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DIRITTO COMPARATO DELLE RELIGIONI
Tale opera di trascrizione della legge orale venne realizzata intorno alla seconda metà del II secolo e l'inizio del III secolo, ovvero nello stesso periodo in cui il giurista romano Gaio realizzava le sue "Istitutiones". La Mishnà raccoglie, nei sei ordini dai quali è composta, sia da un gran numero di tradizione dettate dai saggi rabbini, detti Tannaim, sia quelle opinioni che non sono state accolte come regole legali. Ognuno dei sei ordini, comprendente sessanta trattati, tratta un determinato argomento. I primi due e gli ultimi due ordini contengono materiale strettamente religioso, essi trattano infatti, tra l'altro, le regole sulle benedizioni e sui cibi permessi, le preghiere e i sacrifici. Mentre, il terzo e il quarto ordine si occupano di diritto penale/diritto privato/matrimonio e famiglia/proprietà/prestito/diritto processuale/etc. Dopo la redazione del Mishnà vi fu, nella
Accademia Babilonese e in quella Palestinese, un periodo di studio e discussione dell'opera che portò allail Talmud Palestinese il redazione di altre due opere, ovvero nel V secolo e Talmud Babilonese nel VI secolo. Il Talmud è quindi, nel concreto, unacompilazione omnicomprensiva della legge orale considerata vincolante, tant'è che ancora al giorno d'oggi ogni responso rabbinico si apre con la fonte talmudica che riguarda il caso. Torah, Mishnà e Talmud sono, quindi, le fonti primarie del diritto ebraico. Analizziamo ora, anche le fonti minori del diritto ebraico. I Commentari e i Codici. Dopo la realizzazione del Talmud, iniziò un periodo di studio e interpretazione dei tre testi vincolanti appena analizzati. Da tale attività interpretativa ne derivò la realizzazione di diversi commentari, come quello di rabbì Rashì che è stato accettato come classico ed ancora oggi accompagna i testi della Torah e del Talmud.
Ma, l'opera che diede una svolta "Mishnè Torah", alla codificazione del diritto ebraico fu la o ripetizione della Torah, del rabbino Maimonide. Egli comprese come fosse necessario fornire al popolo, non più una compilazione di testi in lingua originale poco ordinata, bensì un'opera vasta/ completa/organizzata che, in un buon ebraico, contenesse tutte le conclusioni a cui si poteva arrivare dalla discussione talmudica. Tale opera, all'apparenza semplice, ebbe sì un grande successo, ma fu anche al centro di diverse polemiche. Di fatto, la Mishnè Torah sembrò rendere superfluo lo studio del Talmud. È importante, infine analizzare il più Codice Ebraico, autorevole e seguito realizzato dal rabbino Josef Caro, composto da due parti, il Bet Josef e lo Shulchan Aruch. La prima parte di tale codice è destinata agli esperti di diritto, infatti al suo interno non troviamo solo le semplici regole che devono essere seguite.Dagli ebrei, ma vi è anche un apparato di fonti e commenti che hanno portato alla realizzazione di tali regole. Mentre, la seconda parte del codice ha un taglio più pratico, in quanto contiene solo le regole da seguire, le quali sono dettate in una forma semplice e comprensibile per ogni individuo che dovrà poi rispettarle.
I Responsa. Quest'ultimi consistono nelle risposte delle autorità competenti, come ad esempio i rabbini, ai dubbi dettati da particolari casi pratici. Molto spesso, sono i giudici che non riuscendo a risolvere un dubbio su una determinata questione pratica, chiedono consiglio alle autorità, le quali espongono il loro parere tramite tali responsa.
L'appartenenza e la conversione. Passiamo ora ad occuparci di come il diritto ebraico disciplini sia i criteri di appartenenza sia il processo di conversione alla religione ebraica. Iniziamo analizzando nel dettaglio come viene, appunto,...
DELLE RELIGIONI disciplinata dal diritto ebraico l'appartenenza alla religione ebraica. Secondo il diritto è ebreo colui che è nato da entrambi i genitori ebrei oppure ebraico, solamente da madre ebrea. Da ciò evince, quindi, che a differenza di quanto la trasmissione religiosa avviene ad esempio nel diritto islamico, nel diritto ebraico è matrilineare. Non è però sempre stato così, di fatto se si analizzano nel dettaglio le fonti si può con certezza affermare che ai tempi del diritto biblico si optava per una trasmissione religiosa patrilineare, ed è solo durante l'epoca della Mishnà, ovvero intorno al 200 e.c., che venne cambiato inspiegabilmente il criterio di appartenenza. Vi sono diverse fonti che confermano tale principio di trasmissione religiosa matrilineare, tra queste troviamo ad esempio alcuni versetti del Deuteronomio i quali affermano che solo l'uomo che contrae matrimonio con una donna non ebrea
vieneallontanato dall’ebraismo e non il contrario, o ancora il versetto del Levitico cheracconta di un figlio di padre egiziano e di madre israelita che “viveva in mezzo aifigli di Israele”. Da tale criterio di appartenenza per via matrilineare, evince quindiche il bambino nato da madre non ebrea e da padre ebreo non può essereconsiderato ebreo per nascita, e se vorrà divenirlo dovrà sottoporsi al lungoprocesso di conversione, salvo nel caso in cui sua madre decida di divenire ella stessaebrea, infatti in tal caso anche i figli già nati verranno considerati ebrei. Passiamo orailad analizzare, nel dettaglio, come viene invece disciplinato nel diritto ebraicoprocesso di conversione alla religione ebraica. È importante, in primis,specificare che non vi è all’interno della Torah una descrizione della procedura diconversione, essa infatti prese forma durante l’epoca della redazione della Mishnà,piùe gli vengono, inoltre, ricordati i diritti/doveri/lepunizioni ai cui andrà incontro dopo la conversione. Il processo, infine si conclude con il bagno rituale, e con la circoncisione per l'uomo. La persona diviene a tutti gli effetti ebrea e acquista un nome ebraico. Secondo la tradizione, gli uomini proseliti prendono il nome di ben Abraham, ovvero figlio di Abramo, mentre le donne proselite prendono il nome di Sara, prima madre di Israele, o di Ruth. I proseliti non possono essere soggetti ad alcun tipo di discriminazione a causa delle loro origini non ebree, e a conferma di ciò vi è il fatto che vi sono pochissime differenze fra i gli ebrei per nascita e i proseliti. Quest'ultimi non possono ricoprire uffici pubblici, in particolare sedere in tribunale. Anche se alcune fonti affermano che, in realtà, i convertiti possono essere giudici nei procedimenti civili, ma non i quelli penali. Un ulteriore differenza riguarda le donne proselite.Precisamente all'inizio della diaspora ebraica, e da allora tale procedura non è cambiata. Essa prevede un ruolo fondamentale del Tribunale Rabbinico, che di fatto deve in primo luogo indagare sulle motivazioni che spingono il soggetto in questione a convertirsi e realizzare solo le conversioni che vengono richieste "per l'amore che il soggetto ha nei confronti del Signore", il quale è quindi considerato come l'unico vero e proprio requisito della conversione. Da ciò evince, quindi, che ragioni come il denaro/l'acquisizione di una posizione prestigiosa/il matrimonio con partner ebreo non sono considerate valide per la realizzazione della conversione. Dopo che il tribunale ha dichiarato legittime le motivazioni della conversione alla religione ebraica, avviene il vero e proprio processo di conversione, il quale prevede di chiedere al soggetto in questione se è conscio del fatto di star unendosi ad un popolo perseguitato.
Le qualinon possono sposare i sacerdoti. Matrimoni Interreligiosi. Il diritto ebraico vieta i matrimoni interreligiosi, ovvero quei matrimoni che vengono contrattati da un ebreo con una donna nonebrea, o da una ebrea con un uomo non ebreo. Sono molteplici le fonti bibliche e nondi tale divieto, un esempio sono alcuni versetti del Deuteronomio, i quali affermano che il matrimonio con una persona non ebrea viene considerato come pericoloso, in quanto può far allontanare la persona ebrea dalla propria religione in favore degli idoli del coniuge.
Le Regole Alimentari. Analizziamo ora nel dettaglio le rigide regole alimentari, Kasherut, dette nel loro insieme che ogni ebreo dovrebbe seguire. Tali regole, che sinorme prescrittive positive e divieti perentori, dividono in trovano il loro fondamento sia nella Torah che nell'attività interpretativa e normativa dei rabbini.
Tra le norme prescrittive positive troviamo
Tutte quelle norme riguardanti glikasher e trefà, ovvero gli animali che è lecito consumare e quelli non. Analizziamoli nel dettaglio.
Mammiferi: Sono dichiarati trefà, secondo le regole della Kasherut, i mammiferi che sono in possesso dell’unghia bipartita e, contemporaneamente, sono ruminanti. Ad esempio, sono considerati impuri gli equini/i cammelli/ilama/i conigli/etc.
Volatili: La Torah non definisce dei criteri fissi per distinguere i volatili kasher dai volatili trefà, ma nel tempo si è affermato che possono essere considerati uccelli kasher tutti quegli uccelli che hanno un dito della zampa diretto posteriormente/il gozzo/il ventricolo coperto da una membrana facilmente eliminabile.
Pesci: Secondo la Torah, sono consumabili solo i pesci che hanno pinne e squame facilmente eliminabili. Inoltre, i rabbini hanno stabilito che possono essere considerati kasher, e quindi consumati, anche quei pesci le cui squame crescono dopo un certo periodo.
Di tempo, come ad esempio il pesce azzurro, e quei pesci, come il tonno, a cui le squame cadono subito dopo l'uscita dall'acqua. Anche le uova di pesce possono essere consumate, salvo nel caso in cui provengano da un pesce treifà.
Insetti. Generalmente gli insetti non possono essere mangiati, a parte le cavallette/i grilli/le locuste che sono considerate kasher.
Derivati. I prodotti derivati da animali treifà non possono essere consumati a loro volta, ad esempio il latte o le uova possono essere consumati solo se prodotti da animali kasher. Mentre il miele viene considerato kasher, anche se prodotto da un insetto, poiché esso viene considerato come una sostanza estranea alle api.
Tra i divieti perentori, invece, troviamo tutte quelle norme riguardanti mischiare carne e latte. Tale divieto trova il suo fondamento in alcuni versetti del Deuteronomio e dell'Esodo, nei quali si parla di "