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L’imperfetto ludico è comune dei bambini. Può essere usato come tempo generico del passato.

Si sta diffondendo in luogo del condizionale passato per esprimere il futuro nel passato: aveva promesso

che passava a salutarmi.

Tra passato prossimo e passato remoto, che esprimono un’azione passata perfettiva, passato prossimo che

è più facile da gestire nella comunicazione spontanea. Ciò è ancora fortemente dipendente dalla variabile

geografica.

Il caso del futuro appare in regresso negli impieghi temporali, in espansione in quelli modali. Dal punto di

vista temporale il futuro semplice tende ad essere sostituito dal presente se accompagnato da

un’espressione avverbiale che colloca l’azione nel futuro, mentre l’anteriorità del futuro composto rispetto

a quello semplice può essere resa con la sequenza del passato prossimo + presente.

Fra gli usi modali del futuro segnaliamo quello epistemico con cui si esprime un dubbio, una supposizione,

un’ipotesi.

La “morte” del congiuntivo è uno dei problemi più grandi della linguistica.

L’uso del congiuntivo è piuttosto saldo con le soggettive e risulta addirittura obbligatorio in quanto unico

indicatore di subordinazione.

Il settore in cui la ristandardizzazione ha agito con maggior forza, è quello della sintassi e dell’ ordine dei

costituenti.

Nella disposizione dei costituenti l’italiano presenta una maggiore libertà rispetto ad altre lingue, il

parlante può mutare la collocazione di alcuni costituenti nel sintagma.

Le caratteristiche legate alle circostanze pragmatiche della comunicazione, alla preminenza nel parlato

della necessità di segnalare il valore comunicativo di un costituente piuttosto che il suo ruolo sintattico.

Inoltre nei testi orali l’organizzazione della sintassi è fortemente condizionata dal fatto che la lunghezza

media della frase è notevolmente inferiore e di conseguenza è alto il numero di frasi uni proposizionali.

Le dislocazioni a sinistra hanno acquisito piena cittadinanza anche nella lingua scritta. Rimangono invece

ancora relegate all’oralità le dislocazioni a destra in cui il pronome atono precede l’elemento a cui si

riferisce. Tali costruzioni sono frequenti nel parlato conversazionale.

Le dislocazioni a destra sono caratterizzare da un valore pragmatico leggermente diverso rispetto a quelle

a sinistra. Negli atti di richiesta o di offerta evidenziano anche il verbo; possono essere il frutto di un

ripensamento del parlante.

Costituzioni a tema sospeso si tratta di dislocazioni a sinistra di complementi indiretta in cui l’elemento da

evidenziare è anticipato a sinistra ma a causa della progettazione debole dell’enunciato non viene

preceduto dalla preposizione che dovrebbe segnalarne la funzione sintattica.

Le frasi scisse sono pienamente accettate.

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L’esigenza di progettare l’azione didattica in modo da sottrarre l’i nsegnamento all’improvvisazione ha

condotto alla ricerca di metodi idonei per organizzare corsi e sistemi educativi, i quali inizialmente vita e

forme di programmazione centrale sulla selezione dei contenuti di apprendimento a modelli di

progettazione didattica sistematici e organici. La progettazione di un percorso di apprendimento linguistico

rappresenta un’attività complessa che richiede di prendere in considerazione una serie di variabili

fondamentali ma implica anche riflessioni sui fini della formazione e scelte sul piano metodologico.

La definizione del sillabo, cioè la specificazione e la sequenzazione dei contenuti di insegnamento

costituisce solo una parte di attività di progettazione didattica, che comprende anche l’individuazione degli

obiettivi, la scelta dei materiali, dei sussidi e delle procedure operative che ne permettono il

conseguimento e quindi non solo stabilire che cosa insegnare ma anche come farlo.

Il curricolo consiste nell’insieme delle decisioni prese per pianificare, organizzare, implementare e valutare

un progetto di insegnamento, che comprende la definizione di un programma cioè di mete e di obiettivi da

conseguire, l’elaborazione di un sillabo e di indicazioni metodologiche per l’organizzazione di un piano

didattico e per la verifica dei risultai.

“Progettare e programmare” usati come sinonimi per indicare l’insieme delle scelta e del operazioni di

organizzazione di un percorso di apprendimento, sia per riferirsi ad aspetti diversi dell’azione progettuale.

Balboni considera componenti dell’attività curriculare l’individuazione dei fini e degli obiettivi di

apprendimento, la selezione dei materiali e dei mezzi per realizzare l’insegnamento, ricorrendo al termine

programmazione per indicare un secondo livello di attività di pianificazione centrata sul modo di

organizzare i materiali. “Programmare” significa strutturare il percorso di apprendimento in unità, moduli, o

secondo altri modelli operativi.

Le posizioni dei diversi autori convengono nel riconoscere una duplice articolazione dell’attività di

progettazione di un percorso di apprendimento. A un primo livello si centra sull’elaborazioni né di ipotesi

relative all’organizzazione di un intervento didattico in un concreto contesto di definizione delle finalità

formative e degli obiettivi di apprendimento.

“Micro progettazione” in cui si scende nel dettaglio della definizione di come deve essere organizzato suk

piano operativo l’insegnamento perché si promuova l’apprendimento. A questo livello vengono precisati,

per ogni segmento si cui si compone il macro percorso ideato, le modalità di presentazione dei materiali, le

tecniche da utilizzare per le procedure da impiegare per promuovere l’interazione comunicativa in classe.

In ambito scolastico questi due livelli di articolazione dell’attività progettuale sono realizzati in tre momenti

diversi. Il primo è costituito dall’elaborazione da parte del collegio docenti del POF, attraverso cui viene

definita l’identità dell’istituto scolastico, vengono delineate le scelte culturali, didattiche e organizzative,

messe a fuoco finalità formative e gli strumenti per conseguirle, indicati i criteri di monitoraggio e

autovalutazione, tenendo conto dei bisogni e delle risorse del territorio e delle condizioni di attuazione

dell’azione formativa.

La macro progettazione del percorso didattico viene completata con un secondo momento progettuale in

cui sono stabiliti gli obiettivi didattici trasversali, pluridisciplinari e disciplinari e in cui sono definiti i

contenuti oggetto di apprendimento.

Il terzo momento è dedicato alla micro progettazione della dimensione operativa dell’azione didattica.

L’elaborazione di un progetto didattico è realizzare entro un quadro di riferimento teorico. Metodologico,

che fornisce i criteri e strumenti per la strutturazione di itinerari congruenti con un modello di lingua e di

apprendimento, rispondenti all’esigenza degli utenti e percorribili ma anche entro un sistema di valori

sociali.

Nell’insegnamento linguistico la finalità di un progetto didattico assumono una valenza educativa.

Le competenze linguistiche e culturali di ciascuna lingua vengono modificate dalla conoscenza dell’altra e

contribuiscono alla consapevolezza interculturale, al saper essere e al saper fare, aiutano l’individuo a

sviluppare una personalità più ricca e complessa, per potenziare le sue capacità.

Nella sua funzione di documento di politica linguistica, il Qcer indica le mete da conseguire con

l’insegnamento delle lingue, le quali consistono nello sviluppo del plurilinguismo.

Il plurilinguismo non coincide con il multilinguismo, che consiste nel conoscenza di un certo numero di

lingue o nelle coesistenza di diverse lingue in una determinata società.

Ciò implica una revisione degli scopi dell’azione formativa, che non possono più consistere nello sviluppo

della padronanza di una o più lingue straniere, ma nello sviluppo a lungo termine di diverse abilità

linguistiche, che corrispondano a percorsi opzionali da scegliere nell’ambito dell’offerta formativa, in

considerazione del fatto che la conoscenza di una lingua è comunque parziale. In un individuo reale la

conoscenza è sempre incompleta, non è mai sviluppata o perfetta come la si immagine nell’utopico

parlante nativo ideale.

In ambito scolastico alle finalità indicate del QCER si affiancano quelle previste dai documenti ministeriali

inerenti la programmazione nei vari ordini di scuola.

Nelle indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione del

ministero della Pubblica Istruzione in linea con quanto affermato nel documenti europei e nella

Costituzione Italiana , considerano mete dell’apprendimento linguistico la crescita psicosociale

dell’individuo, lo studio di basi per l’esercizio di una cittadinanza attiva, l’integrazione delle culture e

l’acquisizione della consapevolezza della funzione della lingua come sistema simbolico per la

categorizzazione del reale e l’espressione di fatti culturali.

Indicazioni non prescrivono obbiettivi da raggiungere e i contenuti oggetto di insegnamento. Dopo il D.P.R.

8 marzo 1999 n.275, con il quale si è concluso l’Inter normativo relativo all’autonomia scolastica, la

progettazione curriculare ed extracurriculare è affidata ai singoli istituti che definiscono i percorsi formativi

per i propri alunni.

Attraverso le indicazioni sono fornite le coordinate entro le quali attuare la progettazione curriculare,

lasciata alle scuole. In questo modo viene garantito il carattere unitario del sistema istruttivo, permettendo

tuttavia alla comunità professionale dei docenti di attuare scelte sul piano dei contenuti, dei metodi e della

valutazione, al fine di valorizzare le diversità individuali, il pluralismo culturale e territoriale.

˘

Educazione viene dal latino educe re che significa “condurre fuori”. Il processo educativo rende possibile il

rapporto tra le generazioni poiché i giovani mutano i significati e concezioni del rapporto con il mondo,

acquisiscono comportamenti e modelli socioculturali che permettono l’ingresso in contesti di vita più ampi

di quelli di appartenenza primaria,

Istruzione mira all’acquisizione di un corpus di conoscenze articolato e di abilità pratiche.

La distinzione tra i due processi e la loro complementarità sono dichiarate in tutti i documenti

programmatici elaborati dalla sua istituzione, dopo l’Unità d’Italia a oggi.

Formare significa dare formai ed è un processo che conduce all’acquisizione di competenze di base e

specifiche consentendo l’inserimento culturale, sociale e pr

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A.A. 2015-2016
34 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/02 Didattica delle lingue moderne

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aivlis93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica delle lingue moderne e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Lo Prejato Manuela.