Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 52
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 1 Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 52.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto  esame Diritto commerciale, prof.Bosi, libro consigliato Manuale di diritto commerciale Pag. 41
1 su 52
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

(A-B) MARGINE DI CONTRIBUZIONE =

Naturalmente i margini che emergono dalla tabella qui sopra non sono quelli

effettivamente prodotti nel periodo perché è difficile che i costi standard combacino

proprio con i costi effettivamente sostenuti.

È evidente che dal un punto di vista gestionale, ciò che interessa non è la semplice

conoscenza dei margini, ma l’individuazione delle cause che hanno prodotto un dato

risultato.

L’analisi delle variazioni tra costi standard ed effettivi è invece finalizzata a

individuare le cause “interne” all’organizzazione che hanno concorso alla

produzione di un dato risultato; ovviamente la ricerca delle cause può e deve essere

portata il più vicino possibile alle “cause prime”, cioè quelle che derivano da

comportamenti modificabili.

Osservando gli elementi che compongono il costo standard unitario si possono

individuare le variabili principali rispetto alle quali sviluppare la ricerca delle cause

che possono essere messe in diretto riferimento al valore che ogni singola variabile

assume rispetto al valore standard.

Studiando la formula di calcolo del costo standard si può notare che vi concorrono i

seguenti fattori:

Quindi le differenze tra costo standard ed effettivo dipendono da:

- Quantità unitaria di fattori diretti variabili utilizzata

- Prezzi pagati per i fattori produttivi

- Volume di produzione dei diversi centri di costo produttivi

- Livello dei costi indiretti dei centri produttivi

Questo livello di analisi non esaurisce il processo di individuazione delle cause delle

differenze tra costi standard e costi effettivi, poiché ci sono ulteriori sotto-cause che

condizionano le principali: ad esempio i prezzi di acquisto sono influenzati della

capacità di negoziare, dalla selezione dei fornitori o dall’andamento del mercato…

Il sistema contabile può arrivare ad evidenziare solo il primo livello di cause (prezzi,

efficienza, costi indiretti e volumi di produzione) lasciando però i successivi

approfondimenti ad analisi da sviluppare

caso per caso.

È naturale che esistano delle differenze tra i valori programmati e quelli effettivi e

l’analisi si propone di quantificare la portata di queste differenze, ovvero precisare

quanto queste differenze abbiano inciso sulla produzione di valore; quindi l’effetto

sul costo unitario dovrà essere poi moltiplicato per il volume complessivo di

produzione, perché la variazione di costo di un prodotto con bassi volumi è meno

importante di quella di un prodotto a volumi elevati; si noti come trattandosi di costi

di produzione, l’attenzione è posta sui volumi di produzione e non su quelli di

vendita, questi ultimi influenzano infatti i margini e non i costi: questa tecnica di

analisi è definita “metodo delle varianze” (scostamenti).

La tecnica delle varianze consiste in un sistema di scomposizione algebrica dei

maggiori o minori costi totali di prodotto e la loro attribuzione alle diverse singole

variabili, mostrandone così l’effetto sul valore prodotto.

2) Analisi delle varianze: l’analisi delle varianze prevede la determinazione di

quattro tipi di varianze che possono essere calcolate a livello aggregato per l’intera

impresa o nel dettaglio in riferimento a singole unità organizzative, voci di costo o

fattore produttivo:

- Variazioni di quantità (efficienza):

- Variazioni di prezzo dei fattori produttivi:

- Variazioni di volume di produzione dei centri produttivi:

- Variazione di spesa delle spese generali:

Di seguito si propongono le tecniche di determinazione di questi 4 tipi di

scostamento:

1) Variazioni di prezzo e quantità (efficienza): SCHEMI A MANO SUL FOGLIO

2) Variazioni di volumi di produzione: SCHEMI A MANO SUL FOGLIO

3) Variazioni di spesa: Ci sono infine gli scostamenti di spesa che derivano dal

variare dei costi generali (trattati come costi fissi) effettivi rispetto a quelli

programmati (definibili costi generali standard); spesso queste variazioni sono

altalenanti solo nel lungo periodo.

Queste variazioni non condizionano ovviamente i margini dei prodotti, ma

comunque incidono sull’effettivo risultato dell’esercizio; le variazioni di spesa sono

utilizzate anche per controllare l’attività dei centri di costo di servi generali per i

quali viene stanziato un ammontare complessivo di risorse da destinare all’attività

del centro.

Gli scostamenti di spesa pur incidendo sul conto economico, non suggeriscono quali

possano essere le cause dei maggiori costi e si limita a segnalare il verificarsi di un

consumo di risorse superiori rispetto a quanto previsto.

Lo scostamento di spesa è calcolato come:

VARIAZIONE DI SPESA = BUDGET ASSEGNATO – SPESA EFFETTIVA

CONTO ECONOMICO

Di seguito è ora presentato lo schema di conto economico; naturalmente, oltre al

report generale, è possibile produrre dei report riferiti ai singoli centri di costo nei

quali dare evidenza degli scostamenti derivanti dall’attività svolta nelle singole

unità organizzative.

[FAI ESERCIZIO PAG.257 ----> MOLTO IMPORTANTE]

Competenza economica delle variazioni tra costi effettivi e costi standard

Costi e ricavi collegati funzionalmente tra loro devono sempre “accoppiarsi” nello

stesso esercizio: conseguentemente i costi dei prodotti non venduti, ma conservati

in magazzino per la futura vendita, non sono considerati di competenza

dell’esercizio, saranno invece imputati alla competenza degli esercizi in cui si

realizzeranno i relativi ricavi.

Un eccezione a questo modo di procedere, perfettamente coerente con il principio

di fondo, si verifica quando il valore commerciale dei prodotti conservati a scorta

risulta, al netto dei futuri costi ancora da sostenere per la loro commercializzazione,

inferiore al costo; in questo caso il costo non recuperabile viene considerato di

competenza dell’esercizio, non essendoci futuri ricavi ai quali collegarlo.

Dopo questa premessa è possibile riflettere sul trattamento in conto economico

delle variazioni tra costi effettivi e costi standard che si misurano attraverso il

sistema contabile: con una contabilità a costi effettivi, i costi dei prodotti non ancora

venduti non sono considerati di competenza dell’esercizio perché destinati a

produrre futuri benefici.

Le variazioni (positive e negative) misurate dal sistema contabile sono invece

imputate al conto economico dell’esercizio in cui si verificano a prescindere dal fatto

che i prodotti cui si riferiscono siano stati o meno venduti.

Questo comportamento contabile induce a due precisazioni:

1)Questo fatto fa sì che i risultati di un esercizio siano diversi, nel totale, se si

impiega un modello contabile a costi effettivi o a costi standard, anche se la

classificazione tra costi di prodotto e costi di periodo è la stessa.

Infatti in una contabilità a costi standard, la quota di costo di prodotti che eccede il

costo standard non viene in nessun caso computata al valore del magazzino

prodotti finiti, ma imputata interamente al conto economico, indipendentemente dal

fatto che i prodotti in questione siano stati venduti o meno nel periodo (e la stessa

cosa avviene, con segno ovviamente inverso, nel caso di variazioni positive).

In questo modo l’eventuale minore o maggiore efficienza produttiva, le

conseguenze di variazione nella saturazione della capacità produttiva, così come le

differenze nei prezzi o nelle tariffe dei fattori diretti variabili, sono interamente di

competenza del periodo in cui si sono verificate, indipendentemente dal destino dei

prodotti o dei fattori produttivi cui si riferiscono.

Quindi il costo “normale” dei prodotti finiti, dei semilavorati e delle materie prime in

giacenza al termine del periodo viene imputato a valore del magazzino, mentre il

maggiore o il minore costo derivante dai comportamenti “gestionali" (la capacità di

usare efficientemente le risorse, di acquistare, di saturare la capacità produttiva)

deve essere considerato di competenza interamente dell’esercizio in cui i

comportamenti da cui deriva si sono verificati.

In sintesi, le inefficienze (intese come differenze negative tra costo standard ed

effettivo) sono interamente attribuite all’esercizio in cui si sono verificate

indipendentemente dal destino degli “oggetti” (tipicamente i prodotti) ai quali si

collegano; allo stesso modo, si procede con le maggiori efficienze (variazioni

positive) realizzate.

Questa variazione è tra l’altro perfettamente coerente con l’idea che le variazioni

non sono imputabili ai prodotti, ma alle unità organizzative (centri di costo) nelle

quali si manifestano e pertanto sarebbe comunque illogico ricollegarle al valore del

magazzino prodotti finiti.

2) I risultati di esercizio analizzati sulla base del metodo dei costi effettivi o dei costi

di periodo, risultano influenzati in modo diverso dalle variazioni delle scorte finali di

prodotti, semilavorati e materie.

[VEDI ESEMPIO PAG.271 ----> MOLTO IMPORTANTE]

Scheda contabile

Il metodo basato sui costi standard permette dunque un "facile" calcolo dei margini

dei singoli prodotti: è sufficiente conoscere i volumi di vendita e ricavi effettivi per

calcolare il margine totale, essendo i costi (standard) dei prodotti predeterminati e

quindi noti, indipendentemente dall'andamento dei costi dell'esercizio.

L'obiettivo del modello di analisi è dunque quello di determinare soprattutto le

variazioni ed i margini totali piuttosto che i dati in unitari, questa operazione può

essere piuttosto complessa per l'esistenza di numerosi centri costo, produttivi, di

servizio, di servizi ausiliari e di servizi generali.

L'obbiettivo è ora quello di definire il processo contabile di determinazione che,

utilizzando i dati disponibili, permetta di calcolare le grandezze che sono oggetto di

osservazione in modo sistematico.

Fasi:

1) Calcolo delle variazioni di prezzo: il calcolo delle variazioni di prezzo dei

fattori produttivi ad acquisto ripetuto nel tempo, per i quali è possibile identificare la

quantità acquistata e il prezzo; è necessario che per questi fattori produttivi si sia

provveduto a fissare un prezzo standard, ovvero a stabilire qual'è il livello di prezzo

che si riterrebbe, da un punto di vista gestionale, opportuno riuscire a realizzare.

In genere si tratta dei fattori diretti variabili di produzione (materie prime,

semilavorati acquistati all'esterno, manodopera diretta) perchè il loro acquisto

tende a ripetersi nel tempo; tra questi fattori diretti si distinguono i fattori "gestiti a

scorta" per cui le quantità acquistate possono differire da quelle consumat

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
52 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/04 Diritto commerciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CD94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto commerciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Bosi Giacomo.