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15. LA GESTIONE DELLA FINANZA: INVESTIMENTI E FINANZIAMENTI
La gestione finanziaria
Nell'impresa industriale la gestione finanziaria deve assumere un ruolo strumentale
strumen tale nei confronti della gestione caratteristica. Ciò dovrebbe farle
perdere qualsiasi carattere speculativo e, di norma, dovrebbe restringere l'area delle fonti di finanziamento utilizzabili.
In generale, la gestione deve rispettare i tre tipi di equilibri
equilibr fondamentali, diversi ma interdipendenti tra loro:
equilibrio economico tra ricavi e costi, che deve tradursi in un divario positivo per la formazione del profitto;
- equilibrio finanziario,
, che deve mirare al bilanciamento tra impieghi di capitale e fonti di provvista dello stesso;
- equilibrio monetario,
, che deve mirare a preservare, nel tempo breve, la liquidità (equilibrio tra entrate ed uscite).
-
Le interrelazioni tra i tre equilibri dipendono dal fatto che il ciclo di formazione dei costi e ricavi incide sull'altezza del fabbisogno di capitale e sul
ciclo dei movimenti monetari. Infatti, teoricamente, solo nel tempo lungo il totale dei costi corrisponde al totale delle uscite
usc e il totale dei ricavi a
quello delle entrate, perché nella gestione corrente lo sfasamento tra momento economico e monetario costituisce la norma: la conferma è data dalla
diffusa presenza di costi e ricavi "anticipati" e "differiti", che raccordano l'aspetto economico e finanziario della gestione.
gestion
Secondo un processo logico la formazione
zione del preventivo economico deve precedere quella del preventivo finanziario, che dovrà tener conto dei
tempi di manifestazione delle entrate e delle uscite.
Volendo restringere i confini della funzione alle sole decisioni di programmazione finanziaria, cioè tenendo da parte la scelta degli investimenti,
potremmo individuare tra i suoi compiti fondamentali:
a) la programmazione finanziaria a lungo, breve e brevissimo termine;
b) la gestione del piano finanziario;
c) il governo della liquidità. 28
Inoltre, è responsabilità degli uomini della finanza sviluppare delle analisi sul fabbisogno finanziario in funzione del piano di immobilizzi e delle
esigenze di capitale circolante (a breve termine) definite a livello alto-direzionale; e poi individuare la struttura finanziaria ottimale, per pervenire alla
scelta delle fonti di finanziamento.
La scelta dei progetti di investimento
I problemi di fondo della gestione finanziaria sono quelli di programmazione degli investimenti e delle fonti di copertura.
La determinazione del piano d'investimenti rientra nella formulazione delle strategie aziendali e richiede un'apposita procedura (capital budgetting),
fondata su tecniche decisionali avanzate.
Va sottolineato che la scelta degli investimenti è guidata dai parametri fondamentali di qualsiasi comportamento imprenditoriale, cioè profitto
A parità di altre condizioni, saranno, infatti, preferiti i progetti che assicurano i margini più elevati di profitto entro
(redditività del capitale) e rischio.
un prestabilito coefficiente di rischio oppure che producano un determinato profitto con il più basso grado di rischiosità.
Per condurre queste valutazioni si possono usare delle tecniche di carattere economico-finanziario atte a:
stabilire l'accettabilità di un progetto rispetto a valori standard prefissati;
- comparare progetti alternativi, cioè determinare una lista di priorità tra più proposte d'investimento.
-
La previsione del fabbisogno finanziario
Il fabbisogno finanziario aziendale è uguale alla somma del capitale fisso, necessario per acquisire le immobilizzazioni materiali e immateriali, e del
capitale circolante, occorrente per alimentare il ciclo acquisti-produzione-vendite.
L'ammontare del fabbisogno varia, nella sua entità e genesi, a seconda se ci si trova in fase di costruzione o di funzionamento dell'impresa.
Ogni azienda presenta un differente rapporto di composizione tra capitale fisso e circolante, in relazione sia alle caratteristiche del settore sua alle
peculiarità gestionali.
Il fabbisogno di capitale fisso è legato al grado di capitalizzazione dei processi operativi, cioè all'esigenza di disporre di maggiori immobilizzazioni
per lo svolgimento delle funzioni di produzione, di commercializzazione, di amministrazione, ecc. Più cresce la consistenza degli impianti e delle
attrezzature, più aumenta il fabbisogno di capitale fisso.
Il fabbisogno di capitale circolante, cioè di mezzi finanziari che convenzionalmente si rigenerano al massimo nei 12 mesi dell'esercizio gestionale, è
correlato al ciclo di reintegro dei ricavi, detto anche ciclo di reintegro del circolante. A parità di volume di attività, esso sarà tanto minore quanto più
breve è questo ciclo, vale a dire quanto più rapidi sono i processi di acquisto-produzione-vendita e, soprattutto, quanto più veloce è il corrispondente
ciclo monetario che intercorre tra il sostenimento dei costi e il correlativo incasso dei ricavi. Quest'ultimo dipende dalle condizioni di riscossione dei
clienti e di pagamento ai fornitori: condizioni più favorevoli per l'impresa (cioè incassi più veloci dei pagamenti) contribuiscono a limitare il
fabbisogno di circolante correlato al processo di gestione.
Relativamente alle interrelazioni esistenti tra i tre cicli (economico, finanziario, produttivo) è possibile osservare che, mentre il ciclo di produzione è
di durata inferiore a quello economico, meno generizzabile è la relazione tra i ciclo finanziario ed economico (e quindi produttivo). In particolare il
ciclo di produzione risulta posticipato rispetto al sostenimento del costo, e ciò avviene in rapporto sia ai tempi tecnici necessari per la messa a
disposizione delle materie acquisite, sia al tempo di giacenza delle scorte di materie prime. Analogamente, il conseguimento del ricavo segue il
completamento del ciclo produttivo in considerazione del tempo di giacenza dei prodotti finiti, determinando un ciclo economico più ampio di quello
di produzione.
Per quando concerne le relazioni tra ciclo economico e finanziario, essere saranno funzione del ciclo monetario dell'impresa e, in particolare, delle
dilazioni medie concesse ai clienti e ottenute dai fornitori. Analogamente, il regolamento delle vendite può prevedere pagamenti in contanti, mediante
concessione di dilazioni o anticipatamente mediante acconti.
è pari alla differenza tra attività e passività correnti. All'interno di questa figura di capitale, occupa una posizione
In effetti, il capitale circolante netto
di rilievo il capitale circolante commerciale, rappresentato dalla somma algebrica delle scorte di magazzino, dei crediti commerciali e dei debiti verso
fornitori. in modo da prevedere tempestivamente l'esigenza di reperire nuove fonti di copertura
Nell'impresa bisogna stimare il fabbisogno finanziario netto,
(nell'ipotesi di disavanzo finanziario), oppure individuare le migliori opportunità di impiego di fondi esuberanti. La previsione di questo fabbisogno
deve discendere dall'analisi della dinamica finanziaria, all'interno della quale si legano gli aspetti economici e finanziari della gestione. Gli strumenti
e l'analisi dei flussi monetari.
per conoscere tale dinamica sono l'analisi dei flussi di capitale circolante
Le scelte di struttura finanziaria: minimizzazione degli oneri e del rischio finanziario
La struttura finanziaria è determinata dal complesso delle fonti di copertura del fabbisogno aziendale.
A livello strategico, la gestione finanziaria si concreta nell'assunzione e nell'attuazione delle scelte che incidono sul fabbisogno e sulle vie di
copertura. Essa è orientata da alcuni obiettivi o politiche generali tese ad assicurare l'omogeneità, la flessibilità, l'elasticità e l'economicità della
struttura finanziaria aziendale.
Una delle prime regole della gestione finanziaria suggerisce di impiegare capitali omogenei rispetto al tipo di fabbisogno da coprire: nel caso di
fabbisogno di finanziamento di immobilizzazioni dovrebbe essere attinti mezzi finanziari a lungo termine, mentre nel caso di fabbisogno di esercizio
sarebbe opportuno farvi fronte con mezzi a breve. Questo allo scopo di assicurare una maggiore corrispondenza tra i due fenomeni (fabbisogno e
copertura), evitando di finanziare i processi di investimento con risorse adatte, per la loro natura, a permanere nell'azienda solo per la durata di un
esercizio o evitando di finanziare il circolante con fonti a lungo termine.
La caratteristica dell'omogeneità si lega a quella della flessibilità, cioè alla possibilità di modificare la struttura finanziaria in rapporto all'evoluzione
del fabbisogno, che si traduce nell'opportunità di migliorare il risultato finanziario, liberando o attraendo fondi in funzione delle prospettive di ritorno
economico. Essa dipende dalla combinazione delle fonti di finanziamento, ciascuna delle quali presenta un grado diverso di vincolo rispetto alla
gestione aziendale.
L'attributo dell'elasticità si lega ai primi due e in particolare a quello della flessibilità, concretandosi nell'opportunità di dilatare l'area di manovra delle
scelte finanziarie. Una struttura finanziaria, infatti, è tanto più elastica quanto maggiore sono le possibilità quali-quantitative di espanderla.
Una struttura finanziaria è tanto più flessibile quanto è più in grado di modellarsi in rapporto alle esigenze della gestione (capacità di riprodurre un
costante equilibrio tra le fonti e gli impieghi di capitale); ed è tanto più elastica quando più facilmente può essere espansa (possibilità di incremento
delle risorse finanziarie).
A questi attributi qualitativi deve necessariamente accompagnarsi quello dell'economicità, in quanto l'ottimizzazione delle scelte finanziarie riposa
sulla massimizzazione dei differenziali tra rendimenti dell'investimento e costosità del capitale.
Nel processo di decisioni, dunque, si inseriscono e si intrecciano una serie di fattori qualitativi e quantitativi, che vanno pesati in rapporto alla
strategia di gestione e all'uso che si vorrà fare della leva finanziaria.
In definitiva, la gestione finanziaria dovrebbe essere orientata alla minimizzazione degli oneri e del rischio (l'incapacità di alimentare, sotto il profilo
finanziario, i processi di gestione caratteristica e ricadono nel rischio di insolvenza e di illiquidità).
La leva finanziaria
Volendo analizzare il fabbisogno di capitali, si potrebbe osservare che nella realtà aziendale esso è la risultante di quattro tipi di esigenze:
a) un fabbisogno strutturale, permanente nel tempo perché legato alle caratteristiche di struttura dell'impresa;
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