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CAPIROLO XII. IL DIRITTO INDIANO
Il sistema indiano è caratterizzato dalla sovrapposizione di un diritto autoritario recente di fonte statuale, complessi di norme tradizionali personali applicabili in base alla religione professata ed a delle poco conosciute regole popolari locali. Troviamo la sovrapposizione di questi diversi diritti.
Quando si studia lo suddivide in due fasi:
- Diritto tradizionale personale indù legato alla religione professata dalla maggior parte degli indiani. Esso sia stato influenzato dalle dominazioni straniere e quindi a quella islamica e britannica.
- Relativa a un'autorità statuale che vuole occuparsi in maniera attiva del diritto: in questa fase il sistema indiano conosce la nascita di un diritto scritto per iniziativa di legislatori coloniali o indiani.
Il connotato principale del diritto indiano. Esso si può riassumere nella compresenza in un unico ordinamento di:
- Un diritto quadro laico e autoritativo largamente tributario dei
modelli inglesi.- Diversi diritti tradizionali e personali, originariamente confessali, a loro volta alterati dalla volontà britannica e dalle scelte politiche del periodo dell'indipendenza.
Per dare una idea di questo diritto procediamo alla scomposizione delle diverse influenze del diritto ed anche ad una visione storica di tutte le vicende che riguardano tale diritto.
Di notevole importanza è la tradizione induista sul diritto (si parla di diritto indù). Esso è legato alla religione e vanta una storia molto lunga che va avanti da tre millenni (si parte dal IV millennio a.C.).
Si parte dal momento in cui un popolo europeo che parlava il sanscrito arriva in india e porta con sé una religione di tipo politeista: all'interno di questa cultura vengono concepiti i testi sacri della religione, i Veda (VII sec. o II sec. d.C.).
La concezione porta con sé alcuni caposaldi. Essi sono:
- Si riconosce il fatto che ci sia un ordine cosmico chiamato Rta.
È superiore agli dei e costituisce regole non tutte penetrabili, non si possono conoscere ma l'uomo deve fare i conti con questo ordine cosmico perché è importante per lui proteggersi e capire come comportarsi.
I Veda rivelano la verità che interessa l'uomo: sono di ispirazione divina ma contengono anche le opinioni del sapiente che ha intermediato la rivelazione.
L'aderenza a questi precetti è la virtù: Dharma (la scienza che studia la virtù è il dharmasastra). Esso è un insieme di precetti che fissa la condotta che l'uomo deve tenere e le sanzioni per chi viola questi precetti avvengono nella vita ultraterrena. I precetti sono una proiezione dell'ordine cosmico: l'illustrazione è fatta dai sapienti che riescono a riconoscere l'ordine cosmico. Il credente venera questi maestri e si sottomette al loro insegnamento: non c'è una autorità legittima a
riconoscerel'ortodossia di un insegnamento, è la venerazione dei credenti che crea autorevolezza e questa genera tradizione e che fa sì che questa o quella opera faccia parte del dharma. I precetti induisti sono diversi secondo la condizione sociale, lo status e le età del destinatario. Altro caposaldo è quello che riguarda la storia della umanità: in questa prospettiva si dice che si sono alternate quattro epoche e ognuna di queste ha rappresentato un regresso rispetto alla precedente; noi viviamo nell'ultima, nella peggiore, siamo immersi in una condizione di massime barbarie e per questo, a causa dei vizi umani, non si può più fare affidamento sulla spontanea ottemperanza dell'uomo alla virtù e quindi in questo periodo assumono importanza fondamentale la sanzione nella vita terrena (penale). Altri caposaldi sono: - Ogni persona è strettamente legata alla casta a cui appartiene in modo irremovibile. - Alle castecompetizione economica e come ottenere il successo materiale- Kama, piacere.Ci sono dei sastra che insegnano come ottenere il piacere e soddisfare i desideri personali. Inoltre, le regole etiche e i doveri possono variare a seconda della casta di appartenenza. Ad esempio, i membri delle caste superiori hanno doveri e responsabilità diversi rispetto a quelli delle caste inferiori. Questo sistema di caste crea una gerarchia sociale rigida e determina il ruolo e le responsabilità di ogni individuo all'interno della società. Tuttavia, queste regole etiche e doveri non sono uguali per tutti. Le donne, ad esempio, sono soggette a discriminazioni e restrizioni basate sul loro genere. Ad esse è negata l'immortalità e le regole etiche le riguardano solo in modo relativo. Inoltre, esistono norme specifiche chiamate Kama che sono rivolte alle donne. In sintesi, le regole di condotta sono finalizzate al perfezionamento etico dell'uomo, al conseguimento dell'utile e allo sviluppo del piacere. Esse sono suddivise in tre categorie: Dharma, che riguarda la virtù; Artha, che riguarda l'interesse economico; e Kama, che riguarda il piacere e la soddisfazione dei desideri personali.vita pratica e politica.- Kama, piacere.
Ci sono dei sastra che sviluppano la scienza dell'amore e del piacere sessuale.
Il complesso di questi tre fini armonicamente contemperata e perseguiti conduce alla liberazione dalle rinascite e dal dolore dell'esistenza.
Questi tre sono tutti legittimi e l'ordine naturale delle cose richiede che l'uomo tenga conto di tutte e tre ma ognuno deve agire secondo le regole del gruppo sociale a cui appartiene (il bramino vive secondo la virtù, i dirigenti, i commercianti seguiranno l'artha, il guadagno e le donne seguiranno il kama).
La circostanza che il dharma sia superiore non comporta che l'artha e il kama debbano piegarsi al dharma. Esso è fondato sulla credenza che esista un ordine dell'universo inerente alla natura delle cose e necessario alla conservazione del mondo, gli dei non sono altro che guardiani. Il dharma racchiude l'etica umana e non si distingue tra veri religiosi ed obblighi giuridici.
L'idea occidentale di diritto soggettivo è estranea al dharma e al pensiero indù, esso è impregnato dell'idea di doveri e non di diritti, insegna a ciascuno come doversi comportare se egli intende essere un uomo buono e se si preoccupa dell'aldilà. I doveri variano a seconda della condizione di ognuno e dell'età e sono stringenti per le classi superiori: questi doveri esistono indipendentemente da un meccanismo che possa assicurare la sanzione. Il dharma e il suo pregio derivano dalla venerazione nutrita per coloro che hanno espresso i comandamenti, per i saggi che hanno avuto visione dell'ordine divino. Tutti i sastra sono validi e dal dharma si dovrebbero ricavare tutte queste regole. I testi vedici sono testi religiosi che predicavano una certa mentalità e quindi ispirano certe regole giuridiche. Questo diritto indù religioso non è un diritto scritto. Soltanto i dharma sono oggetti di studio sapienziali poi ci sono
- La consuetudine che si legittima in quanto queste regole raccomandano di evitare comportamenti giudicati repellenti dalla società;
- La coscienza, la giustizia e l'equità quindi il credente dovrà orientare il suo comportamento secondo questi precetti: più si avvicina ad essi e più sarà buono;
- La legge. La legge proviene dal principe che però ha poteri molto limitati: è sottoposto al dharma e non lo può modificare, ha il dovere di rendere giustizia e quindi di intervenire anche con la forza se vengono minati gli equilibri sociali, legifera nel campo amministrativo, procedurale e fiscale e per fare ciò si rivolge all'artha che offre a lui suggerimenti pratici;
- La giurisprudenza: il giudice è un personaggio venerato, rispettato e responsabile. Egli deve attuare il dharma anche se può discostarsene.
Nell'ordinamento indiano non esiste un orientamento
che preveda il precedentecome vincolante. Un particolare libro di dharma è il vyavahara si dedica in maniera focalizzata sulla amministrazione della giustizia e alla procedura, a talune controversie. Nel diritto indù vi è una giustizia che fa capo al re. La giustizia è assicurata dai tre gradi di giudizio (Puga, Sreni e Kula) anche se ogni casta ha la sua assemblea. Un ruolo particolare lo hanno i Pandit i quali mettono la loro conoscenza e preparazione al servizio della giustizia. Il processo si svolge con una valutazione delle prove prima scritte, poi testimoniale ed anche quelle ordaliche (se necessario). Un'altra componente importante è la fase islamica. Vi è stata una pressione forte islamica sull'India. Gli imperatori Mogol volevano coinvolgere il più possibile il governo induista e per far meglio accettare la loro autorità, il potere islamico non fu aggressivo ed infatti li considerò come adorati del vero dio.trattò loro come ebrei e cristiani. In questo modo gli induisti mantennero il loro statuto personale e le loro corti. Ci fu un'influenza molto importante sulla religione, sulla virtù e sui costumi dell'India. A questa fase islamica segue la fase britannica. Dal 1700 iniziò una conquista da parte della Britannia tanto che essa dal 1805 fino al 1947 ha controllato tutta l'India. In questo periodo fino al 1726 mancavano delle regole dalle fonti da applicare: l'autorità coloniale aveva il potere di legiferare ma si interessava poco del diritto privato e aveva lasciato in vigore il diritto previgente. Nel 1726 l'India si sdoppiò: perché Bombay, Calcutta e Madras erano soggette direttamente all'amministrazione britannica e qui furono insediate delle corti regie mentre il resto del territorio indiano (il mofussil) era soggetto alla compagnia delle Indie. Nei territori sotto il potere britannico ci sono delle corti inglesi: queste,care le leggi in modo più rigoroso. Tuttavia, ci furono ancora molte controversie e disuguaglianze nel sistema giudiziario indiano. Durante il periodo coloniale, furono introdotte diverse leggi che limitavano i diritti degli indiani, come ad esempio il codice penale indiano del 1860, che era basato sul diritto penale inglese. Questo portò a molte proteste da parte degli indiani che chiedevano una maggiore autonomia e uguaglianza nel sistema giudiziario. Con l'indipendenza dell'India nel 1947, furono apportate importanti modifiche al sistema giudiziario. La Costituzione indiana del 1950 garantiva l'uguaglianza di fronte alla legge e il diritto a un processo equo per tutti i cittadini indiani. Furono istituiti anche tribunali speciali per affrontare questioni specifiche, come ad esempio i tribunali familiari per le questioni di diritto di famiglia. Oggi, il sistema giudiziario indiano è composto da una serie di corti e tribunali a livello nazionale, statale e distrettuale. La Corte Suprema dell'India è la più alta autorità giudiziaria nel paese e ha il potere di interpretare la Costituzione e prendere decisioni finali su questioni legali di importanza nazionale. In conclusione, il sistema giudiziario indiano ha subito numerosi cambiamenti nel corso della storia, passando da un sistema basato sul diritto inglese durante il periodo coloniale a un sistema più autonomo e indipendente dopo l'indipendenza dell'India. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare per garantire l'accesso alla giustizia per tutti i cittadini indiani.