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Si crea dunque una cittadinanza che è un'appartenenza senza diritti, il cui unico

scopo è far sì che avvenga la subordinazione al potere sovrano. Si crea una

tensione fondamentale nella struttura della cittadinanza : essa riconosce solo ad

alcuni l'uguaglianza e la libertà di essere cittadino.

Nell'800 la cittadinanza era nazionale;

Nel 900 essa è il metro di misura dell'appartenenza al popolo-nazione-razza.

Solo chi era riconosciuto come un membro della comunità 'padrona' aveva

diritto a godere della cittadinanza e dei suoi diritti. Essi non erano più

inalienabili dunque.

Dal 1950 in poi in Europa si assiste alla tendenza favorevole alla

liberalizzazione delle politiche di cittadinanza e di tutto ciò che fosse connesso

con l'attribuzione della cittadinanza agli stranieri. Assistiamo a due diversi

processi :

De – etnicizzazione delle norme degli stati riceventi come risposta alla

presenza stabile di comunità immigrate;

Re – etnicizzazione delle leggi degli Stati invianti per garantire il legame dei

discendenti con gli espatriati.

Tuttavia fino a quando la cittadinanza sarà a discrezioni degli stati essi potranno

gestirla come meglio credono, formulando norme esclusive o al contrario,

inclusive.

Vi sono tre sistemi principali di acquisizione della cittadinanza all'interno

dell'Unione Europea :

IUS SANGUINIS il principio secondo cui la cittadinanza si eredita dai genitori

per discendenza di sangue; è presente allo stesso modo in tutti gli Stati UE per

quando concerne la trasmissione della cittadinanza per discendenza diretta ai

figli nati in patria. Esistono norme diverse per quanto riguarda il numero di

generazioni di 'non nati in patria' ai quali si consente di trasmettere la

cittadinanza per discendenza.

IUS SOLI è quel principio per cui chi nasce in un certo stato può assumerne la

cittadinanza. Ne esistono diverse forme.

Puro : alla nascita sul territorio si acquisisce automaticamente la cittadinanza

Doppio : assegna la cittadinanza al bambino nato da genitori stranieri già nati

sul territorio dello stato.

Condizionato : è legato al tempo di residenza dei genitori stranieri.

IUS DOMICILII è il principio per cui un individuo può chiedere la

naturalizzazione dopo aver avuto residenza stabile in un Paese; il tempo di

residenza varia da Stato a Stato, per un minimo di 3 anni fino ad un massimo di

10. Ne esistono due forme :

Puro : è necessario avere la residenza ininterrotta e non si deve rinunciare alla

cittadinanza di origine.

Condizionato : prevede una serie di condizioni oltre agli anni di permanenza,

fra cui : la perdita della cittadinanza originaria, permesso di soggiorno

permanente, una buona condotta di vita, risorse economiche sufficienti, livello

di integrazione politica, sociale, linguistica e culturale.

Dal 1990 alcuni stati hanno introdotto dei test di valutazione del candidato

cittadino in cui si testa la conoscenza della lingua, della storia, della cultura,

della politica e delle regole sociali. Si testa se un immigrato è idoneo ad

ottenere lo Status Civitatis. Tuttavia l'uso di questi test ha ricevuto numerose

critiche sia per contenuto che per procedure. Alcuni sostengono che sia uno

strumento illiberale e discriminatorio che viola il principio di uguaglianza e si

pone come ostacolo alla naturalizzazione. Inoltre crea discriminazione fra gli

stessi immigrati in base al grado di scolarizzazione. Di fatto, con i test il

migrante viene tenuto in una condizione di inferiorità giuridica.

Per altri, i test sono un valido strumento, i cui contenuto andrebbero però rivisti

poiché vi è mancanza di criteri obiettivi e tutto finisce per essere giudicato

arbitrariamente. Inoltre, a detta di costoro, i quesiti dovrebbero essere mirati

alla conoscenza di ciò che è legale in quello Stato, lasciando da parte credenze

individuali. In Italia si assiste al fenomeno contrario alla liberalizzazione della

cittadinanza. Essa ha infatti rinforzato l'elemento dello Ius Sanguinis e non si è

mostrata favorevole all'apertura dello Ius Soli.

Inoltre esiste la possibilità di acquisire la cittadinanza tramite matrimonio e dal

2013 a Malta è possibile acquistarla tramite il principio dello IUS PECUNIE.

L'Irlanda ha abolito lo Ius Soli puro dopo il Caso Chen del 2004, poiché stava

diventando meta di 'turismo delle nascite'.

Secondo il liberalismo classico, solo chi era possidente veniva considerato

cittadino; il principio vige fino a quando il lavoratore iniziò ad essere

considerato come proprietario della sua forza lavoro. Nell'800 le lotte operaie

rivendicavano il riconoscimento di diritti politici e sociali.

Nella situazione attuale dell'Unione Europea bisogna tener presente che il

lavoro è l'unico mezzo tramite cui accedere ai permessi di soggiorno per i

migranti non comunitari. L'esistenza giuridica del migrante dipende dal fatto di

avere un lavoro, che diventa l'unico strumento per inclusione sociale, per il

riconoscimento di diritti e infine per la cittadinanza stessa. Il fatto che il

migrante sia esclusivamente ridotto a forza lavoro fa riferimento alle esigenze

di mercato che prevedono la massimizzazione dei benefici. Il migrante ha

bisogno di lavoro per acquisire una posizione di non clandestinità e il mercato

sfrutta questa situazione a suo vantaggio, ma si riserva la possibilità di

espellerlo quando diventa un peso. Per accedere al diritto di cittadinanza, il

migrante deve sottoporsi a una continua mercificazione della sua forza lavoro.

Nella fase economica post salariale, il lavoro non ha più la stabilità tale da

garantire ai migranti la permanenza continua e quindi la possibilità di diventare

cittadini. Dunque il lavoro non può essere considerato l'unico accesso alla

cittadinanza poiché la sua stabilità è profondamente mutata.

Nel secondo dopoguerra, assistiamo alla creazione da parte di Marshall di un

nuovo modello di cittadinanza, quello democratico-sociale, che voleva

assicurare l'equiparazione fra cittadini, sia per occupazione, istruzione che vita

familiare. In questa fase si è cittadini solo se si è lavoratori e dunque l'individuo

è preso in considerazione solo perché è 'situato' all'interno di una condizione

sociale. Il lavoro viene considerato strumento di realizzazione sociale tramite

cui il singolo si fa individuo. Al cittadino spettavano anche diritti sociali che

vennero integrati per permettere un'effettiva uguaglianza, o perlomeno, per

evitare la distinzione basata sul censo. La cittadinanza non poteva più riferirsi

alla figura del maschio proprietario ma doveva riprendere la sua vecchia

concezione universalistica. Essa, la cittadinanza democratico-sociale, doveva

affermare un principio di uguaglianza contro le disuguaglianze di classe della

nuova società industriale. Tuttavia non le eliminerà ma ne cambierà struttura

facendo in modo che siano fondate non più sulla condizione sociale, ma sul

reddito. Si credeva che il contenuto sociale della cittadinanza potesse in qualche

modo armonizzarsi con l'economia di mercato grazie ai diritti che avrebbero

permesso l'eliminazione del conflitto di classe. Quest'idea andrà perduta con le

nuove lotte operaie degli anni '60.

Nel secondo dopoguerra, i governi europei si impegnarono a favorire la libera

circolazione della manodopera al fine di superare il periodo di disoccupazione

e rilanciare non solo l'economia ma anche per allentare la tensione sociale e

stabilizzare il consenso. Nella creazione del mercato comune europeo, si tenne

in alta considerazione il tema dell'emigrazione e l'Italia fu uno dei paesi

fondatori a portare avanti con fermezza l'approvazione della liberalizzazione

della circolazione di manodopera.

Nelle democrazie aderenti allo Stato sociale, la cittadinanza democratico-

sociale impediva di trattare il lavoratore che circolava, come merce di

esportazione e imponeva invece di riconoscergli, almeno formalmente, i diritti

collegati alla sua condizione.

Dunque la nuova libertà di circolazione stabilità dalla CECA doveva prevedere

un minimo di protezione sociale per i lavoratori stranieri comunitari che non

potevano essere messi in condizioni di svantaggio rispetto a quelli nazionali.

Viene dunque sancito il principio di non discriminazione sulla base della

nazionalità.

Tuttavia la CECA per evitare la creazione di flussi migratori incontrollati di

persone non economicamente rilevanti, mise un limite alla libera circolazione : i

lavoratori potevano e dovevano rispondere esclusivamente alle domande di

lavoro effettive sul territorio. Ciò non durò a lungo e i lavoratori italiani furono

i primi ad aggirare il divieto e a presentarsi spontaneamente sul mercato, anche

grazie alla domanda costante e generalizzata di manodopera.

Dopo il 1968 le Istituzioni europee si concentrarono sulla dimensione sociale

della migrazione e approvarono una serie di direttive sociali che avevano lo

scopo di garantire parità di trattamento e tutela dei lavoratori. Con 3

Regolamenti fra il '61 e il '68, si diedero sempre maggiori sicurezze, fino ad

arrivare con l'ultimo, a una 'forma embrionale di cittadinanza'.

Alla Corte di Giustizia fu affidato il compito di ampliare la categoria di coloro i

quali potevano beneficiare della libera circolazione e della serie di diritti a essa

collegati. Per adempiere a questo compito era necessario far comprendere agli

individui che avevano la possibilità di far rispettare gli obblighi presi dagli

Stati, di fronte ai giudici nazionali e con questo la possibilità di rivendicare i

propri diritti. Al fine di far crescere questa consapevolezza, la Corte stabilì la

superiorità dell'ordinamento comunitario su quello nazionale, introducendo a

tale scopo il principio dell'effetto diretto di tutte le norme comunitarie

primarie e secondarie, con la condizione che se chiare, precise e autosufficienti,

le disposizioni dei trattati istitutivi, nonché le direttive e le decisioni dovevano

avere la stessa valenza della legislazione nazionale.

La Corte ha dunque dato questo potere agli stranieri privilegiati affinché

portassero avanti un positivo esercizio del nuovo ordinamento. Il principio della

supremazia combinato con quello dell'effetto diretto diffuso, hanno dato la

possibilità ai cittadini di rivendicare i diritti derivanti dalle norme UE. E' grazie

a lavoratori migranti che la Corte ha avuto la possibilità di precisare la portata

delle norme comunitarie in alcuni settori e sempre grazie ad essi che hanno

invocato l'applicazione del diritto comunitario che è s

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
15 pagine
5 download
SSD Scienze giuridiche IUS/14 Diritto dell'unione europea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher morreale.9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto dell'Unione Europea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Nicolosi Salvo.