Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
RISUMENDO: Asebeia e comportamenti illeciti
Asebeia riguarda tutto ciò che era incivile: offesa agli dei, ai morti, ai genitori e alla patria. I comportamenti che costituivano asebeia erano:
- Insegnare cose celesti.
- Non credere nelle cose divine.
- Introdurre divinità nella città senza autorizzazione.
- Tutti gli atti dissacratori (meno alcuni specifici).
- Rivelazione segreti relativi a riti iniziatici, violazioni di disposizioni sacre previste da norme ancestrali scritte e non scritte o previste da leggi scritte approvate dalla città, di infrazioni, rituali e non rituali compiute in occasione particolari di celebrazioni religiose o nella quotidianità.
Altri comportamenti che non costituivano A. ma creavano un illecito a parte sono:
- Furto di un oggetto sacro all'interno di un tempio.
- Danneggiamento di un ulivo sacro.
Gli elementi soggettivi sono descritti secondo due diverse posizioni:
- Posizione più accreditata e più verosimile
Per far sì che...
ci sia Asebeia non è necessario che ci sia la volontà quindi era punito anche il comportamento involontario. Per dire ciò ci si basa sulla orazione di Andocide, Sui Misteri. Egli depose un ramoscello in un momento e in un luogo (sull'Altare Eleusino) nei quali non si poteva fare: vi erano delle leggi non scritte che lo vietavano durante i giorni della festa. Andocide lo aveva fatto non sapendo che vi era una regola che lo vietasse ma fu comunque accusato di A. 2° posizione quella meno credibile. In questo caso si pensa che la volontarietà fosse necessaria. In un aneddoto relativo ad Eschilo: egli fu accusato di Asebeia perché aveva rivelato, in una sua tragedia, segreti della religione dei Misteri: alla fine fu assolto perché, dopo aver dimostrato di non essere un iniziato, egli non poteva in alcun modo saper dei segreti e quindi non avrebbe mai potuto inserirli nell'opera quindi gli diffonde involontariamente. Tra le due quella che sembraessere più attendibile è la prima quindi il fatto che possa essere punito qualunque comportamento anche involontario perché ciò è in linea con il carattere arcaico delle disposizioni: il comportamento non rispettoso andasse punito solo per il fatto di averlo posto in essere. Il processo a Socrate Il processo a Socrate è quello più famoso e conosciuto e, per alcuni versi, è assimilabile a quello di Gesù. Socrate nacque nel 470 a.C.: il padre era Sofronisco, uno scultore, e la madre Fenarete, una levatrice. Iniziò a occuparsi di filosofia riguardo alla natura, al cosmo e all'uomo. Tutto ciò che si conosce di lui lo si deve ai suoi discepoli perché egli non lasciò nulla di scritto diffidando della parola scritta. I principali autori e discepoli furono Platone e Senofonte. Servì militarmente Atene come oplita e si rivelò essere valoroso: salvò delle vite e divenne il residente dellaboulè nel 406 a.C. quando si svolse un processo in città contro i generali della Arginuse. Tale battaglia fu l'ultima della guerra del Peloponneso che vedeva lo scontro tra Sparta ed Atene: questa ultima stava perdendo ma riuscì a vincere la battaglia. Alla fine, ci fu una tempesta e un successivo naufragio: i generali vittoriosi furono accusati per non aver prestato soccorso ai naufraghi. Ci fu un processo sommario e Socrate affermò che questo non era giusto e che era necessario che ogni generale doveva essere processato individualmente: andò contro la città e la sua idea di giustizia fu riportata nella Apologia di Platone. Un altro momento drammatico fu quando, nel 404 a.C. si insediò ad Atene, sconfitta nella guerra, un governo filo-spartano oligarchico che rimase in carica per otto mesi: furono condotti processi sommari, spietati e dittatoriali e mandarono a morte tutti quelli che si opponevano al regime. Socrate si oppose (anche seè dubbia la sovrapposizione) all'ordine di arrestare un certo Leone di Siracusa e affermò di essere un cittadino modello per aver preso questa decisione. Furono proprio le sue simpatie a questo governo e ad alcune sue scomode amicizie a attirare su di sé l'antipatica e l'astio della città; alcune di queste sue conoscenze furono Alcibiade che abbandonò Atene e si rifugiò a Sparta e Crizia che fu un suo discepolo ed esponente del governo oligarchico. Quando fu restaurata la democrazia vi era una forte tensione tra i democratici fuggiti da Atene e tutti coloro che erano rimasti sotto il governo dei Trenta e, di conseguenza, fu decisa una amnistia (amnesia) per la quale gli ateniesi si impegnavano a dimenticare i mali passati ed a non intentare cause nei confronti dei cittadini che fossero stati coinvolti in illeciti commessi al tempo dei Trenta: tutto ciò fu fatto per garantire una stabilità politica. L'immagine che si hadi Socrate viene dai suoi discepoli, come detto Platone e Senofonte, ma ci furono altri che lo descrissero in modo diverso come Aristofane. Egli era un poeta comico di commedie (il nostro "Crozza"): non inventava nulla ma descriveva delle scomode verità in modo grottesco. Aristofane parla di Socrate nel 423a.C., durante la guerra del Peloponneso, all'interno della sua opera "Nuvole". Ricordiamo che questa metodologia è dei sofisti i quali, per la prima volta, si fa vedere in pubblico, si mischiano alla gente comune e fanno filosofia spicciola. La virtù del "saper parlare" è insegnabile. Aristofane paragone Socrate ai sofisti ma Quale è la verità? E perché fu processato?
I capi di imputazione nei confronti di Socrate sono:
- Non credere negli dei della città.
- Introduzione nuovi dei nella città (daimonia = enti demoniaci).
- Corruzione di giovani.
Tali accuse li sono rivolte da Meleto.
(accusatore) che si avvalse della collaborazione dei sinegori Anito e Licone. Tutto quello che successe durante il processo lo sappiamo grazie ai suoi discepoli e in particolare:
Apologie di Platone
- Molto attendibile in quanto era egli stesso presente al processo. Descrive Socrate in modo austero, intelligente ma anche arrogante e superbo.
Apologie di Senofonte
- Poco attendibile, riporta ciò che è successo al processo grazie alla testimonianza di un altro allievo. Dice che Socrate compiva sacrifici quindi credeva. Dice che non introduce nuovi dei ma sente delle voci così come le sentono indovini e oracoli. Dice che era normale che i giovani si rivolgessero a Socrate perché egli li migliorava. Senofonte svilisce, sottovaluta e sminuisce l'immagine di Socrate (rispetto all'immagine descritta da Platone).
Nella apologia di Platone l'accusa n.1 non regge da un punto di vista logico tenendo presente l'accusa n.2: se Socrate non crede e quindi è
ateo non è possibile che egli introduca nuovi dei nella città (visto che non crede negli dei); sono, quindi, due accuse paradossali. Tuttavia, l'accusa n.1 sembra riferirsi non tanto a non credere negli dei ma bensì al non credere negli dei della città e il fatto che Socrate creda in divinità diverse da quelle di Atene. Tali accuse sono le stesse argomenti presenti nelle "Nuvole" di Aristofane infatti, in essa, Socrate è rappresentato come un individuo eccentrico, con la testa nel "Pensatoio" e convinto che non esista Zeus in più (sempre nelle apologie di Platone) Socrate, spesso, mostra sofferenza verso la religione domandandosi perché si debba credere in dei che sono, a volte, molto più crudeli e spietati degli esseri umani. Furono questi fatti che portarono i cittadini di Atene ad accusarlo di asebeia. Per quanto riguarda l'accusa n.3 Socrate si difende affermando che il colpevole è Meleto.
E la collettività perché lui rende i giovani migliori ed era la collettività a renderli peggiori e, per confermare la sua teoria, porta l'esempio dell'addestramento di un cavallo. Chiede alla giuria se farebbero addestrare un cavallo ad un solo esperto o alla moltitudine inesperta e quindi confutata l'accusa conclude dicendo che è impossibile che sia lui il colpevole e la collettività sia innocente.
Anche per questa accusa torna utile citare la commedia "Nuvole" nella quale due personaggi, Strepsiade e il figlio Filippide, si recano da Socrate (descritto come un sofista che insegna, dietro pagamento, a vincere con le parole sia quanto si ha torto che quando si ha ragione); il padre non capisce, essendo ignorante, mentre il figlio apprende l'insegnamento e riesce a vincere sui creditori ma inizia a picchiare anche il padre (= ecco la corruzione del giovane perché è inammissibile che un figlio usi violenza contro).
chi li ha dato la vita) e si giustifica dicendo che lo fa nello stesso modo in cui un padre picchia il figlio piccolo perché li vuole bene e, visto che il vecchio è due volte bambino, deve, anzi, picchiarlo per due volte.
La commedia termina con Strepsiade che da fuoco al Pensatoio e quindi il fintosapiente è condannato a morte e di una morte peggiore rispetto a quella che avrà Socrate nel suo processo 24 anni dopo.
La maggior parte delle accuse sono basate sulla antipatia che egli si era gettato quando l'oracolo di Delfi aveva riferito che lui era il più sapiente (lo era perché ammise di 'sapere di non sapere') di tutti gli uomini: il solo fatto di chiamare l'oracolo in un processo per asebeia attirò l'astio dei giudici.
Poi c'è da aggiungere che Socrate parlò a braccio, rifiutò i discorsi di Lisia e si può dire che nel parlare sia stato mega cioè arrogante e superbo.
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
Per termini, condizioni e privacy, visita la relativa pagina.