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LA CONCORRENZA POTENZIALE
L’espressione concorrenza potenziale si riferisce alla minaccia che nuovi
competitor, attratti da elevati livelli di redditività, entrino nel settore e ne alterino gli
equilibri. Per fronteggiare tale rischio, le imprese devono cercare di ridurre
l’attrattività del settore innalzando le c.d. barriere all’entrata, ossia quegli ostacoli
(tradotti in termini di costi a carico delle aziende che vogliono entrare in un
determinato ambito competitivo) che possono avere natura istituzionale, strutturale
e strategica.
a) Barriere istituzionali: Si riferiscono a norme, regole e forme di tutela che
limitano l’attività dei potenziali entranti (es. concessioni, brevetti, copyright)
b) Barriere strutturali: comprendono le azioni poste in essere dalle imprese al fine
di migliorare la propria posizioni rispetto ai concorrenti. Le principali barriere
strutturali riguardano:
Il fabbisogno di capitale : se l’ingresso nel business richiede un fabbisogno di
o capitale molto elevato, i nuovi competitor potrebbero trovare difficoltà nel
reperirlo e quindi desistere dall’ingresso.
Le economie di scala : come ben sappiamo, le economie di scala
o rappresentano la diminuzione dei costi medi di produzione attraverso
l’aumento dei volumi di produzione. Esse permettono, in un’ambiente
altamente competitivo, di ridurre i prezzi di vendita senza incorrere in forti
riduzioni dei margini di profitto.
Tale situazione rappresenta una barriera importante in quanto i nuovi
competitors, per rendersi competitivi, dovranno offrire gli stessi prezzi e
quindi lavorare sulla stessa scala; ma non è detto che i nuovi entrati riescano
a realizzare subito volumi di vendita così elevati.
La differenziazione : questo criterio vede costretti i nuovi competitors ad
o effettuare ingenti investimenti in pubblicità per cercare di affermare il nuovo
marchio e renderlo agli occhi del consumatore più rispondente ai propri
bisogni. Questi ingenti investimenti possono rappresentare importanti
barriere economiche.
Il difficile accesso ai canali di distribuzione: la bassa propensione al rischio
o dei dettaglianti nel distribuire un prodotto “nuovo” costringe i nuovi
competitors a riconoscere a questi ultimi un margine di profitto maggiore
(quindi diminuire loro il prezzo di vendita) pur di incentivare la prova e la
diffusione del nuovo prodotto. Ciò, ovviamente, riduce sensibilmente i
margini di profitto dell’impresa.
I vantaggi di costo assoluti per le imprese già operanti: questi vantaggi
o possono scaturire all’accesso privilegiato (o comunque a prezzi inferiori) a
materie prime scarse, da scelte di localizzazione particolarmente favorevoli,
dall’aver sfruttato sovvenzioni pubbliche attualmente non più disponibili o
dall’aver assimilato col tempo esperienza ed apprendimento.
La diversificazione dell’offerta: l’offerta di un ampio numero di prodotti
o permette alle imprese di fidelizzare i propri clienti e riduce gli spazi di
manovra dei potenziali entranti che difficilmente potranno offrire la stessa
gamma di prodotti delle imprese già esistenti.
c) Barriere strategiche: derivano dalla possibilità che le imprese già operanti nel
settore adottino forme di ritorsione verso i nuovi entranti. Le ritorsioni possono
consistere in: abbassamenti dei prezzi di vendita, aumento degli investimenti
promozionali, azioni di natura legale.
Per ridurre il rischio di ritorsioni, i nuovi entranti possono scegliere di rivolgersi,
in un primo momento, a quei segmenti di mercato ritenuti poco attrattivi dalle
imprese del settore.
LA CONCORRENZA INDIRETTA (PRODOTTI SOSTITUTIVI)
Un’altra forza in grado di influenzare la prospettiva di redditività delle imprese è
rappresentata dai c.d. prodotti sostitutivi prodotti da altre imprese. Questi sono
prodotti che, anche se diversi da quelli della nostra impresa, sono assolutamente
idonei a soddisfare il medesimo bisogno. Il concetto di concorrenza, quindi, non può
ridursi esclusivamente all’analisi e all’individuazione di imprese che producono il
medesimo prodotto ma, bensì, deve considerare anche tutte quelle imprese che,
pur non producendo la medesima cosa, concorrono a soddisfare il medesimo
bisogno.
__________________________________________________________________
_______________Esempio: trasporto aereo e trasporto ferroviario
Un una tratta Napoli-Milano il consumatore può scegliere tra l’aereo o il treno. Di
conseguenza, in questo caso, compagnie aeree e ferroviarie sono indirettamente
concorrenti.
Le imprese che operano nel settore possono trovare dei sistemi per limitare la
pressione competitiva dei prodotti sostitutivi:
differenziare il prodotto/servizio
o rafforzare i legami con i clienti tramite la comunicazione.
o migliorare il sistema distributivo
o migliorare il rapporto qualità/prezzo
o
CONCORRENZA VERTICALE (POTERE CONTRATTUALE DI FORNITORI E
CLIENTI)
Le altre due forze competitive individuate da Porter sono rappresentate dai fornitori
e dai clienti. In particolare, la forza competitiva che incide sulla prospettiva di
redditività dell’impresa è determinata dal potere contrattuale dei fornitori e dei
clienti. Queste due categorie riescono ad influenzare il grado di redditività
dell’impresa in quanto concorrono nella distribuzione del valore che viene creato
dall’impresa stessa.
I fattori che aumentano il potere contrattuale dei clienti sono:
a) “struttura della domanda”: il potere contrattuale dei clienti cresce all’aumentare
della dimensione e della concentrazione dei clienti nel mercato.
b) “informazioni in possesso degli acquirenti”: maggiore sarà, infatti, il numero di
informazioni in possesso da parte degli acquirenti e più facile sarà confrontare i
fornitori tra di loro e negoziare le migliori condizioni.
c) “entità dei costi di riconversione”: maggiori saranno questi costi da sostenere per
il cliente e più stabili saranno i rapporti con il fornitore. In base alla “presenza di
prodotti e servizi sostituitivi”: se esistono beni e servizi sostituitivi, i clienti
avranno più potere negoziale perché potranno rivolgersi altrove in caso di non
accordo con il fornitore
Lo stesso discorso vale anche per i fornitori dell’impresa (che in questo caso si
troverà in posizione da cliente). Il potere contrattuale dei fornitori, infatti, crescerà
quando ci sarà un’elevata concentrazione nel mercato della fornitura, quando l’input
fornito risulta importante o insostituibile per il processo produttivo dell’impresa e
diminuisce al crescere delle informazioni che le imprese hanno sui propri fornitori,
sui prezzi di mercato e sui costi di produzione dei fornitori.
4. I raggruppamenti strategici
Gli strumenti concettuali descritti precedentemente consentono di individuare il
campo di attività dell’impresa in cui avviene il confronto competitivo e di valutare il
grado di concorrenza presente nel business, da cui deriva il livello di redditività e di
attrattività dello stesso.
Al fine di analizzare in modo corretto le forme della concorrenza esistenti
nell’ambito competitivo, occorre però abbandonare l’ipotesi che tutte le imprese
operanti in uno stesso business siano accomunate dalle stesse caratteristiche e
della stesse modalità di competizione.
In questo caso, risulta più utile fare riferimento al concetto di raggruppamento
strategico.
Un raggruppamento strategico può essere definito come un insieme di imprese che,
all’interno di uno stesso business, perseguono lo stesso tipo di strategie o strategie
simili (elemento, questo, fondamentale per l’affermazione competitiva in un
determinato business). Le imprese che appartengono ad un determinato
raggruppamento strategico tendono ad avere caratteristiche analoghe anche in
termini di struttura organizzativa, produttiva e assetto societario.
Le variabili per l’individuazione dei raggruppamenti strategici sono tante. Le più
importanti sono:
l’ampiezza della gamma dei prodotti/servizi offerti
estensione geografica dell’offerta
la tipologia di canale distributivo utilizzato
il livello di servizio offerto
il livello di qualità del prodotto/servizio
la politica di prezzo
la tipologia di cliente fornito
il livello di diffusione e identificazione della marca
il livello di innovazione tecnologica e il tipo di tecnologia utilizzata.
L’analisi e lo studio dei principali raggruppamenti strategici, risultano fondamentali al
fine di individuare i concorrenti diretti con cui l’impresa deve confrontarsi e per
cercare di capire se esistono opportunità di sviluppo anche in altri raggruppamenti
strategici. CAPITOLO QUINTO
LE RISORSE E COMPETENZE DELL’IMPRESA
1. L’analisi dell’ambiente interno: resource-based view
La concorrenza sempre più agguerrita e la forte dinamicità dell’ambiente degli anni
’90, resero sempre più difficile il sostenimento delle posizioni di vantaggio
raggiunte. Si sentì, quindi, la necessità di comprendere quali potessero essere gli
elementi in grado di aiutare l’impresa, non solo a costruire un vantaggio che
derivasse dal migliore sfruttamento delle opportunità esterne ma, soprattutto, a
costruire un vantaggio che risultasse duraturo e sostenibile. Nacque così la
resource-based view.
La resource based view rappresenta una delle pietre miliari all’approccio dello
studio di management perché, in questa nuova ottica, assume particolare
importanza l’analisi dell’ambiente interno dell’impresa.
Tradizionalmente, la centralità del processo di formulazione strategica era riservata
all’analisi dell’ambiente esterno e, più specificamente, all’identificazione di
opportunità di business, opportunità di mercato e minacce da cui doversi difendere.
Si può dire quindi che la formulazione della strategia era molto condizionata
dall’analisi dell’ambiente esterno e, in un certo qual modo, si tendeva a trascurare
l’analisi dell’ambiente interno dell’impresa (risorse, capacità, competenze) che si
esauriva nella mera allocazione e utilizzazione ottimale delle risorse disponibili.
L’ottica innovativa che portò la resource based view fu quella di considerare nel
processo di formulazione strategica l’ambiente interno. In questo nuovo approccio,
infatti, l’impresa venne vista come un insieme eterogeneo di risorse e competenze
e, di conseguenza, la formulazione strategica doveva individuare, nell’ambito