Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
(A-B) MARGINE DI CONTRIBUZIONE =
Naturalmente i margini che emergono dalla tabella qui sopra non sono quelli
effettivamente prodotti nel periodo perché è difficile che i costi standard combacino
proprio con i costi effettivamente sostenuti.
È evidente che dal un punto di vista gestionale, ciò che interessa non è la semplice
conoscenza dei margini, ma l’individuazione delle cause che hanno prodotto un dato
risultato.
L’analisi delle variazioni tra costi standard ed effettivi è invece finalizzata a
individuare le cause “interne” all’organizzazione che hanno concorso alla
produzione di un dato risultato; ovviamente la ricerca delle cause può e deve essere
portata il più vicino possibile alle “cause prime”, cioè quelle che derivano da
comportamenti modificabili.
Osservando gli elementi che compongono il costo standard unitario si possono
individuare le variabili principali rispetto alle quali sviluppare la ricerca delle cause
che possono essere messe in diretto riferimento al valore che ogni singola variabile
assume rispetto al valore standard.
Studiando la formula di calcolo del costo standard si può notare che vi concorrono i
seguenti fattori:
Quindi le differenze tra costo standard ed effettivo dipendono da:
- Quantità unitaria di fattori diretti variabili utilizzata
- Prezzi pagati per i fattori produttivi
- Volume di produzione dei diversi centri di costo produttivi
- Livello dei costi indiretti dei centri produttivi
Questo livello di analisi non esaurisce il processo di individuazione delle cause delle
differenze tra costi standard e costi effettivi, poiché ci sono ulteriori sotto-cause che
condizionano le principali: ad esempio i prezzi di acquisto sono influenzati della
capacità di negoziare, dalla selezione dei fornitori o dall’andamento del mercato…
Il sistema contabile può arrivare ad evidenziare solo il primo livello di cause (prezzi,
efficienza, costi indiretti e volumi di produzione) lasciando però i successivi
approfondimenti ad analisi da sviluppare
caso per caso.
È naturale che esistano delle differenze tra i valori programmati e quelli effettivi e
l’analisi si propone di quantificare la portata di queste differenze, ovvero precisare
quanto queste differenze abbiano inciso sulla produzione di valore; quindi l’effetto
sul costo unitario dovrà essere poi moltiplicato per il volume complessivo di
produzione, perché la variazione di costo di un prodotto con bassi volumi è meno
importante di quella di un prodotto a volumi elevati; si noti come trattandosi di costi
di produzione, l’attenzione è posta sui volumi di produzione e non su quelli di
vendita, questi ultimi influenzano infatti i margini e non i costi: questa tecnica di
analisi è definita “metodo delle varianze” (scostamenti).
La tecnica delle varianze consiste in un sistema di scomposizione algebrica dei
maggiori o minori costi totali di prodotto e la loro attribuzione alle diverse singole
variabili, mostrandone così l’effetto sul valore prodotto.
2) Analisi delle varianze: l’analisi delle varianze prevede la determinazione di
quattro tipi di varianze che possono essere calcolate a livello aggregato per l’intera
impresa o nel dettaglio in riferimento a singole unità organizzative, voci di costo o
fattore produttivo:
- Variazioni di quantità (efficienza):
- Variazioni di prezzo dei fattori produttivi:
- Variazioni di volume di produzione dei centri produttivi:
- Variazione di spesa delle spese generali:
Di seguito si propongono le tecniche di determinazione di questi 4 tipi di
scostamento:
1) Variazioni di prezzo e quantità (efficienza): SCHEMI A MANO SUL FOGLIO
2) Variazioni di volumi di produzione: SCHEMI A MANO SUL FOGLIO
3) Variazioni di spesa: Ci sono infine gli scostamenti di spesa che derivano dal
variare dei costi generali (trattati come costi fissi) effettivi rispetto a quelli
programmati (definibili costi generali standard); spesso queste variazioni sono
altalenanti solo nel lungo periodo.
Queste variazioni non condizionano ovviamente i margini dei prodotti, ma
comunque incidono sull’effettivo risultato dell’esercizio; le variazioni di spesa sono
utilizzate anche per controllare l’attività dei centri di costo di servi generali per i
quali viene stanziato un ammontare complessivo di risorse da destinare all’attività
del centro.
Gli scostamenti di spesa pur incidendo sul conto economico, non suggeriscono quali
possano essere le cause dei maggiori costi e si limita a segnalare il verificarsi di un
consumo di risorse superiori rispetto a quanto previsto.
Lo scostamento di spesa è calcolato come:
VARIAZIONE DI SPESA = BUDGET ASSEGNATO – SPESA EFFETTIVA
CONTO ECONOMICO
Di seguito è ora presentato lo schema di conto economico; naturalmente, oltre al
report generale, è possibile produrre dei report riferiti ai singoli centri di costo nei
quali dare evidenza degli scostamenti derivanti dall’attività svolta nelle singole
unità organizzative.
[FAI ESERCIZIO PAG.257 ----> MOLTO IMPORTANTE]
Competenza economica delle variazioni tra costi effettivi e costi standard
Costi e ricavi collegati funzionalmente tra loro devono sempre “accoppiarsi” nello
stesso esercizio: conseguentemente i costi dei prodotti non venduti, ma conservati
in magazzino per la futura vendita, non sono considerati di competenza
dell’esercizio, saranno invece imputati alla competenza degli esercizi in cui si
realizzeranno i relativi ricavi.
Un eccezione a questo modo di procedere, perfettamente coerente con il principio
di fondo, si verifica quando il valore commerciale dei prodotti conservati a scorta
risulta, al netto dei futuri costi ancora da sostenere per la loro commercializzazione,
inferiore al costo; in questo caso il costo non recuperabile viene considerato di
competenza dell’esercizio, non essendoci futuri ricavi ai quali collegarlo.
Dopo questa premessa è possibile riflettere sul trattamento in conto economico
delle variazioni tra costi effettivi e costi standard che si misurano attraverso il
sistema contabile: con una contabilità a costi effettivi, i costi dei prodotti non ancora
venduti non sono considerati di competenza dell’esercizio perché destinati a
produrre futuri benefici.
Le variazioni (positive e negative) misurate dal sistema contabile sono invece
imputate al conto economico dell’esercizio in cui si verificano a prescindere dal fatto
che i prodotti cui si riferiscono siano stati o meno venduti.
Questo comportamento contabile induce a due precisazioni:
1)Questo fatto fa sì che i risultati di un esercizio siano diversi, nel totale, se si
impiega un modello contabile a costi effettivi o a costi standard, anche se la
classificazione tra costi di prodotto e costi di periodo è la stessa.
Infatti in una contabilità a costi standard, la quota di costo di prodotti che eccede il
costo standard non viene in nessun caso computata al valore del magazzino
prodotti finiti, ma imputata interamente al conto economico, indipendentemente dal
fatto che i prodotti in questione siano stati venduti o meno nel periodo (e la stessa
cosa avviene, con segno ovviamente inverso, nel caso di variazioni positive).
In questo modo l’eventuale minore o maggiore efficienza produttiva, le
conseguenze di variazione nella saturazione della capacità produttiva, così come le
differenze nei prezzi o nelle tariffe dei fattori diretti variabili, sono interamente di
competenza del periodo in cui si sono verificate, indipendentemente dal destino dei
prodotti o dei fattori produttivi cui si riferiscono.
Quindi il costo “normale” dei prodotti finiti, dei semilavorati e delle materie prime in
giacenza al termine del periodo viene imputato a valore del magazzino, mentre il
maggiore o il minore costo derivante dai comportamenti “gestionali" (la capacità di
usare efficientemente le risorse, di acquistare, di saturare la capacità produttiva)
deve essere considerato di competenza interamente dell’esercizio in cui i
comportamenti da cui deriva si sono verificati.
In sintesi, le inefficienze (intese come differenze negative tra costo standard ed
effettivo) sono interamente attribuite all’esercizio in cui si sono verificate
indipendentemente dal destino degli “oggetti” (tipicamente i prodotti) ai quali si
collegano; allo stesso modo, si procede con le maggiori efficienze (variazioni
positive) realizzate.
Questa variazione è tra l’altro perfettamente coerente con l’idea che le variazioni
non sono imputabili ai prodotti, ma alle unità organizzative (centri di costo) nelle
quali si manifestano e pertanto sarebbe comunque illogico ricollegarle al valore del
magazzino prodotti finiti.
2) I risultati di esercizio analizzati sulla base del metodo dei costi effettivi o dei costi
di periodo, risultano influenzati in modo diverso dalle variazioni delle scorte finali di
prodotti, semilavorati e materie.
[VEDI ESEMPIO PAG.271 ----> MOLTO IMPORTANTE]
Scheda contabile
Il metodo basato sui costi standard permette dunque un "facile" calcolo dei margini
dei singoli prodotti: è sufficiente conoscere i volumi di vendita e ricavi effettivi per
calcolare il margine totale, essendo i costi (standard) dei prodotti predeterminati e
quindi noti, indipendentemente dall'andamento dei costi dell'esercizio.
L'obiettivo del modello di analisi è dunque quello di determinare soprattutto le
variazioni ed i margini totali piuttosto che i dati in unitari, questa operazione può
essere piuttosto complessa per l'esistenza di numerosi centri costo, produttivi, di
servizio, di servizi ausiliari e di servizi generali.
L'obbiettivo è ora quello di definire il processo contabile di determinazione che,
utilizzando i dati disponibili, permetta di calcolare le grandezze che sono oggetto di
osservazione in modo sistematico.
Fasi:
1) Calcolo delle variazioni di prezzo: il calcolo delle variazioni di prezzo dei
fattori produttivi ad acquisto ripetuto nel tempo, per i quali è possibile identificare la
quantità acquistata e il prezzo; è necessario che per questi fattori produttivi si sia
provveduto a fissare un prezzo standard, ovvero a stabilire qual'è il livello di prezzo
che si riterrebbe, da un punto di vista gestionale, opportuno riuscire a realizzare.
In genere si tratta dei fattori diretti variabili di produzione (materie prime,
semilavorati acquistati all'esterno, manodopera diretta) perchè il loro acquisto
tende a ripetersi nel tempo; tra questi fattori diretti si distinguono i fattori "gestiti a
scorta" per cui le quantità acquistate possono differire da quelle consumat