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I
8.4.1.2.) Handicap psichico deficit infantili nel settore psichico
sono connotati da disturbi specifici dello sviluppo: disturbi del
linguaggio, disprassia nello sviluppo, enuresi, encopresi, tic,
disturbi dell’alimentazione, sensoriali, difficoltà apprenditive,
disturbi relazionali.
In queste pagine verranno soprattutto affrontate le psicosi infantili.
Soltanto nel Novecento si diventa consapevoli della presenza di
questa malattia anche nei bambini, ponendo una distinzione tra
essa e la pazzia degli adulti. Il termine psicosi comprende sia il
concetto di autismo sia quello di schizofrenia infantile. Per
autismo infantile s’intende quella malattia psichica che colpisce i
bambini con un’età al di sotto dei sue anni e mezzo. La
schizofrenia infantile compare a un’età più avanzata, tra i nove e i
dieci anni. Per quanto riguarda le cause, le attuali ricerche
sembrano confermare un’alterazione di neurotrasmettitori
cerebrali che sono implicati nelle funzioni cognitive, emozionali e
comportamentali. Si è in grado di differenziare così le forme di
autismo secondario o organico e affrontare quelle a patogenesi di
tipo relazionali.
Le caratteristiche rilevate su bambini autistici sono: la malattia si
rivela prima dei trenta mesi di vita(difficoltà nel guardare negli
occhi le persone, indifferenza alla voce e ai giochi). Solo i sei mesi
compaiono movimenti auto ritmici in eccesso, interesse per
oggetti inanimati, assenza di sorriso nelle relazioni con gli altri.
Qualora affiori il linguaggio, in alcuni casi è presente ritardo in
altri è costituito da parole lunghe e insolite. Tra i cinque e i sei
anni si evidenzia un ritardo nelle funzioni cognitive, le capacità
apprenditive si sviluppano contemporaneamente all’affermazione
della personalità. Nel caso di personalità psicotica non è possibile
costruire strategie apprenditive corrette poiché non esiste una
chiara personalità a cui adeguarle. Il rapporto con l’adulto viene
generalmente caratterizzato dal rifiuto da parte del bambino e
perfino da manifestazioni di tipo violento. L’educatore non può
agire secondo schemi già consolidati, ma è obbligato a creare dul
momento le risposte relazionali adeguante. L’adulto ha il compito
di porre ordine nel mondo circostante del bambino, stabilendo un
ritmo alla sua giornata, semplificando le situazioni complesse,
operando da tramite fra questo e il gruppo di pari. Inoltre deve
guidare e sollecitare i comportamenti del soggetto autistico. È la
sensibilità personale che permette all’insegnante di capire quale
sia il momento adeguato per proporre una attività. Il dialogo
tonico riveste la massima importanza per consolidare l’affettività.
Tra i possibili interventi a livello scolastico rivestono una
importanza fondamentale per il bambino autistico l’attività
corporea, quella psicomotoria e la musicoterapia.
La
8.4.1.3. Handicap verbale sfera del linguaggio può essere
compromessa a diversi livelli. Esiste una distinzione tra assenza
del linguaggio e linguaggio alterato ma presente. Nell’autismo il
linguaggio può essere totalmente assente, definendosi audio
mutismo o mutacismo. Quando il linguaggio viene rivolto soltanto
a persone prescelte si ha un mutacismo elettivo. Il disturbo più
grave del linguaggio è l’afasia(incapacità di esprimersi
verbalmente a causa di un danno cerebrale).
La disartria si configura come difficoltà nell’esecuzione
motoria(irregolarità del tono, ritmo, voce).
Per migliorare il proprio linguaggio occorre che il soggetto
possieda una forte spinta volitiva a parlare. È fondamentale
esercitarsi a parlare sia in famiglia sia a scuola, in situazioni
rilassanti.
Esistono disturbi del linguaggio che possono incidere sul piano
dell’apprendimento, generando dislessia o disgrafia. Essi sono le
dislalie fonologiche e la balbuzie, oltre alla disartria e alla disfasia.
Le dislalie fonologiche si manifestano come errata pronuncia,
• omissione di fonemi, incertezza sulle vocali.
La balbuzie rapportabile a fattori psico-funzionali, si esprime
• come fenomeno transitorio nelle prime fasi
dell’organizzazione del linguaggio sotto forma di disritmia
locutoria e irregolarità del ritmo fono-articolatorio.
Molteplici sono i metodi per la terapia della balbuzie, alcuni
utilizzano esercizi ortofonici evitando i blocchi o consentono
al paziente di balbettare volontariamente. La condotta
dell’insegnante aiuterà a raggiungere una progressiva
scioltezza nel linguaggio, solo se alimenterà l’autostima,
creando un ambiente scolare positivo per la comunicazione e
la serenità emotiva.
La dislessia si collega alla disgrafia e alla disortografia. Le
• cause sono rinvenute in fattori motori e percettivi, da
difettose posture nel corso della scrittura nonché da difficoltà
caratteriali conseguenti allo stesso disordine motorio e
percettivo. La dislessia è la difficoltà che il bambino incontra
nelle decodificazioni dei messaggi verbali anche semplici, si
differenzia: dislessia fonologica(incapacità di leggere avverbi
e preposizioni, modificazione parte iniz o finale della parola);
dislessia superficiale(difficoltà discriminazione singole
lettere); dislessia con lettura(cecità per la parola); dislessia
profonda(effetto di un danno cerebrale); iperlessia(difficoltà
per avverbi, articoli, aggettivi).
La disgrafia è l’incapacità di produrre un testo scritto,
• graficamente accettabile, pur avendo ricevuto un’istruzione
adeguata e svolto le necessarie esercitazioni.
La disortografia corrisponde alla dislessia, evidenziatesi però
• sul piano del linguaggio verbale scritto.
Bisogna riconoscere la dislessia già nel periodo prescolare poiché
gli interventi terapeutici risultano maggiormente efficaci quanto
prima vengono iniziati.
Handicap sensoriale Malformazioni o deficit nella
8.4.1.4. sfera della sensorialità sono la causa dell’handicap
uditivo, visivo, audio-visivo.
La sordità consiste in una alterazione uditiva. L’educazione
• alla percezione uditiva va avviata entro i primi anni di vita e
sviluppata fra i tre e gli otto anni. I principali disturbi
dell’udito sono: iperacusia(eccessiva sensibilità ai suoni);
ipoacusia(ridotta capacità uditiva); paracusia; presbiacusia;
sordità improvvisa; acufeni. Le ipoacusie costituiscono la
forma di sordità più facilmente riscontrata in ambienti
scolastici. Esse distinguono diversi tipi di sordità: di
trasmissione(udibilità ridotta), percettiva(può condurre a
sordità totale), centrale(deriva da grave lesioni dell’area
temporale del cervello).
Il trattamento logopedico avrà tanta più efficacia quanto prima
sarà stata diagnosticata la sordità e praticata l’educazione al
linguaggio. Gli obiettivi linguistici, per un soggetto audioleso,
sono gli stessi dei suoi coetanei, tuttavia necessita di una didattica
speciale non scollegata a una riabilitazione di tipo protesico e
logopedico. In alcuni casi l’intervento da effettuare è di
educazione al linguaggio, dove la diagnosi è tardiva l’intervento
sarà di rieducazione al linguaggio. I metodi riabilitativi sono:
metodo orale(allenamento acustico); metodo verbo-tonale(si serve
di apposite apparecchiature collegate a delle cuffie);metodo
multidisciplinare(stimolazione linguistica-cognitiva); metodo
bilingue(lingue dei segni); metodo bimodale(modello
psicolinguistico di tipo semantico); total communication(impiego
del maggior num di stimolazioni).
La cecità e i disturbi della vista. I principali difetti sono: la
• miopia, l’ipermetropia, lo strabismo.
Il soggetto miope vede male da lontano e meglio da vicino. Essa
può essere corretta tramite occhiali o lenti a contatto.
Il soggetto ipermetrope vede male da vicino e meglio da lontano.
Il bambino ipermetrope presenta interessi discontinui e instabilità
emotiva.
Lo strabismo genera una percezione visiva crociata e quindi sono
evidenti ritardi nella deambulazione, nella proiezione spaziale,
nella prensilità, nell’ interesse verso oggetti presenti
nell’ambiente. Questi disturbi sono riferiti a soggetti ipovedenti,
mentre non vedente è chi si trova in situazione di cecità.
Il bambino cieco dovrà essere stimolato, fin dalla scuola materna,
a utilizzare tutti i sensi, a sviluppare capacità di relazione con gli
altri e con l’ambiente sociale, a muovere il proprio corpo con
consapevolezza, per acquisire una sempre più crescente autonomia
personale e conoscitiva. L’orientamento immagino-motorio
consente la personalizzazione del rapporto del bambino non
vedente con il mondo. Ci si può servire di forme didattiche
particolari come il disegno in rilievo, la modellatura, la
schematizzazione del movimento e l’osservazione tattile
dell’ambiente.
Deficit audio-visivo è l’impossibilità di vedere e di sentire.
• Per un bambino con queste caratteristiche è complesso vivere
e comunicare. Esistono metodi educativi che si servono
esclusivamente del tatto e cliniche specializzate per tale
educazione.
Handicap mentale formula Q.I. = età mentale x100
8.4.1.5. Età cronologica
Viene considerato ritardato mentale il soggetto con il Q.I. al di
sotto del 70. Nei soggetti in situazione di gravità, si può
raggiungere un livello anche al di sotto del 20. Renè Zazzo delle
caratteristiche che sono la causa dell’insufficienza mentale:
aberrazioni dei geni e dei cromosomi, lesioni gravi del sistema
nervoso centrale, povertà del patrimonio ereditario, povertà del
contesto socio-economico e socio-culturale, turbe affettive ed
emotive. Questo autore distingue tre tipologie di disabilità
mentali: debilità esogena, endogena e psicogena. La prima è
dovuta a lesioni del sistema nervoso centrale(patologia). La
seconda si iscrive alla distribuzione normale del patrimonio
genetico. La terza è di origine affettivo-emotiva. I disabili esogeni
e quelli endogeni hanno generalmente lo stesso Q.I.
La differenza sta nelle lesioni neurologiche e nello sviluppo
sociale. I disabili endogeni a differenza degli esogeni non
diventeranno necessariamente degli adulti disadattati. Zazzo
differenzia il disadattamento dal ritardo mentale. La debilità
psicogena è un “incrocio” tra insufficienza mentale e
disadattamento. Le cause