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SPEAKING:
“S”: “setting” (luogo fisico nell'interazione) o “S”: “scena culturale”;
“P”: “partecipanti” (importante ruolo sociale tra i partecipanti);
“E”: “ends” (scopi per cui si comunica);
“A”: “atti” (azioni compiute per raggiungere gli scopi);
“K”: “key” (“chiave psicologica”, dimensione psicologica dei partecipanti);
“I”: “instruments” (verbali e non, anche strumenti di trasmissione);
“N”:“norme” di interazione e di interpretazione (dei messaggi);
“G”:“genere comunicativo” --> la società sta aggiungendo molti generi comunicativi, che gli studenti di lingue
straniere hanno bisogno di padroneggiare.
Lingua, linguaggio
Linguaggi: sistemi di segni con cui l’uomo comunica. Lingue: linguaggi verbali.
Ci sono tre classi di strumenti di significazione: sintomi (prodotti dalla natura delle cose); segnali (prodotti
geneticamente, inevitabilmente, da animali e piante); segni (unione di significato e significante).
Alcuni ambiti ristretti della lingua sono chiamati linguaggi. Una caratteristica della lingua, rispetto agli altri linguaggi, è
la “doppia articolazione” (duplice livello di suddivisione in unità più piccole delle parole): in lessema/morfema e fonemi.
Lingua seconda, straniera, etnica, franca
Lingua straniera: quella studiata dove è presente solo nella scuola; l'input è fornito dall'insegnante;
Lingua Seconda: quella che lo studente trova fuori dalla scuola; l'input è extrascolastico;
Lingua Etnica: lingua della comunità di origine pur non essendo la lingua materna;
Lingua Franca: lo fu il latino e ora lo è l'inglese; è la lingua usata in maniera semplificata per aiutare la
comunicazione internazionale; la trasformazione dell'inglese in lingua franca ne ha cambiato la natura
dell'insegnamento che da educativo sta diventando istruttivo.
La lingua come codice: la competenza linguistica
La lingua, vista come contenuto dell'insegnamento linguistico, può essere vista come:
- mezzo per raggiungere scopi (pragmalinguistica);
- indicatore di appartenenza a un gruppo (sociolinguistica);
- forma cioè la lingua ha vari livelli formali - sonora (fonologia), scritta (grafemica), insieme di forme
(morfologia) e di relazioni (sintassi), corpus di parole (lessico), testo (linguistica testuale). Sapere una
lingua significa conoscere queste forme che costituiscono la competenza linguistica;
- espressione di una cultura e strumento per tramandarla (etnolinguistica);
- strumento del pensiero (diverse forme di concettualizzazione con la lingua);
- strumento di espressione (lingua usata per scopi estetici oltre che comunicativi).
I linguaggi non verbali: la competenza extralinguistica
Accanto alla competenza linguistica è necessario accostare la competenza extralinguistica, che include:
- la competenza cinesica (gesti ed espressioni del viso e del corpo);
- la competenza prossemica (relativa alla vicinanza e al contatto con l’interlocutore);
- la competenza vestemica (padroneggiare il sistema della moda);
- la competenza oggettuale (uso di oggetti come strumenti per la comunicazione).
Per decidere il ruolo di queste grammatiche nella didattica bisogna considerare la motivazione dello studio
linguistico, e avvalersi di due risorse didattiche: video e contatto reale.
La lingua in uso: la competenza socio-pragmatica
Per descrivere la competenza socio-pragmatica prendiamo le mosse dal modello antropologico delle
relazioni umane, che potenzialmente rendono tutti i possibili atti comunicativi, esistono poi generi
comunicativi a seconda delle funzioni, e atti comunicativi propri di ogni funzione:
Funzione personale (contatto con “io”), quando lo studente rivela la propria soggettività e manifesta la sua
personalità e interiorità;
Funzione interpersonale (contatto con altri, “io e te”), quando la lingua serve in un rapporto di interazione
(orale e scritta);
Funzione regolativo-strumentale ( contatto tra “io e il mondo”): usare la lingua per agire sugli altri;
Funzione referenziale (contatto tra “io e il mondo”): lingua usata per descrivere o spiegare la realtà;
Funzione metalinguistica (contatto con “il mondo della lingua”), ci si serve della lingua straniera per
riflettere sulla lingua stessa o per risolvere problemi comunicativi tipici dell’interazione in lingua straniera;
Funzione poetico-immaginativa (contatto tra “io e il mondo”): si usa la lingua per produrre particolari effetti
o per creare situazioni e mondi immaginari.
La linguistica funzionale di Jakobson e Halliday
Jakobson: visione “ontogenetica”, che descrive un modello astratto di comunicazione basandosi sulla funzione
personale o espressiva (focalizzata sull’emittente), funzione conativa (focalizzata sul destinatario), funzione
referenziale (focalizzata sull’argomento), funzione fàtica (per mantenere vivo il canale), funzione metalinguistica (sulla
lingua), funzione poetica (focalizzata su caratteristiche semantiche e formali della lingua).
Halliday: visione “filogenetica”, che descrive lo sviluppo funzionale nell’acquisizione della lingua in macrofunzioni,
funzione ideativa o significativa (lingua che veicola informazioni), funzione interpersonale (gestisce relazioni tra
locutori), funzione testuale (governa la struttura del discorso).
Dalla competenza alla padronanza: le abilità linguistiche
Il complesso di competenze che abbiamo visto costituisce la parte mentale della componente comunicativa.
La trasformazione delle rappresentazioni mentali in comunicazione avviene attraverso la padronanza delle
abilità linguistiche che hanno duplice dimensione :
- Cognitiva: processi di comprensione e di selezione delle info
- Semiotica: nel momento in cui questi gesti si realizzano attraverso la lingua i gesti o i grafici.
Le abilità di base sono quattro : ascolto, monologo, lettura, scrittura. A cui si aggiunge il dialogo anche se
esso coinvolge due abilità. Si dividono in ricettive/produttive o orali/scritte. Esiste poi un gruppo di abilità di
trasformazione linguistica che è a cavallo tra vari ruoli e modalità: il dettato, il riassunto, la parafrasi, la
traduzione, la raccolta di appunti (usate professionalmente o a scuola).
Le microlingue disciplinari
La lingua quotidiana è polisemica e veicola una visione approssimativa del mondo, le microlingue specifiche
di alcuni settori invece richiedono una metalingua esatta, realizzano solo le funzioni referenziale, regolativa e
talvolta metalinguistica e hanno due principali scopi: vogliono evitare ambiguità (usano termini monosemici)
e servono come strumento di riconoscimento dell’appartenenza ad un dato settore; ciò si realizza attraverso
scelte stilistiche precise in tutti gli aspetti della lingua, quali: la dimensione testuale (struttura di testi,
paragrafi, ecc.), la dimensione sintattica (elisione di articoli e preposizioni, nominalizzazione, eliminazione
delle frasi relative, premodificazione, spersonalizzazione, passivizzazione), la dimensione lessicale (termini
monoreferenziali e privi di sinonimi, creazione di lessico), la dimensione fonologica, la dimensione socio-
pragmatica.
L’insegnante che insegna una microlingua scientifico-professionale affronta dei problemi:
l’insegnamento microlinguistico è etero-referenziale, l’insegnante non sa la microlingua, l’insegnamento di
essa si rivolge allo studente specialistico che ne conosce i contenuti; studente e docente diventano dunque
parie complementari.
Le varietà diafasiche legate all’argomento e la scelta del termine “microlingua”
In sociolinguistica le varietà diafasiche sono quelle che rimandano all'uso funzionale e contestuale della lingua e tra i
fattori che la caratterizzano, uno è l'argomento;
Per microlingua si indica la varietà usata nell'insegnamento delle vaie discipline, per indicarne l'uso nelle comunità
scientifiche: Il prefisso micro indica che si tratta di una porzione dell'intero sistema della lingua che viene coinvolto
dall'uso legato all'argomento scientifico, dalla fonologia fino alla dimensione testuale e semiotica.
Il testo letterario
Un testo è letterario perché è incluso nelle varie storie della letteratura: si delega al critico o all'editore la
scelta di cosa sia letterario o non. Al contrario la capacita di individuare un testo letterario all'interno di una
serie di testi è un elemento costitutivo della competenza testuale. Le caratteristiche che rendono letterario un
testo sono: l'attenzione dell'emittente si focalizza sull'aspetto formale (Jakobson); vi è ciò che spesso è
pensato ma mai così ben espresso (Pope), caratterizzato da deviazioni volontarie e consapevoli rispetto alla
lingua della quotidianità. Insegnare a leggere testi letterari significa insegnare a individuare queste
caratteristiche formali. L'educazione letteraria deve mirare a far scoprire:
- il piacere della letteratura: piacere di evasione nella trama e di esorcizzare le proprie paure vedendole
rappresentate sulla scena o sullo schermo;
- il bisogno della letteratura: emerge il bisogno di comprendere vari aspetti della vita; lo studente spesso non
sa ancora di aver bisogno della letteratura.
Ma i piaceri e le risposte ai bisogni possono essere di qualità diversa,bisogna infatti come meta primaria
dell'educazione letteraria,sviluppare il senso critico.
La dimensione (inter)culturale
La prospettiva antropologica e sociolinguistica
Il ruolo della componente culturale nell’insegnamento della lingua straniera è mutato nel XX sec.,
evolvendosi in maniera differenziale. Negli anni Trenta e Quaranta, Malinowsky e Firth individuavano la
cultura come componente della situazione in cui avviene la comunicazione; negli anni Cinquanta e
Sessanta, invece, Lado la descrive come problema sia situazionale che comunicativo; questa prospettiva
prende forma negli anni Settanta con Hymes, i sociolinguisti e gli etnografi della comunicazione. Il contesto
culturale è fondamentale per lo studio di una lingua nella società complessa e senza culturizzazione non vi
sono socializzazione ed autopromozione.
Cultura, civiltà, modello culturale
Cultura nelle scienze antropologiche indica il modo in cui si risponde a bisogni di natura; in molte lingue troviamo
anche termini derivati da “civilitas”; l’unità minima della cultura è il modello culturale, cioè la risposta a un problema.
Oggi i modelli culturali variano rapidamente e si contagiano imprevedibilmente, quindi si deve educare alla differenza e
variabilità delle culture ed insegnare ad osservare una cultura.<