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Estratto del documento

IL MODELLO KEYNESIANO

Nel lungo periodo il mercato si comporta più come descritto dal modello neoclassico. Nel breve

periodo invece si comporta più come il modello keynesiano.

Ipotesi :

• capacità produttiva data (cioè lo stock di capitale e tecnologia sono dati)

• prezzi fissi (tutti i prezzi sono fissi tranne il tasso d’interesse nominale, dato che sui mercati

finanziari i prezzi si aggiustano più rapidamente che su gli altri mercati)

• la quantità domandata determina la quantità offerta, cioè le imprese sono disposte a vendere

qualsiasi quantità di prodotto consentita dalla capacità degli impianti e domandata dal sistema

economico; l’inverso del modello neoclassico: non è più l’offerta che crea la domanda ma è la

domanda che crea l’offerta.

Meccanismo di aggiustamento verso l’equilibrio

≠ ,

Quando non siamo all’equilibrio, cioè quando la produzione (l’offerta) si adegua alla

domanda a seguito di investimenti non programmati (variazioni indesiderate delle scorte):

= −

In particolare se la domanda aggregata è minore dell’offerta le imprese vedranno aumentare le

scorte non programmate e quindi reagiranno diminuendo la produzione in modo da riportare le

scorte al livello desiderato (e viceversa):

< ⇒ > 0 ⇒ ↓

• se > ⇒ < 0 ⇒ ↑

• se

Oss.: In questo modello come abbiamo visto non si aggiusta il tasso d’interesse per riportare il

mercato all’equilibrio come nel modello neoclassico, questo perché il tasso d’interesse non si

aggiusta in base a squilibri tra domanda e offerta di fondi prestabili, ma si forma nel mercato della

moneta. Quindi formandosi e aggiustandosi in un altro mercato svolge un differente ruolo.

Economia chiusa e senza Stato.

La domanda aggregata

Iniziamo considerando un’economia chiusa e senza Stato. In questa economia la funzione

keynesiana del consumo è: ̅

= +

̅ ,

Dove è la componente autonoma del consumo cioè che non dipende dal reddito, e è la

propensione marginale al consumo, che ci dice di quanto aumenta il consumo quando il reddito

aumenta di una unità (quota del reddito che destino al consumo; l’altra parte del reddito che non

Δ

0 < < 1; =

consumo sarà destinata al risparmio); .

Δ

Notiamo che il consumo è positivo anche se il reddito è pari a 0, ma come è possibile? È

possibile per due motivi: posso consumare prendendo a prestito denaro, oppure potrei vendere

parte della mia ricchezza per guadagnare soldi. Questi fenomeni implicano un risparmio negativo.

= +

In un’economia chiusa e senza Stato, la domanda aggregata è:

Ipotizziamo, per il momento, che gli investimenti siano dati esogenamente, quindi per questa

economia avremo: ̅ ̅

̅

= + + = +

̅

Dove è detta spesa autonoma (componente della

domanda aggregata che è indipendente dal reddito).

In questo diagramma reddito-spesa vediamo che le

funzioni della domanda aggregata e del consumo sono

̅ ̅

lineari e hanno come intercetta rispettivamente e ,

mentre come coefficiente angolare hanno entrambe la

,

propensione marginale al consumo quindi sono parallele.

La differenza delle intercette è data dall’investimento.

Inoltre abbiamo una bisettrice che è formata da tutti i punti

=

in cui (e ipotizziamo sia la curva del prodotto). La

bisettrice interseca la funzione di domanda aggregata nel

punto che è il punto di equilibrio macroeconomico.

,

Notiamo che a sinistra del punto la bisettrice (che può essere interpretata come la produzione)

> ),

sta sotto la domanda aggregata ( quindi le scorte diminuiscono rispetto a quelle

programmate. In questo caso le imprese aumenteranno la produzione fino a tornare alla

.

produzione di equilibrio . Viceversa se fossimo a destra di

Reddito di equilibrio

Il prodotto (o reddito) di equilibrio si ottiene risolvendo rispetto a la condizione

0

= :

macroeconomica di equilibrio 1

̅ ̅

= + → =

0 1−

Il prodotto di equilibrio quindi cresce all’aumentare della propensione marginale al consumo e

̅

della spesa autonoma , quindi c’è una relazione positiva tra il reddito e queste due componenti.

In particolare: 1 Δ̅

Δ = 1−

1 ≡

dove è definito moltiplicatore (dinamico) della spesa autonoma (ha un effetto

1−

moltiplicativo del reddito d’equilibrio rispetto a variazioni della spesa autonoma). Infatti, poiché

Δ̅

> 1, Δ >

abbiamo che .

Il meccanismo del moltiplicatore può essere così descritto in termini dinamici: ad una variazione

della spesa autonoma si avrà una variazione del reddito finale maggiore della variazione iniziale

della spesa autonoma che l’ha generato.

Quando la spesa autonoma aumenta, inizialmente il reddito aumenta della stessa quantità della

variazione della spesa iniziale. Una frazione di tale aumento del reddito viene poi spesa per beni

di consumo (spesa indotta) e questo accresce ulteriormente la domanda aggregata e quindi

anche il prodotto e il reddito. Seguono altre ondate di spesa per consumi, ma il processo si va

< 1.

progressivamente esaurendo, si ha infatti una progressione geometrica di di ragione

Una volta che si è fermato il processo avremo una variazione del reddito che è maggiore della

variazione della spesa autonoma che ha generato tutto il processo (infatti se supponessimo che

Δ̅

= 0 = 100, Δ = 100,

e allora cioè non ci sarebbe l’effetto del moltiplicatore; mentre se

= 1 Δ = ∞).

la ̅ ↑ → ↑ → ↑ → ↑ → ↑ → ↑ → ↑ → …

Dimostrazione: ̅ ̅ Δ̅ ̅

2 −1

= + + + ⋯ +

:

Moltiplico per ̅ ̅ Δ̅ ̅ Δ̅

2 −2 −1

= + + ⋯ + + +

Facendo la differenza tra ogni termine della prima equazione per il corrispondente della

seconda, otteniamo:

1 −

Δ̅ Δ̅ )Δ̅ Δ̅

(1 (1 (1

− )Δ = − → − )Δ = − → Δ = 1−

→ ∞,

Dato che è un numero compreso tra 0 e 1, sarà un numero piccolissimo, cioè per

→ 0. Allora: 1 Δ̅

Δ = = Δ

1−

Δ < 1 → ∞,

è una serie geometrica di ragione che, quando diventa semplicemente

1 =

1−

Dimostrazione grafica:

Supponiamo che l’equilibrio iniziale sia nel

punto a cui corrisponde un reddito

d’equilibrio pari a . Supponiamo che

0

aumentino gli investimenti, quindi ci sarà una

̅

variazione di che comporta una variazione

della (si sposta parallelamente). Il nuovo

′.

equilibrio, quindi, sarà Per capire che la

Δ

variazione è maggiore della variazione

della spesa autonoma che l’ha generata, basta

notare che, spostandoci lungo la bisettrice,

1

̅̅̅̅̅ Δ̅ Δ̅

̅̅̅̅

= Δ = ′ = <

, quindi

0 1−

1 Δ̅ .

1−

Risparmio e investimento

La formula del reddito di equilibrio (con il “moltiplicatore”) può essere ottenuta anche

dall’uguaglianza tra risparmio () e investimento ().

̅ −̅ (1

= − = − − → = + − )

̅ ̅

= ↔ − − = 1

̅ ̅ ̅

− = → (1 − ) = → =

0

= 1 − ),

è la Propensione marginale al risparmio ( mi indica quanta parte della variazione

di reddito è destinata al risparmio e non al consumo.

Paradosso del risparmio

È il ruolo del risparmio sulla determinazione del reddito d’equilibrio.

−̅

La funzione del risparmio ha come intercetta e

come coefficiente angolare la propensione marginale al

−̅ (1

= + − ).

risparmio:

La funzione dell’investimento ipotizziamo che sia data e,

dato che è esogeno, è una retta orizzontale. Il reddito

d’equilibrio si ha nel punto di intersezione tra risparmio e

investimento, . Notiamo adesso che se il reddito è

0

basso, il risparmio sarà negativo, cioè se voglio

consumare dovrò prendere a prestito o vendere la mia

ricchezza. Da un certo livello di reddito in poi, potrò

risparmiare.

Supponiamo che ci sia uno shock positivo del risparmio,

̅ → ′.

ad es. si riduce , quindi la funzione del risparmio si sposterà verso l’alto Il nuovo

′ < ⇒

equilibrio sarà a cui corrisponde un reddito di equilibrio si ha un peggioramento

0

del reddito. Questo dipende da due ipotesi: la prima è che gli investimenti sono dati, la seconda

è che siamo nel breve periodo e quindi la variazione del risparmio non produce una variazione

del tasso d’interesse tale da garantire un aumento degli investimenti (come accadeva nel

modello neoclassico – legge di Say). Il paradosso quindi sta sia nel fatto che con uno shock

positivo del risparmio il reddito diminuisce, sia nel fatto che lo shock del risparmio inizialmente

fa aumentare il risparmio, ma all’equilibrio il reddito diminuirà e a sua volta farà ridurre il

risparmio della stessa quantità dell’aumento iniziale.

Economia chiusa con Stato

Domanda aggregata e reddito di equilibrio

Consideriamo adesso un’economia chiusa ma con settore pubblico: lo stato può influenzare il

livello del reddito di equilibrio in 3 modi (uno è diretto e gli altri due sono indire

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
109 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Andrea.DF di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Meccheri Nicola.