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Libertà di entrata e numero di imprese

CDFH.Da un punto di vista privato l'entrata è profittevole, ma da un punto di vista sociale non è desiderabile poiché l'aumento nel benessere sociale lordo non supera il costo di entrata. Quindi la libertà di entrata conduce a un numero di imprese troppo grande. Se la differenziazione del prodotto è molto importante, o la concorrenza è molto intensa, allora la libertà di entrata implica che il numero delle imprese in equilibrio sia troppo basso da un punto di vista sociale. Se invece la differenziazione del prodotto è poco importante e la competizione è poco intensa, allora l'effetto di sottrazione degli affari domina e quindi la libertà di entrata implica un numero di imprese troppo alto. L'entrata e l'uscita delle imprese e la riallocazione del capitale produttivo tra le imprese sono fattori in grado di influenzare in misura rilevante la crescita della produttività di un intero.settoreindustriale.
Capitolo 12 – Entrata, uscita e comportamento strategico
In questo capitolo esamineremo una serie di situazioni in cui entrata e uscita sono determinate dal comportamento strategico adottato tanto dagli entranti quanto dagli incumbents (imprese già presenti nel mercato).
12.1 – Deterrenza all'entrata
Per prima cosa prendiamo in esame le strategie di deterrenza che un monopolista può adottare per scoraggiare o impedire l'entrata di nuovi rivali. Queste includono:
- l'espansione della capacità produttiva
- la proliferazione (diffusione) del prodotto
- l'uso di contratti a lungo termine
Supponiamo un mercato in cui opera una sola impresa 1 (l'incumbent) ed esiste un potenziale entrante, l'impresa 2. L'impresa 2 deve decidere quindi se entrare o no nel mercato e, nel caso, decidere quanto produrre. Prima di questo dovrà essere compito dell'impresa 1 scegliere il suo livello diproduzione.Supponiamo che l'impresa 2 decida di osservare il livello di produzione dell'impresa 1. Osserviamo la matrice che riporta i payoffs delle imprese in relazione a un insieme finito di strategie. Per l'impresa entrante abbiamo quattro colonne perché una considera la scelta di non entrare nel mercato. I valori in matrice dell'entrante sono a lordo dei costi di entrata. L'entrante sceglie la propria capacità dopo aver osservato quella in dotazione all'incumbent. Nel caso in cui il costo di entrata sia fissato a 500, per le seguenti scelte dell'impresa incumbent 40, 44 o 48, quelle dell'impresa 2 saranno rispettivamente 28, 26 o 24. L'incumbent sceglierà quindi il livello 40 e lascerà spazio all'entrante. Se il costo di entrata sia fissato invece a 600, l'incumbent ha preferenza nel scegliere capacità pari a 48 in modo da bloccare l'entrata all'impresa 2. modello di Stackelberg

presuppone che l'impresa 1 fissi q per 1 prima, e successivamente l'impresa 2 fissa q avendo osservato la scelta compiuta dall'impresa 1. Questo modello infatti è appropriato per descrivere situazioni in cui esiste un'asimmetria naturale tra le imprese, in modo tale che un'impresa possa agire come leader del mercato. Il modello caratterizza la strategia ottimale di un incumbent data l'entrata del rivale e corrisponde al caso in cui lascia spazio all'entrante. Illustriamo graficamente il caso in cui il costo di entrata E è basso da indurre l'incumbent a lasciare spazio all'entrante, dando vita al duopolio di Stackelberg. Dq è il livello di produzione minimo che l'impresa 1 deve realizzare se vuole scoraggiare l'entrata. Questo livello di produzione è: - maggiore di quello di monopolio puro, quindi anche profitto minore di quello di monopolio M D 1M Mπ(q) < π(q) 1 1 - profitto minore anche di quello

del leader di Stackelberg che siottiene lasciando che l'impresa 2 entri 1M D 1S Sπ (q ) < π (q )1 1 Adesso passiamo al caso in cui è ottimale la deterrenza all'entrata. 1DSe l'impresa 1 sceglie un livello di produzione q ≥ q , l'impresa 21se entrasse non potrebbe conseguire un profitto positivo, quindil'entrata è scoraggiata. L'impresa 1 fissandoperò il livello diproduzione superiore ouguale a quello dimonopolio, rinuncia aun certo ammontare di1M Dprofitti, pari a π (q ) <11M Dπ (q ) . Questo1sacrificio però èinferiore rispetto aquello che l'impresa 1dovrebbe sopportare se1M M 1S Slasciasse entrare nel mercato l'impresa 2, π (q ) < π (q ) .1 1 36 Il terzo scenario si verificaquando il costo di entrata èmolto grande, per cui l'impresa1 può trascurare la minaccia dientrata e scegliere il livello diproduzione di monopolio puro. L'impresa 2 non ha per

nienteconvenienza ad entrare.L'entrata è bloccata.

N.B.Finora abbiamo considerato che le imprese scelgono la capacità produttiva e la mantengano inalterata, indipendentemente dalle circostanze. Ma è un'ipotesi ragionevole?

Se per ipotesi le imprese potessero cambiare capacità produttiva nel corso della sequenza di gioco, la modificherebbero in base alle scelte dell'altro. Se per esempio l'impresa 1 sceglie capacità di 48 ma l'impresa 2 non entra, all'incumbent conviene tornare alla capacità 40 con profitti maggiori. Ma a questo punto l'impresa 2 potrebbe avere voglia di entrare nel mercato, e così via.

Quindi se le scelte dei giocatori fossero reversibili, si aprirebbe una falla nell'intera costruzione del gioco in forma sequenziale.

Analizziamo un'ulteriore strategia di deterrenza all'entrata basata sulla proliferazione dei prodotti.

Si basa sull'idea che aumentando il numero della

varietà dei prodotti producendo qualsiasi versione del prodotto, non lasciando spazio a potenziali competitor (da parte delle imprese presenti nel mercato), si può erigere una barriera all'entrata mantenendo nello stesso tempo elevato il margine di profitto. 12.2 - Contratti esclusivi e vendite collegate Vediamo possibili strategie che un monopolista può adottare per indurre altre imprese presenti sul mercato a uscirne. Facciamo un esempio per capire come funzionano i contratti esclusivi: 1. Nel 1985 Monsanto acquista il brevetto sull'aspartame (con scadenza 1992 in USA e 1987 in EU), commercializza l'aspartame per dolcificare le bevande analcoliche (mercato enorme) con il brand "Nutrasweet". 2. In prossimità della scadenza del brevetto, una joint venture internazionale (HSC) crea uno stabilimento per produrre l'aspartame e lo commercializza con il nome generico di aspartame. 3. La Monsanto reagisce con un taglio del prezzo di

Nutrasweet del 60%, anche se la HSC avrebbe operato solo sul mercato europeo, che era relativamente piccolo contratti4. Contemporaneamente, la Monsanto sigla dei di lungo periodo con le principali clienti sul mercato Usa, Coca Cola e Pepsi. Questa è un'altra strategia di esclusione. Quindi, mettendo sotto contratto un numero di sufficiente di acquirenti, un monopolista riesce a rendere l'entrata di nuove imprese non più attraente, mettendo così in atto una esclusione. Perché Cola e Pepsi dovrebbero essere interessati a un simile contratto? Non è meglio lasciare che i nuovi concorrenti entrino, e beneficiare della concorrenza tra i fornitori? L'incumbent (Monsanto) potrebbe fissare un prezzo conveniente per Cola e Pepsi, ma contemporaneamente fissare una "tassa" che gli deve essere pagata nel caso in cui il cliente violi il contratto a lungo termine, strategia divide et rivolgendo la sua domanda al possibile entrante.

(impera).Un esempio più recente, di natura simile alle vendite collegate, è sconto sulla quantità. Quello dell’uso da parte di Intel di uno Infatti per un certo periodo Intel ha praticato un’offerta che prevedeva uno sconto del 15% se i clienti (produttori di computer) acquistavano solo da Intel. Ha attuato una strategia di fidelizzazione del cliente.

Un altro modo di aumentare i costi dei rivali è implicito in una clausola di nazione più favoritare interpretazione della clausola di nazione più favoritare. Stabilisce che due o più paesi contraenti debbano accordare a prodotti provenienti da paesi terzi termini non meno favorevoli di quelli che caratterizzano gli scambi tra i contraenti stessi.

Questi tre metodi possono far aumentare i costi sopportati dalle imprese rivali e quindi scoraggiare l’entrata.

12.3 – Predazione

Una strategia predatoria consiste nel fissare prezzi al di sotto del costo marginale per spingere un’impresa fuori dal mercato. 38 Una critica (da parte della

La teoria della Scuola di Chicago sostiene che un'impresa razionale non dovrebbe mai uscire dal mercato quando subisce un attacco predatorio e, di conseguenza, non dovrebbe mai iniziare un tale attacco. Secondo questa teoria, il comportamento predatorio non dovrebbe mai essere osservato. Per comprendere meglio, prendiamo ad esempio il seguente scenario:

  1. L'impresa 2 entra nel mercato dove è già presente l'impresa 1.
  2. Nel primo periodo, l'impresa 1 dovrebbe scoraggiare l'impresa 2 a rimanere nel mercato praticando prezzi inferiori al costo marginale, causando così un danno a sé stessa (meno profitti) e un danno all'impresa 2 (che nel primo anno di attività dovrebbe recuperare tutti i costi sostenuti).
  3. Tuttavia, l'impresa 2 non ha motivo di uscire dal mercato, poiché potrebbe facilmente coprire il danno provocato con un semplice prestito bancario.
  4. Di conseguenza, l'impresa 1 non potrà continuare con il suo attacco predatorio.

Un lungo periodo con prezzi inferiori al costo marginale, ci perderebbe troppo. Quindi opterà per un equilibrio di oligopolio.

Conclusione: il comportamento aggressivo dell'impresa 1 non porta nessun vantaggio.

Questa ipotesi della Scuola di Chicago si basa però sulla perfetta informazione e sulla razionalità delle imprese. E presuppone anche che ci siano sempre banche disponibili ad erogare prestiti alle imprese in difficoltà.

Supponiamo che entrambe le imprese valutino con probabilità p che non ci si

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A.A. 2019-2020
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lucy95- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e politica industriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bellandi Marco.