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SCHEDA 11 FARE DEBRIEFING IN CLASSE

Il debriefin è il momento ristrutturativo, di ripresa dei processi attivati durante l’attività

formativa, dei concetti fatti emergere per sottoporli a riflessione e far giungere alla

consapevolezza di quanto emerso, fissando gli aspetti importanti e individuando possibili

approfondimenti.

Deriva dal campo militare e della psicologia, quindi ha valenza strategica e emotiva che si

intrecciano nel meccanismo di analisi dell’esperienza integrando aspetti esterni e

recuperando la dimensione temporale e sociale. Partendo dall’analisi della finalità della

formazione il de briefing è quell’attività che porta a scegliere e attivare delle risorse per far

fronte a degli incidenti e accidenti, a correggere o confrontare la costruzione di schemi

operativi. Non consiste nell’applicare una soluzione al problema riscontrato ma deve

costruire un momento di presa di coscienza del loro percorso, dei punti di forza e

debolezza.

Il debriefing ha un ruolo cruciale nel processi di apprendimento in quanto consente di

prendere le distanze dall’azione per scoprire il significato degli eventi, le relazioni tra

obiettivi, scelte operative e risultati per individuare applicazioni future. Nell’esperienza non

c’è tempo per riflettere sugli eventi, ricostruire il quadro cognitivo e l’energia del soggetto

è attivata sull’azione che non consente la consapevolezza dell’emozione e del processo

che solo la distanza consente di recuperare. Tale è la sua importanza che viene indicato

come il tempo dell’apprendimento.

Il de briefing viene svolto anche se non direttamente sollecitato ma occorre uscire

dall’informalità che lo rende pericoloso perché potrebbero esserci apprendimenti non

corretti e occorre insegnare a rivedere l’esperienza alla luce degli obiettivi, favorendo

pensiero critico e strategie di problem solving. Solo così si arriva ad apprendimenti a lungo

termine.

Il debriefing è connesso ad altri obiettivi:

- Crescere in conoscenza

- Ottimizzare la condivisione delle informazioni

- Fondare l’azione sulla partecipazione

- Orientarsi all’innovazione attraverso la trasformazione

- Riflettere sulla storia e apprendere dall’esperienza

Attiva le funzioni di analizzare, far evolvere saperi, saper fare, saper essere, far combinare

schemi di azione e allenarli per essere usati in altri contesti. C’è poi la funzione di

assestment nei processi di valutazione formativa dove il debriefing viene usato per

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indagare i frame che stanno alla base di un divario di prestazioni osservate per scoprire

come tali frame abbiano guidato le azioni e gli esiti.

Per costruire il debriefing nella formazione si usano le 4 fasi del ciclo di Kolb che mettono

in luce i passaggi cognitivi che strutturano una sessione e che vanno pianificati in anticipo

e in base al contenuti dell’eas:

Fase 1. ESPERIENZA CONCRETA: si deve recuperare cosa è successo, cosa il soggetto ha

sperimentato e provato. Si parte dal livello emotivo per giungere a quello ricostruttivo.

Risulta difficile fermare l’attività e iniziare la fase di recupero dell’esperienza perché il

livello d’interesse dello studente lo porta a non voler passare alla fase riflessiva.

Fase 2. OSSERVAZIONE RIFLESSIVA: Per far ripensare all’esperienza bisogna introdurre il

punto di vista esterno, solo questo può aggiungere elementi nuovi all’esperienza e far

ristrutturare il campo conoscitivo. Per farlo si può ricorrere a osservatori esterni che

leggono la situazione e completano griglie di osservazione. Oppure si ricorre al punto di

vista dell’esperto che può coincidere con il docente.

Fase 3. CONCETTUALIZZAZIONE ASTRATTA: entra in gioco il docente come esperto del

contenuto e del processo di apprendimento . viene riletto quanto individuato in precedenza

collegandolo alla teoria e al processo di gruppo attivato. Il docente deve fornire elementi di

approfondimento ed entra in gioco la capacità del docente di ristrutturare l’esperienza. Non

deve solo fornire un feedback ma garantire un processo in cui emozioni e saperi portino ad

agire il cambiamento.

Fase 4. SPERIMENTAZIONE ATTIVA: si torna al gruppo chiudendo così il debriefing, e

chiedendo come quanto appreso si può applicare in altri contesti.

Con un’apertura contestuale si porta gli studenti a valutare l’influenza dell’ambiente sulla

situazione e a testare l’applicazione dei concetti in situazioni nuove, col rilancio si da

continuità all’esperienza di apprendimento e si portano gli studenti a comprendere la

relazione tra apprendimenti immediati collegandoli alle altre esperienze.

Strumenti da usare nel debriefing:

- La domanda, answer e question e brainstorming . tra le domande preferibile è quella

aperta che massima lizza la partecipazione e aumenta apprendimento e

coinvolgimento

- Short writing: riflessione scritta sull’attività, prevede però dilatazione dei tempi,

scelta dello strumento di scrittura più adatto (blog, podcasting..), tempo per la

valutazione…

- Analisi per riscontrare punti di forza e debolezza, possibilità e pericoli

- Mappe concettuali

Ruolo del docente: ascoltare, sollecitare la partecipazione, contribuire alla decodifica dei

significati, sostenere il processo di traduzione dell’esperienza mediata rispetto

all’esperienza di vita dei partecipanti alla formazione.

- Ruolo di rafforzamento : commenta a voce alta, si auto interroga, modula i

comportamenti e prende decisioni, dichiara le proprie convinzioni, rende partecipi gli

allievi dei suoi sentimenti e emozioni

- Ruolo di sostegno: incoraggia le iniziative

- Ruolo di monitoraggio: fornisce feedback informativi

- Ruolo di facilitazione: attiva processi di meta cognizione

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- Ruolo di messa a confronto

- Ruolo di bridging: sollecita la scoperta di nuovi campi da utilizzare

Punti di attenzione:

- Tempo: bisogna pianificare e tenere sotto controllo il fattore temporale che spesso si

riduce a semplice chiusura dell’esercizio. È meglio pianificare il debriefing il prima

possibile al termine dell’attività per non perdere informazioni e sensazioni legate

all’esperienza. Occorre prevedere il tempo necessario per ripercorrere l’esperienza e

rielaborare le informazioni. Il tempo dipende dal numero di studenti.

- Lo spazio fisico: spazio ospitale e ricettivo per raccogliere, contenere e nutrire le

conversazioni. È bene tene re in considerazione alcune indicazioni comunicativo-

psicologiche che incidono sullo spazio fisico: una predisposizione circolare facilita gli

scambi.

- Lo spazio psicologico: bisogna rendere sicuro l’ambiente cioè garantire la libertà di

espressione, moderare l’energia, gestire in modo positivo i conflitti, promuovere

l’integrazione tra aspetti emotivi e cognitivi, garantire e valorizzare l’ascolto

riflessivo di chi non vuole esprimersi.

- Lo spazio individuale: ciascuno deve avere uno spazio di espressione e di parola che

il conduttore raccoglie, comprende e riformula

- La documentazione: tenere traccia dei punti toccati e scegliere la forma che meglio

risponde agli obiettivi (cartelloni, mappe, registrazioni…)

- Chiusura contenutistica: curare il momento di sintesi predisponendo un elenco o una

mappa delle conclusioni a cui si è giunti

- Valutazione dell’attività: deve avvenire sia in chiave di assestment si in chiave di

evalutation , indagando gradimento, elementi positivi, di criticità

- Rilancio: esplicitare come il lavoro sarà connesso ai lavori futuri e a ulteriori attività

domestiche

SCHEDA 12 LA VIDEOLEZIONE

Il momento preparatorio è uno dei più difficili da realizzare, l’insegnate deve fornire lo

stimolo in grado di far risultare l’oggetto di studio interessante. Bisogna chiarire subito la

motivazione dell’importanza e spingere lo studente a cercare di analizzare in profondità i

problemi che verranno presentati. Una delle soluzioni è creare un video che funga da

stimolo.

La video lezione è un format didattico di trasmissione asincrona di contenuti da fruire in

automazione da parte dei discenti. Quindi il video deve essere esauriente rispetto

all’obiettivo e non deve generare domande fuorvianti, ma domande di senso come risposta

allo stimolo.

Il video deve essere coerente rispetto a :

- Contesto di vita

- Partire da un elemento già affrontato

- Dovrebbero essere presenti schemi o immagini che permettano di recuperare i

contenuti

- Fornire domande-stimolo

- Evitare di superare i 5 minuti 25

Prima di creare la prima videoclip è interessante vedere quelle già presenti in rete. I video

vengono categorizzati in playlist a seconda delle tematiche.

Le video lezioni possono essere rese disponibili agli studenti come materiale utile per il pre-

apprendimento del momento anticipatorio e come materiale da visionare dopo il frame

work teorico dell’insegnante. Il vantaggio è che questo materiale è sempre disponibile.

Per produrre un clip non è necessario avere una strumentazione sofisticata, sono

sufficienti un notebook, tablet, fotocamera e il montaggio può essere fatto con programmi

gratuiti.

CAPITOLO 4: PROGETTARE GLI EAS

L’eas può essere definito come luogo di convergenza perché la scuola rappresenta uno

spazio di elaborazione e comunicazione della cultura ed è occasione di costruire qualcosa

che si possa pensare come un montaggio di oggetti culturali.

L’eas è luogo di convergenza di segni e percezioni, la funzione dell’insegnamento è la

stessa che si attribuisce all’arte: rivestire le idee con dei segni, proiettarli sulla lavagna, lim

o pc e attraverso essi sulla scena del pensiero dello studente.

Il risultato è ritenere che la trasposizione risponda a una semplice logica di

rispecchiamento o di riversamento, come se da una parte vi fossero le cose come sono e

dall’altra la necessità di farle apprendere così come sono. Di questo realismo ingenuo vi è

ampiamente traccia anche nella scuola di oggi e la sua didattica è la ripetizione,

trasmissione del sapere la cui convinzione è che il compito della scuola sia quello di

rivestire le idee con dei segni.

Noi percepiamo e distinguiamo solo le cose che corrispondono ad esperienze

 determinate dai livelli di cultura

Nel momento preparatorio dell’eas l’insegnate propone allo studente di ragionare su forme

di cultura, nel momento operatorio viene chiamato a smontare e rimontare le forme di

cultura e nel momento ristrutturativo viene aiutato a conoscere i punti di vista che

agiscono dietro alle forme di cultura originarie e d

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
47 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher PaolaArpini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica e tecnologie dell'istruzione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Ferrari Simona.