investimenti
aumenta la domanda, la produzione e sua volta anche i redditi distribuiti alle famiglie e i consumi.
All’aumentare del reddito, i consumi aumentano in ragione di c che fa nuovamente aumentare la
produzione di beni di consumo e quindi di redditi in un processo convergente. Il moltiplicatore è
tanto più grande quanto maggiore è la propensione al consumo. Ora si inserisce il governo, che
nell’economia spende e mette le tasse. Quando si parla di tasse se ne parla al netto dei
trasferimenti, cioè una erogazione di denaro che viene fatta senza che vi sia una controparte di
prestazione d’opera. Le tasse non sono esogene, sono progressivamente proporzionale al reddito,
un’aliquota (percentuale del reddito che guadagni, t) moltiplicata per il reddito (Q). Si consideri
poi la spesa pubblica come una variabile esogena data da scelte prettamente politiche. Il ruolo
delle tasse all’interno del modello è dato dal fatto che nel momento in cui si decide quanto
consumare ci si basa non sul reddito lordo ma sul reddito disponibile (al netto delle tasse). Quindi
Q barrato = C barrato + c(Q - T barrato) + I barrato + G barrato. Il livello di equilibrio della
e
produzione è dato da Q = C barrato + I barrato + G barrato – cT barrato / 1 – c. ΔQ = (1 / 1 – c)(ΔC
+ ΔI + ΔG -CΔT) (T sono le tasse).
Il bilancio dello stato è composto da uscite ed entrate. Le uscite sono 2: G + gli interessi sul debito,
inoltre spende anche perché fa trasferimenti. Le entrate, invece, sono tutte le forme di tasse e
portando i trasferimenti dall’altra parte si hanno le tasse – i trasferimenti. Se il primo è maggiore
del secondo, il governo è in deficit, se sono uguali il bilancio è in pareggio e l’effetto sul PIL è
comunque positivo. Per rendere più realistico questo modello bisognerebbe lavorare sulla
funzione degli investimenti, poiché non sono propriamente variabili esogene, c’è una variabile
economica che ha un peso su di essi ed è il tasso di interesse, ovvero ciò che si paga quando si dà
un prestito o si riceve quando si prende un prestito. Gli investimenti sono tanto più elevati quanto
più è basso il tasso di interesse. Gli investimenti, quindi, si possono anche scrivere con: I barrato –
bi (b indica quanto gli investimenti risentono del tasso di interesse, i è il tasso di interesse). La
condizione di equilibrio, quindi può essere riscritta con: Q = C barrato – c(Q – I barrato) + I barrato
– bi + G barrato. Q = 1 \ 1 – c (C barrato – cT barrato + I barrato – bi + G barrato). Adesso ho un
equilibrio per ogni possibile livello del tasso di interesse, se questo è basso il livello di equilibro del
reddito sarà alto, se è alto il livello di equilibrio sarà basso. La curva derivante dalla misurazione
della produzione e reddito sull’asse orizzontale e tasso di interesse sull’asse verticale, che
riassume tutti i possibili equilibri sul mercato dei beni, viene chiamata IS (Investment Saving,
investimento risparmio) poiché dire che quantità prodotta è uguale a quantità domandata
equivale a dire che il risparmio è uguale all’investimento. Se le varabili esogene cambiassero non
avrei più la stessa curva, se un valore fosse più grande la curva si sposterebbe verso destra e in
alto. Tutte le componenti autonome della spesa possono essere sintetizzate con A barrato. c e b
sono dei parametri comportamentali, descrivono come si comportano gli operatori, i
consumatori. A seconda del tasso di interesse b indica quanto gli investitori reagiscono: se è
grande gli investitori sono molto sensibili al tasso di interesse. Con una politica di austerity la
curva si sposta verso sinistra, con una politica fiscale espansiva la curva si sposta verso destra
(dipende dal valore di A barrato). Di conseguenza, adesso per poter determinare il livello di
equilibro della produzione e del tasso di interesse è necessaria un’analisi simultanea del mercato
dei beni e del mercato della moneta. Nel sistema macroeconomico il primo mercato che
dev’essere in equilibrio è quello della moneta. La moneta è quella particolare attività finanziaria
che svolge le funzioni di essere un mezzo di pagamento universalmente accettato, una riserva di
valore, cioè un modo in cui noi conserviamo la nostra ricchezza anche a scopo precauzionale per
far fronte a delle necessità improvvise. È considerato moneta il circolante, ovvero il denaro liquido
che può essere trasformato immediatamente nell’acquisto di beni e anche il valore dei depositi
in conto corrente. Inoltre, comprende anche i conti di depositi, ovvero depositi non in conto
corrente, meno liquidi, che si può andare in banca e ritirare. Circolante non da’ alcun interesse,
conto corrente quasi 0 interessi, conti di depositi un pochino di interessi. Infine comprende i titoli
di stato a brevissimo termine. Man mano che la definizione viene ampliata si perde di liquidità e
facilità d’uso ma si guadagna qualcosa in termini di interessi, il che fa pensare che il tasso di
interesse possa essere visto come un premio per la rinuncia alla liquidità. La Banca Centrale ha il
potere di regolare e determinare quanta moneta debba esserci in circolazione. In particolare,
controlla l’ammontare di circolante e il coefficiente di riserva obbligatorio, ovvero l’ammontare
che le banche sono tenute a mettere da parte su un conto presso la Banca Centrale. Attraverso
quel coefficiente, la Banca Centrale controlla anche l’ammontare complessivo dei depositi. Queste
2 cose vengono definite base monetaria. La Banca Centrale, o autorità monetaria, non risponde
al governo, sono autorità separate. Gli economisti prima di Keynes avevano dato particolare
attenzione alla moneta come mezzo utilizzato principalmente a fini di transazione. La quantità
che si vuole detenere è, quindi, funzione del proprio livello di transazione e a livello complessivo
dell’economia la domanda complessiva di moneta deve riflettere il valore complessivo delle
transazioni che vengono realizzate. Quindi PT = MV (T transazioni, P livello dei prezzi, valore in
euro di tutte le transazioni dev’essere uguale alla Q quantità di moneta presente moltiplicato per
il numero di volte in cui la moneta passa di mano in mano nel periodo di tempo considerato. V
velocità di circolazione della moneta). Quindi la quantità di moneta è proporzionale con un fattore
di proporzionalità K al valore delle transazioni per beni finali (PIL). Keynes capisce che non si
detiene moneta solo per fare scambi ma anche come conservazione della ricchezza sotto forma di
deposito che non paga interesse. Questo perché acquistando attività finanziare si può avere un
interesse ma anche delle perdite in conto capitale. Se si vendono dei titoli senza rispettare la
scadenza, non è sicuro che si percepisca la percentuale pattuita, dipende dall’andamento del
mercato in nel momento. Se il tasso di interesse dopo l’acquisto del titolo scende, il valore del
titolo sale; viceversa se il tasso di interesse sale, il valore del titolo scende. Aumento dello Spread
vuol dire che gli interessi che il governo deve pagare per collocare i propri titoli salgono. Quindi la
quantità di moneta che si vuole detenere dipende anche dal tasso di interesse, se è alto si ha un
basso incentivo a tenere la propria ricchezza, il valore generale di attività finanziarie scende.
Sulla moneta si hanno perdite tutte le volte che aumenta il livello dei prezzi perché se c’è tanta
inflazione il valore in termini di beni della mia moneta scende. Quindi, riconosciuti questi 2
momenti per detenere moneta, esiste una domanda di moneta che dipende positivamente dal
livello del PIL e negativamente dal livello del tasso di interesse. K indica quanto è sensibile la
domanda di moneta al PIL, è un parametro comportamentale, H è la sensibilità della domanda di
moneta al tasso di interesse. Domanda di moneta: kQ – hI = M barrato / P. M barrato è una
variabile esogena, controllato dalla Banca Centrale, P livello generale dei prezzi. Quindi M barrato
/ p indica il potere di acquisto della moneta in termini di quante unità di PIL io posso acquistare
con M. Domanda e offerta di moneta sono espresse in termini reali. Quindi se la Banca Centrale
decide che ci sia una data quantità di moneta in termini reali, occorre che la domanda diventi
uguale cambiando i valori di Q e di I. È la domanda che si adegua all’offerta e a livello complessivo
bisogna variare Q o I. L’equilibrio sul mercato della moneta è chiamato curva LM (L offerta di
moneta, M domanda di liquidità). i = (K / h)Q – (1 / h)(M barrato / P). Ho un equilibrio monetario
per ogni possibile livello di Q. La posizione della curva dipende da M, se è molto grande è più a
destra, se è molto piccolo a sinistra. Politica monetaria dipende dallo spostamento della curva LM.
La politica fiscale dipende dallo spostamento della curva IS. Il parametro chiave è Q, ovvero la
sensibilità della domanda di moneta al tasso di interesse, quanto più è grande, tanto più la
pendenza diminuisce.