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DINAMICO
Diversi sono gli ambiti disciplinari che si sono interessati al fenomeno della comunicazione.
Shannon e Weaver
In ambito matematico, nel 1949 elaborano una teoria della
comunicazione basata sugli esperimenti di trasmissione elettrica di informazione. Descrivono
un modello di tipo lineare: la presenza di un emittente o fonte che codifica un segnale o
messaggio, che viaggia su un canale e diventa segnale ricevuto quando viene decodificato dal
destinatario. Anni dopo, questo modello Lineare stato integrato con la nozione di feedback,
Seller:
come descrive
“La nozione di feedback modifica sostanzialmente il modello lineare, poiché considerata risposta
data dal soggetto ricevente come un'indicazione, inviata al soggetto emittente, sul modo in cui
sta procedendo la comunicazione tra di loro, sulla comprensione reciproca, sugli slittamenti di
significato, sulla necessità di specificare meglio il contenuto informativo del messaggio. Cosi
emittente e ricevente devono scambiarsi i ruoli, realizzando un’alternanza che mette le basi per
ridiscutere la comunicazione in termini di processo dinamico e interattivo.”
Paul Watzlawick
Sara l'approccio pragmatico della comunicazione elaborato da e da altri
studiosi della Scuola di Palo Alto, a individuare alcune proprietà della comunicazione, intesa
come strumento di mediazione collocato all’interno di un contesto definito. Ne definì cinque:
PRIMO ASSIOMA: non si può non comunicare.
Non é possibile non avere un comportamento … ne consegue che non si può non comunicare.
L'attività a l'inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli
altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo
comunicano anche loro. Qualsiasi interazione umana é, dunque, una forma di comunicazione.
SECONDO ASSIOMA: ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto
di relazione.
L'aspetto di contenuto è intrinseco all'informazione del messaggio, e l'aspetto di relazione
emerge nell'interpretazione del messaggio, condizionata dalla natura del rapporto tra i
comunicanti. All'interno della comunicazione esiste un aspetto di metacomunicazione
(comunicazione sulla comunicazione). Riepilogando, l'aspetto di contenuto trasmette i dati
della comunicazione, l'aspetto di relazione trasmette il modo con cui si deve "intendere" tale
comunicazione.
TERZO ASSIOMA: la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle
sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
I nostri scambi comunicativi non costituiscono una sequenza continua, ma sono organizzati
proprio come se seguissero una sorta di punteggiatura: è possibile in tal modo identificare le
sequenze di chi parla e di chi risponde: individuare, ad esempio ciò che si definisce come
causa di un comportamento distinguendola dall'effetto.
QUARTO ASSIOMA: nella comunicazione umana si hanno due passibilità di fare
riferimento agli oggetti: in modo analogico e in modo numerico.
La comunicazione analogica riguarda tutto ciò che afferisce alla sfera del non-verbale
(immagini, gesti e simili), mantenendo un rapporto di analogia con i fenomeni e gli oggetti
che designa e trasmette. Di conseguenza, la comunicazione analogica può risultare più
immediata e semplice.
Il linguaggio verbale, le parole, fanno parte invece del mondo numerico o digitale. Questo
perché le parole sono dei segni arbitrari, che non rappresentano qualcosa specifico, che non
sono correlati con l'oggetto che indicano, ma possono essere manipolati da regole
linguistiche, sintattiche e lessicali.
QUINTO ASSIOMA: tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici e
complementari.
Le relazioni comunicative possono essere simmetriche o complementari, a seconda che tra i
comunicanti vi sia un rapporto paritario o di superiorità/inferiorità.
Se il rapporto é paritario, i comunicanti si considerano sullo stesso piano e possono pertanto
collaborare e/o competere. Se invece si trovano su livelli diversi, può esserci integrazione se
la loro relazione è funzionale o squilibrio se diventa problematica.
Shannon e Weaver
Rispetto al modello proposto da l'approccio pragmatico alla comunicazione
ha significato un sostanziale cambiamento di prospettiva, contribuendo a capire meglio le
proprietà distintive della comunicazione, e situandola all’interno di una relazione definita nel
tempo e nello spazio.
GLI STUDI SULLA COMUNICAZIONE: COMUNICAZIONE, INTERAZIONE E
CONTESTO John Langshaw Austin
Nell’ambito della filosofia del linguaggio, nel 1974, elabora la Teoria
degli atti linguistici che si occupa dello studio delle funzioni e degli usi degli atti linguistici,
cioè il rapporto tra linguaggio e azione. Il filosofo sviluppa la tesi della funzione operativa
del linguaggio, secondo la quale ogni espressione linguistica è un atto, all'interno del quale é
possibile distinguere tre aspetti o azioni:
l'azione del parlare (atto locativo o locutorio);
l'intenzione comunicativa (atto illocutivo);
l'atto compiuto, cioè gli effetti degli atti linguistici (atto perlocutorio).
Partendo dagli studi sul rapporto tra linguaggio e azione, la sociolinguistica, in particolare
Ervin Goffman
attraverso la figura di si occupa della relazione tra comunicazione e contesto
socioculturale.
L'idea è che ogni pratica discorsiva sia sempre inserita in un contesto interattivo e di
conseguenza gli atti linguistici possano essere compresi solo se considerati come "flussi"
sociali.
L’autore pretende di ridefinire le nozioni di “emittente" e di "ricevente", poiché ritiene siano
inadeguate per il loro carattere unidimensionale. In primo luogo, perché insieme agli aspetti
verbali della comunicazione esiste sempre una dimensione non verbale che funziona come
canale complementare alla comunicazione verbale. In secondo luogo, perché i ruoli di emittente
e ricevente possono a loro volta scomporsi in termini analitici: nell'azione emittente, ad
esempio, si possono individuare i ruoli di animatore, autore e mandante.
frame,
Siccome la comunicazione si svolge all’interno di un contesto, con le proprie regole e i
propri codici, le caratteristiche specifiche che questa assume dipendono dai diversi contenuti
culturali. Dell Hymes
Sempre all'interno della sociolinguistica, analizza l'uso della lingua nel condurre la
vita sociale occupandosi del rapporto tra il codice linguistico e i codici socioculturali in quanto
rapporto interdipendente: Egli sviluppa un modello utile per identificare le componenti delle
interazioni linguistiche, basato sulla intuizione secondo la quale per parlare correttamente una
lingua, l'apprendente ha bisogno non solo di conoscere il lessico e la grammatica, ma
anche il contesto in cui i termini vengono utilizzati.
Questo modello darà luogo al concetto di competenza comunicativa.
gli esseri umani agiscono nei confronti delle "cose" (oggetti fisici, esseri umani, istituzioni,
idee...) in base al significato che attribuiscono alle cose;
il significato attribuito a tali oggetti nasce dall'interazione tra gli individui che ne
condividono così il significato (il significato é un prodotto sociale);
e, infine, tali significati sono costruiti e ricostruiti attraverso un processo interpretativo
messo in atto da una persona nell'affrontare le cose in cui si imbatte.
LA NATURA DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione racchiude due dimensioni: una fisico e una sociale.
Rispetto alla prima dimensione, la comunicazione è connessa all'azione, ciò implica fare
qualcosa, sia in modo analogico e/o digitale, in cui siamo coinvolti attivamente. Allo stesso
tempo, la comunicazione é un'attività eminentemente sociale, perché ci mette in
relazione con altri, dunque funziona se esistono una o più persone capaci di comunicare tra loro.
E’ anche Sociale perché fortemente connotata dal contesto socio-culturale in cui
inserita, contesto che condiziona le modalità e le regole della comunicazione stessa.
LA DIMENSIONE COGNITIVA DELLA COMUNICAZIONE
Oltre le dimensioni fisico-percettiva e sociale, la comunicazione coinvolge una terza dimensione:
quella COGNITIVA. Per cogliere in profondità la dimensione cognitiva è necessario
psicologia genetica psicologia sociale
fare riferimento agli studi sul linguaggio afferenti alla e alla
e culturale. Jean Piaget
All’interno della psicologia genetica concepisce il linguaggio come strumento del
pensiero in quanto rivelatore delle rappresentazioni e delle idee che il soggetto costruisce
nell'interazione con la realtà. Per quanto riguarda la psicologia
Lev Vygotskij
socioculturale, considera il linguaggio come riflessione del pensiero e ritiene che
costituisca il mezzo attraverso il quale si sviluppa il pensiero. In questo senso il linguaggio risulta
allo stesso tempo veicolo e costituente del pensiero stesso.
La pluridimensionalità del fenomeno della comunicazione, porterà educatori, pedagogisti e
comunicatori a generare diverse linee di ricerca sulla comunicazione e l’interazione in classe.
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
Gran parte dei messaggi che si trasmettono all'interno delle aule non sono di tipo verbale.
La comunicazione non verbale é, infatti, quella che non utilizza segni linguistici, parole orali e
scritte, per elaborare il messaggio, che non ha una struttura codificata e caratterizzata da regole
come il linguaggio parlato, bensì costituisce un repertorio di comportamenti fortemente legato al
contesto culturale.
A volte però, ciò che comunichiamo e ciò che vogliamo comunicare non coincidono, generando i
questo modo una contraddizione che viene percepita dall’interlocutore come un messaggio non
autentico. La discordanza tra il livello del discorso esplicito (verbale, quello che viene detto a
parole) e il livello non verbale (gesti, atteggiamenti, tono di voce etc.) può generare la
cosiddetta comunicazione a "doppio legame”.
L’EFFETTO PIGMALIONE
Una delle dimensioni più fortemente vincolata alla comunicazione non verbale è quella
relazionale. Infatti, un insegnante trasmette in molti modi ciò che pensa che un suo alunno è in
grado di fare, e non lo fa soltanto con messaggi verbali ma anche con quelli non verbali
(Corrugamento di fronte per connotare disgusto o collera, sorriso spontaneo per comunicare
approvazione). Diventare, dunque, più consapevoli di queste modalità comunicative, e
concentrarsi maggiormente sull'intenzione di quello che si vuole trasmettere, risulta necessario
non solo per evitare p